14 Gennaio
Gas e benzina, cronache di un mite inverno
L'Europa finora è stata salvata dalle alte temperature medie, ma non è al sicuro e la bolletta resta un problema da risolvere prima di tutto a Bruxelles. Il prezzo dei carburanti e i fatti concreti del mercato degli idrocarburi che non si possono ignorare. Una guida alla realtà dello shock energetico che non è la "fine dell'abbondanza" ma l'ultima fermata degli illusionisti
Che succede? Guardate l'immagine che apre List: è una foto scattata dal satellite Copernicus Sentinel-2 nel gennaio 2023 che mostra le stazioni sciistiche di Flims, Laax e Falera in Svizzera. Sono senza neve. Le strisce bianche che vedete sono piste di neve artificiale. Stesso luogo, un anno prima, gennaio 2022:

Il satellite dell'Esa svela un anno dopo l'altro il clima mostra instabilità crescente, fenomeni ai quali siamo tutti esposti. Per un colpo di fortuna, questo incredibile scenario durante lo shock energetico è stato quello che ci ha salvato (per ora) da una crisi profonda, l'inverno finora è stato mite, il consumo di gas per riscaldamento, l'elettricità non ha raggiunto il picco temuto, i prezzi sono scesi, ma siamo sempre su livelli altissimi rispetto al 2021, guardate la curva storica del contratto Ttf del gas, mercato di riferimento per l'Europa, Amsterdam:
Siamo passati dai 17 euro per Megawattora del gennaio del 2021 ai 64 euro per MWh del gennaio 2023. La traduzione nella bolletta energetica del nostro paese è quella di un treno in corsa che travolge un'auto: imprese e famiglie pagano costi pesantissimi e senza i provvedimenti del governo Draghi e poi di quello Meloni sarebbe andata peggio. Ecco perché il governo guidato da Meloni ha destinato due terzi della legge di Bilancio (21 miliardi) al contrasto dello shock energetico. La realtà detta l'agenda, non i desideri irresponsabili dei demagoghi della politica che in queste ore raccontano favole. Non si può dire che "la crisi è finita" per la semplice ragione che dipende dal meteo e, come si dice, il tempo più che variabile è diventato pazzo.
L'Economist ricorda che l'Europa "è ancora a corto" di energia per un inverno rigido che potrebbe arrivare l'anno prossimo. Non siamo al sicuro perché "la domanda asiatica di gas è in aumento e...
Che succede? Guardate l'immagine che apre List: è una foto scattata dal satellite Copernicus Sentinel-2 nel gennaio 2023 che mostra le stazioni sciistiche di Flims, Laax e Falera in Svizzera. Sono senza neve. Le strisce bianche che vedete sono piste di neve artificiale. Stesso luogo, un anno prima, gennaio 2022:

Il satellite dell'Esa svela un anno dopo l'altro il clima mostra instabilità crescente, fenomeni ai quali siamo tutti esposti. Per un colpo di fortuna, questo incredibile scenario durante lo shock energetico è stato quello che ci ha salvato (per ora) da una crisi profonda, l'inverno finora è stato mite, il consumo di gas per riscaldamento, l'elettricità non ha raggiunto il picco temuto, i prezzi sono scesi, ma siamo sempre su livelli altissimi rispetto al 2021, guardate la curva storica del contratto Ttf del gas, mercato di riferimento per l'Europa, Amsterdam:
Siamo passati dai 17 euro per Megawattora del gennaio del 2021 ai 64 euro per MWh del gennaio 2023. La traduzione nella bolletta energetica del nostro paese è quella di un treno in corsa che travolge un'auto: imprese e famiglie pagano costi pesantissimi e senza i provvedimenti del governo Draghi e poi di quello Meloni sarebbe andata peggio. Ecco perché il governo guidato da Meloni ha destinato due terzi della legge di Bilancio (21 miliardi) al contrasto dello shock energetico. La realtà detta l'agenda, non i desideri irresponsabili dei demagoghi della politica che in queste ore raccontano favole. Non si può dire che "la crisi è finita" per la semplice ragione che dipende dal meteo e, come si dice, il tempo più che variabile è diventato pazzo.
L'Economist ricorda che l'Europa "è ancora a corto" di energia per un inverno rigido che potrebbe arrivare l'anno prossimo. Non siamo al sicuro perché "la domanda asiatica di gas è in aumento e aumenterà ulteriormente con il ritorno alla normalità dell'economia cinese. Come osserva la società di consulenza Timera Energy, il mercato del gas opera ancora al limite della capacità di offerta, il che significa che sono possibili forti oscillazioni dei prezzi". I problemi europei sono tutti là, visibilissimi, e l'Unione con i suoi 450 milioni di abitanti è praticamente prigioniera del bollettino meteo. Cosa fa un governante di fronte a questo scenario di incertezza? Usa la testa, agisce con prudenza, prende decisioni responsabili nell'interesse della nazione.
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Domanda sul taccuino: quando si perde una nazione? Quando anche di fronte all'evidenza dei numeri, alla forza dei fatti, pensa di poter sfuggire alla realtà. All'Italia capita spesso, a ondate irregolari e in perenne continuità tra ieri e oggi. Il cosiddetto 'dibattito' sulla fiscalità dei carburanti (un capitolo del romanzo ad alta tensione degli idrocarburi) è entrato in questa dimensione e non ne uscirà per la semplice ragione che si sono formate due 'tifoserie' che niente hanno a che fare con l'oggetto e il soggetto, le accise e l'equilibrio del Fisco. I due partiti sono facili da individuare: contro Meloni e a favore di Meloni, il tema è da giostra del populismo, il prezzo della benzina. Si tratta di una discussione sui prodotti raffinati (e già dovrebbe venire il capogiro a gran parte di coloro che ne disquisiscono, senza aver mai visto una raffineria, un pozzo di estrazione di petrolio, la distribuzione e la logistica) che è stata declinata in maniera grezza. E il capo del governo ha mostrato il coraggio della scelta giusta e coraggiosa, impopolare ma corretta, per l'oggi e il domani.
Ho già elencato i fatti (ripeto, i fatti) per cui in questo momento (e per il domani si vedrà) è saggio non toccare le accise, li riassumo:
1. Il Fisco pesa sul prezzo della benzina per il 58% (e 51% per il gasolio), un record che nessun governo della Repubblica ha mai cancellato perché quelle entrate sono diventate un elemento strutturale che finanzia la spesa pubblica, sono essenziali per il funzionamento dello Stato, la comunità di tutti noi;
2. Lo sconto sulle accise secondo l'Unione europea ha almeno due effetti controproducenti: a) lo sconto è un incentivo al consumo di idrocarburi e all'uso delle auto a motore termico, se dobbiamo fare il passaggio verso l'elettrico, è un controsenso; il secondo, è l'impatto climatico, che è l'obiettivo finale della transizione ecologica; b) sul piano dell'equità fiscale, lo sconto sulle accise si traduce in un vantaggio netto per le classi con i redditi più alti;
3. I sussidi a pioggia hanno mostrato enormi limiti, le politiche di governo responsabili devono limitarli e passare a provvedimenti mirati, verticali, efficaci. Anche in questo caso, è l'Unione europea a dare la linea;
4. I governi non sono organismi che fluttuano nel nulla storico e nel vuoto temporale. Agiscono in un dato spazio e tempo, in un contesto preciso. L'esecutivo di Meloni si trova nella peggior congiuntura dal dopoguerra, con una serie di sbalzi e rivoluzioni della Storia che non hanno ancora un punto d'arrivo. La guerra in Ucraina, le sanzioni alla Russia, hanno provocato un cambiamento radicale: un gigante dell'Oil & Gas, il principale fornitore dell'Europa, è diventato un problema di sopravvivenza energetica (e non solo). Il diesel, il motore del commercio (le merci viaggiano su gomma, date un'occhiata a cosa si muove sull'asfalto) dipende dalle raffinerie russe e il prezzo sale in base alla disponibilità. Risposta dell'intelligente a prescindere: raffiniamo di più? Applausi, mai sentito parlare di 'capacità' produttiva? E di investimenti? Consiglio visita a una raffineria, per sapere, per capire.
5. L'Italia ha un problema con la rete distributiva e la logistica dei carburanti, nessun governo lo ha mai risolto: la rete delle pompe di benzina è polverizzata, sono 21 mila e ne basterebbero 15 mila. Sono elementi di costo (distribuzione, esercizio etc.) che pesano in maniera determinante e producono inefficienze nel sistema;
6. Quanto ai benzinai e alle speculazioni, si tratta di fenomeni limitatissimi, perché il prezzo è libero ma i margini per alzarlo sono minimi: il listino del carburante si compone attraverso una serie di passaggi dove i benzinai non toccano palla. La materia prima viene estratta dalle compagnie petrolifere che lavorano in concessione, pagano diritti di sfruttamento (e i contratti variano a seconda dei paesi), la materia prima è degli Stati produttori che non sono all'anno zero, sono paesi che hanno fondato decenni fa le loro compagnie - oggi dei giganti - impegnate nei vari settori dell'upstream, midstream e downstream. Cosa c'è dietro queste tre parole del gergo del settore? Un processo complesso e completo, questo:

Dall'estrazione alla distribuzione finale intervengono una serie di intermediari (a cominciare dai broker per il trasporto, le petroliere e gasiere) sul prodotto fisico e la transazione finanziaria. Sono tutti attori indispensabili in un mercato difficile e affascinante che ha costituito un balzo nella civiltà e nel benessere di miliardi di abitanti del pianeta.

Consiglio la lettura di Energia e civiltà, un libro scritto da Vaclav Smil, uno dei più grandi scienziati della nostra epoca. Il libro è una cavalcata negli ultimi 10 mila anni di storia, nel capitolo sulla 'civiltà delle fonti fossili' si racconta quello che dimenticano quasi tutti, questa fase ha garantito "lunghi periodi di crescita economica sostenuta che ha generato grande ricchezza, ha migliorato la qualità della vita per una buona parte della popolazione mondiale e, infine, ha favorito l'emergere di economie di servizi ad alto consumo energetico". Energia e civiltà è un libro di 600 pagine, bastano e avanzano per tornare sulla Terra a tutta velocità.
Per sapere, per capire, bisogna esplorare il mondo con umiltà, lavorare sodo, osservare i fenomeni, studiare e cercare non la soluzione perfetta (che non esiste mai) ma quella che per approssimazione si avvicina al meglio. Si chiama mondo del possibile. Guardate qui:

Questa è Eikon, è una piattaforma professionale di analisi dei mercati e trading (è il concorrente diretto di Bloomberg), quella qui sopra è la prima pagina del settore Energia (quella dedicata al solo petrolio), ogni elemento è cliccabile e apre notizie, grafici, foto, immagini satellitari, mappe, report, tutto quello che serve (e non basta mai) per essere informati e prendere decisioni. Il titolare di List la usa come strumento di analisi. Domanda: come si trasportano le materie prime energetiche? Gasdotti, oleodotti, navi. Mappa di Eikon in tempo reale sul traffico mondiale delle petroliere e gasiere e navi che trasportano merci e materiali vari:

Impressionante, è la realtà, non le chiacchiere che si fanno sul prezzo dei carburanti avendo a malapena compreso come si usa il distributore automatico alla stazione di servizio. Il mercato è un fatto fisico, prima di tutto. Ogni puntino è una nave che posso vedere nel dettaglio: compagnia, bandiera, rotta, porto di scarico e scarico, materiale trasportato, armatore, dati del registro internazionale, eventi critici. Posso naturalmente fare lo zoom e isolare zone marine e terrestri, porti, infrastrutture. Altro esempio, la mappa dei gasdotti, oleodotti e infrastrutture energetiche:

Una limitata ragnatela di tubi, corre dove ci sono le risorse (il punto di carico) e dove si consumano (il punto di scarico). Terra e mare, questi sono gli elementi fisici con i quali occorre confrontarsi prima di affrontare un argomento. I carburanti non arrivano dal cielo, non sono bit, sono merci che prima devono essere estratte, raffinate, conservate, distribuite fino ad arrivare al consumatore. In questi passaggi, si forma il prezzo. Tutto il resto è la letteratura del mondo contemporaneo che ha scambiato il social media, lo storytelling virtuale, per un mondo reale nel quale tutti dicono tutto, una libertà che non conosce il limite dello studio, della conoscenza, della consapevolezza dei propri mezzi. Quel mondo, cari lettori di List, si sta avvitando, è finito.
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Quello che segue è l'editoriale che il titolare ha scritto per l'ultimo numero di WE - World Energy, la rivista di geopolitica dell'energia. Stampata in italiano e inglese, è una delle più autorevoli a livello internazionale per la qualità delle sue analisi e scenari.

Fare previsioni è il modo più veloce e sicuro per essere smentiti dalla storia, ma è un esercizio al quale non possiamo sottrarci, per vocazione che coincide (è una gran fortuna) con il mestiere. Questo numero di WE è dunque una collezione di scenari sul 2023 e quello che verrà (forse) nei prossimi decenni. Opera da Prometeo e fatica di Sisifo (la forza dei miti greci, ecco una cosa che non muore), questo viaggio nel prossimo futuro (oggi e domani) è un’occasione per ritornare su alcune lezioni del nostro tempo, sono note personali, appunti sul taccuino del cronista.

Abbiamo vissuto uno shock multiplo, una sequenza di eventi che hanno visto la collisione di due mondi: il materiale e l’immaginario. L’immaginario ha dominato gli ultimi dieci anni, spinto dalla digitalizzazione, dall’idea che ogni ‘cosa’ fosse riducibile a puro dato e immagine, codificata in bit e pixel. L’ascesa dei titani della Silicon Valley, la metamorfosi dell’economia in ‘discorso computerizzato’, hanno guidato i ‘bisogni’ e i corsi azionari. Tutto è diventato opinione volatile, settori vitali della produzione sono stati etichettati come ‘old economy’, pronti all’archiviazione nel cloud delle sorti progressive dei server e dell’algoritmo. L’eliminazione della ‘fisicità’, delle cose, delle molecole, è stato il mantra, il risultato è stato l’esplosione della domanda di prodotti digitali, connessioni e punti d’accesso senza uscita.

Questo mondo nel 2022 è imploso: sta accadendo sotto i nostri occhi, la Grande Noia è arrivata. I corsi azionari delle Big Tech sono in caduta libera, la pandemia ha rappresentato il loro picco e la loro fine. Per proseguire la marcia devono ‘inventare’, in maniera compulsiva, nuovi bisogni immateriali, dirottare i desideri, ma sono giunti al livello di saturazione e il prossimo passo per loro è attingere all’officina del biotech in una sceneggiatura che s’avvicina sempre più alla distopia. La grande scoperta è arrivata mentre l’alienazione toccava l’acme dell’aperitivo su Zoom: abbiamo bisogno di movimento, di spazio, di materie prime, di energia, di contatto, di vita che si esprime nella fisicità. In un perfetto paradosso da romanzo, la crisi dei semiconduttori ha rivelato il corto-circuito della contemporaneità, senza la tavoletta di silicio, il cuore e il cervello della nostra società non funzionano. La realtà ha cominciato a bussare alla porta proprio nel territorio di chi aveva pensato di levigarla, eliminarla con la felicità del metaverso.

La rivincita dell’hardware sul software. Il secondo passaggio del ritorno sulla Terra è arrivato con la fine dei lockdown: la produzione è ripartita a razzo, le aspettative sono diventate esponenziali, i sussidi e le politiche monetarie hanno spinto i prezzi, la domanda (e la scarsità, principio economico dimenticato) di idrocarburi ha ricordato ai governanti che le economie dei paesi avanzati (e non) funzionano con il petrolio, il gas, la benzina e il diesel. La realtà, puntuale, onesta, inesorabile. Così la Germania ha riacceso le centrali a carbone e il Giappone riavviato il suo programma per la produzione di energia nucleare. Tutti i governi sono a caccia di idrocarburi dopo averne predicato la fine e indotto uno stop globale degli investimenti. Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha detto che “è finita l’era dell’abbondanza”, anche questa affermazione potrebbe rivelarsi sbagliata (per eccesso o per difetto, leggere la storia dell’ascesa e caduta dell’impero romano), in ogni caso il 2022 è parte di un nuovo ciclo storico che è cominciato alla fine del 2019 quando in Cina, a Wuhan, comparve un agente invisibile, il nuovo coronavirus.

Siamo ancora dentro questa storia, la Cina in poche settimane è passata dalla politica Zero Covid alla riapertura delle frontiere, con un andamento dei contagi esponenziale, tanto da costringere il governo di Pechino ad annullare i bollettini quotidiani sull’epidemia. Nessuno può dire quali saranno gli esiti di questo esperimento sociale, Xi Jinping ha dovuto fare marcia indietro sui lockdown per evitare l’instabilità del paese di fronte alle manifestazioni di protesta e al crollo della produzione, ora deve affrontare la crisi sanitaria e i costi, ancora una volta, si ribalteranno anche sull’Occidente.

Il materiale, il corporeo, il reale, si è ripreso il suo dominio: con il rischio biologico, il cambiamento climatico (le miti temperature dell’inverno in Europa e il blizzard artico in America), la minaccia di una guerra nucleare, mai così concreta dai tempi della crisi dei missili di Cuba del 1962. Sul calendario dell’Europa nel 2022 c’è un Natale di guerra, pochi lo ricordano. Accettare la sfida del 2023 significa studiare questi fenomeni, abbandonare schemi che si sono già rivelati fallimentari (e pericolosi), aprire la mente, non farsi accecare dagli -ismi che hanno prodotto giganteschi abbagli. Sì, è finita un’era. Non è quella dell’abbondanza, è quella degli illusionisti.