7 Luglio
La zuppa inglese (e la vodka del Cremlino)
La saga di Londra. Boris Johnson perde i pezzi, la caduta del governo sembra inevitabile dopo l'esodo di ministri e sottosegretari. I Tory gli chiedono di lasciare, lui prepara la battaglia. Un romanzo di potere, tradimento e sogni di un impero che non c'è. La fine di BoJo sarà per Putin la conferma della debolezza dell'Occidente in una guerra lunga dove il Regno Unito ha un ruolo chiave
Boris Johnson è in bilico, il partito Tory è spaccato, il governo perde i pezzi. Che cosa sta succedendo? È la zuppa inglese della politica. Sullo sfondo (e dunque in prima pagina), ci sono gli scandali sessuali dove il Parlamento inglese ha un record storico. Il caso di Chris Pincher - sbronzo in un ‘gentlemen club’, il Carlton di Londra, accusato di aver ‘palpeggiato’ due uomini - è l’ultimo di una lunga serie. Qualcuno dirà che sono affari suoi, che i vizi privati non sono questioni pubbliche, ma la politica ha altre regole. E lo scandalo tocca Johnson perché il premier sarebbe stato informato con largo anticipo sulle imprese del parlamentare suo alleato e Pincher è stato nominato vice-capogruppo Whip, responsabile della disciplina dei parlamentari. Così il destino si occupa del sottosopra - il personaggio in commedia che deve garantire l’ordine è il casinista del gruppo - e Pincher combina il grosso guaio che non passa inosservato ai cronisti del Sun. Boom. Scodellata la storia in cronaca (e le dimissioni di Pincher dalla carica), a Johnson non restano che le scuse: “Col senno di poi, è stata la cosa sbagliata da fare. Mi scuso con tutti coloro che ne sono stati colpiti. Voglio solo chiarire che in questo governo non c'è posto per nessuno che sia predatore o che abusi della propria posizione di potere". Tutto bene? No, BoJo ha una legione di nemici nel partito, ha appena superato un difficile voto di fiducia, il caso Pincher è la miccia che serve per aprire la porta di Downing Street e far uscire Johnson con i capelli bruciacchiati, nella polvere. Oltre 40 membri del governo si sono dimessi. Johnson ha fatto sapere: “Io resto”. Sarà una lunga notte e domani un lungo giorno, per Johnson è l’ora più buia. Un...
Boris Johnson è in bilico, il partito Tory è spaccato, il governo perde i pezzi. Che cosa sta succedendo? È la zuppa inglese della politica. Sullo sfondo (e dunque in prima pagina), ci sono gli scandali sessuali dove il Parlamento inglese ha un record storico. Il caso di Chris Pincher - sbronzo in un ‘gentlemen club’, il Carlton di Londra, accusato di aver ‘palpeggiato’ due uomini - è l’ultimo di una lunga serie. Qualcuno dirà che sono affari suoi, che i vizi privati non sono questioni pubbliche, ma la politica ha altre regole. E lo scandalo tocca Johnson perché il premier sarebbe stato informato con largo anticipo sulle imprese del parlamentare suo alleato e Pincher è stato nominato vice-capogruppo Whip, responsabile della disciplina dei parlamentari. Così il destino si occupa del sottosopra - il personaggio in commedia che deve garantire l’ordine è il casinista del gruppo - e Pincher combina il grosso guaio che non passa inosservato ai cronisti del Sun. Boom. Scodellata la storia in cronaca (e le dimissioni di Pincher dalla carica), a Johnson non restano che le scuse: “Col senno di poi, è stata la cosa sbagliata da fare. Mi scuso con tutti coloro che ne sono stati colpiti. Voglio solo chiarire che in questo governo non c'è posto per nessuno che sia predatore o che abusi della propria posizione di potere". Tutto bene? No, BoJo ha una legione di nemici nel partito, ha appena superato un difficile voto di fiducia, il caso Pincher è la miccia che serve per aprire la porta di Downing Street e far uscire Johnson con i capelli bruciacchiati, nella polvere. Oltre 40 membri del governo si sono dimessi. Johnson ha fatto sapere: “Io resto”. Sarà una lunga notte e domani un lungo giorno, per Johnson è l’ora più buia. Un governo in guerra con la Russia che ha il premier trasformato in un bersaglio. Che storia. Diamo una sfogliata allo scenario.
Cominciò scrivendo la notizia, poi è diventato la notizia, ci ha preso gusto e alla fine è arrivato al capolinea, binario (quasi) morto. Parliamo di un tipo che ha sette vite, Boris Johnson, lui vuole catturare l’ottava (che sarebbe un bonus impossibile) e non si vede come possa evitare la caduta, lo spegnimento del luna park, la folgore e il silenzio. Prese il partito e lo scagliò con una manovra impietosa contro Theresa May per ottenere la guida dell’esecutivo, lo stesso partito che oggi abbandona la nave di Johnson, capitano imprevedibile, spesso geniale, colto, insopportabile, odiato dagli intellettuali (e questo gli varrà in ogni caso una medaglia), un tipaccio da pub svezzato nel club d’alto bordo, un attaccasottane di sbornia e di governo (Winston Churchill ne faceva una questione “d’allenamento”) che bene o male, alla faccia di tutti gli incipriati, è l’élite che ha fatto la storia d’Inghilterra.
Johnson è giunto al termine della notte? Per salvarlo ci vorrebbe una notte dei miracoli, non sembra aria. E non c’è niente di strano, è la politica e d’altronde se Churchill vinse la guerra, liberò l’Europa, salvò il suo popolo e poi fu silurato dai suoi elettori, ci sta benissimo che BoJo vada a casa tra applausi e sputi. Il suo è in fondo un dettaglio nella storia del Regno, il problema di un sol uomo che conta troppo sulla Fortuna e ha una frequentazione disinvolta con la bugia (praticata da tutti, ma con la bocca cucita tra panza e sottopanza), il grosso problema è tutto dei sudditi di Sua Maestà che avranno tempo per riflettere sulla loro Great Britain che da tempo è solo Little. Il problema non è BoJo, sono loro, gli inglesi. E Londra.
Boris Johnson da 48 ore è una sagoma mobile in un poligono di tiro, appare, scompare, c’è sempre qualcuno che mira al suo ciuffo regolarmente spettinato. Si sono dimessi in 43 tra ministri e mezze maniche di vario conio che contano zero ma obbediscono alle fazioni e fanno la cifra politica che serve a forgiare il ‘BoJo go home’. Dei rivoltosi non ci sarà traccia nei libri di storia, ma il numero è quel che fa il ‘troppo’. Anche per uno sopra e sotto le righe come Johnson. Michael Gove gli ha detto che se ne deve andare e quando il pugnalatore numero uno (fu lui a orchestrare la defenestrazione di Theresa May) dice che è ora di levare le tende, allora il passo dell’addio è solo una questione di sabbia che scorre nella clessidra. La cosa è tanto vera che la Bbc a tarda sera spadella la notizia: Johnson ha sollevato Michael Gove dall’incarico di ministro responsabile per la lotta alle diseguaglianze economiche. Il premier si leva il gusto di infilzare il maestro dell’intrigo. Che nottata. A Downing Street è scoccata l’ora dei grandi divorzi, campionato mondiale di facce di bronzo: io c’ero ma non c’ero, lo conoscevo bene ma non troppo, l’ho sempre detto che era ‘unfit’ e via così. È la sfilata in maschera, il carnevale della miseria umana senza nobiltà. Un classico: quando la nave affonda, i topi scappano.
Johnson ha superato il voto di fiducia poche settimane fa, può minacciare le elezioni anticipate e la rovina del partito al voto (cosa che ha già fatto e di questo passo accadrà), d’altronde la capacità dei Tories di entrare in zona kamikaze è unica, è un partito progettato per uccidere i propri leader: odiavano Margaret Thatcher al punto da piazzare a Downing Street un tipo esangue come John Major e la gran pensata costò loro 10 lunghi anni di opposizione e governo del laburista-charme Tony Blair, acclamato come speranza della ‘Terza Via’ della sinistra europea e infine anch’egli regolarmente odiato dopo la guerra in Iraq.
E poi c’è l’inesorabile scorrere del tempo, la polvere che s’accumula sugli errori e gli orrori, il dominio dei conservatori va avanti dal 2010 con una serie di insuccessi da guinnes dei primati del tragicomico (David Cameron che concede il referendum che pensa di vincere e cade sulla Brexit), figure senza carisma (Theresa May) e infine il gran giocoliere (Boris Johnson) che fa e disfa, scivola sulle bucce di banana, s’imbosca nel Partygate, prova a coprire dei fedelissimi smutandati, una cosa raffazzonata tra sesso, bugie e videotape. E infine, la guerra, l’ultima puntata buttata sul tavolo, seguendo Joe Biden senza riflettere sull’assenza di diplomazia e la durezza della battaglia novecentesca di Putin, dimenticando che Winston Churchill con l’odiato Josef Stalin alla fine vinse contro Hitler. Anche questo fa parte della caduta e paradossalmente è anche uno dei pochi motivi che possono salvare Johnson, finché c’è guerra c’è speranza.
BoJo ha avuto fortuna e successo, ha declamato in latino e greco, esibito una fantasia notevole, mostrato coraggio dove gli altri hanno appeso la faccia della viltà, ha ridicolizzato gli avversari e i laburisti continuano a non convincere gli elettori, ben pochi pensano che abbiano un leader per governare l’isola d’Inghilterra, anche con i Tories in queste condizioni. BoJo ha sbagliato (come tutti, sissignori), ha affrontato la tempesta della pandemia pescando il vaccino dalla storia e dal sapere della vecchia Inghilterra, nell’era del virus e della competizione tra grandi potenze, ha fatto il meglio e il peggio concesso e non richiesto per un uomo politico di un paese che continua a correre più veloce della sonnolenta Europa (non ci vuole molto). Quel che paga Johnson è il suo straripante non-senso dell’uomo di governo, il perdoniamoci tutto (a me, soprattutto) che per un primo ministro inglese vale fino a un certo punto (solo in Italia tutto è permesso). Quale? Quello in cui il premier chiuso nella bolla di Downing Street non resiste a se stesso e non vede il limite tra l’impresa e la rovina, un premier che oggi cerca con i cannoni in Ucraina di uscire dal pantano che ha creato confondendo amicizia e politica, complicità e governo.
La storia di BoJo è un altro capitolo del romanzo della Corona che comincia con i cavalieri e l’arme, i re e le regine, il taglio della testa e l’impiccagione, il nettare del tradimento e il veleno, la lotta shakespeariana per il potere che qui si tramuta in una cosa più comica che drammatica, un divertissement di P.G. Wodehouse, con Jeeves che raccoglie i cocci del servizio di piatti rotti dall’Alta Società durante la cena dove ogni inimicizia affiora come il relitto di un galeone, la misura di un racconto ad alto tasso alcolico dove entrano il gioco d’azzardo, la dissipazione, il bordello, la palpatina tra ‘gentlemen’, la bugia d’apparato per occultare la docu-serie di Sex & Westminster, il bacio in placcaggio da rugby sulla porta del ministero, passioni e coltelli, tabloid e calunnia, verità e menzogna, la tresca sopra e sotto le lenzuola, la sceneggiatura di un fine impero senza impero, i sogni al doppio malto che costa come non mai, i gioielli di Londra ceduti all’esotico del barile con il colbacco e il turbante, Scotland Yard a luci rosse, Sherlock Holmes senza un caso risolto e Dickens che se la ride delle grandi aspettative dei suoi connazionali, la Premier League come ultima bandiera e il calcio come oppio coloniale, James Bond che non è mai tempo di morire altrimenti cosa resta, l’Aston Martin che non sarà mai la Ferrari, il British Museum con i tesori degli altri e God Save The Queen cantata dai Sex Pistols con Elisabetta II che regge una famiglia irreale. I giardini meravigliosi, le vie dell’inverno dove i mattoni sono gioia e assassinio, un Gin Martini al bar del Dorchester, una delle ultime cose buone da fare, per ricordare e niente più. L’Inghilterra è bellissima, basta non pensarci troppo.
La premiership di Johnson è un vascello fantasma, una cosa galleggiante da Gordon Pym, terrificante, spaventosa, non-morta, lui è là ancora al timone, le vele sbattono senza catturare il vento, il legno dello scafo si lamenta come un violino urlante. Stasera ha tuonato: “Non mi dimetterò”. Tragico, come ogni figura che lumeggia nel tramonto. E poi quella processione di infedeli al ‘Number 10’, insopportabile, vale sempre il buon consiglio di Jane Austen: “Più presto si pone fine a una riunione, meglio è”. Andate a casa, voi, io resto qui. Per quanto?
Rishi Sunak, Cancelliere dello Scacchiere (Foto Zuma).I ministri che contano, Rishi Sunak e Sajid Javid, si sono dimessi dal governo. Sono i due pezzi da novanta, il cancelliere dello Scacchiere e il ministro della Sanità, che provano il colpo finale contro il premier. I due hanno lasciato l’esecutivo a distanza di 10 minuti l’uno dall’altro, mossa coordinata per mandare al tappeto l’avversario, il quale dicono abbia commentato così: “Si fottano”. Gli eroi di Downing Street lasciano la nave, intrepidi marinai del nulla. I conservatori inglesi, un altro capitolo da archiviare.
Sunak e Javid dicono che a Downing Street manca ‘l’integrità’ per continuare a guidare il paese, sta di fatto che loro erano al potere e hanno preso tutte le decisioni insieme a Johnson, dunque se BoJo è cotto, anche loro sono grigliati ai ferri. Ma queste sono sottigliezze che la politica contemporanea ha messo da parte a ogni latitudine, dunque il mostro da abbattere è il biondo di Londra, il resto della truppa dei tories cercherà di andare avanti come sempre, tanto il partito laburista è un fantasma, parole e coltellate della sceneggiatura sono tutte dei conservatori.
Il premier ha nominato cancelliere dello Scacchiere Nadhim Zahawi (che prima guidava l’Educazione, al suo posto va Michelle Donelan) e alla Sanità ha piazzato Steve Barclay, capo di gabinetto del primo ministro. La velocità della risposta in questi frangenti è fondamentale. Altre nomine seguiranno. O arriveranno le dimissioni con il nuovo giorno? E tutto questo davvero basterà? La partita non si gioca a Downing Street, ma tra i banchi di Westminster, il premier deve assicurarsi una maggioranza nelle prossime ore. I conteggi dicono che per ora sta sotto, addà passa’ a nuttata. E non sarà facile. Nei Tories c’è chi lavora per apparecchiare un secondo voto di fiducia, anche questo è tutto inventare. I precedenti storici non giocano a suo favore, Theresa May e Margaret Thatcher con numeri simili dopo il voto di fiducia sono andate a casa. Ora c'è il terremoto. Ma BoJo conta sulla disperazione, il caos generato dalla guerra, dallo shock energetico (riaccenderanno tre centrali a carbone nel prossimo inverno), sul momento complicato, il paese è quello più impegnato insieme agli Stati Uniti nel campo di battaglia in Ucraina, Johnson ha usato il conflitto per puntellare la sua figura e l’operazione gli era riuscita fino a 48 ore fa. Altri sarebbero caduti, lui era ancora in piedi, finché un idiota completamente sbronzo ha tentato l'impresa erotica in uno dei più prestigiosi club per gentlemen di Londra, il Carlton, fondato nel 1832. Non c'è niente da ridere, è una tragedia politica.
Epifania, apparizione, il surreale e il sublime della politica, tutto insieme. Su Sky News ecco James Duddridge, il segretario parlamentare di BoJo, sembra uscito da un fumetto: “Johnson è di ottimo umore e continuerà a combattere". Ottimo umore. Cribbio, e chi glielo spiega a chi ha versato il brandy che quello muoverà battaglia, che cadrà nel clangore delle spade, con un discorso in Parlamento, c’è da scommetterci. Duddridge anticipa la scena: "Ha il mandato di 14 milioni di persone e così tanto da fare per il Paese, prevedo che questa sera faccia importanti nomine di governo e non vedo l'ora di ascoltare cosa il premier e il suo fantastico cancelliere dello scacchiere Nadhim Zahawi abbiano da dire domani". Cose turche in terra inglese. Zahawi? Uhm, chissà, nominato da 24 ore, le cronache lo davano come uno del corteo ministeriale che ha chiesto a BoJo di gettare la spugna.
Sotto e sopra questa storia c’è naturalmente l’eterna questione del potere e della gloria (la guida dell’Inghilterra, storia), l’aspirazione di un giovane rampante di origine indiana (Sunak) che si sente pronto a guidare il paese (la moglie ieri ha servito il the ai giornalisti appostati sotto casa sua, raffinata gentilezza e foto per riscuotere un consenso che anche per lui è in calo verticale). Sunak ha talento, ma rischia di confondere Londra con l’Inghilterra, quella dove i ceti popolari e medi detestano la capitale, il suo cosmopolitismo-cash e l’alta finanza. Sotto il mantello del potere c’è un tema concreto come l’acciaio: le tasse. Sunak si opponeva al taglio della Corporate Tax (aumento dal 19 al 25% l’anno prossimo) che per Johnson era (è) diventato una faccenda di sopravvivenza politica. Anche per i Tories, ma non tutti lo hanno ancora colto in pieno. Non a caso la narrazione della storia della rivolta nel governo si sta spostando sul premier che resiste all’assalto e taglia le tasse, così il Times stamattina riportava il commento di un alleato di Johnson: “Ora abbiamo un cancelliere più adatto a far crescere l'economia e non intento a far quadrare i conti”. Gong.
E ora? Navigazione a vista, la rotta in questi casi va continuamente ‘aggiustata’. Dalla parte di Johnson c’è un fiammeggiante scenario internazionale, ma questo è allo stesso tempo uno dei punti sui quali premono i suoi avversari, il Regno Unito ha bisogno di un governo forte. E i Tories sono una famiglia arrivata ai materassi. Tutti a dormire, contate i vivi al risveglio.
Chi esulta tra i suoi avversari prenda un calmante, faccia un bel respiro e rifletta, perché la fine di Johnson (oggi o domani, sempre di fine di un ciclo si tratta) è una buona notizia solo per una persona: Vladimir Putin. Il governo Johnson è quello che si è schierato con più forza contro la Russia, tutte le cose che contano (armi, finanza e molto altro) sono passate da Londra e chiunque creda che il prossimo a Downing Street sarà altrettanto determinato si sbaglia, perché Johnson ha mille difetti e avrà pure cavalcato la guerra per distrarre l’opinione pubblica dai suoi guai interni, ma il fatto è che BoJo all’impresa contro Mosca ci crede, ne fa una questione di biografia personale, inseguimento chimerico delle orme di Winston Churchill (di cui è ottimo biografo, leggere ‘The Churchill Factor’), una questione di temperamento che s’accoppia con il carattere infiammabile, la reazione a catena, il Big Bang sotto il Big Ben. Così è Johnson, se vi pare.
Cade? Al Cremlino avranno la prima conferma sulla scacchiera, la caduta di un pezzo pregiato: l’Occidente è debole, al primo colpo di vento, in piena guerra, i governi cascano come foglie d’autunno. Oggi Boris Johnson, domani Emmanuel Macron, poi Mario Draghi e Olaf Scholz. “Winter is coming”, l’inverno sta arrivando. La zuppa inglese e la vodka del Cremlino.
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5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.