1 Febbraio
Non le basterà imparare il tedesco
Maria Elena Boschi dovrà imparare ad andare con i piedi di piombo sulla "questione altoatesina". Michele Magno traccia la storia di un conflitto che parte dalla Prima guerra mondiale e arriva alla cittadinanza dei giorni nostri.
di Michele Magno
"Era estate. Un giorno mi telefona il presidente della Provincia Arno Kompatscher e mi chiede di portare in montagna Maria Elena Boschi. Avevo appena detto di no a Sebastian Kurz, oggi presidente dell'Austria, prevedendo il suo patto con l'estrema destra. E avevo già il solito impegno a camminare a Solda con la cancelliera tedesca Angela Merkel. Non faccio politica, ma ho accettato l'invito della Boschi: e non mi sono pentito. Dopo averla conosciuta confermo che è simpatica e che ha il fisico giusto per camminare e per salire, non solo tra le vette".
Con queste parole, rilasciate in una intervista a Repubblica, Rehinold Messner ha benedetto la candidatura della sottosegretaria alla presidenza del Consiglio nel collegio di Bolzano. Verrà votata? Non ho dubbi, ha risposto il grande alpinista. "Qui la gente non vuole perdere il benessere". Lo sponsor di quello che è stato definito il "patto del trekking" è autorevole tra i suoi concittadini, ma l'impressione è che la passeggiata elettorale di Maria Elena non sarà agevole come quella con lo scalatore dell'Everest. Si è impegnata a imparare il tedesco, ma dovrà imparare anche ad andare con i piedi di piombo sulla "questione altoatesina".
Questione che resta in campo, come dimostra la richiesta della cittadinanza austriaca per gli altoatesini di lingua tedesca e ladina contenuta nel programma comune sottoscritto dal Partito popolare (Övp) e dal Partito liberale (Fpö). Di fronte alle proteste di Palazzo Chigi, il neocancelliere Sebastian Kurz ha cercato di gettare acqua sul fuoco acceso dal suo vice, il capo degli ultranazionalisti Heinz-Christian Strache: niente atti unilaterali, massima collaborazione con il governo Gentiloni e con i vertici di Bruxelles.
Una tempesta destinata a finire in un bicchier d'acqua, dunque? Vedremo. Senza però dimenticare che "i cento anni del Sudtirolo in Italia", come recita il...
di Michele Magno
"Era estate. Un giorno mi telefona il presidente della Provincia Arno Kompatscher e mi chiede di portare in montagna Maria Elena Boschi. Avevo appena detto di no a Sebastian Kurz, oggi presidente dell'Austria, prevedendo il suo patto con l'estrema destra. E avevo già il solito impegno a camminare a Solda con la cancelliera tedesca Angela Merkel. Non faccio politica, ma ho accettato l'invito della Boschi: e non mi sono pentito. Dopo averla conosciuta confermo che è simpatica e che ha il fisico giusto per camminare e per salire, non solo tra le vette".
Con queste parole, rilasciate in una intervista a Repubblica, Rehinold Messner ha benedetto la candidatura della sottosegretaria alla presidenza del Consiglio nel collegio di Bolzano. Verrà votata? Non ho dubbi, ha risposto il grande alpinista. "Qui la gente non vuole perdere il benessere". Lo sponsor di quello che è stato definito il "patto del trekking" è autorevole tra i suoi concittadini, ma l'impressione è che la passeggiata elettorale di Maria Elena non sarà agevole come quella con lo scalatore dell'Everest. Si è impegnata a imparare il tedesco, ma dovrà imparare anche ad andare con i piedi di piombo sulla "questione altoatesina".
Questione che resta in campo, come dimostra la richiesta della cittadinanza austriaca per gli altoatesini di lingua tedesca e ladina contenuta nel programma comune sottoscritto dal Partito popolare (Övp) e dal Partito liberale (Fpö). Di fronte alle proteste di Palazzo Chigi, il neocancelliere Sebastian Kurz ha cercato di gettare acqua sul fuoco acceso dal suo vice, il capo degli ultranazionalisti Heinz-Christian Strache: niente atti unilaterali, massima collaborazione con il governo Gentiloni e con i vertici di Bruxelles.
Una tempesta destinata a finire in un bicchier d'acqua, dunque? Vedremo. Senza però dimenticare che "i cento anni del Sudtirolo in Italia", come recita il sottotitolo di un pamphlet di Sebastiano Vassalli pubblicato poco prima della sua morte ("Il confine", Bur, 2015), sono stati ciclicamente attraversati dal fiume carsico del risentimento e perfino dell'odio. Gli italiani credono di sapere dell'Alto Adige quanto basta, ma in fondo ne hanno saputo sempre poco e, forse, ne hanno sempre capito poco. Ci passano quando devono andare a Innsbruck o in Germania, ci vengono d'inverno per sciare o d'estate per una passeggiata in montagna, in un ambiente che sembra fatto apposta per il riposo del corpo e l'igiene della mente. Ne ammirano l'ordine, la pulizia, l'efficienza dei servizi sanitari e alberghieri; e a molti di loro sembra impossibile che paesaggi così tranquilli siano stati teatro di conflitti drammatici,i quali hanno svelato all'Europa l'esistenza di una questione altoatesina.
La sua data di nascita è il 10 settembre 1919, quando le potenze vincitrici della Prima guerra mondiale firmano a Saint-Germaine-en-Laye il trattato che stabilisce la ripartizione del dissolto impero austro-ungarico. Con l'annessione di Trento e Bolzano, il confine settentrionale del nostro paese fu fissato al Brennero. Scelta in contrasto con i nobili ideali indicati nei "Quattordici punti" del presidente americano Thomas Woodrow Wilson (8 gennaio 1918), ma del tutto logica. Il confine più sicuro per l'Italia era quello geografico; e sarebbe stato difficile per gli sconfitti pretendere che fosse tracciato seguendo proprio quel principio di nazionalità eternamente avversato dalla monarchia asburgica. Nonostante ciò, appena tre anni dopo inizia il "ventennio della follia", come lo definisce Vassalli. Il 2 ottobre 1922 arrivano a Bolzano alcuni camion di "camicie nere" che occupano il municipio, destituiscono l'anziano sindaco Perathoner e incominciano a insegnare l'idioma di Dante agli "alloglotti" -come venivano chiamati dai fascisti- con la didattica dei manganelli e dell'odio di ricino. È il primo capitolo di una italianizzazione coatta costellata di dolorose divisioni.
"Renderemo italiana quella regione, perché è italiana; italiana geograficamente, italiana storicamente": questa la direttiva impartita da Mussolini nel discorso alla Camera dei deputati del 6 febbraio 1926. Della sua attuazione viene incaricato Ettore Tolomei (1865-1952), un roveretano profeta e ideologo del regime. Ancora sotto la dominazione austriaca aveva fondato un periodico, "Archivio per l'Alto Adige", che sosteneva la tesi dell'italianità di quella regione. Farà una carriera strepitosa, fino a essere nominato conte da Vittorio Emanuele III per meriti patriottici. Le sue teorie pseudoscientifiche partivano da Druso, il figliastro di Augusto che nel 15 dopo Cristo aveva reso sicuri sotto il controllo di Roma i valichi alpini e aveva sottomesso le province a nord delle Alpi fino al Danubio. Per effetto di questa conquista l'Alto Adige era diventato una terra italica, che bisognava riportare nel solco della sua civiltà originaria.
Sulla scia di queste fandonie storiche, l'insegnamento e i giornali in lingua tedesca vengono soppressi, la toponomastica autoctona viene stravolta con nomi di fantasia, le associazioni e i partiti politici locali vengono messi al bando. Gli impiegati negli uffici pubblici, inoltre, vengono sostituiti da impiegati italiani che non conoscono il tedesco e spesso non conoscono bene nemmeno l'italiano, perché arrivano dai territori più poveri del paese e hanno accettato di trasferirsi soltanto per avere un lavoro e uno stipendio. Questi servitori dello Stato scadenti odiavano i nativi ed erano ricambiati con la stessa moneta da chi doveva sopportare la loro ignoranza e la loro prepotenza. È con la prima ondata migratoria, quella degli impieghi pubblici, che si alzano i primi steccati e maturano le prime fratture che diventeranno insanabili in brevissimo tempo.
La seconda fase dell'italianizzazione forzata del Sudtirolo coincide con la creazione, tra il 1935 e il 1938, di una realtà industriale trainata dai forti incentivi fiscali erogati ai grandi gruppi piemontesi e lombardi: dalla Lancia alle acciaierie Falck, dalla Montedison alle carrozzerie Viberti, dalla Feltrinelli alla Società per il magnesio. In una regione che aveva le sue maggiori -se non uniche- risorse nell'agricoltura e nel turismo, scatta in tal modo una nuova e più massiccia immigrazione di operai e di tecnici, a cui si lega anche l'urbanizzazione accelerata dei principali comuni. Segue una terza fase, quella delle "opzioni". Dopo l'Anschluss dell'Austria (1938), Hitler ha un disperato bisogno di uomini in armi per il suo esercito. Il 22 giugno 1939 viene allora siglato a Berlino un accordo che consente ai sudtirolesi di optare per la cittadinanza germanica con l'obbligo dell'espatrio, oppure per il mantenimento della cittadinanza italiana, con la rinuncia però a qualsiasi tutela di carattere etnico. Degli aventi diritto all'opzione, solo una ristretta minoranza decide di mantenere la cittadinanza italiana, pagando il prezzo salato dell'ostilità e dell'intolleranza.
È Heinrich Himmler in persona a curare l'espatrio di settantacinquemila sudtirolesi nel Reich. Nell'autunno del 1943 il Sudtirolo diventa una sua provincia. Le teorie di Tolomei non servivano più, così come non servivano più le sue campagne per snazionalizzare gli "alloglotti". Arrestato dalle SS, fu internato nel campo di sterminio di Dachau. Il cuore di tenebra della questione sudtirolese è tutto qui, tra le opzioni, la guerra e i venti mesi in cui più di ottomila bolzanini, che erano corsi ad ingrossare le file delle armate hitleriane, caddero sul fronte russo e nei Balcani.
Nel maggio 1945 gli Alleati entrano nel Sudtirolo/Alto Adige, ma il cuore di tenebra non cessa di battere. I villaggi a sud del Brennero diventano la residenza provvisoria e la via di fuga di centinaia di gerarchi e criminali nazisti. Un fenomeno reso possibile da una catena di solidarietà e complicità che poteva contare sull'appoggio di amministratori locali, uomini di chiesa e di gran parte della popolazione. In questo clima entra in scena la Südtiroler Volkspartei (Svp), per iniziativa del commerciante Erich Ammon. Il neopartito rivendica il diritto all'autodeterminazione dei tirolesi e si schiera con l'Austria nella richiesta di un referendum popolare per poterlo esercitare.
Sotto la spinta di questi avvenimenti, a margine della Conferenza di pace di Parigi (luglio-ottobre 1946) il presidente del Consiglio italiano Alcide De Gasperi e il ministro degli Esteri austriaco Karl Gruber sottoscrivono un trattato che garantiva l'autonomia del Sudtirolo/Alto Adige, poi ratificato dall'Assemblea costituente. L'idea di De Gasperi (che era stato suddito austro-ungarico), non era sbagliata in linea di principio: Trento e Bolzano si sarebbero date ciascuna le proprie regole, continuando a convivere come avevano fatto per secoli. Ma ciò che sarebbe stato possibile nel 1919, nel 1948 non lo era più. Erano accadute troppe cose. Ormai c'erano gli italiani, in Sudtirolo/Alto Adige; e c'era quel personaggio invisibile, l'odio, capace di riempire le valli e di scalare le Dolomiti.
Gli anni Cinquanta furono quelli dell'offensiva autonomista della Svp di Silvius Magnago, culminata nella grande manifestazione di Castel Firmiano (17 novembre 1957) con il lancio dello slogan "Los von Trient" (Via da Trento). Furono gli anni degli ultimi tentativi, da parte italiana, di favorire con le opere pubbliche e gli alloggi a buon mercato nuovi flussi migratori. Tentativi resi vani dalla "stagione delle bombe", inaugurata nell'ottobre 1956 da una carica esplosiva posta presso la sede del congresso provinciale della Dc, e proseguita nella "notte dei fuochi" (11-12 giugno 1961), quando gli attentati dinamitardi dei terroristi sudtirolesi danneggiarono, oltre ai tralicci della corrente elettrica, anche ponti, binari e gli stabilimenti della zona industriale di Bolzano. Alla stagione delle bombe subentrò, verso la metà degli anni Sessanta, la "stagione dei mitra", in cui persero la vita guardie di finanza, carabinieri, militari di leva.
Una carneficina insensata, soprattutto se si pensa che già nel settembre 1961 era stata istituita una commissione di diciannove membri (undici italiani, sette sudtirolesi e un ladino) con il compito di elaborare un "pacchetto di proposte" per l'autonomia della regione. Dopo molti sforzi durati un decennio, il 20 gennaio 1972 entra in vigore il nuovo Statuto di autonomia. Tutto risolto? Nemmeno per sogno. Mancavano le norme di attuazione, e per redigerle occorreranno altre commissioni e altri anni. Nel 1976 vengono finalmente emanate su due temi cruciali: la proporzionale etnica nel pubblico impiego e il bilinguismo.
Vedono così la luce quelle che Alexander Langer chiamerà le "gabbie etniche" e, con esse, l'altra faccia del problema: quella della minoranza italiana. Adesso è con lei che bisogna fare i conti. Gli italiani in Sudtirolo, ormai si è capito, non ce li ha portati Druso. Ci sono venuti come immigrati a partire dagli anni Venti e poi ci sono nati: sono già alla terza generazione. Purtroppo, soprattutto i primi arrivati avevano fatto del loro meglio per farsi detestare. Chi li mandava a fare i poliziotti o i maestri, i postini o i ferrovieri, li aveva convinti che fossero gli "altri" gli ospiti indesiderati. Un'incomprensione totale. Non così era andata con gli operai e i tecnici portati dall'industria. Ma ormai la frittata era fatta, e il personaggio invisibile della questione sudtirolese era cresciuto come la gramigna in un campo di grano.
Quando furono applicate in modo rigoroso le due norme-chiave dello Statuto di autonomia, gli italiani si sentirono franare il terreno sotto i piedi. I sudtirolesi avevano il commercio, l'agricoltura e il turismo. Gli italiani avevano il pubblico impiego prima che la proporzionale etnica glielo togliesse, e il lavoro nelle fabbriche prima che le fabbriche cominciassero a chiudere a causa della crisi economica. Credevano che quei posti di lavoro non fossero un privilegio, ma fossero dovuti. Né si erano mai chiesti perché i sudtirolesi parlassero l'italiano mentre nessuno di loro, o quasi, parlava il tedesco. Lo consideravano un fatto naturale, un dono della Provvidenza. Le ragioni del loro disagio erano sbagliate alle origini, ma il disagio e la sofferenza erano reali.
Nel 1991 e poi ancora nel 2001 e nel 2011 in Sudtirolo/Alto Adige si sono fatti nuovi censimenti etnici, ma non ci sono più state contestazioni clamorose. Nel 1992 si era chiuso il trentennale contenzioso diplomatico con l'Austria, che Bruno Kreysky aveva addirittura portato sui banchi dell'Onu. Con una "dichiarazione liberatoria", il governo di Vienna accettava le misure approvate dal dicastero Andreotti per la tutela delle genti altoatesine. Uno dopo l'altro, escono di scena gli esponenti della vecchia classe politica e gli "stati d'animo" migliorano sensibilmente.
Dopo aver conquistato l'autonomia, la provincia di Bolzano ha avuto tre presidenti. Il primo, Silvius Magnago (1914-2010), ne è stato il padre. La sua storia personale coincide con la storia del Sudtirolo. Come tanti altri giovani della sua generazione, nel 1939 scelse la Germania di Hitler. Ferito sul fronte russo, perse una gamba. Nel dopoguerra fu un tenace assertore del distacco da Trento. Era letteralmente ossessionato dall'idea che cinquantasei milioni di italiani potessero assimilare e assorbire cinquecentomila altoatesini. Il secondo presidente, Luis Durnwalder (nato nel 1941), apparteneva alla generazione successiva a quella delle "opzioni", quella più aperta alle ragioni del dialogo. Il terzo, Arno Kompatscher (nato nel 1971), si è insediato nel gennaio del 2014. Ha annunciato che non intende essere presidente a vita come Magnago e Durnwalder. Il doppio passaporto, si è affrettato a precisare nei giorni scorsi, non implica progetti di secessione, ma è solo l'espressione simbolica di una "rapporto sentimentale" con quella che una volta era la madrepatria. Sarà vero? Il futuro, come diceva Omero, è nel grembo di Zeus. Solo lui può conoscerlo.
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24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.