4 Febbraio

La democrazia non è competenti vs incompetenti

Pensare di fare politica in nome della competenza è disegno da tecnocrati totalitari, fantasia da autoritarismo capitalista asiatico. Lorenzo Castellani ci ricorda la lezione di Cicerone e l'utopia degli intellettuali che dimenticano le regole del suffragio universale.

di Lorenzo Castellani

La competenza in politica è diventata uno dei grandi temi, di quelli che ossessionano i pensatori liberal, per dibattere sul futuro delle democrazie liberali. Una battaglia che è stata imbracciata anche dai politici, spesso mal consigliati dai loro spin doctor e dai giornalisti d’area, i quali hanno dipinto le elezioni come una sfida tra competenti e incompetenti, più che una competizione tra idee e culture. Un errore che Hillary Clinton ha pagato caro e che i suoi emuli italiani, Matteo Renzi in testa, ripropongono in questa campagna elettorale. Eppure chi imposta la propaganda sulla competenza si pone su un piedistallo che è troppo alto per conquistare la simpatia del popolo, ma in fin dei conti troppo basso per farsi ammirare dai pochi. Difatti, mai nessun grande pensatore ha considerato la politica democratica come un posto per la competenza, per i grandi intelletti o per i tecnici più raffinati. D’altronde da quando il suffragio è universale la politica si è aperta a tutti e le masse elettorali non hanno mai prodotto alcunché di elitario, ma partiamo dal principio. 

Chi imposta la propaganda sulla competenza si pone su un piedistallo che è troppo alto per conquistare la simpatia del popolo, ma in fin dei conti troppo basso per farsi ammirare dai pochi.

C’è un delizioso libretto di Stefan Zweig dedicato a Cicerone che, con lo stile consono per chi affronta un classico, illustra magistralmente il disagio del pensatore, dell’intellettuale in politica. Lo scrittore ebraico riassume così la vicenda cicerioniana “Come sempre, le coorti si sono dimostrate più forti delle parole”. Il grande pensatore latino ha ceduto al potere militare che fu prima di Cesare e Pompeo, poi di Ottaviano e Marco Antonio. Nella politica romana, non democratica ma già pluralista, erano le legioni a muovere le leve del potere,...


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