4 Gennaio
Parlamentarie. Grillo ora cerca una classe dirigente
Nel taccuino di List c'è l'idea di Grillo: migliorare la selezione degli eletti in queste parlamentarie. Ci riusciranno? Lorenzo Castellani racconta il piano e il disegno politico. Fedeltà al Movimento? Michele Magno fa un viaggio nella storia e nell'utopia del vincolo di mandato.
di Lorenzo Castellani
È scaduto il timer per presentare la candidatura alle parlamentarie del Movimento 5 Stelle e gli osservatori più acuti della politica italiana si chiedono cosa uscirà dal cilindro gestito dalla Casaleggio Associati. Alle parlamentarie di cinque anni fa si presentò una marea di personaggi sconosciuti e mai eletti attratti dall’antipolitica e dall’idea innovativa del partito dei cittadini. Il copione è quello di allora, con solo qualche volto più noto. Erano i tempi dell’uno vale uno quando il Movimento si presentava come una massa variopinta formata dagli individui più vari e con una struttura piatta, priva di correnti e organi di direzioni. Tuttavia, la legge ferrea dell’oligarchia pronunciata dal politologo Roberto Michels al principio del ventesimo secolo ha investito in poco tempo anche il movimento di Grillo che, sotto l’impulso dei fondatori, ha selezionato volti e personalità diventati frontmen e direttorio del partito. Laddove c’è organizzazione, c’è oligarchia.
Grillo spesso ripete scherzosamente la battuta “sono a capo di un movimento di disadattati”.
I risultati di quelle prime parlamentarie on-line resteranno agli atti della storia per aver consegnato al paese la classe politica meno esperta di sempre. Tra i parlamentari grillini, in questi cinque anni, si è scoperta qualsiasi sfumatura della cultura post-moderna: da chi interpellava il Parlamento sulle sirene, a chi interrogava in merito a complotti, a chi metteva in discussione i risultati della scienza. Con questa materia prima così variegata ed incandescente il Movimento ha perso, per defezioni ed espulsioni, un consistente pezzo della propria classe parlamentare. Beppe Grillo non ha mai fatto mistero dell’inesperienza dei propri deputati e nemmeno delle stravaganze che l’algoritmo della Casaleggio Associati aveva prodotto. Più volte nei comizi successivi al 2013 lo si è sentito ripetere scherzosamente, ma non troppo, la battuta “sono a capo di un movimento di disadattati”.
All’interno del gruppo...
di Lorenzo Castellani
È scaduto il timer per presentare la candidatura alle parlamentarie del Movimento 5 Stelle e gli osservatori più acuti della politica italiana si chiedono cosa uscirà dal cilindro gestito dalla Casaleggio Associati. Alle parlamentarie di cinque anni fa si presentò una marea di personaggi sconosciuti e mai eletti attratti dall’antipolitica e dall’idea innovativa del partito dei cittadini. Il copione è quello di allora, con solo qualche volto più noto. Erano i tempi dell’uno vale uno quando il Movimento si presentava come una massa variopinta formata dagli individui più vari e con una struttura piatta, priva di correnti e organi di direzioni. Tuttavia, la legge ferrea dell’oligarchia pronunciata dal politologo Roberto Michels al principio del ventesimo secolo ha investito in poco tempo anche il movimento di Grillo che, sotto l’impulso dei fondatori, ha selezionato volti e personalità diventati frontmen e direttorio del partito. Laddove c’è organizzazione, c’è oligarchia.
Grillo spesso ripete scherzosamente la battuta “sono a capo di un movimento di disadattati”.
I risultati di quelle prime parlamentarie on-line resteranno agli atti della storia per aver consegnato al paese la classe politica meno esperta di sempre. Tra i parlamentari grillini, in questi cinque anni, si è scoperta qualsiasi sfumatura della cultura post-moderna: da chi interpellava il Parlamento sulle sirene, a chi interrogava in merito a complotti, a chi metteva in discussione i risultati della scienza. Con questa materia prima così variegata ed incandescente il Movimento ha perso, per defezioni ed espulsioni, un consistente pezzo della propria classe parlamentare. Beppe Grillo non ha mai fatto mistero dell’inesperienza dei propri deputati e nemmeno delle stravaganze che l’algoritmo della Casaleggio Associati aveva prodotto. Più volte nei comizi successivi al 2013 lo si è sentito ripetere scherzosamente, ma non troppo, la battuta “sono a capo di un movimento di disadattati”.
All’interno del gruppo parlamentare c’è chi è rimasto come era e chi ha imparato presto l’arte della politica. I ruoli politici si sono definiti immediatamente tra coloro che hanno impersonato l’ala movimentista, come Alessandro Di Battista e Paola Taverna, e chi ha scelto la strada delle istituzioni, come Luigi Di Maio. In particolare negli ultimi due anni il Movimento ha iniziato una serie di consultazioni molto interessanti agli occhi dell’analista politico per accreditarsi con il mondo finanziario, industriale e delle professioni. Anche con i media, all’epoca rifiutati tassativamente dagli eletti a 5 stelle, il rapporto è molto cambiato tanto che volti noti del mondo televisivo come Gianluigi Paragone hanno avanzato la propria candidatura alle prossime elezioni politiche. Ciò a significare che i grillini hanno attraversato un processo di normalizzazione rispetto a ciò che erano.

L’intendimento è chiaro: proporsi come forza di governo del paese, qualora voti e potenziali alleati lo permettessero. L’ultima pietra di questo percorso, però, deve essere ancora posata e le parlamentarie giocheranno un ruolo fondamentale. Formalmente nulla è cambiato, se non qualche cedimento sul fronte del garantismo nei confronti degli indagati, le regole restano le stesse e il codice per restare all’interno del Movimento 5 Stelle una volta eletti è ferreo e ben oltre la costituzionalità. Poco importa a Beppe Grillo che, con l’esperienza della Raggi a Roma, ha imparato quanto l’inesperienza e la mancanza di una classe dirigente possano creare problemi.
Queste parlamentarie saranno strumento per selezionare una classe parlamentare più competente rispetto a quella del 2013.
I taccuini di List hanno intercettato il piano, delle più alte sfere del Movimento 5 Stelle, di utilizzare le parlamentarie come strumento per selezionare una classe parlamentare più competente rispetto a quella del 2013 e depurata dalle personalità più estreme e stravaganti che si sono viste durante questa legislatura. È molto probabile che i candidati in posizioni eleggibili risultino, questa volta, un misto tra i parlamentari della diciassettesima legislatura e volti nuovi pescati dai mondi con cui il Movimento ha dialogato in questi anni. È certamente vero che un pezzo della classe dirigente italiana prova repulsione per gran parte del programma grillino, ma una poltrona al Parlamento può facilmente far superare le riserve. Se alla tecnologia della Casaleggio riuscirà questa operazione anche il tassello finale della normalizzazione sarà posto sul Movimento. In questo caso i grillini diventerebbero del tutto simili ai partiti tradizionali, almeno a livello di dinamiche interne, con una rigida divisione per correnti e un’unità esteriore garantita, come sempre, da Grillo e Casaleggio.
Questo cambiamento presenta anche dei rischi perché ricondurre alla ragionevolezza e nei ranghi chi non aveva nulla da perdere e si era ritrovato parlamentare con una manciata di voti on-line era sicuramente più facile rispetto a tenere a bada volti noti del giornalismo, professionisti, imprenditori e rappresentanti d’interessi e categorie. Senza dimenticare l’elevata litigiosità che permea da sempre questo pezzo di società italiana, in particolare se i grillini non dovessero essere al governo a spartirsi incarichi. Riusciranno i fondatori del Movimento a migliorare la propria classe parlamentare in termini di competenza e capacità e, allo stesso tempo, a tenere a bada lotte fratricide, capaci di distruggere un partito, che sembrano sempre essere dietro l’angolo nella politica italiana? È una delle domande più importanti a cui la diciottesima legislatura darà risposta.

Il mandato imperativo tra storia e utopia
di Michele Magno
Certamente, Signori, dev’essere gloria e felicità di ogni rappresentante vivere in stretta comunione e in corrispondenza con quanti lo hanno eletto. Le loro aspirazioni devono avere per lui la massima importanza ed essere degne del massimo rispetto…Ma la sua imparziale opinione, il suo maturo giudizio, la sua illuminata coscienza: quelli non li dovrà mai sacrificare a voi o a qualunque raggruppamento di esseri umani.
(Edmund Burke, discorso agli elettori di Bristol, 1774)
Introduzione del vincolo di mandato per deputati e senatori: sarà una delle bandiere della campagna elettorale del M5s. Con la benedizione di Beppe Grillo, per il quale "l'articolo 67 della Costituzione consente la libertà più assoluta ai parlamentari che possono fare, usando un eufemismo, il cazzo che gli pare". Del resto, non esiste qualche forma di mandato imperativo anche in Portogallo, India, Bangladesh, Panama e Sudafrica? In attesa che l'Italia segua questi luminosi esempi, provvede un'azienda privata, la Casaleggio Associati, a garantire per via privatistica la fedeltà dei neoeletti pentastellati ai deliberati della Rete. Se sgarrano, lo sappiamo, scattano multe salate ed espulsioni a raffica.
Una "rivoluzione costituzionale" che affonda le sue radici in un'idea di democrazia diretta in cui si riverbera il mito dell'agorà alla luce delle nuove tecnologie. Una sorta di rousseauvismo in salsa informatica, insomma, che esclude ogni mediazione tra cittadini e chi li rappresenta: i primi sono i "datori di lavoro" del secondo; il secondo è solo un "portavoce" dei primi. Un modello in cui la "fine della politica" prelude a un radioso futuro comunitario, nel quale tutti i partiti sono destinati a sparire. Ma, poiché questo futuro non è dietro l'angolo, occorre passare per una fase di transizione che esige, come nella vulgata stalinista della "dittatura del proletariato", ferrea disciplina interna e, appunto, mandato imperativo nelle istituzioni.
L'utopismo naïf dei padri del M5s è la caricatura di uno storico dibattito, che ha accompagnato il processo di formazione degli Stati nazionali e del parlamentarismo moderno (per chi vuole saperne di più, consiglio la lettura di un saggio di Gaetano Azzariti, “Cittadini, partiti e gruppi parlamentari: esiste ancora il divieto di mandato imperativo?”, in “Partiti politici e società civile a sessant'anni dall'entrata in vigore della Costituzione”, Jovene editore, 2009). Qui basti ricordare che è l’Ottocento liberale europeo a segnare il trionfo della libertà del parlamentare, pur nei limiti di un corpo elettorale ristretto e di una rappresentanza concepita come "scelta dei migliori".
Non così sull'altra sponda dell'Atlantico: nella seconda metà del diciannovesimo secolo era entrato in scena il "Progressive movement", uno schieramento trasversale di forze sociali e politiche unito nella lotta per la riforma dei partiti mediante le primarie e per la democrazia diretta mediante gli istituti del referendum e del "recall". Quest'ultimo, tuttora vigente in alcuni Stati degli Usa (e, con diverse motivazioni, anche in Giappone e in alcuni paesi latinoamericani), designava il potere degli elettori di rimuovere un pubblico ufficiale prima della scadenza naturale del suo incarico. L'istituto del "recall" fu utilizzato dalla Comune di Parigi (1871) nel suo esperimento di autogoverno municipale. Esaltato da Marx, nel 1917 ispirò Lenin nella organizzazione dei soviet degli operai e dei contadini, protagonisti dello sgretolamento dell'impero zarista. Il principio del mandato imperativo -cardine dell'ordinamento bolscevico- verrà poi inserito nella Costituzione dell'Urss del 1918.
Ben differente è stata l'avversione al libero mandato del più grande giurista del Novecento, Hans Kelsen. Strenuo difensore della Repubblica di Weimar (1919-1933) anche quando sembrava imminente il suo collasso, finisce col colpire al cuore le stesse fondamenta della democrazia pluralista. Secondo il teorico della dottrina pura del diritto, "la moderna democrazia si fonda interamente sui partiti politici, organi della volontà dello Stato e intermediari fra questo e gli individui, con la funzione di selezionare la classe dirigente e rappresentare i bisogni della società" ("Essenza e valore della democrazia", 1920-1921). Il ruolo del parlamentare viene così declassato da rappresentante della nazione a funzionario di partito. Il Parlamento kelseniano, in altre parole, è un organo tecnico di composizione della volontà dei partiti politici. Questa visione spinge il giurista praghese ad avanzare un'ipotesi eversiva: "Ci si potrebbe accostare all'idea di non costringere i partiti a mandare in Parlamento un certo numero, proporzionale alla loro forza di deputati individualmente determinati, che -sempre gli stessi- partecipino alla decisione di ogni più disparata questione, ma di lasciare ad essi la possibilità di delegare, a seconda delle esigenze connesse con la discussione e la deliberazione delle varie leggi, degli esperti scelti nel proprio seno, i quali partecipino di volta in volta alla decisione col numero di voti spettanti al partito secondo la proporzionale" ("Il problema del parlamentarismo", 1925).
Nel 1946 era del tutto chiaro che la disciplina di partito poteva condizionare la condotta del singolo parlamentare, ma non doveva mettere in discussione la sua autonomia.
Questa ipotesi ha un inevitabile corollario: poiché la funzione di un deputato è subordinata al suo rapporto fiduciario col partito, ne discende che egli deve decadere quando cessa di appartenere alla lista nella quale si è presentato. Si può dire, in conclusione, che Kelsen aveva visto giusto quando ravvisava nell'allargamento del suffragio e nei partiti di massa le cause principali della trasformazione del sistema parlamentare. Non può dirsi altrettanto, però, quando sacrifica il libero mandato sull'altare della ineluttabile incorporazione dei partiti nella vita statale.
Infatti, può il mediatore (il partito) sostituire il mediato (il rappresentante e, insieme, il rappresentato)? Se la risposta è sì, allora valgono le pagine di Carl Schmitt sul principio d'identità come base di legittimazione dei regimi totalitari, e l'inquietante conclusione cui perviene: "In particolare, una dittatura è possibile solo su un fondamento democratico" ("Dottrina della Costituzione", 1928). Se invece la risposta è no, perché significherebbe la resa alle forme più estreme di populismo, ogni stravolgimento dell'articolo 67 ("Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato") va respinto senza reticenze. Del resto, benché mutuato dall'articolo 41 dello Statuto Albertino (1848), i suoi estensori non erano ignari che la libertà del parlamentare doveva fare i conti con una società solcata da divisioni sociali e fratture territoriali profonde, e che i partiti di massa si erano ormai affermati come i principali collettori del consenso popolare.
Nel 1946, quando fu licenziato dalla seconda Sottocommissione, era del tutto chiaro che la disciplina di partito poteva condizionare la condotta del singolo parlamentare, ma non doveva mettere in discussione la sua autonomia. Lo ribadirà con chiarezza nel 1964 una sentenza della Consulta (relativa alla controversa nazionalizzazione dell'energia elettrica), laddove recita: "Il divieto di mandato imperativo comporta che il parlamentare è libero di votare secondo gli indirizzi del suo partito ma è anche libero di sottrarsene; nessuna norma potrebbe legittimamente disporre che derivino conseguenze a carico del parlamentare per il fatto che egli abbia votato contro le direttive del partito".
Oggi questo principio è sotto scacco. È contestato da una cultura politica dominata dal risentimento e dalla sfiducia: i cittadini devono essere i giudici inflessibili del potere, la democrazia non deve avere filtri. Nell’era della democrazia digitale "la selezione [della leadership] deve essere fatta dal basso, dai cittadini, che propongono le persone più adatte e di cui conoscono la storia e le competenze".
Questa citazione di Gianroberto Casaleggio è piuttosto interessante. Come hanno scritto Antonio Florida e Rinaldo Vignati (in "Quaderni di Sociologia", 65/2014), un pensiero "che affida il motore della storia al cambiamento tecnologico finisce per sfociare nell'idea del governo dei più capaci". Idea che però stride con la favola del cittadino comune. Non fortuitamente, negli scritti di Grillo e Casaleggio è ricorrente un giudizio contraddittorio sugli "esperti". Da un lato, vengono costantemente incensati per avallare le proposte formulate sul blog. In questo senso, l'expertise è contrapposta all'incompetenza dei parlamentari, nella prospettiva di un superamento tecnocratico della democrazia rappresentativa (anche se Kelsen non compare mai nel Pantheon del M5s). Dall'altro lato, essi vengono derisi quando si discostano dalle posizioni dei capi del movimento.
Grillo ha spesso sposato tesi eterodosse in campo medico e scientifico, invocando una democrazia diretta basata sul web che "prende decisioni in tempo reale senza delegarle ai cosiddetti esperti". Se poi, oltre che sulle enunciazioni teoriche, gettiamo uno sguardo sulla gestione del movimento, il gioco si fa scoperto: il metodo dell'appello agli elettori e ai seguaci del web è la spada sguainata contro l'indipendenza dei rappresentanti nelle istituzioni. Bisogna però dire le cose come stanno: le pulsioni di tipo plebiscitario del M5s riscuotono simpatie crescenti negli ambienti politici e sociali più disparati: dalla sinistra massimalista a quei ceti medi che, frustrati dalla crisi economica, non sono più tanto “riflessivi”. A ben vedere, tali pulsioni sono il barometro di un clima sempre più ostile alla "casta", in cui vengono partorite le ipotesi più stravaganti: si pensi, ad esempio, alla riscoperta della virtù del sorteggio come metodo di selezione delle élite. Se il clima è questo, non ci resta che sperare in congiunzioni astrali più benigne per l’Italia.
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5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.