24 Agosto
Un finale che era già scritto
La morte di Yevgeny Prigozhin, il capo del gruppo Wagner. L'abbattimento dell'aereo, le conferme delle autorità russe, il silenzio di Putin, l'epilogo di uno scontro tra ex amici che era iniziato con il golpe del mercenario ed è finito con il contro-golpe dell'uomo del Cremlino, la storia russa si ripete
Yevgeny Prigozhin è morto. Con lui anche il comandante militare del gruppo Wagner, Dmitry Utkin. A Mosca ne sono certi, i rottami del jet precipitato tra Mosca e San Pietroburgo sono quelli dove viaggiava il capo di Wagner, la lista dei passeggeri conferma, le autorità russe hanno individuato i corpi. L'aereo (un Embraer Legacy 600 con a bordo 10 persone, 7 passeggeri e 3 membri dell'equipaggio) secondo il canale Telegram Grey Zone, vicino a Wagner, è stato "abbattuto dalla contraerea russa" nella regione di Tver, vicino al villaggio di Kuzhenkino alle 18.20 ora locale (le 17.20 in Italia). Prigozhin è andato incontro a un destino già scritto, vittima di un 'incidente' (aereo, ma poteva essere altro e altrove) che incidente non è. Golpe e contro-golpe, la storia della Russia è un eterno ritorno.
Yevgeny Prigozhin in una delle ultime immagini dopo il tentativo di golpe (Foto: Epa).di Marco Patricelli
È roba da russi stappare le bottiglie di con la šaška, la sciabola dei cosacchi: un colpo netto e zac!, si può brindare. Anche in caso di incidente aereo, che a volte è un problema e altre volte i problemi li risolve di netto, come un colpo di sciabola ben assestato. Non c’è alcun dubbio che la morte del capo dell’esercito privato Wagner, Yevgeny Prigozhin, nello schianto del jet privato Embraer sui cieli di Tver’, qualche bottiglia di champagne al Cremlino l’ha fatta stappare. Francese, ovviamente, perché quello ucraino con cui brindava Stalin prima di aprire i rubinetti della vodka, non va più di moda a Mosca. Vladimir Putin, certamente, non verserà una lacrima per l’ex amico protagonista del golpe-non golpe che ha incrinato la sua leadership. Era diventato un problema che secondo i cremlinologi si sarebbe stato risolto in un modo o nell’altro, secondo un ricco copione che prevede...
Yevgeny Prigozhin è morto. Con lui anche il comandante militare del gruppo Wagner, Dmitry Utkin. A Mosca ne sono certi, i rottami del jet precipitato tra Mosca e San Pietroburgo sono quelli dove viaggiava il capo di Wagner, la lista dei passeggeri conferma, le autorità russe hanno individuato i corpi. L'aereo (un Embraer Legacy 600 con a bordo 10 persone, 7 passeggeri e 3 membri dell'equipaggio) secondo il canale Telegram Grey Zone, vicino a Wagner, è stato "abbattuto dalla contraerea russa" nella regione di Tver, vicino al villaggio di Kuzhenkino alle 18.20 ora locale (le 17.20 in Italia). Prigozhin è andato incontro a un destino già scritto, vittima di un 'incidente' (aereo, ma poteva essere altro e altrove) che incidente non è. Golpe e contro-golpe, la storia della Russia è un eterno ritorno.
Yevgeny Prigozhin in una delle ultime immagini dopo il tentativo di golpe (Foto: Epa).di Marco Patricelli
È roba da russi stappare le bottiglie di con la šaška, la sciabola dei cosacchi: un colpo netto e zac!, si può brindare. Anche in caso di incidente aereo, che a volte è un problema e altre volte i problemi li risolve di netto, come un colpo di sciabola ben assestato. Non c’è alcun dubbio che la morte del capo dell’esercito privato Wagner, Yevgeny Prigozhin, nello schianto del jet privato Embraer sui cieli di Tver’, qualche bottiglia di champagne al Cremlino l’ha fatta stappare. Francese, ovviamente, perché quello ucraino con cui brindava Stalin prima di aprire i rubinetti della vodka, non va più di moda a Mosca. Vladimir Putin, certamente, non verserà una lacrima per l’ex amico protagonista del golpe-non golpe che ha incrinato la sua leadership. Era diventato un problema che secondo i cremlinologi si sarebbe stato risolto in un modo o nell’altro, secondo un ricco copione che prevede storicamente anche l’incidente aereo.
Si brindò pure nel luglio del 1943, a Mosca, quando da Gibilterra arrivò la notizia del disastro di un quadrimotore B-24 Liberator, che si era schiantato 16 secondi dopo il decollo. L’unico sopravvissuto era il tenente cecoslovacco Eduard Prchal, pilota espertissimo che era alla cloche, ma tra i rottami era rimasto il generale Władysław Sikorski, capo del governo in esilio e comdante in capo dell’esercito polacco. Sikorski era una spina nel fianco del Cremlino. Quando ad aprile erano state scoperte le fosse di Katyn, dove la polizia segreta staliniana aveva sterminato con un colpo alla nuca e seppellito migliaia di ufficiali polacchi i cui cadaveri erano stati rinvenuti dai tedeschi, Sikorski aveva preteso una commissione indipendente d’inchiesta della Croce rossa internazionale. Stalin il 25 aprile aveva rotto le relazioni diplomatiche col governo polacco a Londra, con cui i rapporti erano stati sempre tesi, accusandolo di collaborazionismo con i nazisti. Winston Churchill, per mantenere in piedi l’alleanza anti-hitleriana con l’Unione Sovietica, aveva preteso da Sikorski un dietrofront i cui toni denunciavano chiaramente le pressioni ricevute. I polacchi, però, su Katyn non demordevano, e questo per l’Urss era un grosso problema, poiché i sovietici erano accusati di utilizzare gli stessi metodi dei nazisti con i quali avevano firmato il 23 agosto 1939 il Patto Ribbentrop-Molotov per spartirsi la Polonia e i Paesi Baltici.
Sikorski era un uomo sulla cui drittura morale non c’erano tare da fare. Eroe della guerra vittoriosa contro i bolscevichi, durante la svolta autoritaria del “regime dei colonnelli” era andato in esilio volontario a Parigi, ma quando la Polonia era stata attaccata era tornato per combattere accantonando rancori e rivalse. Era la personalità più di prestigio a livello internazionale. Era riuscito assieme al generale Władysław Anders a ottenere la liberazione dei soldati polacchi e delle loro famiglie rinchiusi da Stalin nei lager siberiani, per creare un esercito per combattere Hitler, ricostituito in Medio Oriente, dove si era recato per un’ispezione in quell’estate del 1943. Il 4 luglio il suo aereo Liberator era ripartito da Gibilterra alla volta di Londra ed era subito precipitato. Prchal, pilota personale di Sikorski, sosterrà che il B-24 non rispondeva più ai comandi. Era apparso subito chiaro che dovesse trattarsi di un sabotaggio. Ma chi poteva essere stato? E perché? Della cosa si occupano subito i servizi segreti britannici che a Gibilterra sono coordinati da Kim Philby. Quel 4 luglio, guarda caso, a Gibilterra c'è anche il vice presidente del Consiglio dei commissari del popolo e vice ministro degli esteri Andrej Januar'evič Vyšinskij, che deve rientrare a Mosca. Vyšinskij nel 1935 è stato il grande regista delle "purghe staliniane", con la toga di procuratore generale, e dal 1939 è il braccio destro del dittatore. Sikorski in Medio Oriente aveva visto Anders, che aveva patito la prigione alla Liubjanka di Mosca e le torture della polizia stalinista, e sicuramente i due prima o poi si sarebbero rivolti a Roosevelt per chiedere di fare piena luce su quanto accaduto a Katyn, dove una commissione internazionale di cui faceva parte anche l’allora celebre anatomopatologo italiano Vincenzo Palmieri, aveva all’unanimità concluso che i corpi esumati erano stati sepolti quando quei territori erano sotto controllo dell’Armata Rossa e non nel periodo di occupazione della Wehrmacht. La morte del generale, oltre a togliere di mezzo un avversario pericoloso e determinato, ha come prima conseguenza politica la scissione delle sue cariche: al generale Kazimierz Sosnkowski il comando supremo e a Stanisław Mikołajczyk il vertice del governo. Il Cremlino, peraltro, reagisce con irritazione alla nomina di Sosnkowski perché era stato braccio destro del Maresciallo Józef Piłsudski nella guerra contro i russi nel 1920, su cui Stalin meditava da allora vendetta essendo stato sconfitto quando l’Armata Rossa sembrava a un passo dal conquistare Varsavia. E aveva ricoperto incarichi durante il regime dei "colonnelli". L’incidente aereo semplificava tutto e spianava persino il diktat sovietico alla Conferenza di Jalta (4-11 febbraio 1945) con cui Stalin si annetterà una grande fetta di Polonia e controllerà tutto il resto del Paese finito nella sua sfera d’influenza. Si scoprirà solo molti anni dopo che il capo dei servizi segreti inglesi a Gibilterra, Kim Philpy, faceva da sempre il doppiogioco per l’Urss. Nel 1963 riparerà a Mosca, dopo 27 anni di informazioni fornite al Nkvd e al Kgb, accolto con tutti gli onori e decorato con l’Ordine di Lenin. I documenti britannici sulla morte di Sikorski restano chiusi negli archivi del Cremlino e segretati.
I russi nel corso degli anni hanno asserito che sarebbero stati distrutti durante i bombardamenti, oppure perduti, irrilevanti, intrasmissibili perché vincolati. Gli storici polacchi, che ne conoscono persino la collocazione su informative dei loro servizi segreti, non hanno mai ottenuto accesso alle carte. Putin, peraltro, ha risegretato anche tutto quello che riguarda Katyn. Inutile, pertanto, illudersi che su Prigozhin se ne saprà di più e presto. A Mosca l’enigma è sempre avvolto dal mistero, anche quando tutto sembra o sembrerebbe chiaro.
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esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.