1 Novembre
Il mostro antisemita
Stelle di David sui muri delle case e dei negozi di Parigi, le pietre d’inciampo bruciate a Roma, nel quartiere di Trastevere. La caccia all'ebreo come programma politico, il sostegno ai tagliagole di Hamas. La guerra in casa e il passato che ritorna
L’antisemitismo è tornato. In verità non se ne è mai andato, c’erano tutti i segni della sua presenza in cronaca, ma il supporto a Hamas che si sfila nelle piazze d’Occidente lo ha incoraggiato a uscire di nuovo allo scoperto. Dopo gli inni su “From the River to the Sea, Palestine Will Be Free” (che significa la cancellazione di Israele dalla carta geografica, visto che “the River” è il fiume Giordano e “the Sea” è il Mar Mediterraneo, esattamente il piano di Hamas), i cartelli dove si incita a uccidere gli israeliani, a Parigi sono comparse una sessantina di stelle di David sui muri delle case e dei negozi degli ebrei (nella foto che apre List), come durante il nazismo, le deportazioni, l’era di Hitler e della Germania del Terzo Reich. A Roma, nel quartiere di Trastevere, un altro inquietante fatto: hanno tentato di dare fuoco a due “pietre d’inciampo” (nella foto qui sotto).
Nel frattempo, chi non vuol vedere cosa sta accadendo, può darsi un’istruzione sulle reali intenzioni di Hamas che minaccia perfino l’Italia. Cos’altro serve per vedere la realtà? L’onestà che troppi non hanno.
La realtà è che la guerra in Medio Oriente sta mostrando il peggio dell’Europa che era finito sotto il tappeto, stanno emergendo tutti gli errori della politica europea, non solo quella estera. La sfida non riguarda solo gli Stati Uniti (con due fronti aperti, in Ucraina e in Israele), l’Europa sta esponendo direttamente sulle strade delle capitali la follia dei cortei che invocano il jihad, la guerra contro l’Occidente, la caccia all’ebreo, l’uccisione degli “infedeli”. Abbiamo già dimenticato che a Bruxelles qualche giorno fa un richiedente asilo tunisino (che era sbarcato a Lampedusa, en passant) ha ucciso due cittadini svedesi a colpi di fucile mitragliatore. Non vediamo che sinagoghe e scuole ebraiche sono vandalizzate....
L’antisemitismo è tornato. In verità non se ne è mai andato, c’erano tutti i segni della sua presenza in cronaca, ma il supporto a Hamas che si sfila nelle piazze d’Occidente lo ha incoraggiato a uscire di nuovo allo scoperto. Dopo gli inni su “From the River to the Sea, Palestine Will Be Free” (che significa la cancellazione di Israele dalla carta geografica, visto che “the River” è il fiume Giordano e “the Sea” è il Mar Mediterraneo, esattamente il piano di Hamas), i cartelli dove si incita a uccidere gli israeliani, a Parigi sono comparse una sessantina di stelle di David sui muri delle case e dei negozi degli ebrei (nella foto che apre List), come durante il nazismo, le deportazioni, l’era di Hitler e della Germania del Terzo Reich. A Roma, nel quartiere di Trastevere, un altro inquietante fatto: hanno tentato di dare fuoco a due “pietre d’inciampo” (nella foto qui sotto).
Nel frattempo, chi non vuol vedere cosa sta accadendo, può darsi un’istruzione sulle reali intenzioni di Hamas che minaccia perfino l’Italia. Cos’altro serve per vedere la realtà? L’onestà che troppi non hanno.
La realtà è che la guerra in Medio Oriente sta mostrando il peggio dell’Europa che era finito sotto il tappeto, stanno emergendo tutti gli errori della politica europea, non solo quella estera. La sfida non riguarda solo gli Stati Uniti (con due fronti aperti, in Ucraina e in Israele), l’Europa sta esponendo direttamente sulle strade delle capitali la follia dei cortei che invocano il jihad, la guerra contro l’Occidente, la caccia all’ebreo, l’uccisione degli “infedeli”. Abbiamo già dimenticato che a Bruxelles qualche giorno fa un richiedente asilo tunisino (che era sbarcato a Lampedusa, en passant) ha ucciso due cittadini svedesi a colpi di fucile mitragliatore. Non vediamo che sinagoghe e scuole ebraiche sono vandalizzate. Non abbiamo ancora realizzato che nelle metropoli d’Europa le forze di polizia sono uno sparuto gruppo di fronte alla folla di stranieri che invoca l’assassinio (è successo anche in Italia, a Monfalcone).
Ci sono politici che in modo equivoco sostengono tutto questo, con il silenzio, con balbettii che giustificano l’orrore, con il rovesciamento della verità su Hamas, su quello che è realmente Gaza, una città militarizzata che offre scudo ai tagliagole e canta quando viene ucciso un occidentale. Dopo l’assalto di Hamas in Israele il 7 ottobre scorso, le vie della città erano in festa. Tutto dimenticato, il mostro è Israele il cui diritto a difendersi viene interpretato dai benpensanti nel diritto a stare a guardare al massacro delle famiglie, agli oltre 8mila missili lanciati su obiettivi civili, centinaia ogni giorno, agli stupri delle donne, alle torture, alle decapitazioni dei bimbi. Hamas è il male nella sua espressione più lancinante. L’orrore chiama l’orrore e viene coperto dall’errore – a questo punto più che consapevole – di chi afferma che “la colpa è degli ebrei”. E allora ecco che le piazze si riempiono di estremisti che applaudono alla morte dell’occidentale. Ecco le stelle di David sui muri. Siamo all’inizio di un altro incubo.
L’Europa è di fronte a decenni di politiche migratorie gestite con l’illusione del multiculturalismo, dell’integrazione dello straniero che rifiuta i valori occidentali, la democrazia e lo stato di diritto. L’islamista oggi si sente incoraggiato nella sua missione, minaccia anche chi nella sua comunità ha trovato conforto e speranza nello Stato liberale. Può farlo perché ogni preoccupazione per il degrado della convivenza espresso da quella che era la maggioranza della popolazione dei paesi europei viene bollato come “islamofobia” e il risultato ora è esposto, visibile, è racconto in cronaca. L'esito drammatico è che i governi sono immobilizzati dalla paura del jihadista della porta accanto. Il conflitto sotterraneo nelle nostre metropoli è un’improvvisa rivelazione, è tagliente, minaccioso, dietro l’angolo.
***
Aspettando che il sonnambulismo abbia fine, ecco il bollettino della guerra in Medio Oriente.
01
Dodici soldati israeliani uccisi a Gaza
Nella guerra di Gaza è salito a 12 il numero dei soldati israeliani uccisi nelle ultime 24 ore in combattimenti ravvicinati con Hamas nel nord della striscia di Gaza. Dieci caduti facevano parte della brigata di fanteria Givati, mentre gli altri due erano carristi. "I risultati significativi dei potenti combattimenti nelle profondità della Striscia di Gaza purtroppo richiedono un prezzo elevato. Siamo preparati e pronti per una campagna lunga e complessa che richiede coraggio, determinazione e perseveranza: vinceremo", commenta il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant. "La caduta dei combattenti dell'IDF nelle battaglie contro i terroristi di Hamas a Gaza è un colpo duro e doloroso. I nostri cuori e pensieri sono con le loro care famiglie”.
02
Colpiti undicimila obiettivi
Sono stati oltre 11 mila dall'inizio della guerra gli obiettivi "delle organizzazioni terroristiche colpiti" a Gaza.. "Nel corso della notte - ha comunicato un portavoce dell’esercito israeliano - forze combinate hanno colpito numerosi obiettivi in tutta la Striscia, inclusi centri di comando operati e cellule terroristiche di Hamas". L'esercito ha poi ricordato che ieri a Jabaliya, vicino Gaza City, "numerosi terroristi si sono barricati in un edificio, vicino a una scuola, un centro medico e uffici governativi".
03
I terroristi nel campo di Jabalya
E’ quello che è avvenuto nel campo profughi di Jabalya dove l'esercito israeliano ha ucciso Ibrahim Biari, comandante della Brigata Jabalya di Hamas, insieme a decine di altri terroristi in un edificio situato nel cuore di un complesso civile. I danni subiti dall'edificio, utilizzato dai terroristi come rifugio, hanno causato il crollo dell'edificio e delle infrastrutture sotterranee sottostanti, che a loro volta hanno fatto crollare altri edifici nella zona.
04
La tigre di carta iraniana
L’Iran minaccia, ma per ora è solo una tigre di carta. “Tutti questi crimini sono commessi con il diretto sostegno degli Stati Uniti", ha affermato Ali-Akbar Velayati, il consigliere della Guida suprema dell'Iran Ali Khamenei, parlando delle operazioni di Israele nella Striscia di Gaza durante un colloquio telefonico con il vice capo di Hezbollah, lo sceicco Sheikh Naeem Qasim. I commenti sulla situazione in Israele e Palestina da parte del presidente degli Usa Joe Biden, "ricordano le crociate", ha aggiunto Velayati, come riporta l’agenzia iraniana Irna, affermando di essere "sicuro che il popolo della Palestina e di Gaza uscirà vincitore in questa incredibile lotta". Le minacce dell'Iran sono di bassa entità - a Teheran sanno benissimo di non essere al sicuro di fronte a una reazione americana - per ora vengono dallo Yemen. Israele aumenterà il numero di navi nell'area del Mar Rosso dopo il lancio di missili dallo Yemen.
Stamattina ha parlato l'ayatollah Ali Khamenei, la guida spirituale che agita lo spirito della guerra: "La vittoria finale, che non è troppo lontana, apparterrà ai palestinesi e alla Palestina. La gente di Gaza ha stimolato la coscienza umana con la sua pazienza. Anche nei paesi occidentali, in Inghilterra, in Francia e negli stati degli Stati Uniti, le persone escono in gran numero e cantano slogan contro Israele e il governo degli Stati Uniti. La loro reputazione è stata rovinata nel mondo". Khamenei usa la debolezza dell'Occidente per chiamare la guerra. La prova dei nostri errori.
05
Aperto il valico di Rafah (solo un po')
Le trattative, come in ogni guerra, proseguono. Il Qatar ha raggiunto un accordo con Egitto, Israele e Hamas - in coordinamento con gli Stati Uniti - per la liberazione dalla Striscia di Gaza, tramite il valico di Rafah con l'Egitto, di un numero imprecisato di ostaggi con doppia nazionalità e altri in gravi condizioni di salute.
06
L'intelligence americana non spiava più Hamas
Il Wall Street Journal afferma che le agenzie di intelligence statunitensi hanno smesso di spiare Hamas e altri gruppi palestinesi negli anni successivi agli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001 contro gli Stati Uniti. La Cia e le altre agenzie di intelligence hanno concentrato le risorse nella caccia ai leader di al-Qaeda e poi dell’Isis. A Washington hanno sperato nel lavoro di monitoraggio di Israele, ma come abbiamo visto, è stata una cattiva idea, i servizi segreti israeliani il 7 ottobre hanno fallito clamorosamente la loro missione.
07
Dilemma Biden: come finanziare la guerra
Bisogna tenere d’occhio quello che sta accadendo nel dibattito interno americano, siamo al giro di boa del 2024, l’anno del voto presidenziale. Joe Biden finora ha sostenuto con determinazione la guerra in Ucraina e mostrato agli Stati del terrore che sostengono Hamas che gli Stati Uniti sono pronti a far fuoco. Se qualcuno preme il grilletto contro Israele, la risposta americana sarà decisa. Biden ha rassicurato l’Europa, i partner della Nato e Israele, ma il Congresso ribolle di umori imprevedibili. Il presidente è il Commander in Chief, guida l’esercito americano in tempo di guerra e nel farlo deve finanziarlo.
Le richieste della Casa Bianca e del Partito democratico devono essere votate dai repubblicani, i quali guardano il bilancio e non sono disposti a appoggiare la spesa sociale di Biden che nei suoi primi due anni di presidenza ha speso 11.600 miliardi di dollari. Votare per finanziare la difesa, significa giungere a un compromesso con i repubblicani su altri settori di spesa. Lo farà? Non bisogna mai dimenticare che è stata questa amministrazione a ordinare il disastroso ritiro dall'Afghanistan che ha incoraggiato i tiranni a invadere l'Ucraina e colpire di nuovo Israele in Medio Oriente.
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conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.