26 Aprile
L'escalation della guerra
È iniziato in Germania, nella base aerea di Ramstein, il vertice internazionale promosso dagli Stati Uniti sulla difesa "di lungo periodo" dell'Ucraina. Qual è l'obiettivo dell'amministrazione americana? Il segretario alla Difesa Lloyd Austin ha la risposta: "Vincere la guerra". Lavrov: "Il pericolo di una Terza guerra mondiale è reale". La spesa per gli armamenti per la prima volta nella storia ha superato i 2 mila miliardi di dollari. I rischi di un allargamento del conflitto nel cuore dell'Europa, la tensione crescente tra Usa e Russia, il negoziato per la pace non c'è
Emmanuel Macron è presidente della Francia per la seconda volta, è una buona notizia per l’Europa che deve trovare con estrema urgenza la via per fermare la guerra in Ucraina. Questo è il primo punto dell’agenda di noi tutti, il resto conta pochissimo rispetto ai pericoli letali che covano in questo conflitto. La Francia fa parte del club nucleare, è un vincitore della Seconda guerra mondiale, è un membro permanente del Consiglio di sicurezza dell'Onu, punta alla costruzione di un esercito europeo (a guida francese), può bilanciare la Nato, è un alleato degli Stati Uniti ma autonomo rispetto alla politica dei falchi dell'amministrazione Biden e il rapporto personale tra Macron e Putin è una carta da giocare per il negoziato. Sono appunti che meritano di essere approfonditi, ma la traccia è questa. E il tempo a disposizione per evitare l’escalation è sempre meno.
Richard N. Haass, presidente del Council on Foreign Relations fa notare come la disordinata retorica americana sia un errore. Qual è l'obiettivo dell'America sul caso Ucraina? Fermare la guerra e cercare la pace? Oppure siamo di fronte a un'operazione di regime change (le parole di Joe Biden a Varsavia sull'impossibile permanenza di Vladimir Putin al Cremlino) o forse la Casa Bianca punta "all'indebolimento" della Russia come ha detto il segretario della Difesa Lloyd Austin a Kiev? Sono obiettivi diversi - entrambi hanno un sotto testo: l'America è impegnata in un conflitto (in)diretto con la Russia - sui quali non c'è un dibattito informato nell'opinione pubblica e nei Parlamenti.
Haass mette in evidenza come questa erratica sequenza di dichiarazioni dia a Putin l'occasione per spostare l'attenzione sull'escalation e su uno scontro tra Stati Uniti, Russia e Nato. L'Ucraina se questa dinamica prosegue è destinata a ridursi al capitolo di una guerra totale che viene combattuta su più...
Emmanuel Macron è presidente della Francia per la seconda volta, è una buona notizia per l’Europa che deve trovare con estrema urgenza la via per fermare la guerra in Ucraina. Questo è il primo punto dell’agenda di noi tutti, il resto conta pochissimo rispetto ai pericoli letali che covano in questo conflitto. La Francia fa parte del club nucleare, è un vincitore della Seconda guerra mondiale, è un membro permanente del Consiglio di sicurezza dell'Onu, punta alla costruzione di un esercito europeo (a guida francese), può bilanciare la Nato, è un alleato degli Stati Uniti ma autonomo rispetto alla politica dei falchi dell'amministrazione Biden e il rapporto personale tra Macron e Putin è una carta da giocare per il negoziato. Sono appunti che meritano di essere approfonditi, ma la traccia è questa. E il tempo a disposizione per evitare l’escalation è sempre meno.
Richard N. Haass, presidente del Council on Foreign Relations fa notare come la disordinata retorica americana sia un errore. Qual è l'obiettivo dell'America sul caso Ucraina? Fermare la guerra e cercare la pace? Oppure siamo di fronte a un'operazione di regime change (le parole di Joe Biden a Varsavia sull'impossibile permanenza di Vladimir Putin al Cremlino) o forse la Casa Bianca punta "all'indebolimento" della Russia come ha detto il segretario della Difesa Lloyd Austin a Kiev? Sono obiettivi diversi - entrambi hanno un sotto testo: l'America è impegnata in un conflitto (in)diretto con la Russia - sui quali non c'è un dibattito informato nell'opinione pubblica e nei Parlamenti.
Haass mette in evidenza come questa erratica sequenza di dichiarazioni dia a Putin l'occasione per spostare l'attenzione sull'escalation e su uno scontro tra Stati Uniti, Russia e Nato. L'Ucraina se questa dinamica prosegue è destinata a ridursi al capitolo di una guerra totale che viene combattuta su più fronti.
Ricordo un passaggio di un'intervista pubblicata dal New Statesman, firmata da Bruno Maçães, a Sergei Karaganov, l'uomo che ha coniato la dottrina Putin:
Bruno Maçães: È la seconda volta che lei dice che se non ci sono progressi, ci sarà un'escalation. Cosa significa "escalation" in questo contesto?
Karaganov: Bene, escalation in questo contesto significa che di fronte a una minaccia esistenziale - e questo significa una non-vittoria, a proposito, o una presunta sconfitta - la Russia potrebbe decidere per l'escalation, e ci sono dozzine di posti nel mondo dove potrebbe esserci un confronto diretto con gli Stati Uniti.
Bruno Maçães: Quindi il tuo suggerimento è che, da un lato, potremmo avere un'escalation verso il possibile uso di armi nucleari - se c'è un pericolo esistenziale per la Russia - e, dall'altro, un'escalation verso il conflitto in altre aree oltre l'Ucraina. La sto seguendo correttamente?
Karaganov: Non lo escluderei. Viviamo in una situazione strategica assolutamente nuova. La logica normale impone ciò che lei ha detto.
"Dozzine di posti" per uno scontro tra America e Russia. E una situazione strategica assolutamente nuova con una spaventosa corsa agli armamenti, guardate questo grafico:
La spesa per gli armamenti per la prima volta nella storia ha superato i 2 mila miliardi di dollari. Il numero non dovrebbe coglierci di sorpresa, la notizia data dal Sipri di Stoccolma conferma la galoppata alla guerra in un mondo che va a briglie sciolte, in pieno disordine. Mentre scrivo queste note, il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha lanciato l'avviso ai naviganti: "Il pericolo di una Terza guerra mondiale è reale".
C'è poco tempo a disposizione per fermare l'escalation. Serghei Lavrov, ministro degli Esteri della Russia (Foto Epa).Il conflitto in Ucraina conferma questa tendenza, la Russia ha aperto la battaglia del Donbass, gli Stati Uniti hanno accelerato l’invio di armi, l’Europa segue Washington, oggi nella base aerea di Ramstein, in Germania, ci sarà un vertice dei partner internazionali promosso dal Pentagono sulle esigenze “a lungo termine” della difesa dell’Ucraina. Il programma lo ha esposto poco fa (ore 10:13) il segretario della Difesa americana, Lloyd Austin: "Siamo qui per aiutare l'Ucraina a vincere la guerra contro l'invasione ingiusta della Russia e rafforzare le sue difese per le sfide del domani... l'Ucraina pensa chiaramente di poter vincere e così tutti gli altri qui presenti".
La dimensione è quella di un conflitto di lungo periodo, il segretario della Difesa americana, Lloyd Austin ha parlato chiaramente del piano di “indebolimento” della Russia che, a sua volta, insegue l’obiettivo della vittoria. È un quadro dove lo spazio della diplomazia è stato annullato.
Il vertice di Kiev. Il segretario della Difesa americana, Lloyd Austin, il presidente dell'Ucraina, Volodymyr Zelensky, il segretario di Stato, Anthony Blinken (Foto: Presidenza Ucraina)Viviamo nell'era della minaccia nucleare, questo è il fatto che cambia la prospettiva della guerra. Immersi in un eterno ‘presentismo’, dimentichiamo la storia, Hiroshima e Nagasaki sono lontane nello spazio e nel tempo, ma quel pericolo esiste. Ho visto e sentito politici d’alto rango che si improvvisano generali napoleonici e parlano di “vittoria sul campo di battaglia”, ma questo obiettivo si può sostenere (e vedremo come) solo nel caso di un conflitto con armi convenzionali, perché in uno scontro tra potenze nucleari non vince nessuno e la logica della guerra senza limiti (consiglio la lettura di Portando Clausewitz all’estremo di René Girard) conduce alla distruzione totale dell’avversario.
Un grande polemista inglese, William Hazlitt, nel 1822 in un sulfureo saggio metteva in guardia dall’ignorante colto, in fatto di guerra ne abbiamo un esercito (che naturalmente non va in battaglia).
Vincere la guerra in Ucraina per l’Occidente - di questo si sta discutendo - significa avere un grado di coinvolgimento sempre più alto. Anche qui, come sempre, è la storia che parla, basta leggere un libro di David Halberstam, The Best and the Brightest per scoprire come l’amministrazione di John Fitzgerald Kennedy finì nel pantano del Vietnam, per presunzione politica e scarsa conoscenza della realtà del campo di battaglia.
E occorre leggere le memorie di Henry Kissinger (i primi due volumi, Gli anni della Casa Bianca e Anni di crisi) per ricordare quanto sangue, sudore, fatica e lacrime (Winston Churchill, Camera dei Comuni, 13 maggio 1940) costò all’amministrazione di Richard Nixon l’operazione di uscita da un conflitto che costò la vita a oltre 58 mila americani caduti nella giungla vietnamita.
Quando si evoca il campo di battaglia, occorre estrema prudenza. In Military Power Stephen Biddle ricorda come i conflitti cambino le convenzioni, le convinzioni, le strategie che si danno per vincenti: “Nel 1914 gli europei si attendevano una decisiva, breve guerra di movimento. Nessuno aveva previsto una guerra di trincea di quasi quattro anni, non ci sarebbe mai stata".
Sempre Biddle ricorda che "nel 1940 gli Alleati rimasero sorpresi dalla guerra-lampo dei tedeschi in Francia. Si attendevano qualcosa di simile alla guerra di trincea del 1914-18, perfino i vincitori ne rimasero sorpresi, i tedeschi pianificavano una lunga guerra d’attrito in Francia”. Gli esiti sono imprevedibili. Così come fare affidamento sulla tecnologia avanzata delle armi spedite in Ucraina può generare illusioni. In Military Power c’è l’avviso: conta l’impiego della forza, non la sua preponderanza (altrimenti gli Stati Uniti non avrebbero perso in Vietnam e la Russia avrebbe già vinto in Ucraina) e quanto alla tecnologia, “a metà degli anni Settanta i carri armati erano largamente considerati dei dinosauri, la prossima generazione di arma obsoleta che seguiva il destino della cavalleria sul campo di battaglia. Ancora una volta, sbagliato: a metà degli anni Novanta, "il tank M-1 fu largamente considerato il 'Re della Killing Zone' dopo la sua prova con quasi zero perdite nella Guerra del Golfo”. Quante illusioni e errori nell'album degli orrori della guerra.
Gli ucraini hanno il diritto di difendersi, vanno aiutati nella loro resistenza contro l’invasione della Russia, servono armi e intelligenza. Mentre infuria la battaglia, qualcuno si occupi anche della pace. Abbiamo celebrato la Liberazione, siamo di nuovo in guerra.
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suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.