2 Maggio
Guerra, gas, (in)sicurezza. Aspettando il 9 maggio
C'è attesa per un annuncio di Vladimir Putin nel 'Giorno della Vittoria'. Il conflitto si sta allungando e allargando. Lavrov: "A Kiev non chiediamo la resa, ma la fine delle ostilità". Intervista al presidente di Confindustria, Carlo Bonomi: "Quello dell'industria è un tema di sicurezza nazionale". Un vincente nella trama della guerra: l'Arabia Saudita
A che punto è la guerra? Si sta allungando e allargando. Il ministro degli Esteri della Russia, Sergei Lavrov, ha dato un'intervista-fiume a Retequattro (su Zona Bianca, è la prima intervista di Lavrov a una tv europea dallo scoppio della guerra) e il materiale che ne è venuto fuori è radioattivo. Non perché Lavrov abbia paventato l'uso dell'arma nucleare ( "una guerra nucleare non avrebbe vincitori, e quindi non ha senso parlarne"), ma perché ha dipinto un conflitto con l'incidente tra grandi potenze dietro l'angolo. Insomma, se le sue parole hanno peso - e lo hanno, è l'uomo che da 18 anni forgia la politica estera del Cremlino - siamo di fronte a un'escalation totale della guerra. Non è più da un paio di settimane un problema tra Kiev e Mosca, è un conflitto che riguarda gli Stati Uniti e la Russia, noi e loro.
01
Lavrov: a Kiev non chiediamo la resa, ma la fine delle ostilità
Non puntiamo a un cambio di regime a Kiev, questa è una specialità degli americani. L'Italia è in prima fila tra coloro che adottano e promuovono le sanzioni anti-russe. Per noi è stata una sorpresa, ma ormai ci siamo abituati
Le speranze di un negoziato sono pari a zero. Secondo Lavrov dopo il vertice di Istanbul del 29 marzo scorso, quando Kiev aveva aperto all'ipotesi di "neutralità", l'Ucraina "ha cambiato posizione e ora cerca di condurre le trattative in direzione diversa". Che direzione? Il ministro russo punta il dito sugli Stati Uniti, sul ruolo dell'amministrazione Biden che "fomenta la guerra". Sul ruolo di Zelensky è apparso sarcastico ("cambia sempre idea") ma ancora il bersaglio è l'America: "Non puntiamo a un cambio di regime a Kiev, questa è una specialità degli americani. Non...
A che punto è la guerra? Si sta allungando e allargando. Il ministro degli Esteri della Russia, Sergei Lavrov, ha dato un'intervista-fiume a Retequattro (su Zona Bianca, è la prima intervista di Lavrov a una tv europea dallo scoppio della guerra) e il materiale che ne è venuto fuori è radioattivo. Non perché Lavrov abbia paventato l'uso dell'arma nucleare ( "una guerra nucleare non avrebbe vincitori, e quindi non ha senso parlarne"), ma perché ha dipinto un conflitto con l'incidente tra grandi potenze dietro l'angolo. Insomma, se le sue parole hanno peso - e lo hanno, è l'uomo che da 18 anni forgia la politica estera del Cremlino - siamo di fronte a un'escalation totale della guerra. Non è più da un paio di settimane un problema tra Kiev e Mosca, è un conflitto che riguarda gli Stati Uniti e la Russia, noi e loro.
01
Lavrov: a Kiev non chiediamo la resa, ma la fine delle ostilità
Non puntiamo a un cambio di regime a Kiev, questa è una specialità degli americani. L'Italia è in prima fila tra coloro che adottano e promuovono le sanzioni anti-russe. Per noi è stata una sorpresa, ma ormai ci siamo abituati
Le speranze di un negoziato sono pari a zero. Secondo Lavrov dopo il vertice di Istanbul del 29 marzo scorso, quando Kiev aveva aperto all'ipotesi di "neutralità", l'Ucraina "ha cambiato posizione e ora cerca di condurre le trattative in direzione diversa". Che direzione? Il ministro russo punta il dito sugli Stati Uniti, sul ruolo dell'amministrazione Biden che "fomenta la guerra". Sul ruolo di Zelensky è apparso sarcastico ("cambia sempre idea") ma ancora il bersaglio è l'America: "Non puntiamo a un cambio di regime a Kiev, questa è una specialità degli americani. Non chiediamo nemmeno che si arrenda. Quello che chiediamo è che interrompa le ostilità e lasci andare i civili. Vogliamo fare in modo che dall'Ucraina non vengano più minacce per la Russia".
Sulle forniture di gas, altra stoccata: i Paesi europei che importano il gas russo, come l'Italia, devono pagarlo in rubli perché "hanno rubato" a Mosca le sue riserve valutarie in dollari e euro depositate presso le banche europee. Lo schema è quello di cui aveva già parlato Putin tempo fa: "Voi pagherete comunque nella valuta prevista dai contratti, ma le forniture verranno considerate pagate quando queste somme saranno state convertite in rubli, che non possono essere rubati. Per gli acquirenti non cambierà nulla, pagheranno stesse somme previste dai contratti".
Lavrov ha negato che ci sia un'accelerazione delle operazioni in concomitanza con la data del 9 maggio, il 'Giorno della Vittoria', quello in cui Putin parla alla nazione durante la sfilata sulla Piazza Rossa: "I nostri militari non pianificano le azioni in base a una data. I ritmi dipendono dalle necessità di minimizzare i rischi per la popolazione civile e per i militari russi". Non resta che attendere il discorso di Putin.
Dura critica all'Italia: "Alcune dichiarazioni di politici e media italiani sono andate oltre le buone norme diplomatiche e giornalistiche. L'Italia è in prima fila tra coloro che adottano e promuovono le sanzioni anti-russe. Per noi è stata una sorpresa, ma ormai ci siamo abituati". Lavrov ha precisato che "non ha nulla contro il popolo italiano", che considera "amico".
Frasi spericolate, ci sono anche queste e per un diplomatico sempre molto attento come Lavrov, sono sorprendenti e sono arrivate quando gli è stato chiesto che fondamento abbia la 'denazificazione' dell'Ucraina. Qui arriva una dichiarazione raggelante: "Zelensky ebreo? Lo era anche Hitler, secondo me. I maggiori antisemiti sono proprio gli ebrei".
L'intervista è una contro-offensiva mediatica del governo russo, niente di sorprendente, è una strategia di comunicazione in tempo di guerra, che sia l'Italia uno degli obiettivi non è casuale, ci sono ampi settori dell'opinione pubblica del nostro paese che non sono favorevoli al conflitto, criticano la gestione da parte dell'esecutivo, la maggioranza nei sondaggi è contro l'invio di armi. Scenario testimoniato dalle spaccature tra i gruppi politici nel nostro Parlamento. La Russia, come sempre, cerca i punti deboli e prova a incunearsi.
02
Il telefono è muto, parlano le armi
C'è una rubrica telefonica della guerra? Mi sono posto la domanda qualche giorno fa, poi ne ho parlato in un dibattito di Confindustria in Puglia e ora eccomi qua a riprendere i fili telefonici che ho cercato di collegare. Ci sono riuscito? Certi numeri rispondono (alla Casa Bianca c'è sempre qualcuno, non è Biden, siamo seri), altri sono muti (ma in costante ascolto), altri potrebbero attivarsi presto. Una cosa è certa, il rumore è grande e l'unica cosa che si sente è il tuono dei cannoni. Il telefono rosso non c'è più, la linea d'emergenza tra Washington e Mosca, quella che ci ha salvati dal conflitto termonucleare durante la Guerra Fredda, è interrotta. Joe Biden e Vladimir Putin non si parlano, nemmeno i loro ministri degli Esteri, Sergei Lavrov e Anthony Blinken, i contatti tra gli Stati Uniti e la Russia sono al minimo storico, un enorme pericolo. C'è ancora un dialogo tra i militari - per le operazioni di routine sui quadranti del mondo e qualche pensata improvvisa come il lancio del missile Sarmat di Mosca qualche giorno fa - ma l'ordine è quello di tacere.
Parlano le armi, lo scontro non è più sul terreno dell'Ucraina, siamo in piena escalation e i centri di comando della guerra preventiva sono tutti in stato di allerta. Russia e Stati Uniti hanno i missili nei silos pronti per ogni tipo di conflitto, convenzionale e nucleare. Questo è il momento in cui il vantaggio competitivo di una grande potenza si realizza con lo schieramento delle forze strategiche, il movimento silenzioso dei lanciatori invisibili - i sommergibili - il monitoraggio dei radar e dei satelliti, la combinazione delle forze di aria, terra, mare e spazio. La differenza tra Stati Uniti, Russia e tutti gli altri è su questi fattori. La supremazia tecnologica americana in zona combat e quella balistica e delle forze nucleari tattiche dei russi. Il mestiere delle armi è il dominio di menti rapide che prendono decisioni letali. Tredici anni fa, durante un viaggio a Norfolk, nella più grande base navale del mondo della U.S. Navy, un alto ufficiale che mi mostrava la simulazione di uno sbarco anfibio, mi disse: "Mario, ricorda, i marines sono uomini e donne di intelligenza superiore". Erano i tempi della guerra in Afghanistan e in Iraq, un doppio fronte aperto in due paesi immensi che nessuna grande potenza poteva (e può) sostenere, il bollettino dei caduti ogni giorno era terribile. Ieri e oggi. Come tanti altri ragazzi che stanno combattendo in questo momento in Ucraina, da una parte e dall'altra.
Una nave affondata nel porto di Mariupol, ora controllato dall'esercito russo (Foto Epa).Il teatro della guerra sembra destinato a allargarsi (ricordo quanto ha detto Sergei Karaganov, l'uomo che ha inventato la 'dottrina Putin' in un'intervisa al New Statesman: "Ci sono dozzine di posti nel mondo dove potrebbe esserci un confronto diretto con gli Stati Uniti". Dozzine di posti. Di fronte all'escalation, la voce di chi chiede un negoziato per la pace è coperta dal tuono dei cannoni. Mi chiedo chi riattaccherà i fili del telefono rosso, serve più che mai quella linea della diplomazia, della ragione. Riuscirono a ristabilire la comunicazione John Fitzgerald Kennedy e Nikita Kruscev quando la crisi dei missili di Cuba (1962) sembrava sul punto di non ritorno. Questo massacro deve finire, ma dirlo è diventato quasi un'eresia di fronte ai signori della guerra.
Mentre ragionavo sull'agenda telefonica delle grandi potenze, sui missili che piovono su Odessa, sull'invio di armi e un obiettivo che si sta pericolosamente spostando verso Mosca (non più la fine della guerra in Ucraina, ma un "indebolimento" della Russia, l'ha detto il segretario della Difesa americana, Lloyd Austin), sui rumors che raccontano di un annuncio il 9 maggio prossimo di una "guerra totale" di Putin, mentre tutto questo suonava come un rumore sinistro di campane (Spleen, Charles Baudelaire: "Furiose a un tratto esplodono campane / e un urlo tremendo lanciano verso il cielo"), ho incontrato ieri in Puglia, a Borgo Egnazia, Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, per un'intervista su questi tempi straordinari di guerra senza pace. Bonomi ricopre il suo ruolo nel periodo più difficile dal dopoguerra per il nostro sistema industriale: alla cronica instabilità dei governi, all'inconsapevolezza della classe politica, si è sommata la crisi pandemica (due anni di economia in lockdown, in continuo stop and go) e ora la guerra. Bonomi solleva una domanda che attende una risposta netta da parte del governo, del parlamento, dei partiti: l'industria è un tema di sicurezza nazionale? La risposta per lui è sì, senza alcun dubbio. Anche per me. Lo è perché l'Italia non può sopravvivere senza difendere i suoi imprenditori, costruire lo scudo e la lancia per andare a conquistare mercati (che si stanno chiudendo, la globalizzazione sta rallentando) e far rifiorire nel nostro paese le produzioni strategiche, non solo per l'industria.
Bisogna ricominciare dalla terra, dal suolo coltivato, dall'allevamento, dalla natura che ci ha dato così tanto e troppo le abbiamo tolto, con lo scempio ideologico di politiche immaginarie che pensavano a un futuro dove i mestieri che hanno fatto la nostra storia e cultura dovevano sparire. Là fuori c'è la guerra, io ricordo i racconti di mia nonna Desolina e ora penso una sola cosa: siamo tutti figli di pastori, agricoltori, pescatori, artigiani. La terra è quello che abbiamo, quello che siamo.
***
Che cosa ha detto Carlo Bonomi sulla guerra, sulla pace e sul futuro delle imprese italiane? Ecco l'intervista al presidente di Confindustria.
03
Bonomi: l'industria è una questione di sicurezza nazionale
Carlo Bonomi, presidente di Confindustria (Foto Ansa).L'industria è una questione di sicurezza nazionale e le conseguenze della guerra in Ucraina lo dimostrano. Gli imprenditori italiani con cui ho parlato qui a Borgo Egnazia, i tanti giovani di talento che faranno l'Italia di domani, sono preoccupati. Imprese nuove, aziende che sono sui mercati mondiali da generazioni, tutti hanno visto rallentare la globalizzazione, arretrare il commercio, chiudersi gli spazi dei beni e dei servizi. Le materie prime sono diventate una caccia al tesoro, i costi energetici un rebus a caro prezzo. Finita la pandemia, sembrava arrivato il momento della grande ripartenza dell'economia. Un'illusione, la luce in fondo al tunnel era quella di un altro treno, quello della guerra di Putin, delle tensioni crescenti tra Stati Uniti e Russia, di un'Europa che rischia di essere il manzoniano vaso di coccio tra i vasi di ferro. Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, non perde l'ottimismo, ma avvisa i naviganti: è ora di guardare alla realtà e occuparci dell'Italia con l'idea che siamo in un conflitto che disegnerà un nuovo ordine mondiale. Che partita vogliamo giocare? Abbiamo una visione? Facciamo questo viaggio nelle sfide di una contemporaneità che ha il ruggito di ferro e fuoco di un Novecento dimenticato. La guerra nel cuore dell'Europa e noi.
Presidente Carlo Bonomi, sono tempi straordinari, difficili, perfino più preoccupanti della crisi della pandemia, siamo in piena guerra in Europa.
Sì, durante la pandemia avevamo un grande obiettivo: comprare tempo per arrivare ai vaccini. Oggi purtroppo siamo in presenza di una serie di componenti esogene: l'aumento del prezzo delle materie prime, i costi energetici, e per altro dobbiamo rilevare che sta aumentando l'incertezza politica, i partiti hanno cominciato la campagna elettorale, quello che io chiamo la battaglia delle bandierine. E questo ci preoccupa molto. C'è bisogno di fare le riforme che disegneranno il paese del futuro.
La recessione è in arrivo?
Temiamo purtroppo di sì. Sarei contento se si realizzasse lo scenario migliore del Def, ma il primo trimestre ci ha dato ragione.
Gas russo, si può tagliare o no?
Premessa: noi stiamo pagando decenni di politiche sbagliate sull'energia. Noi e le famiglie italiane. Oggi il governo cerca di realizzare interventi per contrastare la crisi energetica, ma non siamo in grado di sostituire completamente subito il gas russo, vorrebbe dire un crollo della produzione del paese e non siamo soli, lo dice la Germania, lo diciamo noi, i paesi più dipendenti dalle importazioni del gas. Questa è la realtà che stiamo affrontando.
Lei condivide la linea degli industriali e dei sindacati della Germania che dicono no all'interruzione del gas russo?
La posizione della Confindustria italiana è diversa: noi appoggiamo il nostro governo nelle decisioni che prenderà, ma a una condizione che il governo apra una fase che noi definiamo di riformismo competitivo.
Che vuol dire con la formula riformismo competitivo?
Siamo disposti a sopportare i sacrifici di eventuali decisioni molte dure, ma se si fanno finalmente le cose per costruire un’Italia moderna: fisco, concorrenza, politiche attive del lavoro, giustizia. Elenco lunghissimo. E sono ferme. E addirittura i partiti non trovano una sintesi e continuano a sforbiciarle. Il forte rischio è che non arrivino decisioni nell'interesse del paese.
Lei pensa che le sanzioni fermino la guerra di Putin?
Ora le sanzioni adottate più efficaci sono quelle che hanno bloccato l’operatività della banca centrale russa. Venendo all’economia reale, le vere sanzioni l'Italia le ha adottate dopo la guerra di Crimea. Tanto che oggi l'export verso la Russia pesa solo per l'1,5% del totale nazionale, che nel 2021 ha superato i 500 miliardi, il record italiano. L’1,5% in valore assoluto non è tanto, ma in termini di settore sì. Le sanzioni che abbiamo adottato colpiscono lo stock, ma non la capacità di finanziamento della Russia, se si vuole incidere vanno bloccate le esportazioni di gas, petrolio e carbone della Russia, ma vanno valutati in maniera molto seria gli effetti.
Il 2 maggio ci sarà un vertice dei ministri europei dell'Energia. Cosa si aspetta?
Noi avevamo chiesto il tetto al prezzo del gas, non fissato dirigisticamente ma sulla base dei prezzi reali vigenti nei contratti di import dalla Russia. Prezzi che sono molto più bassi di quelli quotidiani del mercato olandese. Perché è evidente che ci sono delle speculazioni in corso e lo stiamo dicendo da settembre dello scorso anno. L'aumento dei prezzi parte da molto prima del conflitto russo-ucraino. Noi chiedevamo sostegni alla crescita in legge di Bilancio per questi motivi, vedevamo la crisi arrivare. I fatti non sono andati in quella direzione. Dal vertice dei ministri dell'Energia mi aspetto che si possa trovare una sintesi, ma è evidente che abbiamo economie molto diverse. Pensi ai francesi, hanno interessi diversi, con le scelte che hanno fatto tanti anni fa sul nucleare oggi hanno una manifattura molto competitiva e non vedo perché dovrebbero aiutare gli altri, dal loro punto di vista.
Lei riaprirebbe il piano dell'energia nucleare in Italia?
Sì, noi abbiamo fatto un referendum 34 anni fa sulle tecnologie di 34 anni fa. La tecnologia ha cambiato tutto, pensi ai vaccini, ci mettevamo anni per realizzarli, ora sono bastati pochi mesi. Mi piacerebbe che questo paese discutesse nel merito: c'è il nucleare di nuova generazione, possiamo parlarne? E poi, dobbiamo essere realisti, vicino a noi c'è la Francia che ha il nucleare, 14 paesi su 27 nell'Unione europea hanno centrali nucleari. Va fatta una riflessione di merito, che deve essere una base di discussione in Europa".
Come vanno le cose tra lei e Draghi?
Molto bene. Il Presidente Draghi da premier deve fare sintesi della sua maggioranza e poi decidere. Il nostro sostegno a Draghi è sempre stato fermissimo perché questa e con lui è l'occasione per fare le riforme che servono al paese. Ma dobbiamo rilevare che sono ferme.
È un problema di Draghi o dei partiti?
Dei partiti.
Perché?
Non gli stanno consentendo di fare le riforme. Perché fanno la battaglia delle bandierine, è evidente. Hanno iniziato a rallentare l'azione riformatrice per le elezioni amministrative dello scorso autunno: Torino, Milano, Roma, Bologna, Napoli. Poi c'è stata una legge di Bilancio che arrivava sotto le elezioni per il Quirinale. E purtroppo avremo ancora un periodo elettorale molto lungo, si vota in giugno un turno amministrativo numericamente importante, avremo a novembre le elezioni regionali in Sicilia e si spera a marzo il voto politico, a meno che non lo vogliano anticipare. Bisogna stare vicino al presidente del Consiglio perché abbia la forza per fare le riforme. Draghi aveva ben chiaro cosa fare, non da oggi: il problema è che i partiti gli diano la possibilità di farlo.
Il titolare di List e Carlo Bonomi durante l'intervista.Cosa pensa dell'elezione di Macron?
Dà stabilità all'Europa, non possiamo permetterci incertezza politica. Poi Macron fa gli interessi della Francia e non dell'Italia, ma la stabilità in un quadro molto complesso è importante.
Siamo in Puglia, si sente l'influsso del Vicino Oriente. Rapporto dell'Unione europea e dell'Italia con il Mediterraneo e l'Eurasia?
Qui siamo nel Mezzogiorno d'Italia, fondamentale, la partita italiana si gioca a Roma e qui. Dopo il conflitto in Ucraina ci sarà una riconfigurazione dell'ordine mondiale, la globalizzazione non sarà quella di prima. Siamo a un bivio. O ritorniamo indietro di decenni, con due grandi blocchi, uno intorno agli Stati Uniti, con la Russia indebolita e ancillare alla Cina, e una Europa debole, partner degli USA; oppure costruiamo un nuovo ordine che tenga conto di Russia e Cina con la volontà di difendere commercio mondiale e catene del valore aggiunto che permettano l'accesso a tutti alle commodities. Per l'Italia è fondamentale questa seconda ipotesi, perché siamo un paese trasformatore. E proprio perché ci hanno chiesto di essere garanti nel negoziato in Ucraina, quando ci sarà, ecco che abbiamo un'occasione nella costruzione di un nuovo ordine mondiale, riprendere i legami soprattutto nel Mediterraneo, in Africa, dove stiamo arretrando (pensi al ruolo della Cina e della Turchia), noi dobbiamo riprenderci e avere una visione geopolitica aperta. Certo, servono gli statisti.
Draghi andrà a Washington in visita alla Casa Bianca. Gli interessi degli Stati Uniti sono sovrapponibili ai nostri e a quelli dell'Europa?
Il Presidente Draghi ha riposizionato con autorevolezza l'Italia nel suo alveo naturale, Europa, America, Nato. Gli Stati Uniti giocano la loro partita e fanno i loro interessi, logico. Noi dobbiamo posizionarci in maniera importante e abbiamo tutte le carte per farlo: abbiamo una coppia di assi, Mattarella e Draghi. Quello che devo registrare è che i partiti non hanno lo stesso interesse per questo grande disegno geostrategico.
A proposito di partiti e di ministri: c'è Andrea Orlando, quello del Lavoro. Il Sole 24Ore l'altro ieri ha titolato: "Le imprese no al ricatto del ministro". Che scambio ha proposto?
Voglio ricostruire quello che è successo, perché la dice lunga. Il Ministro Orlando fa un annuncio: condizioniamo gli interventi a favore delle imprese ai rinnovi contrattuali con forti aumenti salariali. A tale proposta alcune componenti del sistema di Confindustria hanno reagito con dei comunicati stampa, sulla cui base il Sole 24Ore ha fatto quel titolo - e mi spiace che il ministro non sappia che i titoli non li fa il presidente di Confindustria.
Aggiungo meno male, per lei e anche per il mio collega Fabio Tamburini.
Certo, giustamente, meno male. La mattina successiva, sono stato attaccato da una serie di politici, tra cui il ministro Orlando. E poi all'una e un quarto ho risposto. Andiamo nel merito: io credo che sia sbagliato condizionare gli interventi a un diverso rinnovo contrattuale. Che occorra mettere più soldi in tasca agli italiani, specialmente quelli che soffrono di più, Confindustria lo dice da settembre. Questo è un paese che ha la memoria corta. In legge di Bilancio, quando tutti i partiti per questione di consenso elettorale hanno preferito fare il taglietto irpef, noi abbiamo detto no, abbiamo proposto un taglio contributivo con effetti concentrati fino a 35 mila euro. Il taglio irpef ha favorito i redditi medio alti. Se poi Ministro e partiti preferiscono aumentare ancora l’enorme costo del lavoro, allora non si rendono conto di cosa sta capitando: il 16% delle imprese italiane ha già ridotto o sospeso le produzioni a causa degli aumenti, se perdurano le condizioni della guerra un altro 30% sospenderà la produzione, significa che quasi un'impresa su due in Italia rischia di fermarsi. Sono tutti dati di fatto che il paradigma Orlando ignora.
E su quale platea dovrebbero essere applicati i nuovi contratti?
Già quale platea? Perché sulla nostra platea di 5,5 milioni di lavoratori, noi abbiamo solo 700 mila lavoratori con il contratto scaduto, in 24 mesi io ho rinnovato 27 contratti. Allora dove sono concentrati gli altri? Non vorrei che fossero nel pubblico. Ma la detassazione poi a chi la danno? A chi rinnova? E quelli che l'hanno già rinnovata? Siamo al solito, alle una tantum, il paese delle una tantum, mai un intervento strutturale. Dobbiamo uscire da questa logica d'emergenza. Con la nostra proposta del taglio del cuneo contributivo per 16 miliardi, noi facciamo due scelte. La prima è di chiedere di concentrarli per due terzi a favore dei lavoratori, malgrado il fatto che per oltre due terzi gli oneri contributivi sono a carico delle imprese. La seconda è di concentrare gli effetti nella fascia sotto i 35 mila euro di reddito, quelli che stanno soffrendo - l'anno scorso un milione di italiani in più sono entrati nella fascia di povertà - e diamo loro 1.223 euro di soldi aggiuntivi.
E questo certifica che il reddito di cittadinanza che non funziona.
Sul reddito di cittadinanza serviva già in Legge di Bilancio un pacchetto di modifiche serie. Oggi non intercetta i nuovi poveri assoluti al Nord e non ha senso credere che il reddito di cittadinanza sia uno strumento per le politiche attive del lavoro. Serve, inoltre, se la politica vuole un salario minimo per legge, applicare quest’ultimo a chi non è coperto dagli attuali contratti nazionali vigenti: nei nostri contratti abbiamo già 11 euro lordi orari contro i 9 proposti. Serve cioè una grande operazione di pulizia dei contratti-pirata, stabilendo - come Confindustria è pronta a fare dal 2014 - criteri chiari di rappresentanza sindacali e datoriali per firmare contratti validi erga omnes. E serve, infine, come detto un taglio strutturale del cuneo contributivo. Servono cioè interventi a visione complessiva con respiri di decenni.
E poi si può discutere di tutto il resto.
Assolutamente. Se defiscalizziamo l'aumento contrattuale, quanto metto in tasca agli italiani? Prendiamo l'ultimo rinnovo triennale dei metalmeccanici, 113 euro. Anche defiscalizzandolo al 100% si tratta di cifre irrisorie. Io ho detto cosa voglio fare, quanto costa e quanto metto in tasca agli italiani: chiedo 16 miliardi, vi dico dove sono le coperture (nel DEF sono previsti 38 miliardi di maggiori entrate tributarie e contributive e quest’anno la spesa pubblica supererà i mille miliardi), e quanto resta in tasca agli italiani, 1223 euro, una mensilità in più, per tutta la vita lavorativa, non è l'una tantum. Ma di fronte a una Confindustria che ti fa una proposta del genere, mi sarei aspettato che il ministro e i sindacati dicessero: firmo domani mattina! Invece qui la reazione è molto diversa: è dire “le imprese non si mettano di traverso”.
Perché?
Battaglia di bandierina, questioni ideologiche. A fronte di una proposta migliorativa, saremmo i primi a sostenerla.
Si siederebbe al tavolo con Orlando?
Certo. Io la mia proposta l'ho fatta. Non conosco la sua, se non me la presentano io non la conoscerò mai. E questa è una delle cose più urgenti da risolvere.
Il Pnrr che fine ha fatto?
Per me è importante non solo per i 200 miliardi e le opere, ma per le riforme, cioè quelle che oggi rallentano. Nelle riforme sta il suo vero valore, costruire un paese moderno, efficiente, inclusivo e sostenibile. Faccio notare che gli ultimi bandi stanno andando deserti a causa dei prezzi delle materie prime che sono cambiati. Non mi fa piacere dire "ve l'avevamo detto". Vorrei essere smentito con risposte efficaci.
Bisogna rifare il Pnrr?
No, se il presidente del Consiglio riapre i giochi scatta l'assalto alla diligenza. Serve un fondo aggiuntivo per colmare le differenze di prezzo. E le nostre capacità di finanza pubblica sono limitate. Guardi la Germania, l'industria tedesca si è resa conto che la sua invincibilità è crollata, stanno comprando tempo per riportare in casa i processi produttivi strategici. Usciremo con velocità asimmetriche da questa stagione. E saranno diverse tra aree geopolitiche ma anche all'interno dell'Europa. L'industria è un tema di sicurezza nazionale. Da noi no, ancora una volta, non capiamo le lezioni del passato. E le scelte politiche sbagliate le pagano famiglie e imprese.
È preoccupato per l'industria dell'auto italiana?
Molto. E lo stiamo dicendo da tempo. Se si vogliono ottenere gli obiettivi di transizione ecologica dell'Unione europea (che vive su una torre d'avorio, nel frattempo è cambiato il mondo e loro vanno avanti come se non fosse cambiato niente), bisogna fare tanti investimenti (che non ci sono) e dire la realtà. Siamo di fronte a un potenziale spiazzamento di 500 imprese, con circa 70 mila lavoratori, che sono oggi focalizzate sui motori endotermici che si vogliono mettere al bando. Che facciamo per loro? Come li accompagniamo nella transizione? Invece di questo vedo che il dibattito paradossale è diventato quello di trovare un posto di lavoro ai navigator che avevano il compito di trovare il posto di lavoro agli altri.
Quale domanda deve porsi la classe dirigente del nostro paese?
Consideriamo l'industria italiana un tema di sicurezza nazionale sì o no? Io dico di sì.
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Nel dialogo con Bonomi emerge un mondo ridisegnato. Ci saranno vincitori e vinti. Ci sono già. Chi?
04
Un vincente nella trama della guerra: l'Arabia Saudita
Titolo del Washington Post:
Un vincente è a Riyadh. L'Arabia Saudita emerge dal conflitto come un attore che guadagna consenso politico e denaro. Come racconta Javier Blas, dopo l'assassinio di Jamal Khashoggi, l'isolamento internazionale, la guerra in stallo con gli Houti in Yemen, il prezzo del petrolio in calo nel 2020 a causa della pandemia, la campagna di Biden contro Mohammed Bin Salman, la petro-monarchia saudita era vista in rapido declino. Guardate la crescita degli indicatori della produzione anno su anno:
Riyadh controlla il 55% della capacità globale di produzione di petrolio. E il mondo con lo scoppio della guerra in Ucraina è a caccia di petrolio. Una straordinaria leva per l'Arabia Saudita che sta recuperando credito politico e economico. I ricavi del regno in questo momento sono al massimo storico, quest'anno incasserà 375 miliardi di dollari, nel 2020 furono 145 miliardi. La crescita del Pil anno su anno è pari al 9,6%, quello delle attività petrolifere è balzato a +20,4%. E dal discorso retorico dell'amministrazione Biden sui diritti umani l'Arabia Saudita è improvvisamente sparita. La benzina in America è a 3,50 dollari al gallone, basterà attendere le quotazioni alla stazione di servizio, poi c'è chi scommette che Biden farà il gesto che altri hanno già fatto: parlare con il principe, Mohammed Bin Salman, l'uomo sotto accusa per l'omicidio di Khashoggi. I sauditi sono più potenti che mai.
05
L'ombra cinese che proietta la recessione
Bisogna leggere bene tutti gli indicatori, il dato dell'Arabia Saudita non ci dà la misura della crescita globale, ci racconta cosa accade nel mondo degli idrocarburi, per sapere, per capire cosa succede nell'industria bisogna guardare gli indici del più grande trasformatore del mondo, la Cina. Ecco il grafico dell'indice pmi della manifattura cinese:
Lettura rapida: la produzione e le vendite calano ai tassi più rapidi dal febbraio 2020, mentre le restrizioni per contenere il Covid aumentano. Impatto: i tempi di consegna dei fornitori si allungano al secondo tasso più veloce, i costi dei fattori produttivi aumentano bruscamente, ma i prezzi di vendita sono aumentati in maniera modesta, questo significa che si riducono i margini. È ancora presto forse per trarre conclusioni, ma qui c'è l'ombra cinese di un forte rallentamento dell'economia mondiale, avanza la recessione.
06
Dove va la crescita americana?
Il modello di previsione del Pil reale si chiama GdpNow, è considerato il migliore per giocare d'anticipo sulla crescita, è elaborato dalla Federal Reserve di Atlanta, eccolo:
Il dato della crescita americana è sotto il 2% (1,9%) il prossimo aggiornamento arriverà tra qualche ora e sarà interessante vedere dove si piazzerà il pallino verde. Questo indicatore non è solo uno strumento per orientarsi sull'economia, è una spia dello stato di salute della politica. In America quest'anno si vota, elezioni di mid-term. A cosa serve uno scenario di guerra in questa situazione? Vediamo l'ultimo sondaggio di Washington Post/Abc sul gradimento del lavoro del presidente americano:
Il consenso di Biden rispetto al sondaggio di febbraio sale dal 37% al 42%, mentre la percentuale dei contrari cala dal 55% al 52%. È presto per dire che questa è una tendenza consolidata ma in ogni caso è un dato di cui dobbiamo tenere conto per fare previsioni sulla partita politica che si sta giocando a Washington. Questo è il dettaglio sui temi principali:
Biden ha il gradimento sul lavoro fatto nell'emergenza del coronavirus (51%, con i vaccini di Trump, va ricordato); se la cava bene sulla guerra in Ucraina (42%) e sulla creazione di posti di lavoro (41%). È disastroso sull'economia in generale (38%). Sono i numeri di un mezzo fallimento, ma in quel 'mezzo" ci sono, come vediamo, delle opportunità di ripresa e la guerra in Europa appare come una buona leva per recuperare credito sull'opinione pubblica. Sì, viviamo tempi interessanti. Forse troppo.
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I dati personali non sono soggetti a diffusione.
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Il Codice privacy e il Regolamento privacy conferiscono agli Utenti l’esercizio di specifici diritti.
Gli Utenti in qualsiasi momento potranno esercitare i diritti di cui all’art. 7 del Codice privacy e s.m.i. e di cui agli art. 15, 16, 17, 18, 20 e 21 del Regolamento privacy, inviando una comunicazione scritta ai recapiti del Titolare di cui al precedente paragrafo 1 e, per l’effetto, ottenere:
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Gli Utenti, inoltre, potranno opporsi al trattamento dei dati personali che li riguardano.
- Aggiornamenti
La Privacy policy del Sito potrà essere soggetta a periodici aggiornamenti.
Termini e condizioni di vendita dei servizi di abbonamento
I presenti termini d'uso disciplinano la fornitura digitale del servizio in abbonamento (di seguito,
il"Servizio" o
l'"Abbonamento") a List nelle diverse formule di volta in volta disponibili. Il Servizio è fornito da List
S.r.l., con
sede in Via Ferdinando di Savoia, 3 - 00196 Roma P. IVA 14403801005, iscritta al registro delle imprese di
Roma, numero
di iscrizione RM/1518421 (di seguito, il "Fornitore").
Il Servizio è rivolto esclusivamente a utenti maggiorenni. (di seguito, l'"Utente" o gli "Utenti").
List è il servizio digitale che fornisce agli Utenti contenuti editoriali, giornalistici e informativi di
qualità;
maggiori informazioni su List sono disponibili navigando sul sito internet https://newslist.it/ (di seguito,
il "Sito").
Il Servizio è disponibile in abbonamento via web a partire dal Sito, nonché attraverso l'applicazione List
(di seguito,
l'"Applicazione") per dispositivi mobili con sistema operativo IOS 11.0 o successivi e Android 6.0 o
successivi.
Il costo dei dispositivi, delle apparecchiature e della connessione internet necessari per la fruizione del
Servizio non
è ricompreso nel Servizio e si intende a carico dell'Utente.
1. Caratteristiche del Servizio
1.1 Il Servizio ha ad oggetto la fruizione in abbonamento dei contenuti editoriali della testata List.
L'Abbonamento è
disponibile esclusivamente in formato digitale; resta quindi espressamente esclusa dal Servizio la fornitura
dei
contenuti in formato cartaceo.
1.2 Il Servizio è a pagamento e comporta il pagamento di un corrispettivo a carico dell'Utente (con le
modalità previste
nel successivo articolo 5).
1.3 L'Utente può scegliere tra diverse formule a pagamento per la fruizione del Servizio; il costo, la
durata, le
modalità di erogazione e gli specifici contenuti di ciascun pacchetto sono specificati nella pagina di
offerta
pubblicata su https://newslist.it/fe/#!/register ovvero all'interno dell'Applicazione. Il contenuto
dell'offerta deve
intendersi parte integrante dei presenti termini d'uso e del connesso contratto tra il Fornitore e l'Utente.
2. Acquisto dell'abbonamento
2.1 Ai fini dell'acquisto di un Abbonamento è necessario (i) aprire un account List; (ii) selezionare un
pacchetto tra
quelli disponibili; (iii) seguire la procedura di acquisto all'interno del Sito o dell'Applicazione,
confermando la
volontà di acquistare l'Abbonamento mediante l'apposito tasto virtuale. L'Abbonamento si intende acquistato
al momento
della conferma della volontà di acquisto da parte dell'Utente; a tal fine, l'Utente accetta che faranno fede
le
risultanze dei sistemi informatici del Fornitore. La conferma vale come espressa accettazione dei presenti
termini
d'uso.
2.2 L'Utente riceverà per email la conferma dell'attivazione del Servizio, con il riepilogo delle condizioni
essenziali
applicabili e il link ai termini d'uso e alla privacy policy del Fornitore; è onere dell'Utente scaricare e
conservare
su supporto durevole il testo dei termini d'uso e della privacy policy.
2.3 Una volta confermato l'acquisto, l'intero costo dell'Abbonamento, così come specificato nel pacchetto
acquistato,
sarà addebitato anticipatamente sullo strumento di pagamento indicato dall'Utente.
2.4 Effettuando la richiesta di acquisto dell'Abbonamento, l'Utente acconsente a che quest'ultimo venga
attivato
immediatamente senza aspettare il decorso del periodo di recesso previsto al successivo articolo 4.
2.5 Per effetto dell'acquisto, l'Utente avrà diritto a fruire del Servizio per l'intera durata
dell'abbonamento;
l'Utente, tuttavia, non può sospendere per alcun motivo la fruizione del Servizio durante il periodo di
validità
dell'Abbonamento.
3. DURATA, DISDETTA E RINNOVO DELL'ABBONAMENTO
3.1 L'Abbonamento avrà la durata di volta in volta indicata nel pacchetto scelto dall'Utente (per esempio,
mensile o
annuale).
3.2 L'Abbonamento si rinnoverà ciclicamente e in modo automatico per una durata eguale a quella
originariamente scelta
dall'Utente, sino a quando una delle Parti non comunichi all'altra la disdetta dell'Abbonamento almeno 24
ore prima del
momento della scadenza. In mancanza di disdetta nel termine indicato, l'Abbonamento è automaticamente
rinnovato.
3.3 L'Utente potrà esercitare la disdetta in ogni momento e senza costi attraverso una delle seguenti
modalità:
seguendo la procedura per la gestione dell'Abbonamento all'interno del proprio profilo utente sia sul Sito
che
nell'Applicazione;
inviando una mail al seguente indirizzo: help@newslist.it.
3.4 Gli effetti della disdetta si verificano automaticamente alla scadenza del periodo di abbonamento in
corso; fino a
quel momento, l'Utente ha diritto a continuare a fruire del proprio Abbonamento. La disdetta non dà invece
diritto ad
alcun rimborso per eventuali periodi non goduti per scelta dell'Utente.
3.5 In caso di mancato esercizio della disdetta, il rinnovo avverrà al medesimo costo della transazione
iniziale, salvo
che il Fornitore non comunichi all'Utente la variazione del prezzo dell'Abbonamento con un preavviso di
almeno 30 giorni
rispetto alla data di scadenza. Se, dopo aver ricevuto la comunicazione della variazione del prezzo,
l'Utente non
esercita la disdetta entro 24 ore dalla scadenza, l'Abbonamento si rinnova al nuovo prezzo comunicato dal
Fornitore.
3.6 Il Fornitore addebiterà anticipatamente l'intero prezzo dell'Abbonamento subito dopo ogni rinnovo sullo
stesso
strumento di pagamento in precedenza utilizzato dall'Utente ovvero sul diverso strumento indicato
dall'Utente attraverso
l'area riservata del proprio account personale.
4. Recesso DEL CONSUMATORE
4.1 L'Utente, ove qualificabile come consumatore – per consumatore si intende una persona fisica che agisce
per scopi
estranei all'attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta, ha
diritto di
recedere dal contratto, senza costi e senza l'onere di indicarne i motivi, entro 14 giorni dalla data di
attivazione
dell'Abbonamento acquistato.
4.2 L'Utente può comunicare la propria volontà di recedere, inviando al Fornitore una comunicazione
esplicita in questo
senso mediante una delle seguenti modalità:
mediante raccomandata a.r. indirizzata alla sede del Fornitore;
per email al seguente indirizzo help@newslist.it;
4.3 Ai fini dell'esercizio del recesso l'Utente può, a sua scelta, utilizzare questo modulo
4.4 Il termine per l'esercizio del recesso si intende rispettato se la comunicazione relativa all'esercizio
del diritto
di recesso è inviata dall'Utente prima della scadenza del periodo di recesso.
4.5 In caso di valido esercizio del recesso, il Fornitore rimborserà all'Utente il pagamento ricevuto in
relazione
all'Abbonamento cui il recesso si riferisce, al netto di un importo proporzionale a quanto è stato fornito
dal Fornitore
fino al momento in cui il consumatore lo ha informato dell'esercizio del diritto di recesso; per il calcolo
di tale
importo, si terrà conto dei numeri o comunque dei contenuti fruiti e/o fruibili dal consumatore fino
all'esercizio del
diritto di recesso. Il rimborso avverrà entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione di recesso sullo
stesso
mezzo di pagamento utilizzato per la transazione iniziale.
4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.