1 Gennaio
Un anno da salvare
Intervista con il 2022. Da dimenticare? "Vi dico perché sono migliore del 2020 e 2021". La guerra in Ucraina? "È non a caso in stallo". Rileggere i discorsi del caminetto di Roosevelt. Xi Jinping fa scelte per la Cina e "l'Occidente non le può capire". Il dilemma dell'Iran "che non cade". Il laboratorio politico dell'Italia. E una certezza: "Nankurunaisa"
"Nankurunaisa".
Tokyo, Hotel Park Hyatt. L'appuntamento è in Giappone, un lungo viaggio e una lunga attesa. Grande suite, un bar, un salone, una biblioteca con mille libri, le maschere create da Yuki Mieko, il pianoforte è un invito all’estasi. Vista spettacolare, il cielo è limpido, il Monte Fuji veglia sulla città. Il 2022 è in ritardo.
Sento una nota, due, tre... è il Canone di Johann Pachelbel.
- Che compositore, Pachelbel! Eccomi, mi scusi per il ritardo.
Mi ha fatto attendere per 3 ore.
- Non si lamenti, alla fine sono qui. Non le piace Tokyo?
Moltissimo, ma è lontana da Roma.
- Quante storie fa. Le ho dato la possibilità di vedere l'arrivo del nuovo anno nel tempio Zojoji, un luogo sacro del buddismo, è del 1393 (nella foto che apre List, ndr). Lei viene da Roma, dovrebbe apprezzare queste cose. E poi non sa quanto il 2020 mi abbia pregato di lasciar perdere questo incontro.
Il tempio è magnifico, con la torre di Tokyo alle spalle è l'incontro del Giappone di ieri e oggi. Il 2020 ha sollevato dubbi su di me?
- Si, proprio lui, dovrebbe ricordarlo. È un tipo difficile da gestire, il primo anno di ogni decennio ha il compito di rivedere il lavoro fatto dall’anno uscente. Con il 2020 è sempre un appuntamento complicato, si lamenta, vede difetti ovunque, lasciamo perdere.
E perché non voleva che la incontrassi?
- Sono fatti riservati, non ecceda con l’istinto indagatore, sa che ci sono limiti in questi colloqui ai quali tra l’altro lei ha misterioso accesso. In ogni caso, dice che lei incastra gli interlocutori nelle interviste.
Non è vero. Mentre è vero che il 2020 è stato orribile e anche lei ci ha dato dentro, nessuno la rimpiangerà.
- Non dica idiozie, con me sono successe cose...
"Nankurunaisa".
Tokyo, Hotel Park Hyatt. L'appuntamento è in Giappone, un lungo viaggio e una lunga attesa. Grande suite, un bar, un salone, una biblioteca con mille libri, le maschere create da Yuki Mieko, il pianoforte è un invito all’estasi. Vista spettacolare, il cielo è limpido, il Monte Fuji veglia sulla città. Il 2022 è in ritardo.
Sento una nota, due, tre... è il Canone di Johann Pachelbel.
- Che compositore, Pachelbel! Eccomi, mi scusi per il ritardo.
Mi ha fatto attendere per 3 ore.
- Non si lamenti, alla fine sono qui. Non le piace Tokyo?
Moltissimo, ma è lontana da Roma.
- Quante storie fa. Le ho dato la possibilità di vedere l'arrivo del nuovo anno nel tempio Zojoji, un luogo sacro del buddismo, è del 1393 (nella foto che apre List, ndr). Lei viene da Roma, dovrebbe apprezzare queste cose. E poi non sa quanto il 2020 mi abbia pregato di lasciar perdere questo incontro.
Il tempio è magnifico, con la torre di Tokyo alle spalle è l'incontro del Giappone di ieri e oggi. Il 2020 ha sollevato dubbi su di me?
- Si, proprio lui, dovrebbe ricordarlo. È un tipo difficile da gestire, il primo anno di ogni decennio ha il compito di rivedere il lavoro fatto dall’anno uscente. Con il 2020 è sempre un appuntamento complicato, si lamenta, vede difetti ovunque, lasciamo perdere.
E perché non voleva che la incontrassi?
- Sono fatti riservati, non ecceda con l’istinto indagatore, sa che ci sono limiti in questi colloqui ai quali tra l’altro lei ha misterioso accesso. In ogni caso, dice che lei incastra gli interlocutori nelle interviste.
Non è vero. Mentre è vero che il 2020 è stato orribile e anche lei ci ha dato dentro, nessuno la rimpiangerà.
- Non dica idiozie, con me sono successe cose che hanno evitato guai ben più grandi, il catastrofismo della contemporaneità non è in linea con la realtà. Sono stato un anno buono, migliore dei miei fratelli, 2020 e 2021.
L’Europa è in guerra!
- E poteva essere infinitamente peggio di quello che vede. La Russia non ha usato armi nucleari, l’esercito di Mosca è arretrato, l’Ucraina ha tenuto le posizioni e ha risposto. Per ora è uno stallo e di più non potevo ottenere con le personalità di Zelensky e Putin, sono caratteri nati con una mappa cosmica fatta di orgoglio e conquista, entrambi fanno calcoli, ma in loro poi prevale l’istinto della caccia.
Non poteva evitare il conflitto?
- Io? Il tempo non ha un potere infinito sulle vicende umane, nella longue durèe gli eventi si incastonano in un disegno, ma nel ‘corto’, nello spazio ristretto in cui mi muovo io, la distanza è compressa. Possiamo ‘dilatare’ dei momenti, ma l’alternanza tra luce e buio - quel che si chiama ‘apparire’ - regola le nostre mosse, gli impulsi che dobbiamo dare al movimento della storia.
Lei la butta sul filosofico! Usa parole che echeggiano quelle di Heidegger negli studi su Parmenide.
- Mi corre l’obbligo di ricordarle che siamo in un campo di forze, non in uno spazio vuoto, dunque ciò che lei qualifica come filosofia è anche fenomeno fisico.

Lei è vittima del suo tempo che scinde scienza e filosofia, ma sa bene che i grandi filosofi sono indagatori delle stelle, Immanuel Kant era un eccellente cosmologo, lo stesso Heidegger che lei cita aveva letto gli studi sulla relatività del nostro Albert Einstein...
Einstein ‘vostro’ in che senso?
- È una storia lunga, non abbiamo tempo e non ho il permesso di darle più di questo elemento: ci sono esseri umani che hanno il dono dello ‘shining’, in alcuni la lucentezza della mente viene stimolata, elevata, in altri resta in letargo senza poter esprimere tutto il potenziale di conoscenza. Einstein è stato tra i pochi a ‘illuminarsi’.
Ci mancava solo il divino mentre scorrono i titoli di coda.
- Aveva ragione il 2020, non trattiene le battute. Tutto quello che voi uomini non riuscite a spiegarvi vi appare divino. La religione offre miracolose vie d’uscita alla disperazione di fronte al mistero della vita.
Non sono disperato. Nota di cronaca: è morto Papa Benedetto XVI.
- Lei è in tutta evidenza disperato, non faccia il furbo con me, vedo l’inquietudine cavalcare ogni suo atomo. È un uomo che ha ampiamente superato la mezza età che fa un mestiere in bilico e per soprammercato coltiva l’ambizione di voler capire il mondo. Nel migliore dei casi, si ritroverà a fare discorsi da solo con in testa uno scolapasta.
E sarei io quello che fa battute. Le sue provocazioni sono tempo perso. Mi dica cosa pensa di Benedetto XVI.
- Una mente illuminata. I suoi studi teologici non sono per il presente, attraverseranno il tempo, decanteranno, saranno una risposta per gli esploratori dell’anima. Non è ancora il suo momento.
Cosa vuol dire?
- Santo cielo, lei mi fa disperare con queste domande sull’ovvio. Sa benissimo che ci sono figure che vivono in anticipo, precorrono, spesso sono le meno comprese. Dunque le sto dicendo che Joseph Ratzinger era un uomo che ha vissuto nella crisi, ma per un’altra crisi. Per la Chiesa futura, quale essa sia, sarà un’opportunità. Lascia opere che si sedimentano, la stessa decisione di ‘dimettersi’ non è un ‘chiudere’ ma un ‘aprire’ verso un altro spazio. I suoi scritti su Dio, su Gesù, sono per il domani.

Non è importante credere, ma ‘vedere’. Gesù fu visto. Ponzio Pilato ne Il Maestro e Margherita di Mikhail Bulgakov vide Gesù, lo colse come inquietudine, successione di piccoli miracoli, intuizione di una presenza, il divino colto con la coda dell’occhio, nel pieno petto, nella testa che pulsa, nel volo della colomba, nelle parole dell’uomo che va verso la crocifissione. Ecco, il ‘vedere’ è la testimonianza.
Tutto questo filosofare mi fa venire i capogiri.
- Lei tenta di prendermi in giro, stia in guardia, sarà colto dal fulmine della sorpresa, la realizzazione del tempo che ha perso dietro i titoli e le notizie di nessuna utilità.
È pure suscettibile, vedo. Non voglio offenderla. Mi piacerebbe solo avere risposte terrene.
- Terra terra, questa è la sua zavorra, voler agganciare ogni fatto con un arpione, tenerlo sospeso, osservarlo e dargli una spiegazione razionale. Non sempre c’è e può esserci. Le faccio un esempio più che terreno: cosa guida la mente di Xi Jinping?

Un calcolo oggettivo, un disegno preciso, o un istinto che supera la logica del ragionamento positivo? In cosa consiste il suo logos? La prova di Xi è fondamentale per il domani, forse lei non farà in tempo a vederlo, ma arriverà. Passare dal controllo militare della popolazione al liberi tutti e apriamo le frontiere, accettare che il virus si diffonda, cosa significa per la Cina? E per voi?
Capisco la sua sfida. Onestamente non lo so.
- Bene, si comincia a ragionare, vedo. Bisogna accettare la sfida che viene da ‘mondi’ che non hanno il suo sistema operativo. Questo significa che Xi Jinping fa una scelta fuori dal suo schema, da quello dell’Occidente, ha aperto un altro capitolo nella storia della sua presidenza, dunque dell’intera Cina che si basa sulla leadership di un uomo che è il software del partito, l’hardware.
Prima la filosofia e la fisica, ora pure l’informatica.
- La smetta di sfottermi, sto cercando di stare al suo livello, rasoterra. La sto invitando a uscire dal botta e risposta sterile delle interpretazioni banali. Dire che Xi Jinping ha fallito con la politica Zero Covid non aggiunge niente alla comprensione della parabola della Cina. La sua forza demografica è in declino (sarà superata dall’India a brevissimo) così come il suo slancio economico. Non c’è da augurarsi mai il declino di un gigante, soprattutto se è visto come un nemico. E poi, attenzione: cosa significa ‘fallire’ per Xi? Non lo sappiamo, la sua impresa comincia dalla scrittura - fuori dalla nostra esperienza - dalla separazione tra la storia dell’Oriente e quella dell’Occidente.
E così si torna al logos, al linguaggio, la fonte di tutto. “In principio era il Verbo”.
- Vedo che ogni tanto ha degli sprazzi di lucidità, ma non si illuda, lei vive nel buio. Guardi il tempo lungo della storia, per millenni l’Occidente fu ‘in contatto’ con l’Oriente, ne rappresentava un elemento - le organizzate civiltà mesopotamiche che furono il nostro inizio - poi l’antica Grecia prese il timone della storia, fece il salto dell’uomo che pone domande su se stesso, accoglie la presenza degli dèi come attori della storia, e i Persiani declinarono. Lei ha citato (involontariamente) la Bibbia, ora la ripassi, il teatro del libro è l’Antico Egitto, con il mistero dei geroglifici, il potere divino dei faraoni, il culto funerario e le piramidi. Questa fonte di conoscenza ‘precede’ le grandi campagne archeologiche del nostro mondo, è il prima, il movimento del tempo lungo, dinastie che si stratificano nella polvere dei millenni, una fusione di magia e scienza, filosofia e calcolo.
Manca solo la citazione di un testo dell’occulto di Aleister Crowley. Preferisco la cronaca: la guerra finirà?
- Lei è irrecuperabile! ha il terrore del vuoto, dello smarrimento. Dove sente il terreno friabile, si ferma. Stavo parlando di una cosa che trascende la sua esperienza e puntuale casca nella buca del suo taccuino! Ecco perché mi chiede di una campagna di missili e non di quello che c’è prima e dopo, le interessa così tanto questo ‘durante’ da non captare i segnali profondi che tutto intorno a lei pulsano.
Quanto la fa lunga. Ripeto la domanda: quando finisce la guerra?
- Lei ha la testa dura. Innanzitutto, quale guerra? Perché non c’è solo quella in Ucraina che tanto cattura voi europei. Lei sa benissimo che in Oriente il problema del conflitto in Ucraina è un fatto distante, non è quello che voi chiamate il ‘primo nell’agenda’ e la risposta sta nelle cose che ho elencato poco fa, ci sono altri mondi e il vostro non è più quello dominante, un fatto così banale da sfuggire all’osservazione.
Mi chiedo cosa voglia Vladimir Putin, penso alla pericolosità della Russia.
- Non solo la Russia. Questo è un punto importante, la sua inquietudine in questo caso ha fondamento. La Russia è un eterno problema, quello che John Halford Mackinder aveva individuato come Heartland, ‘il cuore della Terra’. Al Cremlino vivono in questa dimensione naturale, dettata dalla geopolitica, Putin sa di essere il capo di una potenza di cui non si può fare a meno.
Ma non sta vincendo la guerra.
- Cosa significa vittoria per la Russia? Lei lo sa? E soprattutto cosa è la sconfitta per Mosca? E quando vittoria e sconfitta appariranno in questo romanzo del suo tempo? Tutte queste domande sono sospese, fanno parte dell’immaginario dei popoli, élite che si sono formate sulla consapevolezza che la guerra è nello stesso tempo morte, distruzione e salvezza del proprio spazio vitale.
È caduto l’impero romano, può cadere anche la Russia.
- Sì, ma lei confonde le figure tragiche con tutta la storia. Può cadere Putin con la sua visione novecentesca, ma la Russia resta. Chi si occuperebbe della sicurezza delle testate nucleari di Mosca con un collasso del paese? Questa è la domanda che dovrebbe toglierle il sonno.
Me lo toglie.
- Dorma, lei è pulviscolo di fronte a questo scenario. Il caos è il nemico numero uno. Perciò quello che fa anche l’Ucraina va guardato con attenzione. E naturalmente quello che decide Joe Biden. Se gli Stati Uniti si spingono oltre - è successo in passato, pensi alla sciagura di Kennedy in Vietnam, alle premesse sbagliate di Bush in Iraq - la situazione potrebbe scivolare in una guerra più estesa. Finora Joe Biden ha mostrato di essere un figlio consapevole della Guerra Fredda e in Ucraina c’è non a caso una situazione di stallo. La guerra continua senza cambiare granché sul terreno. Mi pare un successo.
Un successo?
- Le guerre sono morte e distruzione, ma poteva andare malissimo (e non è detto che non accada), con un conflitto radioattivo, l’uso di armi chimiche o batteriologiche, un disastro che sfondava i confini dell’Ucraina, fino a noi.
Ma Zelensky parla di vittoria.
- Senza la potenza dell’aviazione, il controllo del cielo, non ci sarà la vittoria dell’Ucraina, non a caso Stati Uniti e Europa non hanno fornito cacciabombardieri. E non ci sarà neppure una vittoria di Putin, perché nessuno è in grado di invadere e mantenere il controllo dell’intera Ucraina. Questo lo sa l’uomo del Cremlino, lo sa la Casa Bianca, lo sa Zelensky.
A Kiev arriveranno i sistemi di difesa anti-missile Patriot.
- Questo conferma quanto le ho detto: non aerei, ma batterie di missili per intercettare altri missili, la situazione in questo modo resta più o meno in equilibrio, sempre tenendo conto del fatto che la Russia non ha usato tutto il suo potenziale bellico. E la Bomba.
Zelensky è stato paragonato a Churchill.
- Churchill? Lasciamo riposare in pace Winston, la prego. La Seconda guerra mondiale fu un evento dove si combatteva su tutti gli emisferi, morirono oltre 60 milioni di uomini, donne, bambini. Fu lo sterminio e l’orrore senza confini.

Diamo ciò che è giusto al presidente Zelensky, nella sua reale dimensione: egli pensa di poter vincere, lo dice, è indubbiamente una grande risorsa, sa comunicare, ha costruito la sua leadership in guerra, la resistenza è il vero ‘atto fondativo’ dell’Ucraina, ma la sua democrazia, se e quando ci sarà, è ancora tutta da costruire. Zelensky non ha ancora chiarito a se stesso e ai suoi alleati dove è il punto di caduta della guerra e diventa un fattore di rischio quando parla di riconquista della Crimea perché qui il punto centrale non è la vittoria, questa è una guerra che deve finire senza sconfitti.
È il rebus mai risolto del crollo dell’Unione sovietica?
- Quello lo aveva risolto Putin stabilizzando la Russia dopo Eltsin. Il problema è che l’Occidente ha pensato a Mosca come a una gigantesca stazione del gas senza aspirazioni geopolitiche, l’impero di Gazprom. Pensiero tragico e ridicolo. Chi governa l’Occidente ha ancora una volta dimenticato la storia, l’opera del tempo. Ha mai letto i discorsi di Franklin Delano Roosevelt durante la guerra?
Sì, immagino si riferisca ai ‘discorsi del caminetto’.
- Proprio quelli. Allora ha visto come FDR si sia tenuto alla larga dal conflitto fino all’ultimo, poi ha cominciato a parlare agli americani della necessità di difendere lo spazio di sicurezza, il mare, costruendo una grande flotta navale, ma dal cielo è arrivata la ‘sorpresa’ giapponese, Pearl Harbor. E la guerra è diventata inevitabile.

È il racconto dell’escalation. L’11 settembre del 1941, proprio in uno di quei discorsi, FDR parla dell’attacco della Germania al cacciatorpediniere Greer e rivela di aver dato ordine alla Marina di rispondere al fuoco. Tre mesi prima della dichiarazione di guerra al Giappone, dopo l’attacco di Pearl Harbor, gli Stati Uniti sono già dentro la battaglia navale con Hitler. È questo svolgersi dei fatti che mi inquieta, la sequenza dell’inevitabile.
- Che inevitabile non è. È Pearl Harbor a innescare il conflitto totale, l’attacco a sangue freddo, l’inganno dei giapponesi. E sempre in un discorso del caminetto di FDR, quello del 9 dicembre del 1941, vediamo la guerra dispiegarsi, la battaglia diventare un incendio totale. Il registro del linguaggio di FDR è quello del Commander in Chief:
Gli improvvisi attacchi criminali perpetrati dai giapponesi nel Pacifico rappresentano il culmine di un decennio di immoralità internazionale.
Gangster potenti e pieni di risorse si sono uniti per fare la guerra all'intera umanità. La loro sfida è stata lanciata agli Stati Uniti d'America. I giapponesi hanno violato a tradimento la pace che da tempo ci lega. Molti soldati e marinai americani sono stati uccisi da azioni nemiche. Le navi americane sono state affondate e gli aerei americani sono stati distrutti.
Il Congresso e il popolo degli Stati Uniti hanno accettato questa sfida.
Insieme ad altri popoli liberi, stiamo ora combattendo per mantenere il nostro diritto di vivere tra i nostri vicini nel mondo in libertà e nel comune rispetto, senza temere aggressioni”.
Il presidente americano confida nella resistenza della Russia, in un cedimento dell’esercito tedesco sul fronte orientale. Nel discorso del caminetto del 7 settembre del 1942, FDR parla così:
“Qui i tedeschi non sono ancora riusciti a ottenere la schiacciante vittoria che, quasi un anno fa, Hitler aveva annunciato di aver già ottenuto. La Germania è riuscita a conquistare importanti territori russi. Tuttavia, Hitler non è riuscito a distruggere una sola armata russa; e questo, potete starne certi, è stato ed è tuttora il suo obiettivo principale. Milioni di truppe tedesche sembrano destinate a trascorrere un altro crudele e amaro inverno sul fronte russo. Sì, i russi stanno uccidendo più nazisti e distruggendo più aerei e carri armati di quanti ne siano stati distrutti su qualsiasi altro fronte. Stanno combattendo non solo coraggiosamente, ma anche brillantemente. Nonostante le battute d'arresto, la Russia resisterà e, con l'aiuto dei suoi alleati, alla fine caccerà ogni nazista dal suo territorio.
- Vedo che ha letto bene queste carte. Andiamo avanti allora: il 12 ottobre del 1942 FDR parla dell’eroica difesa di Stalingrado e degli aiuti americani:
Nell'espandere le nostre spedizioni, abbiamo dovuto arruolare molte migliaia di uomini per la nostra marina mercantile. Questi uomini stanno servendo magnificamente. Rischiano la vita ogni ora perché cannoni, carri armati, aerei, munizioni e cibo possano essere trasportati agli eroici difensori di Stalingrado e a tutte le forze delle Nazioni Unite in tutto il mondo.
Mi permetto di continuare io, 28 luglio 1943, il tono di FDR sulla Russia in guerra contro la Germania è questo:
I combattimenti più pesanti e decisivi si svolgono oggi in Russia. Sono lieto che gli inglesi e noi abbiamo potuto contribuire in qualche modo alla grande potenza d'urto delle armate russe.
Nel 1941-1942 i russi sono stati in grado di ritirarsi senza cedimenti, di spostare molti dei loro impianti bellici dalla Russia occidentale fino all'interno, di stare insieme con totale unanimità nella difesa della loro patria.
Il successo delle armate russe ha dimostrato che è pericoloso fare profezie su di esse - un fatto che è stato portato a conoscenza di quel mistico maestro dell'intuizione strategica che è Herr Hitler.
L'effimera offensiva tedesca, lanciata all'inizio del mese, era un disperato tentativo di risollevare il morale del popolo tedesco. I russi non si sono lasciati ingannare. Hanno proseguito con i loro piani di attacco, coordinati con l'intera strategia offensiva delle Nazioni Unite.
Il mondo non ha mai visto una devozione, una determinazione e un'abnegazione maggiori di quelle mostrate dal popolo russo e dai suoi eserciti, sotto la guida del maresciallo Joseph Stalin.
- Questo passo che lei cita conferma che ha ragione a essere inquieto sulla Russia. Non si possono sottovalutare, l’Armata Rossa non è invincibile, ma la storia ci dice che i russi sanno resistere a costo di enormi sacrifici. La vittoria nella Seconda guerra mondiale senza la Russia non sarebbe mai arrivata. Stalin era un pazzo, un dittatore sanguinario, ma alla fine di fronte all’attacco di Hitler divenne l’alleato più prezioso degli americani e degli europei.
E oggi si chiede l’estromissione di un vincitore della Seconda guerra mondiale, la Russia, dal club dei vincitori, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu.
- La tentazione di umiliare la Russia deve essere evitata. Con i russi il confronto deve essere duro, ma gli va lasciata sempre l’opzione per una onorevole via d’uscita, il prestigio per loro è importante. È la lezione di Kennan.
Torno al punto: lei dovrebbe avere la risposta sulla fine della guerra.
- Diventa noioso come una mosca che ronza nella stanza mentre risuonano le note dei Vespri di Mozart. Non ce l’ho, quella risposta. Fa parte delle istruzioni date al mio successore, il 2023.
Ha incontrato il 2023?
- Che domande, siamo cresciuti insieme. Ha un lavoro immane da fare. Il mondo è un posto pericoloso. Io ho fatto il mio al meglio, aiutato dalla Fortuna. E ostacolato dall’animo umano.
Cosa la preoccupa?
- Tutto! Eppure lascio un mondo aperto, ancora capace di stupirci per le opere di bene, con le democrazie che restano il mondo migliore. Ha letto What Is History? di Edward Hallett Carr?

È un libro controcorrente, lontano dal declinismo e dal catastrofismo di quei tempi funestati dalla crisi economica e dalla Guerra Fredda. Fu stampato nei primi anni Sessanta, è un’opera vibrante di realismo e nello stesso tempo di speranza. Ricorda di considerare lo storico prima dei fatti, chi li colleziona e incastona in un mosaico non è neutro, fa una scelta. Vale anche per il presente.
Lei in quale tempo abita?
- Nell’istante che non ritorna.
Sembra che il suo esistere sia l’esaurirsi.
- Lei si esaurisce e muore, io non finisco mai, sono un frammento del tempo.
Che vuol dire?
- Godo nel vederla confuso. Le dirò meglio: non posso né andare avanti né tornare indietro. Ogni mio tentativo di imprimere una direzione agli eventi nel passato e nel futuro è vana. Non posso cambiare la storia, la faccio, mi ha compreso?
Sì, torniamo alla questione dell’apparire, del finire, del tempo e dello spazio. E l’uomo cosa può fare?
- Quello che vede: consuma energia, si moltiplica, è trascinato da una forza primordiale alla conquista di spazio. La popolazione della Terra crescerà ancora parecchio (siete 8 miliardi, nel 2037 sarete 9 miliardi, nel 1950 era di soli 2,5 miliardi), avete risorse disponibili, ma non sapete utilizzarle al meglio. Siete nella crisi della scarsità in un pianeta dell’abbondanza.
Viviamo più a lungo, puntiamo all’immortalità, l’uomo cerca di farsi Dio.
- E questa da dove le è uscita? Non faccia il profeta, lei cammina a tentoni nell’ombra. Le va un Gin Martini? Sto per andare via, il 2023 ha iniziato il suo viaggio, io devo tornare in quella casa dagli infiniti spazi dove si sincronizzano i millenni.
Ma qual è il vostro mestiere?
- Noi siamo gli orologiai del tempo. Le ordino un gin giapponese, Roku, una luce di vermouth. So che le porterà bei ricordi. Guardi là fuori, nevica sul Monte Fuji. Il suo silenzio mi dice che la memoria l’ha rapita, torni qui, abbiamo poco tempo.

Vado dritto al punto: il suo discorso sull’uomo e il desiderio di essere Dio. Non ci riuscirà, per il semplice fatto che l’essere umano è figlio del soffio divino, ma non è il soffio, ne possiede solo l’ombra. Non fraintenda le mie parole, non è una questione di fede, di religione, ma di materia e intelligenza. Voi conoscete in maniera sommaria le origini dell’universo fino al tempo zero, ma cosa è quel tempo? Non lo sapete. Questo è il cuore di tutta la ricerca filosofica, l’origine di tutto, il soffio.
Devo riconoscere che ha un modo originale di raccontare la storia.
- Lei invece non ne ha alcuno. Torno alle cose serie. Nel nostro mondo, non nel suo che vive di illusioni, la questione di fondo è come curvare gli eventi dentro lo spazio e nel tempo, un dilemma, perché ogni movimento produce increspature.
Cosa sono le increspature?
- Buona domanda, segno che non è ancora sprofondato del tutto nella neve. Le increspature sono movimenti incontrollabili della materia invisibile che si manifestano in quelle che potremmo chiamare ’conseguenze inattese’. Riguarda ogni sfera dell’azione pratica. Le faccio un esempio: in Italia avete avuto un presidente del Consiglio, Mario Draghi, che ha guidato un governo di unità nazionale. Si diceva che avrebbe condotto a una nuova era, ma chi lo scriveva immaginava un Parlamento e un governo a sua immagine e somiglianza. Errato. Il vincitore delle elezioni è il partito che stava all’opposizione, Fratelli d’Italia.

E il capo del governo oggi è una donna, Giorgia Meloni. Una prima volta importante, pochi hanno colto finora la rivoluzione in corso. La figura di Draghi ha prodotto delle ‘increspature’ e alla fine il risultato è la leadership di Meloni, in teoria agli antipodi da Draghi (e neanche questo era vero, come abbiamo visto). Le ‘increspature’ producono sbalzi nello svolgersi degli eventi, la trama cambia rotta e l’esito non è quello atteso. Non sappiamo come andrà a finire questa vicenda (ci sono le azioni degli attori e non sempre sono dettate dalla logica), anche quello è un compito del mio successore, il 2023.
Non mi preoccupa, l’Italia è un paese stabile nell’instabilità dei suoi governi.
- L’Italia è un grande laboratorio politico, non lo dimentichi mai, il 2023 le darà materiale per il suo taccuino. Deve solo aspettare.
Attenderò, torniamo al Grande Gioco. Perché l’Iran non cade?
- La domanda è viziata dal pre-giudizio. L’Iran è un regime brutale, lo sanno tutti, ma il suo quesito è mal posto, va ribaltato: perché esiste ancora quell’Iran? La risposta a questa domanda le darà anche la possibilità di leggere bene quello che sta accadendo. Quando cadono i regimi? Quando i militari smettono di obbedire, per esempio. Questo sta accadendo in Iran? No. Come vede, questa sola risposta getta una luce diversa sulla tesi di un cambiamento rapido. Se non si indeboliscono le forze armate, se non muta qualcosa al loro interno, il ‘regime change’ è quasi impossibile. Ho usato il ‘quasi’ perché in Iran è entrata in gioco una forza capace di far implodere ogni sistema: la rivolta delle donne, delle madri, delle figlie, delle mogli. Una società che uccide le donne, uccide se stessa, dunque quell’esercito che oggi sembra solido in realtà è un gigante dai piedi d’argilla.

Ecco una luce di altro tono rispetto a quella precedente, non è solo una questione di monopolio della forza, c’è il tema della diversità, di un altro mondo antagonista che cresce. E forse, nella chiave del lavoro che deve fare il tempo, con questo movimento di forze l’Iran può cadere, perché si corrode il pilastro dell’esercito, fatto di uomini che non possono vedere massacrare le donne, le madri, le figlie, le mogli. Siamo nel campo magnetico dell’amore che è il motore del mondo, insieme al suo fratello, l’odio. Attrazione e repulsione. Quella iraniana, insieme alla Cina, è l’opera in fieri. Parliamo dell’Antica Persia, dunque torniamo là, alla profondità delle radici del Vicino Oriente, che sono anche le nostre, remotissime eppure capaci ancora di farci vibrare. Tutto il Vicino Oriente è un’officina aperta, le petto-monarchie stanno usando i loro fondi sovrani per cambiare i loro investimenti, usano la moneta che arriva dall’Oil & Gas per costruire soft-power, dallo sport all’arte. Arabia Saudita, Emirati arabi, Qatar e altri sono in competizione diretta con l’Occidente nel primato sulla cultura. Chi pensa che non siano capaci si sbaglia, anche in questo caso occorre voltarsi indietro, matematica, astronomia, filosofia, arte e anche letteratura hanno radici in quel mondo così vicino e così lontano.
E la questione di Dio?
- Per l’Iran? Come insegna la storia, nessuna teocrazia resiste alla strage degli innocenti. Tutti temono la inevitabile secolarizzazione, sanno che ‘consuma’ l’anima, ma i sistemi chiusi finiscono per implodere.
Cosa le ha confidato il 2023?
- È un segreto, neanche io so esattamente quale sarà il suo scopo finale. Il mio era quello di accelerare la transizione, prima della pandemia il mondo in fondo era prevedibile, ma non più sostenibile. Fare previsioni a corto raggio non è così difficile, il problema è la direzione che prendono gli eventi nella timeline del tempo: la guerra finirà, il problema è il come; dire che ci sarà la recessione non svela l’impatto e la durata; vedere la corsa della tecnologia non è una scoperta, il tema è la ‘sostituzione’ accelerata dell’umano con l’Intelligenza Artificiale in una dimensione dove prevale il tempo di reazione automatico e il numero di dati elaborati; il crash delle cryptovalute non termina lo sviluppo della block-chain, lo reindirizza verso altre forme di investimento criptate; la frattura profonda dell’America è argomento di ogni giorno e siamo nella parabola degli imperi; la transizione energetica verso le fonti rinnovabili è rallentata, ma resta un elemento dinamico del futuro; sono riemerse le rivalità tra le grandi potenze (che non erano mai finite) e ci saranno altri conflitti; i cambiamenti climatici sono una sfida quotidiana che andrà verso l’adattamento; la Grande Noia dei social media e il Grande Viaggio, sono due elementi di grande interesse, sono i simosgrafo delle anime inquiete, l’evasione della massa verso ‘paradisi’ che non placano il desiderio ma lo moltiplicano, fenomeni del passaggio di un’era d’incertezza, un cambio di spartito con l’orchestra che fa rumore ma non suona. In sintesi, domina l’imprevedibile. In questo territorio con poche mappe l’umanità si muove tra stupore e spavento. Il 2023 avrà molto da fare. Come dice lei nel suo List?
Viviamo tempi interessanti. Forse troppo.
- Le posso assicurare che sarà così. Ora vado, la sabbia nella clessidra è finita. Nevica a raffiche.
La sente la musica di Handel? ‘Zadok The Priest’, sublime, regale, pura ascesa.
Chi le ha insegnato a suonare il piano?
- La musica è la matematica dell’universo, il maestro è il tempo stesso, possediamo il dono. Guardi le evoluzioni dei corpi celesti, sentirà la melodia nelle rotazioni, nelle orbite, nelle collisioni, nei raggi di luce, nella tempeste magnetiche, tutta la materia...suona. Stanley Kubrick, uno dei nostri, l’aveva capito. Il 2023 è arrivato per l’incoronazione, è il momento di andare.
Non ha un bagaglio?
- Ho solo una valigia di appunti da riordinare per la Nova Alexandria, l’Archivio dei Saggi.
A cosa serve?
- A rielaborare il tempo, sincronizzare gli eventi, ridurre le variazioni delle increspature, mantenere l’equilibrio cosmico. Era buono il suo Roku?
Troppo. Fino all’ultima goccia di neve.
- Vado, le auguro buon anno e ricordi questa parola: “Nankurunaisa”, il tempo sistema tutto.