10 Gennaio
Il lavoro povero
Il 90 per cento dei nuovi occupati dipendenti in Italia negli ultimi 12 mesi è a termine. Nessuno in campagna elettorale se ne occupa, serve lavoro stabile. "Me l'ha detto Renzi": la storia di De Benedetti, Renzi, le Popolari (e i giornali). L'incontro fra l'Homo Davos e quello di Trumpderthal.
L'Italia è in campagna elettorale e in uno scenario in cui tutti i partitanti danno i numeri, soprattutto quelli irrealizzabili, questa settimana l'Istat dà altri numeri sui quali bisognerebbe ragionare per il futuro: prezzi delle abitazioni (oggi), commercio al dettaglio (domani), produzione industriale (venerdì). La casa degli italiani, il bene principale; il commercio, i negozi, le piccole attività di una classe imprenditoriale bastonata dal Fisco; la seconda manifattura d'Europa che sostiene il Paese. Tutto questo nella girandola di dichiarazioni della politica non trova più spazio, siamo precipitati fin dai primi cento metri della corsa elettorale in uno scenario surreale dove l'idea è quella che vince chi la spara più grossa. E il problema è che c'è una quota consistente di italiani che a tutto questo dà credito. Questa scarsa cultura e attenzione per il dato di realtà è frutto del collasso del sistema educativo (reggono le scuole elementari, tutto il resto è da rifare) e di un deficit di cultura istituzionale che stiamo pagando caro. Una classe dirigente si valuta per quello che fa, non per quello che promette.
01
Il lavoro povero
Il dato sull'occupazione diffuso ieri dall'Istat, per esempio, nasconde una realtà fatta di bassi stipendi, posti a termine, lavoro stagionale, scarsa qualità. Francesco Seghezzi ieri su List ha spiegato bene questo scenario in cui il lavoro a tempo indeterminato sta sparendo, nonostante le grandi fanfare sul Jobs Act renziano. Basta questo grafico per capire quello che sta accadendo:
Qui c'è un problema gigantesco per la società italiana e per chi in questo scenario non può costruire un domani. Con quali minime certezze puoi fare piani per la tua vita se la cosa principale, il lavoro, è incerta? Quale banca ti darà mai credito se passi da un contratto all'altro e in questo vai e vieni di lavori hai...
L'Italia è in campagna elettorale e in uno scenario in cui tutti i partitanti danno i numeri, soprattutto quelli irrealizzabili, questa settimana l'Istat dà altri numeri sui quali bisognerebbe ragionare per il futuro: prezzi delle abitazioni (oggi), commercio al dettaglio (domani), produzione industriale (venerdì). La casa degli italiani, il bene principale; il commercio, i negozi, le piccole attività di una classe imprenditoriale bastonata dal Fisco; la seconda manifattura d'Europa che sostiene il Paese. Tutto questo nella girandola di dichiarazioni della politica non trova più spazio, siamo precipitati fin dai primi cento metri della corsa elettorale in uno scenario surreale dove l'idea è quella che vince chi la spara più grossa. E il problema è che c'è una quota consistente di italiani che a tutto questo dà credito. Questa scarsa cultura e attenzione per il dato di realtà è frutto del collasso del sistema educativo (reggono le scuole elementari, tutto il resto è da rifare) e di un deficit di cultura istituzionale che stiamo pagando caro. Una classe dirigente si valuta per quello che fa, non per quello che promette.
01
Il lavoro povero
Il dato sull'occupazione diffuso ieri dall'Istat, per esempio, nasconde una realtà fatta di bassi stipendi, posti a termine, lavoro stagionale, scarsa qualità. Francesco Seghezzi ieri su List ha spiegato bene questo scenario in cui il lavoro a tempo indeterminato sta sparendo, nonostante le grandi fanfare sul Jobs Act renziano. Basta questo grafico per capire quello che sta accadendo:
Qui c'è un problema gigantesco per la società italiana e per chi in questo scenario non può costruire un domani. Con quali minime certezze puoi fare piani per la tua vita se la cosa principale, il lavoro, è incerta? Quale banca ti darà mai credito se passi da un contratto all'altro e in questo vai e vieni di lavori hai "buchi" contributivi che allargano la tua incertezza fino alla pensione? Non siamo di fronte a un'attività che ha il naturale rischio d'impresa incorporato, siamo di fronte a una mutazione gigantesca del mercato del lavoro e non si possono strombazzare grandi risultati quando i redditi sono spolpati, ridotti all'osso, in gran parte sulla soglia della povertà. La politica propone redditi di tutti i tipi, di inclusione (il Pd), di dignità (Berlusconi), di cittadinanza (Grillo), la mancia per tenere buoni gli spiriti inquieti, il versamento pronta cassa di un assegno per mantenere lo status quo, costruire generazioni di persone che non lavorano, ma hanno il sussidio di sopravvivenza, l'umiliazione dell'uomo. Nessuno si interroga sul come uscire da questo labirinto infernale, costruire un sistema industriale che innova e crea posti di lavoro, un Fisco che non depreda le imprese e le famiglie e le spinge a investire in ricerca, innovazione e istruzione. Questo grafico ci dice che il futuro non sta cominciando, sta finendo. Benvenuti nel mondo del lavoro povero.
02
Scenario politico. Punto nave
Il punto nave è il seguente, cercate un salvagente:
- Luigi Di Maio ha detto che "non è più il momento di uscire dall'euro". Quando mai c'è stato un momento, con 2.300 miliardi di euro di debito pubblico, un sistema bancario solido a parole e fragile nei fatti? La cosa stamattina fa sussultare il Corriere della Sera:
- Pd e Forza Italia fanno finta di attaccarsi e anche quando fanno finta si vede benissimo che Berlusconi e Renzi accarezzano l'idea di andare a governare insieme, l'inciucio di pannelliana memoria conviene a tutti perché tutti hanno il terrore di andare a governare da soli. Berlusconi deve sistemare le sue partite e ha bisogno di una pax parlamentare per farlo al meglio possibile, Renzi ha una sola possibilità per restare agganciato al treno del governo, il Cavaliere;
- Berlusconi è passato dalla sezione unfit, inadeguato a quella super-fit, indispensabile. Il processo di riabilitazione di Silvio ha visto impegnarsi sul campo Eugenio Scalfari, l'Economist e Le Monde. Tutto è strumentale, ovviamente, il ravvedimento operoso dei critici del Cav. serve a evitare che il Movimento 5Stelle vada al governo;
- Maroni ha lasciato la Lega perché non va d'accordo con Salvini e ha un'intesa con Berlusconi. Il 5 marzo vedremo che intesa sarà. Aspetta e vedi, il taccuino è squadernato e sulla riva del fiume tutti si aspettano di vedere scorrere appesa a un tronco la barba di Matteo Salvini.
03
Chi serve per primo (non) va al governo
C'è chi dice che nel tennis servire per primo non sia un vantaggio. E invece lo è. E in questo turno elettorale - il più importante dal 1948 - servire per primo significa essere primo partito e ricevere l'incarico di formare un governo da parte del Presidente della Repubblica. Il Movimento 5Stelle ha la possibilità di servire la prima palla. Il problema è che deve conservare il servizio e per farlo deve trovare subito una strategia di alleanze. Di Maio continua a parlare di cose senza senso (l'euro, i redditi senza lavoro) mentre l'unica cosa che deve fare il partito di Grillo è quella di tessere una tela per il dopo: se arriva primo con chi va a govenare? Gli avversari si stanno già attrezzando: Berlusconi e Renzi manovrano in quella direzione, l'uscita di Maroni dal giro di vite di Salvini indica che il Cavaliere ha cominciato un'operazione per spaccare la Lega e nella sua orbita ci sono Umberto Bossi e Bobo Maroni, cioè i fondatori della Lega che, bene o male, contano ancora qualcosa e faranno sentire la loro influenza quando le schede del voto saranno contate. Di Maio che fa? Si fa stirare l'abitino e poi dice che gli altri non hanno voluto fare un'alleanza con loro? Vaste programme. Tra i tanti risultati da sottosopra che rischiamo di vedere dopo il voto, c'è anche quello di un partito che arriva primo alle elezioni e poi perde il governo e soprattutto la faccia.
04
L'Ingegnere, Renzi e la battaglia di carta
La storia non è nuova e in sintesi è questa: Renzi racconta a Carlo De Benedetti che è pronto un decreto sulla riforma delle banche popolari, l'Ingegnere è uno di quelli che in Borsa non si fa sfuggire un refolo di vento e il 16 gennaio del 2015 (quattro giorni prima del varo del decreto sulle popolari) chiama il suo trader di riferimento in Intermonte Sim, Gianluca Bolengo, e ordina un investimento in titoli di 5 milioni di euro con un guadagno netto di 600 mila euro a compimento del passaggio legislativo sulle popolari. La procura ha chiesto l'archiviazione, non ci sarebbe insider trading. Vedremo come andrà a finire. Gli atti giudiziari sono finiti in Commissione banche (sono dunque usciti dal colabrodo parlamentare). Il fatto nuovo è la telefonata tra De Benedetti e il suo trader e la conferma che fu l'allora presidente del Consiglio a fare la confidenza a CDB. Tutto questo fa parte del solito tritatutto giudiziario italiano. Il fatto strategico per capire i movimenti dell'establishment italiano è un altro, vedere come la notizia è stata data dai giornali:
Il Corriere della Sera, editore Urbano Cairo, pubblica la notizia con un richiamo in prima pagina e all'interno impagina un pezzo di Fiorenza Sarzanini molto dettagliato, c'è il botta e risposta tra De Benedetti e il suo trader:
La Stampa, giornale che fa parte della galassia del gruppo Gedi, controllato da De Benedetti - ma dove esercita ancora tutta la sua influenza John Elkann - pubblica un richiamo in prima pagina e un pezzo all'interno:
Dunque a Torino hanno deciso che la notizia c'è, si pubblica e tanti saluti. Sulla prima pagina di Repubblica - siamo dentro lo stesso gruppo editoriale, GEDI - non c'è traccia di tutto questo. Il giornale che piazza la notizia con più evidenza in prima pagina è il Fatto Quotidiano: "Me l'ha detto Renzi".
Attendiamo la relazione della Commissione banche sul tema per vedere il seguito di questa battaglia di carta. Che si fa? Siamo in alto mare, brutte notizie.
05
Libia. Cento dispersi in mare
In zona Minnitiland, si segnalano naufragi. Sono morti che sembrano non interessare più nessuno. I migranti continuano a morire in mare (e a terra) e tutto l'umanitarismo di cui si sono vantati a Palazzo Chigi si scontra con la realtà, questa sconosciuta. Agenzia Agi: "Tra novanta e cento migranti risultano dispersi nel Mediterraneo dove, al largo delle coste libiche, un gommone è affondato. Lo ha reso noto un portavoce della marina di libica, Ayoub Kacem, precisando che solo 17 persone sono state tratte in salvo, comprese alcune donne. I sopravvissuti hanno detto che il gommone trasportava oltre 100 migranti quando si è inabissato".
Povera gente. La vita è questo, il racconto dei miseri, dei reietti e dei ricchi. Andiamo a Davos.
06
Homo Davos e Trumpderthal
Quest'anno a Davos ci sarà da divertirsi parecchio. Dopo 18 anni di "buco" (l'ultimo fu Bill Clinton), nella località della Svizzera diventata il tempio dei super-ricchi del pianeta, arriverà un presidente americano e stavolta non avremo il Bill con il sassofono in mano e la finanza democratica (come no) alle spalle, ma un tipetto sulfureo come Donald Trump. La cosa è notevole, perché l'anno scorso la star fu il presidente cinese Xi Jinping che fece un elogio del libero mercato (quello cinese, formidabile, ma con lo sfruttamento dei lavoratori, il dumping, i falsi e l'assenza di quella cosa chiamata libertà) e prese gli applausi da commozione (cerebrale) dell'uno per cento che governa il pianeta e se ne infischia di quelli che faticano a tirare su uno stipendio decente per mandare avanti la famiglia. Qualunquismo? Assisteremo all'epico incontro tra due specie, l'Homo Davos e il Trumpderthal. Come andrà? L'accoglienza è quella che si riserva alle star:
L'Homo Davos ha un comportamento prevedibile: applaude automaticamente tutti quelli da cui dipendono le sue fortune. Ieri Xi, oggi Trump. E la nobile ragione di questi fari dell'umanità non è il cuore, ma il portafoglio: la riforma fiscale di The Donald è un turbo-reattore piazzato nella scocca dell'economia americana che in questo momento viaggia sopra il 3 per cento.
Non c'è da sorprendersi, l'Homo Davos ha una sua liturgia di pronta cassa. L'anno scorso applaudirono Xi Jinping, cioè il leader di un paese che nel 2016 era al 144° posto nella classifica delle libertà pubblicata ogni anno dalla Heritage Foundation. Vale quanto scritto dal titolare un anno fa sul Foglio:
L’Homo Davos non sente questi problemi, separa denaro e libertà, profitto e dittatura, dove naturalmente il denaro, il profitto (e la libertà) sono solo suoi e la dittatura è degli altri e in fondo dà una certa sicurezza per concludere ottimi affari. Così il campione della libertà, il presidente Xi a cui il partito comunista cinese vuole concedere il culto della personalità che fu di Mao, diventa un faro per il business, mentre Trump è il nemico, l’estraneo al clan dei benpensanti. Questo smarrimento ideale, questo sonnambulismo acuto dell’Homo Davos – la sigla ha il copyright di un genio della scienza politica, Samuel Huntington – è la punta dell’iceberg, la boa luminosa della crisi della contemporaneità, la sua manifestazione comica à la Davos, l’aggiornamento del software del Dittatore. Sono tempi duri e non abbiamo neppure la consolazione di Chaplin.
Il club dell'uno per cento deve riposizionarsi. Massì, viviamo tempi interessanti. Forse troppo.
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8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.