2 Luglio
Libia anno zero
Undici anni dopo la caduta del regime del colonnello Gheddafi, il paese è nel caos. Assaltato e incendiato il Parlamento a Tobruk. Il premier del governo di Tripoli: "Se ne devono andare tutti, compreso il governo, e non c'è modo per farlo se non attraverso le elezioni". Porti bloccati, produzione petrolifera in calo, crisi e proteste. In Libia oggi comandano la Russia e la Turchia. 'Libia Files', un'inchiesta a puntate sulla guerra aperta dalla Nato nel 2011
Il 20 ottobre del 2011 il colonnello Muammar Gheddafi fu catturato dopo la battaglia di Sirte, in fuga nel deserto. Il leader libico fu linciato in diretta da una banda di assassini, in diretta mondiale. Quelle immagini tragiche furono il presagio del domani: la Libia non avrebbe trovato né un governo né la pace. L'Occidente scatenò la guerra senza avere il piano per la successione di Gheddafi, un'idea di paese da costruire, un contatto con la realtà tribale della Libia. Quella guerra fu condotta dalla Nato, va ricordato, la storia è un memento e intreccia i suoi fili con pazienza.
Dopo 11 anni, la Libia è nel caos. La situazione è quella di una guerra civile sempre più intensa, le condizioni di vita si sono deteriorate ancora di più, la sicurezza non esiste, gli scontri tra bande hanno fermato la produzione di petrolio (unica risorsa del paese) mentre il mondo ne chiede di più in uno scenario di shock energetico, il parlamento di Tobruk ieri è stato assaltato e incendiato da manifestanti, quello di Tripoli è un fantasma. In Libia oggi comandano la Turchia e la Russia, l'Occidente è fuori dal gioco del deserto. Per quanto potrà durare questa situazione sul fronte sud del Mediterraneo con Erdogan e Putin che fanno il loro risiko al confine sud dell'Europa?
L'assalto ieri notte al Parlamento di Tobruk.La National Oil Corporation (Noc) ha dichiarato lo stato d'emergenza in molti porti petroliferi, a Al Sidra, Ras Lanuf e Al-Feel. Le chiusure finora hanno causato perdite per oltre 16 miliardi di dinari libici. Le milizie di Haftar e i seguaci del governo di Bashaga non riaprono i porti di Brega e Zueitina, con lo stop del greggio, si sono fermate anche le forniture di gas di Waha e Mellitah. Non è più solo un...
Il 20 ottobre del 2011 il colonnello Muammar Gheddafi fu catturato dopo la battaglia di Sirte, in fuga nel deserto. Il leader libico fu linciato in diretta da una banda di assassini, in diretta mondiale. Quelle immagini tragiche furono il presagio del domani: la Libia non avrebbe trovato né un governo né la pace. L'Occidente scatenò la guerra senza avere il piano per la successione di Gheddafi, un'idea di paese da costruire, un contatto con la realtà tribale della Libia. Quella guerra fu condotta dalla Nato, va ricordato, la storia è un memento e intreccia i suoi fili con pazienza.
Dopo 11 anni, la Libia è nel caos. La situazione è quella di una guerra civile sempre più intensa, le condizioni di vita si sono deteriorate ancora di più, la sicurezza non esiste, gli scontri tra bande hanno fermato la produzione di petrolio (unica risorsa del paese) mentre il mondo ne chiede di più in uno scenario di shock energetico, il parlamento di Tobruk ieri è stato assaltato e incendiato da manifestanti, quello di Tripoli è un fantasma. In Libia oggi comandano la Turchia e la Russia, l'Occidente è fuori dal gioco del deserto. Per quanto potrà durare questa situazione sul fronte sud del Mediterraneo con Erdogan e Putin che fanno il loro risiko al confine sud dell'Europa?
L'assalto ieri notte al Parlamento di Tobruk.La National Oil Corporation (Noc) ha dichiarato lo stato d'emergenza in molti porti petroliferi, a Al Sidra, Ras Lanuf e Al-Feel. Le chiusure finora hanno causato perdite per oltre 16 miliardi di dinari libici. Le milizie di Haftar e i seguaci del governo di Bashaga non riaprono i porti di Brega e Zueitina, con lo stop del greggio, si sono fermate anche le forniture di gas di Waha e Mellitah. Non è più solo un problema di export, ma di mancanza di idrocarburi per far funzionare quel che resta del paese.
L'uomo del petrolio libico, Mustafa Sanalla, presidente della National Oil Corporation, durante un vertice Opec a Vienna (Foto Epa).Mustafa Sanalla, presidente della National Oil Corporation (il governo di Tripoli voleva sostituirlo, pare abbia abbandonato il piano, per ora), ha dipinto così la situazione libica: "Oggi, più che mai, ci troviamo di fronte a una sfida formidabile, come l'incapacità di coprire il fabbisogno di carburante delle strutture vitali del Paese, e lo scambio di greggio della produzione disponibile con carburante liquido è a rischio a causa del forte calo della produzione".
Situazione sul campo? Chris Stephens, corrispondente dalla Libia del Guardian e del Petroleum Economist ha pubblicato una mappa degli scontri nel paese:
Scontri in otto città, produzione giornaliera di petrolio passata da 0,4 a 0,36 milioni di barili. La Libia è un paese dell'Opec, ha un ruolo importante nel settore dell'energia, è un punto fondamentale per l'Italia.
Istanbul, 12 aprile 2021. Il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan e il primo ministro della Libia Abdul Hamid Dbeibah (Foto Epa).Il premier del governo di unità nazionale (parole grosse) riconosciuto dall'Onu, Abdel Hamid Dbeibah, è arrivato alle conclusioni:
Se ne devono andare tutti, compreso il governo, e non c'è modo per farlo se non attraverso le elezioni.
Elezioni in una nazione che non esiste come tale, uno Stato fallito.
La campagna militare della Nato doveva liberare il paese dal regime di Gheddafi e ricostruire il paese. Undici anni dopo la Libia è all'anno zero, un buco nero dove Putin e Erdogan fanno la loro politica di potenza tra il Mediterraneo e l'Africa, una piattaforma di lancio di altre operazioni strategiche di Mosca e Ankara che coinvolgono l'Egitto, gli Emirati Arabi Uniti, la Tunisia, l'area del Sahel, il Mediterraneo Orientale ricco di gas e petrolio.
Com'è stato possibile questo gigantesco fallimento? E perché l'Italia ha ceduto a un intervento armato che non aveva nessun piano per il Nation Building? Dov'è finito l'interesse nazionale del nostro paese in questa storia? Un'inchiesta a puntate di List pubblicata nel 2017 ricostruisce questa storia (in fieri) con documenti e testimonianze esclusive. Prima puntata di Libia Files, 5 agosto 2017. Buona lettura.
Che cosa è successo in Libia nel 2011? Perché Gheddafi sette anni fa, dopo 42 anni di dominio assoluto di un paese tribale e ingovernabile, improvvisamente è caduto? Cosa ha spinto l’Europa e gli Stati Uniti a muovere guerra al Colonnello? Perché Hillary Clinton e Obama hanno appoggiato l’azione militare promossa dalla Francia e dal Regno Unito? Qual è stato il gioco dei francesi tra Bengasi e Tripoli? Cosa voleva Sarkozy? Che ruolo ha avuto l’Italia in un conflitto che Berlusconi non voleva, ha subito, ma alla fine ha accettato?
Il romanzo della caduta del Colonnello Gheddafi deve essere ancora scritto. Guerra, dopo guerra, l’incerto presente della Libia devono essere esplorati, ricostruiti. È un puzzle a cui mancano ancora molti pezzi. Sarà la storia a rivelarli. Questo numero di List è il frutto di una ricerca continua - è iniziata oltre un anno fa - di fonti e testimonianze sulla guerra libica, la caduta di un regime in sella da 42 anni e il caos successivo frutto dell'assenza di visione politica, volontà e capacità dell'Occidente di fare nation building.
La base di partenza è l'archivio delle email di Hillary Clinton. È da qui che si dipana una storia drammatica e incredibile in cui Gheddafi viene fatto cadere senza che l'Occidente abbia un piano per sostituirlo. Avevano il Piano A, ma non c'era il Piano B. All'archivio Clinton il titolare di List ha affiancato la testimonianza dell'allora ministro degli Esteri Franco Frattini e un'altra serie di fonti riservate che hanno contribuito a ricostruire un quadro certamente parziale ma, come vedrete, di estremo interesse.
Saliamo sul pick-up, allacciate le cinture, accendiamo il motore, si parte. Il nostro è un viaggio nel deserto. In quello reale della Libia e in quello virtuale della politica sulla Libia prima e dopo la rivoluzione. Da dove partiamo? Dall'archivio di Hillary Clinton.
Siamo nel febbraio del 2011, le primavere arabe bruciano, a Bengasi e a Tripoli e in altre città della Libia partono manifestazioni contro Gheddafi. Ci sono scontri, morti, feriti. I servizi segreti delle grandi potenze stanno monitorando la situazione. Gheddafi ha ordinato alle sue forze armate di sparare, ma il suo destino è già segnato, come quello di Ben Alì in Tunisia e Hosni Mubarak in Egitto. E' solo una questione di tempo. Il dossier negli Stati Uniti è in mano a Hillary Clinton.
Il 21 febbraio un suo stretto collaboratore, Sidney "Sid" Blumenthal, scrive a Hillary. Entra subito in scena l'Italia:
- Questo arriva dall’intelligence italiana. Stiamo avendo buone informazioni dalla Libia, le fonti vengono dal clan regnante, da alti livelli militari, diplomatici, spie. Soprattutto dall’Italia. Ci sono state delle defezioni nell’esercito a Bengasi. Non su larga scala. Ma è possibile che presto il governo non controlli più Bengasi. Ci sono tensioni tra i due figli più grandi di Gheddafi. La situazione è imprevedibile e pericolosa. Tutti gli americani devono lasciare la Libia. Ci sono rumors su una fuga di Gheddafi in Venezuela (è amico di Chavez) ma non è vero.
I nostri servizi segreti hanno fonti dirette, uomini sul campo, sono la migliore fonte per gli Stati Uniti. E stanno già lavorando a uno scenario del dopo-Gheddafi. La conferma arriva pochi giorni dopo da un'altra email, datata 23 febbraio, sempre Blumenthal scrive al segretario di Stato. Che dice?
- 1500 persone sono state uccise negli scontri tra le forze libiche e i manifestanti.
- Gheddafi perderà il controllo di Tripoli nei prossimi cinque giorni
- Gheddafi ha dato ordine di distruggere tutte le strutture petrolifere nel caso di una sua uccisione o fuga dal paese
- Il generale Mahmoud Suleiman, comandante di Tobruk ha avvisato il figlio di Gheddafi che le forze regolari libiche non spareranno più contro i civili
- Montasem dice che Gheddafi ha reclutato mercenari in Chad, Nigeria, Benin e altri paesi africani
- Gheddafi con il deteriorarsi della situazione ha detto ai suoi collaboratori e ai membri della famiglia di esser stato tradito dagli Stati Uniti, dalla Francia, dal Regno Unito, dall'Italia e dagli altri paesi europei
Il governo italiano ha chiaro lo scenario di una crisi umanitaria di vaste proporzioni. Leggiamo il report:
- Il governo italiano sta guardando con grande attenzione cosa succede in Libia. Fonti del servizio segreto esterno (Sismi) stimano che almeno 500 mila libici lasceranno la Libia verso Malta e il Sud Europa se la situazione si aggrava.
E per questa ragione il governo italiano si sta muovendo per cercare una soluzione transitoria in Libia. Ecco il secondo passaggio della mail del 23 febbraio:
- Con questo scenario in mente gli italiani stanno contattando i membri della vecchia famiglia reale di al-Senussi affinché formino un consiglio dei leader tribali. Questi invocheranno un ritorno alla costituzione in vigore prima del 1969 per un breve periodo, come fattore di stabilizzazione, nel frattempo verrà scritta una nuova costituzione e poi si terranno le elezioni.
Secondo questo report, l'intelligence italiana e il governo Berlusconi stanno già lavorando - siamo in febbraio ancora non c'è l'intervento occidentale anche se a Bengasi i francesi stanno dando aiuto logistico alle forze ribelli - a una nuova soluzione di governo per la Libia. Gheddafi sta combattendo. Non è ancora caduto. Il governo italiano sta cercando in segreto una soluzione per evitare il collasso completo della Libia.
La situazione va peggiorando di ora in ora, i report del Sismi sono molto dettagliati sui vari episodi della rivolta, degli scontri, dei morti e feriti. È sempre l'intelligence italiana ad avvisare gli americani:
- Il Sismi pensa che con l'uso di questa estrema violenza il regime sia sul punto di cadere; la popolazione, in particolare a est, è inferocita. La rivolta sta seguendo la strada costiera, di città in città e muove verso Tripoli. Queste fonti dicono che la situazione sta diventando assolutamente imprevedibile e sempre più pericolosa. Consigliano che tutti gli americani lasciano il paese prima possibile, l'ambasciata è stata avvisata.
Lo scenario della perdita di controllo del paese da parte di Gheddafi si sta realizzando. I servizi segreti italiani sono i più informati sul campo. E infatti il 27 febbraio il ministro degli Esteri, Franco Frattini, dichiara: "La fine di Gheddafi è inevitabile". La sua frase viene subito girata alla Clinton. Gli italiani hanno chiaro il quadro, è arrivato il momento di un intervento di supporto aereo ai ribelli anti-Gheddafi. La Clinton sente tutti gli alleati, si muove non da Segretario di Stato, ma da Commander in Chief. È pressata dai francesi che vogliono subito fare scacco matto, l'Italia è prudente, contraria all'intervento, ma con armi diplomatiche limitate.
Berlusconi non vuole la guerra, sta cercando una via d'uscita per Gheddafi, sa che per lui in Libia la sorte sarebbe solo una: la morte. All'Eliseo c'è Sarkozy, è la sua guerra.
Quali sono le motivazioni dell'intervento francese? Nelle agenzie di intelligence girano varie ricostruzioni. Una è stupefacente. È contenuta in un report inviato a Hillary Clinton il 13 marzo. Comincia con un quadro delle alleanze e delle distanze tra paesi europei sull'evoluzione della guerra:
- Tra i leader europei Berlusconi è quello più vicino a Gheddafi e sta dicendo che Gheddafi potrebbe vincere. La posizione di Sarkozy è isolata e guidata da considerazioni di politica interna. Un sondaggio condotto la scorsa settimana da Le Parisien dice che il Fronte Nazionale di Marine Le Pen prenderebbe il 23 per cento al primo turno se si votasse ora. Sarkozy prenderebbe il 21 per cento. Anche le posizioni di Merkel sono influenzate dalla politica interna, l’opinione pubblica era già contraria alla guerra in Afghanistan. L’inviato del Consiglio nazionale libico, Muhammad Jebril, è frustrato dalla testimonianza dell’11 marzo davanti al Congresso del capo della Direzione nazionale dell’intelligence, James Clapper, che ha detto che le forze di Gheddafi possono sconfiggere i ribelli
Siamo a metà marzo, l’Europa è divisa, Sarkozy preme per l’intervento, Berlusconi frena, vede il pericolo di una situazione caotica, una minaccia per gli interessi italiani in Libia, ma la sua idea di facilitare una transizione non trova sponda in Europa e gli Stati Uniti seguono Francia e Regno Unito che vanno a razzo verso una fine rapida di Gheddafi. È sempre in quel report che emerge lo scenario delle varie motivazioni della Francia.
- La Francia può muoversi indipendentemente e in maniera aggressiva. I suoi interessi energetici in Libia non sono così vasti da poter essere minacciati dalle forze di Gheddafi come quelli dell’Eni. La più grande compagnia petrolifera francese, la Total, produce circa 60 mila barili di petrolio al giorno, non è un numero insignificante, ma la sua maggiore produzione è offshore.
Le infrastrutture petrolifere francesi non sono a rischio come quelle italiane. Ma c’è altro? Parecchio. La rivoluzione continua, la guerra civile fa morti e feriti negli schieramenti, Gheddafi è un leone e resiste. Il 2 aprile del 2011 Sid Blumenthal scrive a Hillary Clinton:
- Fonti che hanno accesso a persone vicine a Sail al-Islam Gheddafi dicono che Gheddafi, nonostante il congelamento dei beni e conti bancari, ha intatta la capacità di mantenere il controllo sulle forze armate e i servizi segreti.
Questo il quadro sulla sicurezza. Poi la rivelazione, i lingotti:
- Secondo le informazioni sensibili di queste fonti, Gheddafi ha 143 tonnellate d’oro, altrettante in argento. Alla fine di marzo Gheddafi ha spostato queste riserve dalla Banca centrale di Tripoli a Sabha, una località verso il confine tra il Chad e il Niger. Questo oro fu accumulato da Gheddafi prima dello scoppio della ribellione e doveva essere usato per creare una moneta pan-africana che avrebbe sostituito il franco francese nelle nazioni francofone. Secondo le fonti quest’oro vale 7 miliardi di dollari. I servizi segreti francesi hanno scoperto questo piano di Gheddafi subito dopo la ribellione e questo è uno dei motivi che ha indotto Sarkozy a attaccare la Libia.
E' una notizia di intelligence che gli americani riportano nei loro dossier. Non ha mai trovato conferma, ma il solo fatto di esser stata riportata è significativo sul clima, i sospetti reciproci, le azioni dei paesi alleati, le palesi e segrete pulsioni che muovono l'intervento. È la premessa del disastro del dopo, una ricostruzione della Libia che mai arriverà. E l'oro di Gheddafi? Se c'era non è mai stato trovato. Se qualcuno l'ha trovato, oggi non è in Libia ma in qualche forziere all'estero. Quando si è in guerra, il vero e il falso si mischiano fino a diventare una sola storia.
La Francia preme l'acceleratore sull'intervento diretto, Hillary Clinton vede un suo successo da usare in futuro nella corsa alla Casa Bianca, Cameron e il Regno Unito hanno un vecchio conto da regolare con Gheddafi (la strage di Lockerbie), tutti gli elementi vanno contro una exit strategy pro Gheddafi. E l'Italia alla fine, tra mille dubbi, non si può tirarsi indietro. Non può perché la reazione di Gheddafi alla rivoluzione è feroce, l'intervento militare appare ineludibile di fronte al sangue innocente che scorre in Libia. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano riunisce il comitato supremo di difesa, chiede caveat certi sulla missione (dato confermato dall'allora ministro degli Esteri Franco Frattini al titolare di List) le nostre forze armate sono pronte a dare supporto agli strike degli alleati in supporto delle milizie anti-Gheddafi.
I servizi segreti italiani sanno che Gheddafi sta perdendo in maniera esponenziale il controllo del suo esercito, le defezioni sono enormi, il Colonnello senza i suoi soldati è nella fase del dead man walking. Il primo maggio del 2011, Huma Abedin, la più stretta collaboratrice, scrive a Hillary Clinton riportando una notizia dell'agenzia Reuters:
- L’Italia condanna il vile attacco alla sua ambasciata a Tripoli e dice che il governo di Gheddafi non riesce a garantire i più elementari obblighi internazionali.
I diplomatici italiani erano stati evacuati. Ma è un altro elemento che mette il Colonnello nell'elenco dei capi di stato che stanno tramontando. Per sempre. In estate la sorte di Gheddafi è segnata e in Libia le milizie tribali sono guidate da elementi dei Fratelli Musulmani che hanno il supporto del Qatar. E' un'estate di sangue.
Sid Blumenthal il 1° settembre scrive alla Clinton:
- Il governo di transizione e l’esercito di liberazione della Libia dicono che nelle unità combattenti autonome, presenti soprattutto a Bengasi, sono presenti molti elementi della Fratellanza musulmana che ricevono aiuto dall’Egitto.
L'Italia è ancora l'unica nazione che cerca una soluzione pacifica (un pio desiderio di fronte all'ondata d'odio che ha pervaso la Libia), prova a salvare la vita a Gheddafi. Il governo fa vari tentativi. Ma si scontrano con lo stesso Gheddafi che non vuole arrendersi e crede ancora di riprendere in mano la Libia. L'esilio, mai. Berlusconi in quel momento gioca su più sponde, contemporaneamente tratta anche con il governo provvisorio di Jebril e a fine agosto del 2011 sblocca 350 milioni di fondi che l’Italia aveva congelato per aiutare il governo di transizione, l’Eni assicura forniture di energia con la promessa di un pagamento futuro. L’Italia in quei mesi prova a evitare il collasso dello Stato libico.
Ma la fine di Gheddafi è dietro l'angolo. Feroce. Uno dei documenti più sconvolgenti del nostro presente, la fine di un dittatore in diretta, l'immagine di un volto insanguinato, pistole e fucili che vengono sguainati come spade. È il 20 ottobre 2011, Gheddafi viene catturato, è ferito alle gambe, ha il volto tumefatto, una maschera di sangue. Viene linciato da una folla che urla Allah è grande, il suo cadavere esposto al mondo mentre intorno a lui la rivoluzione diventa un ghigno da incubo. In un lampo ecco ruggire la Bestia e la realtà: non ci sarà nessuna primavera in Libia. E' appena cominciato un lungo inverno. Il leone del deserto. A Sirte. Là cominciò la sua avventura e là finisce. Come aveva promesso mille volte mentre la sua tenda si spostava nel deserto per sfuggire ai missili cruise degli americani: senza arrendersi.
Così finisce la storia del Colonnello Muammar Gheddafi. Non la storia della Libia e di una guerra tra clan (e potenze occidentali) che continua ancora oggi, più insidiosa che mai. Siamo in mare, in Libia. La Marina Militare Italiana è a Tripoli. Capire che cosa è successo nella rivoluzione libica del 2011 aiuta a non cadere di nuovo nelle sabbie mobili del deserto libico. Immenso, arido, letale.
1 - Continua. La seconda puntata di Libia Files verrà pubblicata domani.
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3.6 Il Fornitore addebiterà anticipatamente l'intero prezzo dell'Abbonamento subito dopo ogni rinnovo sullo
stesso
strumento di pagamento in precedenza utilizzato dall'Utente ovvero sul diverso strumento indicato
dall'Utente attraverso
l'area riservata del proprio account personale.
4. Recesso DEL CONSUMATORE
4.1 L'Utente, ove qualificabile come consumatore – per consumatore si intende una persona fisica che agisce
per scopi
estranei all'attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta, ha
diritto di
recedere dal contratto, senza costi e senza l'onere di indicarne i motivi, entro 14 giorni dalla data di
attivazione
dell'Abbonamento acquistato.
4.2 L'Utente può comunicare la propria volontà di recedere, inviando al Fornitore una comunicazione
esplicita in questo
senso mediante una delle seguenti modalità:
mediante raccomandata a.r. indirizzata alla sede del Fornitore;
per email al seguente indirizzo help@newslist.it;
4.3 Ai fini dell'esercizio del recesso l'Utente può, a sua scelta, utilizzare questo modulo
4.4 Il termine per l'esercizio del recesso si intende rispettato se la comunicazione relativa all'esercizio
del diritto
di recesso è inviata dall'Utente prima della scadenza del periodo di recesso.
4.5 In caso di valido esercizio del recesso, il Fornitore rimborserà all'Utente il pagamento ricevuto in
relazione
all'Abbonamento cui il recesso si riferisce, al netto di un importo proporzionale a quanto è stato fornito
dal Fornitore
fino al momento in cui il consumatore lo ha informato dell'esercizio del diritto di recesso; per il calcolo
di tale
importo, si terrà conto dei numeri o comunque dei contenuti fruiti e/o fruibili dal consumatore fino
all'esercizio del
diritto di recesso. Il rimborso avverrà entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione di recesso sullo
stesso
mezzo di pagamento utilizzato per la transazione iniziale.
4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.