8 Dicembre

Dopo la prima, resta la musica. E trionfa Musorgskij

La prima del Teatro alla Scala. L’opera lirica è arte, non rappresentazione della realtà, e ancor di più una come 'Boris Godunov' che deriva da un altro gigante del pensiero come Aleksandr Serge’evič Puškin. Ha vinto uno spirito profondamente russo e immancabilmente patrimonio dell’umanità

di Marco Patricelli

Ha vinto lui. A sua insaputa. Modest Pëtrovič Musorgskij, musicista russo fino al midollo, che morì di collasso a 42 anni ubriacandosi perché credeva di festeggiare il suo compleanno (di una settimana prima), lasciando quasi tutte le sue opere incompiute e abbozzate, ma capolavori assoluti. Alla Scala di Milano ha vinto lui, nonostante un’edizione interessante ma non memorabile, nonostante le banalità dispensate dai politici che fino alla vigilia forse ne ignoravano l’esistenza (e alcuni l’hanno dimostrato), nonostante le più stupide e assurde polemiche anch’esse politiche per l’illogico accostamento alla guerra tra Russia e Ucraina. Potenza della musica e potere mediatico per spiegare l’evento che travalica lo stantio rito ambrosiano dedicato stavolta all’opera «Boris Godunov» con la bacchetta di Riccardo Chailly, il barìsgodunòv giornalistico delle variazioni sul tema di bòrisgodùnov bòrisgòdunov della vigilia e dell’antivigilia.

Palco Reale. Da sinistra: Beppe Sala, Ursula von der Leyen, Sergio Mattarella, la figlia signora Laura, Ignazio La Russa e Giorgia Meloni (Foto Ansa).  

Musorgskij ha trionfato sui sepolcri imbiancati, sui polemisti da talk show, sulle patetiche contestazioni di dare voce alla Russia a scapito dell’Ucraina, come se i giganti del pensiero fossero una bandiera di parte, come se le Sinfonie di Ludwig van Beethoven fossero state bandite dal mondo durante la Seconda guerra mondiale perché frutto della mente di un tedesco. All’indomani ci sono stati titoli d’apertura della Rai in cui la notizia erano gli applausi (ovazione) al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ma è una veniale quanto eloquente sfumatura delle consolidate manifestazioni di  riallineamento giornalistico inserite nella manifestazione vip per eccellenza come la prima della Scala. E così ecco un Bruno Vespa distolto dalla raffica di presentazioni del suo ultimo (ma mai ultimo) libro per filosofeggiare libretto alla mano su Musorgskij, i tappetini stesi a Ursula von der Leyen e...


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