13 Marzo
Doppio crac. Gli americani si sono distratti un'altra volta
Borsa in profondo rosso dopo il fallimento di Silicon Valley Bank e quello di Signature. Cosa sta succedendo? Il modello della crescita esponenziale nel settore hi-tech, il buco della vigilanza sulle banche, la politica monetaria di rialzo dei tassi della Federal Reserve. I mercati sono nervosi, si teme il contagio all'intero sistema, ma le condizioni non sono quelle del 2007/2008. Un tour nel sogno californiano
Sognando la California, nel 1987 andai a San Francisco a setacciare nuove imprese da assicurare, un divertissement non la mia corsa all'oro, non avevo certo intenzione di cambiare settore, lo shipping era ricco e in espansione (con il futuro ingresso della Cina nel WTO) e mi divertiva il modo con cui gli armatori guardano il mondo (Aristotele Onassis diceva: “Non bisogna correre dietro ai soldi. Bisogna andar loro incontro”), ma il gran tour della vita mi fece incontrare Josephine. Goccia dopo goccia, il tempo di un calice d’assenzio al Café de Flore: “Ismaele, andiamo San Francisco, ci sono dei giovani che stanno facendo un’altra rivoluzione”. Alla parola ‘rivoluzione’ i suoi occhi verdi s’accendevano di molotov, una rentière che mi parlava di Allen Ginsberg, aveva frequentato i gruppi psichedelici tra la fine degli anni Sessanta e la prima metà dei Settanta, dove c’era qualcosa di nuovo (meglio se incendiario), c’era anche lei. Le dissi “partiamo”, con l’idea di fare una gita. Non lo fu (una gita), pensavo di mettere insieme il tris distrazione-attrazione-assicurazione, chiudere qualche contratto con i nuovi produttori di personal computer e invece si aprì un mondo, il boom di Internet. Non è mai stato la mia passione, sono sempre rimasto all’ancora nel porto della ‘old economy’ - l’ho sempre vista come una questione di solidità e bisogni primari - e visto che ormai nuoto nel mare nei miei anni d’argento, la cosa mi va più che bene.
I fondamentali del business, con il cattivo o il brutto tempo, sono sempre quelli e la domanda fin dalla nascita del capitalismo è solo una: dove sono i soldi? Il crac della Silicon Valley Bank ha colto tutti di sorpresa, ma è un altro evento del darwinismo californiano, dove le cose nascono e muoiono in fretta. Quando nel 1987 fece...
Sognando la California, nel 1987 andai a San Francisco a setacciare nuove imprese da assicurare, un divertissement non la mia corsa all'oro, non avevo certo intenzione di cambiare settore, lo shipping era ricco e in espansione (con il futuro ingresso della Cina nel WTO) e mi divertiva il modo con cui gli armatori guardano il mondo (Aristotele Onassis diceva: “Non bisogna correre dietro ai soldi. Bisogna andar loro incontro”), ma il gran tour della vita mi fece incontrare Josephine. Goccia dopo goccia, il tempo di un calice d’assenzio al Café de Flore: “Ismaele, andiamo San Francisco, ci sono dei giovani che stanno facendo un’altra rivoluzione”. Alla parola ‘rivoluzione’ i suoi occhi verdi s’accendevano di molotov, una rentière che mi parlava di Allen Ginsberg, aveva frequentato i gruppi psichedelici tra la fine degli anni Sessanta e la prima metà dei Settanta, dove c’era qualcosa di nuovo (meglio se incendiario), c’era anche lei. Le dissi “partiamo”, con l’idea di fare una gita. Non lo fu (una gita), pensavo di mettere insieme il tris distrazione-attrazione-assicurazione, chiudere qualche contratto con i nuovi produttori di personal computer e invece si aprì un mondo, il boom di Internet. Non è mai stato la mia passione, sono sempre rimasto all’ancora nel porto della ‘old economy’ - l’ho sempre vista come una questione di solidità e bisogni primari - e visto che ormai nuoto nel mare nei miei anni d’argento, la cosa mi va più che bene.
I fondamentali del business, con il cattivo o il brutto tempo, sono sempre quelli e la domanda fin dalla nascita del capitalismo è solo una: dove sono i soldi? Il crac della Silicon Valley Bank ha colto tutti di sorpresa, ma è un altro evento del darwinismo californiano, dove le cose nascono e muoiono in fretta. Quando nel 1987 fece il tour delle cantine della Napa Valley, alcuni proprietari con il fiuto per gli affari mi dissero: “Se vuoi investire qui, vai a Santa Clara, Silicon Valley Bank, chiedi di Roger V. Smith”. Non chiesi nulla, non vidi Smith, preferivo le carene delle navi e il carbone di Rotterdam. La Silicon Valley era (è) un gioco tutto americano, un poker al buio nel saloon con due mani finali: diventare ricco in fretta o rovinarti subito. Nella seconda metà degli anni Ottanta la California era il racconto dell’hardware che risolve tutto (quasi niente), degli uffici e delle case da sogno, della crescita di valore delle vigne e cantine (oltre 4 miliardi di dollari di SVB sono stati prestati alle aziende vinicole), ma la banca fondata da Smith, Bill Biggerstaff e Robert Medearis salì subito a bordo del futuro, il treno digitale, specializzandosi nel lancio di startup dove in realtà c’è sempre un po’ di tutto (anche le botti di rovere francese per affinare il vino).
Un lavoro prezioso, quello di SVB, perché senza gli impieghi delle banche non c’è impresa. Il settore hi-tech è cresciuto per trent’anni senza troppi ostacoli, con grande distruzione creativa (anche lo scoppio della bolla dot-com nel 2000 fu nient’altro che una selezione naturale), nasci e muori, cadi e ti rialzi. Non era la bolla dei tulipani, ma un salto tecnologico che accompagnava l’ascesa dell’economia dei servizi, l’espansione dell’office (e relativa crescita immobiliare), dell’hardware (pc, connessioni, reti), del software (programmi di gestione, email, search box di Google, cloud computing e ora Intelligenza Artificiale), della mobilità (con l’esplosione dello smartphone dal 2010) e l’espansione dei social media che ora annaspano, il primo segnale del cambio di stagione. Finché quotazione, capitalizzazione, ricavi e cash flow corrono non ci sono problemi, la differenza è sempre un guadagno a doppia cifra, il pezzo difficile del concerto del denaro arriva quando il macchinista frena senza avviso, si ferma alla stazione sbagliata e devi restituire i soldi dei depositanti, ‘bank run’.
Sintesi della situazione di SVB secondo il Wall Street Journal: “La banca è cresciuta troppo velocemente, prendendo in prestito denaro a breve termine da depositanti che potevano chiedere di essere rimborsati in qualsiasi momento, e investendolo in attività a lungo termine che non era in grado, o non voleva, vendere”. Gli affari sono una questione di tempismo, tra il lungo e il corto c’è l'Eldorado del guadagno. Se vanno in cortocircuito i tempi, arrivano i guai. Silicon Valley Bank è saltata per questo, non è un problema solo di obbligazioni e tassi crescenti, ma di sbilancio della liquidità, il passaggio alla cassa.
I mercati sono nervosi (è il minimo che possa accadere), gli investitori si chiedono "chi sarà il prossimo?". Se parte il ‘bank run’, il caso di SVB diventa un contagio. Tutti hanno il radar acceso, la gestione della crisi è nelle mani del presidente Joe Biden, del Tesoro guidato da Janet Yellen, della Federal Reserve pilotata da Jay Powell. “La banca non sarà salvata”, ha detto Yellen e per il vostro Ismaele, che ha conosciuto la crisi innescata dal fallimento di Lehman Brothers (e chi ne ha gestito il trapasso) non è un buon segnale, ma Yellen ha esperienza (non le bastò a vedere galoppare l'inflazione, ma questa è un'altra storia), c’è dunque da sperare che non si commettano gli errori del passato.
Il dato visibile è che la vigilanza americana sulle banche, ancora una volta, non ha funzionato. L’hanno riformata dopo la crisi finanziaria del 2007/2008, ma non è bastato a evitare un altro crac. Nella notte un’altra banca è saltata, Signature Bank, sede principale a New York, è un altro cattivo segnale sulla qualità dei regolatori americani. Il crac di Signature è figlio di SVB, panico: nella sola giornata di venerdì i depositanti sono corsi a ritirare miliardi di dollari, secondo ’bank run’.
Se la situazione di SVB e Signature Bank è ‘sfuggita’ ai revisori, alle agenzie di rating, alla Fed e alla Securities and Exchange Commission (Sec), cos’altro c’è che non sappiamo? Per ora il problema del contagio è solo teorico, il rischio di un effetto domino sul sistema finanziario americano, non siamo nella situazione della bolla del 2007/2008, non c’è la mina dei mutui subprime. Una buona abitudine per vedere che aria tira è quella di guardare nel portafoglio dei cittadini, non bisogna sottovalutare le condizioni di stress finanziario crescente per gli americani con i redditi medio-bassi, dipendono dal credito per pagare le loro spese settimanali e l’inasprimento dei tassi (chi tra i lettori di List ha il mutuo a tasso variabile sa di cosa sto parlando) ha un effetto immediato sulla capacità di spesa e sulla disponibilità di cassa. È evidente che questo scenario potrebbe mettere in discussione la politica di rialzo dei tassi della Federal Reserve, un bel rompicapo per Jay Powell: il governatore della Fed deve fare lo slalom tra inflazione alta, crac bancari (che per ora appaiono gestibili), stress del credito al consumo e mutui sulla casa. Secondo il capo economista di UBS, Paul Donovan, “l’approccio implacabile del presidente della Fed Powell ‘rialzo, rialzo, rialzo’ non si è mai fermato a considerare l'impatto delle precedenti strette. L'incertezza creata dagli errori di politica monetaria di giugno e l'incapacità di fornire una filosofia di politica monetaria a fronte di un'inflazione guidata dagli utili hanno aggiunto inutili rischi ai mercati”.
Impatto sull’Italia? L’indice dei titoli bancari a Piazza Affari aveva cominciato a flettere nella seduta di venerdì (-2,75%), l’indice Ftse Mib stamattina è in profondo rosso (siamo a -4%) e il settore bancario ha numeri da thriller, il problema ‘esterno’ per ora ha un impatto sulla Borsa, ma il suo effetto su rating sovrano, tassi di interesse, condizioni del credito non tarderà a farsi sentire. Siamo in quella fase della storia che i marinai genovesi riassumono così: “Il buon marinaio si riconosce con il cattivo tempo”.
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Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.