1 Marzo
Ascesa e declino della borghesia italiana
Il 4 marzo va a votare e sembra smarrita. Giordano Bruno Guerri fa un viaggio in due puntate nella storia della borghesia italiana. "Secondo me occorre prenderla alla lontana, diciamo almeno un migliaio di anni fa". Prima puntata.
Questo numero di List è stato pubblicato il 10 marzo 2018.
di Giordano Bruno Guerri
Vecchia piccola borghesia
per piccina che tu sia
non so dire se fai più rabbia,
pena, schifo o malinconia.
Così cantava Claudio Lolli, nel 1972, per sessantottini in ritardo che proprio a quella borghesia sarebbero - per lo più - tornati: ignari che il ceto medio, detestato proprio in quanto medio, era la spina dorsale della società in cui avrebbero vissuto la maggior parte della loro esistenza. E che addirittura, oggi, ne avrebbero potuto sentirne la mancanza. Leggiamola o sentiamola tutta, che è bella e storica. Chi sa e può, la canticchi pure.
Sei contenta se un ladro muore
se si arresta una puttana
se la parrocchia del Sacro Cuore
acquista una nuova campana.
Sei soddisfatta dei danni altrui
ti tieni stretti i denari tuoi
assillata dal gran tormento
che un giorno se li riprenda il vento.
E la domenica vestita a festa
con i capi famiglia in testa
ti raduni nelle tue Chiese
in ogni città, in ogni paese.
Presti ascolto all'omelia
rinunciando all'osteria
cosi grigia così per bene,
ti porti a spasso le tue catene.
Vecchia piccola borghesia
per piccina che tu sia
non so dire se fai più rabbia,
pena, schifo o malinconia.
Godi quando gli anormali
son trattati da criminali
chiuderesti in un manicomio
tutti gli zingari e intellettuali.
Ami ordine e disciplina,
adori la tua Polizia
tranne quando deve indagare
su di un bilancio fallimentare.
Sai rubare con discrezione
meschinità e moderazione
alterando bilanci e conti
fatture e bolle di commissione.
Sai mentire con cortesia
con cinismo e vigliaccheria
hai fatto dell'ipocrisia
la tua formula di poesia.
Vecchia piccola borghesia
per piccina che tu sia
non so dire se fai più rabbia,
pena, schifo o malinconia.
Non sopporti chi...
Questo numero di List è stato pubblicato il 10 marzo 2018.
di Giordano Bruno Guerri
Vecchia piccola borghesia
per piccina che tu sia
non so dire se fai più rabbia,
pena, schifo o malinconia.
Così cantava Claudio Lolli, nel 1972, per sessantottini in ritardo che proprio a quella borghesia sarebbero - per lo più - tornati: ignari che il ceto medio, detestato proprio in quanto medio, era la spina dorsale della società in cui avrebbero vissuto la maggior parte della loro esistenza. E che addirittura, oggi, ne avrebbero potuto sentirne la mancanza. Leggiamola o sentiamola tutta, che è bella e storica. Chi sa e può, la canticchi pure.
Sei contenta se un ladro muore
se si arresta una puttana
se la parrocchia del Sacro Cuore
acquista una nuova campana.
Sei soddisfatta dei danni altrui
ti tieni stretti i denari tuoi
assillata dal gran tormento
che un giorno se li riprenda il vento.
E la domenica vestita a festa
con i capi famiglia in testa
ti raduni nelle tue Chiese
in ogni città, in ogni paese.
Presti ascolto all'omelia
rinunciando all'osteria
cosi grigia così per bene,
ti porti a spasso le tue catene.
Vecchia piccola borghesia
per piccina che tu sia
non so dire se fai più rabbia,
pena, schifo o malinconia.
Godi quando gli anormali
son trattati da criminali
chiuderesti in un manicomio
tutti gli zingari e intellettuali.
Ami ordine e disciplina,
adori la tua Polizia
tranne quando deve indagare
su di un bilancio fallimentare.
Sai rubare con discrezione
meschinità e moderazione
alterando bilanci e conti
fatture e bolle di commissione.
Sai mentire con cortesia
con cinismo e vigliaccheria
hai fatto dell'ipocrisia
la tua formula di poesia.
Vecchia piccola borghesia
per piccina che tu sia
non so dire se fai più rabbia,
pena, schifo o malinconia.
Non sopporti chi fa l'amore
più di una volta alla settimana
chi lo fa per più di due ore,
chi lo fa in maniera strana.
Di disgrazie puoi averne tante,
per esempio una figlia artista
oppure un figlio non commerciante,
o peggio ancora uno comunista.
Sempre pronta a spettegolare
in nome del civile rispetto
sempre lì fissa a scrutare
un orizzonte che si ferma al tetto.
Sempre pronta a pestar le mani
a chi arranca dentro a una fossa
sempre pronta a leccar le ossa
al più ricco ed ai suoi cani.
Vecchia piccola borghesia,
vecchia gente di casa mia
per piccina che tu sia
il vento un giorno
ti spazzerà via.
Non è stata spazzata via, è ancora qui, viva, anche se non troppo vegeta: sia la piccola, sia la media, sia la alta borghesia. Per capire come e perché la borghesia italiana del XXI secolo si sia inabissata, secondo me occorre prenderla alla lontana, diciamo almeno un migliaio di anni fa. Si finisce, altrimenti, per fare proprio come chi si compiace di ricordare che Pitagora era vissuto in Italia un secolo prima di Piatone, che templi stupendi impreziosivano la Magna Grecia decenni prima del Partenone e centinaia prima della Muraglia cinese: senza considerare che per quasi un millennio, fino al XIII secolo, quell'Italia era quasi scomparsa: non più un paese densamente abitato e coltivato, ma semideserto e flagellato da epidemie, razzie e carestie; non più un territorio percorso da grandi strade ma isolato, con le poche vie di comunicazione superstiti semidistrutte e infestate da bande di ladri, mercenari e assassini. Un paese, infine, non più organizzato in un sistema di regioni, regolate da un'efficacissima burocrazia fiscale e militare, ma divenuto un gruppo eterogeneo di terre e di città chiuse, tetre, impenetrabili.
Intorno al 1000 nelle città, grazie alla rinascita dei commerci dovuta alla conquista delle campagne circostanti (il cosiddetto contado), piccoli proprietari, piccola nobiltà e mercanti formarono una borghesia sempre meno disposta a dipendere dal dominio del vescovo e del feudatario che detenevano il potere locale. I Comuni furono la prima invenzione politica originale degli italiani e le loro caratteristiche la dicono lunga su chi li ha creati. Nel resto d'Europa come nel Sud della penisola, il feudalesimo avrebbe prodotto fenomeni come la cavalleria e sarebbe stato alla base dei futuri Stati nazionali. Nel Nord e Centro Italia, invece, i Comuni nacquero proprio in antitesi al feudatario, quindi all'imperatore, e non furono - come ancora sostiene una storiografia romantica e patriottica - un fenomeno democratico bensì oligarchico, nato da necessità puramente commerciali. I cittadini ricchi volevano poter commerciare senza gabelle, senza dogane, e usufruire liberamente di strade, ponti, porti. Così crearono un'amministrazione locale, scegliendo consoli e podestà incaricati di difendere i loro interessi, che venivano identificati con quelli del Comune.
Nel Nord e Centro Italia i Comuni nacquero in antitesi al feudatario, quindi all'imperatore, e non furono un fenomeno democratico bensì oligarchico.
I Comuni non guardarono mai a questioni di principio o di religione, furono sempre spinti dall'imperativo borghese del guadagno e da quello mercantile della praticità. Grazie a loro, l'Italia divenne in poco tempo l'area più fittamente urbanizzata del mondo: nel 1300, venti delle cinquanta maggiori città europee erano in Italia, e ben diciassette fra Roma e le Alpi. Oltre alle grandi città dell'epoca, tutte ricche di torri, simbolo di forza e ricchezza, c'erano le piccole città, non meno importanti e significative. Era in virtù delle città - ricche, potenti, indipendenti - che l'italiano dell'epoca sentiva ancora di poter chiamare "barbari" tutti gli altri popoli.
La frantumazione comunale ha avuto anche alcune conseguenze irreversibili, come il campanilismo, una delle nostre caratteristiche più tipiche che, se contribuisce al fascino degli italiani, ha pure contribuito a farne un non-popolo con un non-Stato. Ogni italiano si sente, e non di rado è davvero, diverso da chi abita a poche decine di chilometri più in là: non potrebbe essere altrimenti, avendo vissuto in piccoli Stati che spesso si combattevano con la ferocia tipica delle guerre civili.
Fu grazie ai Comuni, però, che nacque quel fenomeno - di cui abbiamo già doviziosamente parlato in List del 13 dicembre scorso - dei mercanti, a loro volta all'origine del Rinascimento. La bellezza rinascimentale fu prima di tutto un affare e subito dopo il simbolo del potere raggiunto: il borghese conscio della sua potenza si faceva "signore" e utilizzava il proprio potere per aumentare la ricchezza e la propria ricchezza per estendere e consolidare il potere.
Le origini del Rinascimento dunque non sono così "nobili", semmai manifestano le tendenze opposte, l'eterna incapacità di affermazione collettiva, la perpetua tirannide dell'individualismo, il predominio della classe media, quella borghesia mercantile e finanziaria che meglio mostrava, e mostra, tratti caratteristici dell'italiano, come la creatività e l'innata vocazione alla mistificazione. Quella borghesia disponeva soprattutto dell'esprit florentin, una dote sempre in bilico tra diplomazia e ruffianeria che comparve proprio allora e che ancora oggi rappresenta uno dei nostri tratti distintivi. (Sono consentite libere allusioni a celebri fiorentini d'oggi.)
Le origini del Rinascimento dunque non sono così "nobili", semmai manifestano le tendenze opposte, l'eterna incapacità di affermazione collettiva, la perpetua tirannide dell'individualismo, il predominio della classe media.
Cantore di quella società tipicamente italica, della sua voglia di vivere, della sua spregiudicatezza, del suo spirito cinico, fu Giovanni Boccaccio, poeta e scrittore ma prima di tutto borghese, dunque simile alla borghesia che andava descrivendo. Il Decamerone, è una galleria di ritratti della borghesia e del popolo italiano: mercanti validissimi ma truffatori fino alla morte (Ser Cappelletto) o truffati da tutti (Andreuccio da Perugia); contadini furbi e ladri (Buffalmacco, Maso) o sciocchi e beffati (Calandrino); e poi nobili pietosi e annoiati, frati sessuomani e rozzi; mogli astute e fedifraghe, mariti impotenti e cornuti; soldati infedeli e pavidi. Per un popolo intriso di classicismo e soggiogato dalla Chiesa fu però inevitabile identificarsi nel poeta, nell'artista, nell'intellettuale piuttosto che nel mercante e nel venditore descritti da Boccaccio. Da questa identificazione nacque lo stereotipo del Rinascimento, l'idea che ogni italiano sia almeno un po' artista se non un po' genio. Ma l'Italia raffinata del Rinascimento si dimenticò di essere stata la culla della borghesia più intraprendente d'Europa e si indirizzò verso atteggiamenti culturali, politici, psicologici elitari.
Anche i migliori intellettuali - per esempio Petrarca e Leon Battista Alberti - cominciarono a vagare per l'Italia, ospiti delle famiglie che potevano permettersi l'onore e il lusso di ospitarli. Scrittori, poeti, pittori e scultori, infatti, non potevano che vivere di commissioni, e le uniche commissioni dell'epoca erano quelle di signori, borghesi e prelati ai quali si legarono come unica fonte di sostentamento. Le case dei signori accoglievano e mantenevano gli intellettuali trasformandoli a poco a poco in servi preziosi, addetti alla glorificazione del potere, laico o ecclesiastico che fosse, spesso di entrambi. Avendo scelto il potere - essendo dunque complici e concorrenti della Chiesa e dell'aristocrazia - si schierarono contro la "volgare" borghesia imprenditoriale e contro il popolo "basso", chiudendosi in una casta che comunicava soltanto con i potenti e, soprattutto, con se stessa.
Anonimo, Laura e il Poeta, Casa di Francesco PetrarcaTutto ciò produsse l'ultima, clamorosa caratteristica degli intellettuali - e dei borghesi - del Quattrocento: sentirsi superiori alle leggi che regolano la vita del popolo. "Gli uomini gravi, prudenti, modesti, non hanno bisogno di leggi. (...) Respingono e sprezzano le leggi, adatte ai deboli, ai mercenari, ai vili, ai miserabili, ai pigri, a coloro che non hanno mezzi (...). Infatti tutte le imprese egregie e degne di ricordo sono nate dall'ingiustizia e dalla violenza, e insomma dalla violazione delle leggi." Se queste erano le idee di Poggio Bracciolini (1380-1459), impegnato in politica, sobrio e onesto, figuriamoci quelle dei meno cristallini: l'indipendenza del pensiero fu spesso barattata per l'indipendenza economica. I più si adattarono volentieri a una vita di ortodossia e di agi, chiusi nei loro studi, che non furono più occasione di impegno civile. Ludovico Ariosto era un servitore della casa d'Este, pronto a adularla anche senza esserne richiesto, e critico unicamente verso il compenso concesso, a suo parere scarso.
Le case dei signori accoglievano e mantenevano gli intellettuali trasformandoli a poco a poco in servi preziosi, addetti alla glorificazione del potere.
Quello di Ariosto è un caso limite solo per grandezza artistica e lamentosità, l'atteggiamento era condiviso da quasi tutti gli artisti contemporanei: in Italia ci si occupa di politica soltanto per onorare il potere a cui si appartiene. Senza l'impegno civile della borghesia intellettuale - che si ridusse a scelta individuale e sporadica - la società venne privata di una delle sue guide più importanti e naturali. La grande lezione dell'Umanesimo, invece, venne recepita rapidamente all'estero, dove le condizioni socioeconomiche e religiose erano diverse: gli spiriti più liberi e innovativi dell'Europa furono stranieri (Erasmo da Rotterdam, John Wycliffe, Jan Hus) o italiani caduti in disgrazia, come Machiavelli. Certo, ci furono le solite eccezioni, ma in Italia chi cercò di svolgere la vera funzione dell'intellettuale - andare contro i propri tempi per fare avanzare la società - venne isolato, imprigionato, torturato, ucciso: il 9 gennaio 1453 Stefano Porcari, che univa alla passione umanistica quella politica, venne impiccato a un torrione di Castel Sant'Angelo per avere tentato a più riprese di far sollevare i romani e "ridurre il papa allo spirituale".
Quello dell'intellettuale borghese nato nel Rinascimento è il trionfo della forma sulla sostanza, dell'astratto sul concreto, dell'ornamento sulle idee, da cui deriva la separazione italiana fra cultura e popolo. D'altra parte, poiché l'attività degli intellettuali, come quella dei politici, stinge sempre sulla popolazione, ecco nascere la tipica verbosità degli italiani, la retorica, la tendenza a considerare una cosa detta come già fatta. Dopo avere dato il via allo sviluppo culturale del mondo, la vena del nostro paese si esaurì, e non furono più italiani i grandi pensatori, pittori, scrittori, rivoluzionari, esploratori, scienziati. Persino i santi.
Quello dell'intellettuale borghese nato nel Rinascimento è il trionfo della forma sulla sostanza.
In Italia c'erano più cortigiani che in tutta Europa e i migliori erano richiestissimi all'estero: oltre agli artisti famosi - Cellini e Leonardo in Francia, Tiziano in Spagna - venivano ambiti maestri di danza, di musica, di cerimonie, dame di compagnia, bibliotecari, orafi, predicatori, confessori, buffoni, antiquari, erboristi, scrittori, architetti. Insieme a poche altre virtù esportarono vere raffinatezze, come la forchetta, e ricevettero per le loro doti titoli nobiliari e onori.
Curioso destino quello della parola "corte". In origine il termine latino cohors, una suddivisione militare della legione, designava un terreno recintato e difeso. Da qui derivò la "corte" dei potenti e il termine "cortese" per indicare il modo giusto di comportarsi, secondo il modello di vita e di virtù medievali, esemplificato nella poesia stilnovistica e dai troubadours. Dopo il Rinascimento, invece, "cortigiano" è diventato un insulto, e il verbo "corteggiare" è benvoluto solo nelle faccende amorose. Furono i nostri "litterati" a trasformare radicalmente il senso della parola, tramandando lo stile di vita a corte: il servilismo esasperato ne fece un centro di adulazione, con alleanze effimere, odi profondi, ipocrisie quotidiane.
All'estero, così, cortigiano divenne sinonimo di italiano e viceversa: intrigante, ingannevole, perfido, adulatore. Questo specialmente dopo la diffusione del libro di maggior successo del Cinquecento, appunto il libro del Cortegiano, di Baldesar Castiglione, del 1528.
*****
Con il trattato di Cateau-Cambrésis (1559) e l'inizio del predominio spagnolo in Italia cominciò un nuovo Medioevo, che durò più o meno un secolo e mezzo: per centocinquant'anni la vita degli italiani si ripete monotona, lenta, povera di eventi. L'oscurantismo inaugurato dagli spagnoli e realizzato dalla Chiesa controriformista portò ai ritmi lenti di un Seicento monotono e pedante. Gli italiani subiscono uno sfruttamento e vivono sotto un pugno di ferro che I promessi sposi rappresentano soltanto in parte. In compenso fu un periodo di pace, che gli italiani pagarono a un prezzo altissimo e che, a distanza di quattro secoli, continuano a pagare: con l'arretratezza strutturale del Meridione e, soprattutto, con il rafforzamento di modelli di pensiero e di comportamento che hanno assunto un ruolo fondamentale nel nostro carattere. In quei centocinquant'anni gli italiani perfezionarono la furbizia meschina, la morale multipla, la vuota apparenza, il fatalismo rassegnato, la falsa religiosità, il servilismo, aspetti che rinforzarono l'individualismo qualunquista e pressappochista. Tutto ciò mentre in Europa si assisteva alla rivoluzione industriale, all'ascesa della borghesia, alla formazione del capitalismo, degli Imperi coloniali: non necessariamente cose buone ma che, in una parola, sono la modernità, la base del mondo nel quale viviamo. Il peggio è che nel XVIII secolo gli italiani persero l'appuntamento forse più importante della recente storia occidentale, l'Illuminismo: soltanto la scoperta dell'America ebbe conseguenze così enormi, ma avevamo perso anche quell'evento, benché ne fossimo stati protagonisti. Il Seicento è dunque il vero punto di svolta: da allora gli italiani non hanno più ritrovato lo slancio creativo che li aveva portati ad avere una posizione dominante nell'economia, nell'arte, nella cultura: l'Italia è rimasta sempre ricca di geniali anticipatori e pionieri, ma senza che quel genio si trasformasse in una forza collettiva; l'unica invenzione che ci riuscì fu il fascismo.
Gli italiani persero l'appuntamento forse più importante della recente storia occidentale, l'Illuminismo.
Anche in Italia, come in Francia, c'era un terzo stato: una classe enorme sfruttata all'inverosimile dal cosiddetto primo stato, pochi ecclesiastici e nobili che godevano di privilegi incredibili. Ma la Grande Rivoluzione, come si cominciò presto a chiamarla, non poteva accadere in Italia, per tanti motivi, soprattutto perché in Francia c'era il terzo elemento indispensabile a una rivoluzione, il più importante: una classe intellettuale borghese, laica e indipendente. La casta degli intellettuali, già sciaguratamente organici, continuava a essere mantenuta dai nobili e dai prelati che le riforme colpivano nei loro privilegi. Pochi erano disposti a esercitare in libertà il proprio intelletto, a rischio di mettersi contro il potere. Quando, nel 1796, il ministro degli Esteri francese chiese ai suoi agenti un parere sulla possibilità di creare una Repubblica italiana, ricevette come risposta unanime che gli italiani non erano maturi per la libertà, perché corrotti dalla superstizione religiosa e dalla servitù politica.
Il patriottismo risorgimentale infatti sarà espressione quasi esclusiva di giovani nobili e altoborghesi che, soprattutto all'inizio, si rivolgeranno solo ai loro pari. Da questo atteggiamento deriva un problema irrisolto del Risorgimento che ritroveremo dopo l'unità, che sarà una delle cause del fascismo e che è giunto fino ai nostri giorni: il distacco tra la classe dirigente e il "paese reale", come si dice oggi, ovvero il popolo. Durante il Risorgimento, infatti, la classe dirigente aveva un ideale nobilmente intellettuale, l'Italia unita; mentre la moltitudine non se ne curava affatto, perché prima di tutto doveva raggiungere un livello di vita più umano. Le esigenze, le aspirazioni, le storie di questi due gruppi non avrebbero mai avuto niente in comune. Per esempio, Mazzini esaltò il popolo ma scelse come interlocutori soltanto le élites: una dimostrazione del suo misticismo irrazionalista, dell'inguaribile classismo che attanagliava i borghesi, dei limiti dell'intelligenza laica.
I pochi italiani che nella prima metà dell'Ottocento si sentivano a proprio agio in giro per il mondo non erano più tutti viaggiatori o avventurieri, mercanti o "artisti": speculavano, dissipavano, rischiavano e non erano disposti a considerare il piacere come peccato. Erano italiani scampati alla Controriforma, all'Indice, al Barocco, che formavano un gruppo dirigente capace di recepire davvero lo spirito dell'Illuminismo e del razionalismo, di capire e far fruttare le nuove opportunità offerte dall'economia europea e mondiale dopo la rivoluzione industriale inglese e le guerre napoleoniche. Come Cavour. Giuliano Procacci scrive di lui: "In una società in cui molti erano gli aristocratici taccagnamente imborghesiti, e molti i borghesi che ostentavano pose nobiliari, egli possedeva al tempo stesso tutte le virtù del borghese e tutte le virtù dell'aristocratico: l'irrequietezza intellettuale e l'abitudine al comando, il gusto di far denaro e quello di spenderlo, la freschezza di energie di una nuova classe sociale e lo stile di una vecchia" (Storia degli italiani).
Caffè Greco a Roma, Ludwig PassiniCavour morì subito dopo avere realizzato l'unità d'Italia. La classe dirigente che gli succedette, alla quale presto fu dato il nome di Destra storica, aveva caratteristiche originali: era molto omogenea, culturalmente preparata, moralmente cristallina. I suoi esponenti appartenevano all'aristocrazia o all'alta borghesia, in particolare intellettuale. I vari Ricasoli, La Marmora, Siccardi, Farini, Spaventa, Minghetti, Sella, Lanza, Visconti-Venosta erano intellettuali agiati e anche solo per questo, tristemente anche solo per questo, non potevano rendersi conto delle esigenze della povera gente, della loro offesa vita quotidiana, delle piccole e grandi tragedie che ogni giorno avvenivano nel nuovo Stato teoricamente unito. La loro maggiore preoccupazione fu il pareggio del bilancio, che le spese di guerra e lo sviluppo di una burocrazia di carriera avevano portato a un pauroso disavanzo: nel 1866 il deficit superava il 60 per cento (220 milioni), punto più basso mai raggiunto dalla finanza italiana, segno di un immenso sforzo di spesa.
La Sinistra, invece, era l'espressione di un accordo, più esplicito che sottaciuto, tra la borghesia settentrionale e le tradizionali classi dirigenti meridionali, e le riforme desiderate dall'una potevano essere fatte a patto che non danneggiassero gli interessi delle altre. Il Nord fu costruito a spese del Sud perché, pur di non perdere il potere, i "galantuomini" meridionali accettarono di finanziare lo sviluppo dell'intraprendente borghesia settentrionale, ricevendo in cambio (e in garanzia) di essere rappresentati nel Parlamento e nel governo. Usarono questa rappresentanza, fra l'altro, per attenuare la disoccupazione meridionale sovraccaricando di dipendenti l'amministrazione pubblica. La Sinistra, dunque, invece di curare gli interessi del popolo curò quelli delle classi più abbienti; invece di proseguire nell'omogeneizzazione del paese, di fatto avallò coloro che volevano lasciare le cose intatte: invece di integrare gli italiani li disintegrò.
1. Continua
Questo articolo è stato pubblicato su List del 1° marzo 2018.
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le
risultanze dei sistemi informatici del Fornitore. La conferma vale come espressa accettazione dei presenti
termini
d'uso.
2.2 L'Utente riceverà per email la conferma dell'attivazione del Servizio, con il riepilogo delle condizioni
essenziali
applicabili e il link ai termini d'uso e alla privacy policy del Fornitore; è onere dell'Utente scaricare e
conservare
su supporto durevole il testo dei termini d'uso e della privacy policy.
2.3 Una volta confermato l'acquisto, l'intero costo dell'Abbonamento, così come specificato nel pacchetto
acquistato,
sarà addebitato anticipatamente sullo strumento di pagamento indicato dall'Utente.
2.4 Effettuando la richiesta di acquisto dell'Abbonamento, l'Utente acconsente a che quest'ultimo venga
attivato
immediatamente senza aspettare il decorso del periodo di recesso previsto al successivo articolo 4.
2.5 Per effetto dell'acquisto, l'Utente avrà diritto a fruire del Servizio per l'intera durata
dell'abbonamento;
l'Utente, tuttavia, non può sospendere per alcun motivo la fruizione del Servizio durante il periodo di
validità
dell'Abbonamento.
3. DURATA, DISDETTA E RINNOVO DELL'ABBONAMENTO
3.1 L'Abbonamento avrà la durata di volta in volta indicata nel pacchetto scelto dall'Utente (per esempio,
mensile o
annuale).
3.2 L'Abbonamento si rinnoverà ciclicamente e in modo automatico per una durata eguale a quella
originariamente scelta
dall'Utente, sino a quando una delle Parti non comunichi all'altra la disdetta dell'Abbonamento almeno 24
ore prima del
momento della scadenza. In mancanza di disdetta nel termine indicato, l'Abbonamento è automaticamente
rinnovato.
3.3 L'Utente potrà esercitare la disdetta in ogni momento e senza costi attraverso una delle seguenti
modalità:
seguendo la procedura per la gestione dell'Abbonamento all'interno del proprio profilo utente sia sul Sito
che
nell'Applicazione;
inviando una mail al seguente indirizzo: help@newslist.it.
3.4 Gli effetti della disdetta si verificano automaticamente alla scadenza del periodo di abbonamento in
corso; fino a
quel momento, l'Utente ha diritto a continuare a fruire del proprio Abbonamento. La disdetta non dà invece
diritto ad
alcun rimborso per eventuali periodi non goduti per scelta dell'Utente.
3.5 In caso di mancato esercizio della disdetta, il rinnovo avverrà al medesimo costo della transazione
iniziale, salvo
che il Fornitore non comunichi all'Utente la variazione del prezzo dell'Abbonamento con un preavviso di
almeno 30 giorni
rispetto alla data di scadenza. Se, dopo aver ricevuto la comunicazione della variazione del prezzo,
l'Utente non
esercita la disdetta entro 24 ore dalla scadenza, l'Abbonamento si rinnova al nuovo prezzo comunicato dal
Fornitore.
3.6 Il Fornitore addebiterà anticipatamente l'intero prezzo dell'Abbonamento subito dopo ogni rinnovo sullo
stesso
strumento di pagamento in precedenza utilizzato dall'Utente ovvero sul diverso strumento indicato
dall'Utente attraverso
l'area riservata del proprio account personale.
4. Recesso DEL CONSUMATORE
4.1 L'Utente, ove qualificabile come consumatore – per consumatore si intende una persona fisica che agisce
per scopi
estranei all'attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta, ha
diritto di
recedere dal contratto, senza costi e senza l'onere di indicarne i motivi, entro 14 giorni dalla data di
attivazione
dell'Abbonamento acquistato.
4.2 L'Utente può comunicare la propria volontà di recedere, inviando al Fornitore una comunicazione
esplicita in questo
senso mediante una delle seguenti modalità:
mediante raccomandata a.r. indirizzata alla sede del Fornitore;
per email al seguente indirizzo help@newslist.it;
4.3 Ai fini dell'esercizio del recesso l'Utente può, a sua scelta, utilizzare questo modulo
4.4 Il termine per l'esercizio del recesso si intende rispettato se la comunicazione relativa all'esercizio
del diritto
di recesso è inviata dall'Utente prima della scadenza del periodo di recesso.
4.5 In caso di valido esercizio del recesso, il Fornitore rimborserà all'Utente il pagamento ricevuto in
relazione
all'Abbonamento cui il recesso si riferisce, al netto di un importo proporzionale a quanto è stato fornito
dal Fornitore
fino al momento in cui il consumatore lo ha informato dell'esercizio del diritto di recesso; per il calcolo
di tale
importo, si terrà conto dei numeri o comunque dei contenuti fruiti e/o fruibili dal consumatore fino
all'esercizio del
diritto di recesso. Il rimborso avverrà entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione di recesso sullo
stesso
mezzo di pagamento utilizzato per la transazione iniziale.
4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.