17 Marzo
La fine e l'inizio. Moro
WeekList. Il rapimento e l'uccisione di Moro. Un gruppo di bambini di fronte a una partita mortale. La diretta tv, le edizioni straordinarie, la cronaca degli interventi dei leader nella drammatica seduta parlamentare del 16 marzo del 1978 alla Camera.
Quello che segue è il capitolo di "Tutte le volte che ce l'abbiamo fatta" (Mondadori) dedicato al sequestro e all'assassinio di Aldo Moro.
Una partita mortale
Bacia e carezza per me tutti, volto per volto, occhi per occhi, capelli per capelli. A ciascuno una mia immensa tenerezza che passa per le tue mani. Sii forte, mia dolcissima, in questa prova assurda e incomprensibile. Sono le vie del Signore.
Ricordami a tutti i parenti ed amici con immenso affetto ed a te e tutti un caldissimo abbraccio pegno di un amore eterno. Vorrei capire, con i miei piccoli occhi mortali, come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo.
Amore mio, sentimi sempre con te e tienimi stretto.
Il Risorgimento. L’unità. La prima guerra. Il ventennio. la seconda guerra. Il dopoguerra. Il boom economico. E poi? Un altro shock. La morte di Aldo Moro, il nostro 11 Settembre. La fine e l’inizio di un nuovo tempo. Il rapimento e l’uccisione del leader democristiano sono il picco sismografico di una vicenda umana straziante e una prova di tenuta democratica per il nostro Paese. È una storia dove noi – gli italiani – ce l’abbiamo fatta, ma facendo pagare il prezzo più alto a un uomo che voleva riabbracciare la moglie, i figli, i nipotini. Moro voleva vivere.
Fa comodo dimenticarlo. Ai protagonisti di ieri e a chi deve fare i conti con la storia oggi. Gli anni di Piombo stanno subendo lo stesso trattamento terapeutico riservato al fascismo: la rimozione. Verranno presto classificati come una «parentesi», un frangente di un romanzo dove, in fondo, la pace ha quasi sempre regnato sovrana. È un percorso inconscio di falsificazione della coscienza storica che serve a mascherare, ancora una volta, i sensi di colpa di chi in quella guerra civile ha creduto di vedere...
Quello che segue è il capitolo di "Tutte le volte che ce l'abbiamo fatta" (Mondadori) dedicato al sequestro e all'assassinio di Aldo Moro.
Una partita mortale
Bacia e carezza per me tutti, volto per volto, occhi per occhi, capelli per capelli. A ciascuno una mia immensa tenerezza che passa per le tue mani. Sii forte, mia dolcissima, in questa prova assurda e incomprensibile. Sono le vie del Signore.
Ricordami a tutti i parenti ed amici con immenso affetto ed a te e tutti un caldissimo abbraccio pegno di un amore eterno. Vorrei capire, con i miei piccoli occhi mortali, come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo.
Amore mio, sentimi sempre con te e tienimi stretto.
Il Risorgimento. L’unità. La prima guerra. Il ventennio. la seconda guerra. Il dopoguerra. Il boom economico. E poi? Un altro shock. La morte di Aldo Moro, il nostro 11 Settembre. La fine e l’inizio di un nuovo tempo. Il rapimento e l’uccisione del leader democristiano sono il picco sismografico di una vicenda umana straziante e una prova di tenuta democratica per il nostro Paese. È una storia dove noi – gli italiani – ce l’abbiamo fatta, ma facendo pagare il prezzo più alto a un uomo che voleva riabbracciare la moglie, i figli, i nipotini. Moro voleva vivere.
Fa comodo dimenticarlo. Ai protagonisti di ieri e a chi deve fare i conti con la storia oggi. Gli anni di Piombo stanno subendo lo stesso trattamento terapeutico riservato al fascismo: la rimozione. Verranno presto classificati come una «parentesi», un frangente di un romanzo dove, in fondo, la pace ha quasi sempre regnato sovrana. È un percorso inconscio di falsificazione della coscienza storica che serve a mascherare, ancora una volta, i sensi di colpa di chi in quella guerra civile ha creduto di vedere la terra promessa. Ma l’archiviazione di questo pezzo della memoria è impossibile, perché rappresenta una cesura della nostra storia, il taglio netto di un’epoca, l’ingresso a velocità folle in una curva di cui non conoscevamo la destinazione finale. Qualsiasi italiano che in quegli anni sapesse leggere e scrivere, adulto e piccino, ricorda esattamente dov’era e cosa faceva nel momento in cui Moro venne rapito. Chiunque ha ancora l’esatta percezione dei giorni angoscianti della prigionia e sente viva l’ansia dell’epilogo del dramma, il ritrovamento del cadavere dello statista nel bagagliaio di una Renault 4 parcheggiata in via Caetani, a un passo da via delle Botteghe Oscure, allora sede del Pci, nel pieno centro storico di Roma.
Ai protagonisti di ieri e a chi deve fare i conti con la storia oggi. Gli anni di Piombo stanno subendo lo stesso trattamento terapeutico riservato al fascismo: la rimozione.
Avevo appena dieci anni, ma quel momento lo ricordo bene, come fosse oggi. Eravamo uno sciame di ragazzini che s’agitava su un piazzale di terra bianca, polverosa, disseminata di sassolini appuntiti che ferivano piccoli piedi scalzi. Era il nostro improvvisato campo di calcio. Correvamo in massa dietro al pallone. Poi, improvvisamente, s’ode la voce di un bambino che trapassa le foglie mezzo secche del giardino pubblico. Ha il volto scartavetrato dal sale marino che scava i volti dei pescatori e dei loro figli. La sua voce di colpo si fa adulta: «Oooh! l’hanno trovato. Hanno trovato quello che avevano rapito, Moro. L’hanno ammazzato!».
9 maggio 1978. Con un dribbling corale un gruppo di bambini esce dalla poesia del gioco per entrare nella prosa insanguinata della Storia. Grondanti di sudore, spruzzati di polvere, lasciammo che la palla corresse da sola. Via tutti. C’era un’altra partita, mortale, da vedere. Voltai le spalle alla piazza, feci uno scatto, senza prendere fiato, attraversai il giardino saltando le siepi ed entrai a casa sbattendo la porta. Mio fratello Salvatore, biondo, esile e velocissimo, stava già guardando la tv. Immagini in bianco e nero. Una Renault 4 inquadrata dall’alto, la folla intorno, istantanee di una capitale per me remota. Mamma Peppica preparava la merenda. Pane e Nutella. Era silenziosa, nessuno di noi osava far domande. Papà Cesare era al lavoro, nel suo laboratorio, pieno di televisori accesi che trasmettevano un’unica immagine: quella della Renault 4 e della folla assiepata intorno al corpo senza vita di Moro. La voce del giornalista era ansiosa, si sentiva il battito del suo cuore, un tumulto di soggetti e verbi, uno sguardo catodico che ci apriva una finestra di luce sinistra sul mondo dei cattivi. Ci spalancava le imposte del presente per raccontarci una storia diversa da quelle di guerra e fame della nonna Desolina.
9 maggio 1978. Con un dribbling corale un gruppo di bambini esce dalla poesia del gioco per entrare nella prosa insanguinata della Storia.
Il mio fratello più piccolo, Pietro, era sceso dalla sua casa di cartone adagiata sul cipresso e ora stava appollaiato sul divano in similpelle, in attesa di arrampicarsi ancora su per i rami, mentre cercava spiegazioni su quel che vedeva. Ma da noi non potevano arrivare. Era la cronaca di una guerra senza regole. Non c’erano soldati, divise, carri armati. Trincee, casematte, ponti e fiumi. Non c’era nulla dei racconti di disperazione, bombardamento, povera e affamata allegria della nonna. C’era il silenzio di mamma. E una Renault 4. Era il male che ruggiva. Invisibile e inspiegabile.
Il rapimento di Moro, il 16 marzo 1978, aveva sconvolto i canoni del giornalismo italiano e, in particolare, della televisione. Il Tg1 la mattina fece una diretta di 86 minuti e 10 secondi, i quotidiani «l’Avanti!», «Il Messaggero», «Paese Sera», «Il Popolo», «la Repubblica», «Il Tempo»,«l’Unità» e «Vita» andarono in edicola con varie edizioni straordinarie. I tempi e i modi di produzione delle notizie furono totalmente rivoluzionati. I canoni del giornalismo cominciarono a scoprire il real time e la ripresa diretta senza interruzione. E così fu anche per la vita di una comunità – quella degli italiani – che da quel momento si trovò di fronte al pericolo di un attacco frontale allo Stato.
Il rapimento di Moro aveva sconvolto i canoni del giornalismo italiano e, in particolare, della televisione.
Da quel momento i termini del gioco cambiarono: c’era una forza che cercava con il piombo lo status di «nemico», il riconoscimento della sua esistenza in termini politici. L’utopia s’era armata. e lo Stato italiano era a un bivio: trattare o combattere. Fu scelta la seconda strada. E fu una lotta sanguinosa. Il rapimento di Moro rappresenta quel momento decisivo, il punto più alto di una crisi di identità che aveva cambiato i connotati a un pezzo della sinistra e della destra. L'agguato di via Fani, il rapimento di Aldo Moro e l’uccisione di cinque agenti della sua scorta (Domenico Ricci, Oreste Leonardi, Raffaele Jozzino, Francesco Zizzi e Giulio Rivera) cambiano completamente la percezione del fenomeno terroristico in Italia. Fino a quel momento lo si era combattuto con una strategia incerta, uno stop and go folle e senza direzione alcuna perché le istituzioni (politica, magistratura e forze dell’ordine) erano divise dall’ideologia e da una feroce battaglia culturale che vedeva la rivoluzione alle porte, mentre l’indulgenza in molti era un imperativo categorico, un modus vivendi e operandi che conduceva dritti alla formula del «terrorismo come fenomeno comprensibile». La lunga scia di morti ammazzati, assalti frontali, agguati, rapine e rapimenti non trovava una risposta corale. E sfilacciava uno Stato in bilico. Fino al 16 marzo 1978. Quando il Paese subisce lo shock: l’operazione «fritz», «l’attacco al cuore dello Stato». Cinque uomini uccisi. e un prigioniero con cui aprire la «trattativa» con lo Stato. L’Italia stava entrando in un’altra sua guerra di caratteri: quelli della «fermezza» e quelli della «trattativa».
Alle 9.15 il Gr2 dà la notizia:
Gentili ascoltatori, siete collegati con la redazione del Gr2. Interrompiamo le trasmissioni per una drammatica notizia che ha dell’incredibile e che anche se non ha trovato finora conferma ufficiale, purtroppo sembra sia vera. Il Presidente della Democrazia cristiana, onorevole Aldo Moro, è stato rapito poco fa a Roma da un commando di terroristi. L’inaudito, ripetiamo, incredibile episodio è avvenuto davanti all’abitazione del parlamentare nella zona della Camilluccia. C’è da aggiungere che la scorta dell’onorevole Moro era composta da cinque agenti, sarebbero tutti morti. A risentirci più tardi.
Un’ora e mezzo dopo, arrivano nelle case degli italiani anche le immagini del Tg1. Una verità che cambia per sempre l’immaginario del Paese e apre un’altra storia. Conduce in studio un giovane Bruno Vespa: «Ecco, vedo Paolo Frajese che è uno dei nostri colleghi andati sul posto». Frajese entra direttamente in studio, tutto si svolge in diretta.
«Stanno arrivando le immagini che abbiamo ripreso…». Vespa alza il telefono, parla con la regia e lancia il servizio:
Sono le dieci meno dieci. Via Stresa, è una strada in una zona residenziale di Roma, in via della Camilluccia, sono le dieci meno dieci. Siamo arrivati sul luogo dove è avvenuto l’assalto. Carabinieri e polizia stanno girando, ci sono molte automobili, ambulanze, infermieri… andiamo ad avvicinarci per cercare di capire meglio le cose. Ecco la macchina con i corpi degli agenti che facevano parte della scorta dell’onorevole Moro, coperti da un telo. Sono due uomini sulla 130, un altro corpo è sulla macchina che seguiva. I carabinieri stanno facendo i rilievi. Sono quattro morti più un ferito mi dice un collega. E l’onorevole Moro è stato rapito. Sembra mi dice ancora questo collega, ti ringrazio, sembra che sia stato anche ferito. Guardate i colpi – puoi andare sulla portiera per piacere? – guardate i colpi sparati evidentemente con un mitra, un mitragliatore, il corpo di un altro di questi, di questi agenti. ecco per terra, ancora – andiamo qui a destra per piacere – i bossoli, vedete – e poi una panoramica ancora a destra – vediamo la borsa, evidentemente la borsa dell’onorevole Moro e il cappello, non si capisce che cosa sia, sembra un pilota, sembrerebbe, no un cappello di metronotte, sembra un cappello dell’Alitalia, ma no no, l’Alitalia non ha quei gradi, l’Alitalia non ha quei gradi sopra il berretto, e il caricatore di un mitra. forse gli attentatori erano mascherati, può darsi, con strane divise. Questa la scena, ancora un altro corpo qui a destra – puoi guardare per piacere, vieni di qua – scusa, scusa, hai ragione, stavo pestando inavvertitamente i bossoli. ecco il corpo di un’altra… un’altra… un componente della scorta o forse un passante… non sappiamo ancora… le notizie evidentemente dovranno essere raccolte solo in un secondo momento. Il sangue, il sangue per terra, una pistola, automatica. Ecco, quattro corpi, quattro corpi sono qui, alle dieci del mattino a via Stresa. Quattro corpi sono per terra. Ecco i documenti di questa mattina – attento per terra al bossolo – ecco il documento di questa mattinata. Non sappiamo se ci sono testimoni oculari, proviamo a cercare, puoi adesso interrompere, grazie.
È un pezzo di grande giornalismo, di intensa drammaticità, con il cronista che racconta la scena della strage in presa diretta, guida il cameraman alla ricerca del dettaglio, i fori dei proiettili sulle portiere delle auto, la borsa di Moro per terra, le scie di sangue, i bossoli sull’asfalto, una confusione incredibile e l’ansia di un Paese sotto attacco che si percepisce fin dal respiro di Frajese, dal suo cercare di capire e ricostruire.
Un’ora e mezzo dopo, arrivano nelle case degli italiani anche le immagini del Tg1. Una verità che cambia per sempre l’immaginario del Paese e apre un’altra storia.
Ora la verità sul terrorismo, il suo vero scopo finale, la sua ferocia e l’impossibilità di stare da «quella parte» è chiara per la maggioranza degli italiani. E in Parlamento? È prezioso e illuminante il resoconto stenografico della seduta della Camera di quel giorno. Quella mattina si votava la fiducia al governo Andreotti. L’assemblea avrebbe dovuto cominciare i lavori alle dieci, ma vengono subito interrotti. La Camera dei deputati torna a riunirsi alle 12.40.
Presiede la seduta Pietro Ingrao, che apre i lavori con un secco intervento:
Ho chiesto ai colleghi di levarsi in piedi per esprimere il nostro sdegno per l’attacco infame allo Stato democratico compiuto stamane, per far giungere il nostro profondo cordoglio ai familiari degli assassinati di questa mattina, e per dare tutta la nostra piena, appassionata, affettuosa solidarietà al collega Aldo Moro – nella cui nobile figura oggi vediamo gravemente colpita ed offesa tutta la nostra assemblea – insieme con la solidarietà più calda al partito che lo ha come presidente. Più che le parole credo sia oggi importante assolvere ciascuno al proprio dovere. Perciò diamo inizio ai nostri lavori e allo svolgimento dell’ordine del giorno.
Deve essere votata la fiducia al governo Andreotti. Ingrao legge la lista dei ministri. Poi prende la parola Giulio:
Signor Presidente, onorevoli colleghi, l’imboscata tesa stamane all’onorevole Aldo Moro, con l’uccisione di quattro agenti dell’ordine ed il rapimento del nostro collega, pone angosciosi quesiti al nostro animo e rafforza in ognuno di noi la totale dedizione al servizio della Repubblica per rimuovere al limite delle umane possibilità questi centri di distruzione del tessuto civile della nostra nazione. La compattezza delle forze politiche e di quelle sindacali – in questo assolutamente concordi – deve costituire la base di una sempre più vigorosa azione psicologica e tecnica per ottenere che l’Italia non abbia a precipitare in una spirale di insicurezza e di ingovernabilità. Dobbiamo far tacere ora i nostri sentimenti offesi e la nostra accorata preoccupazione per Aldo Moro, conservando una rigorosa obiettività e freddezza di nervi, per non essere impari alla situazione.
Compattezza. Andreotti mette subito nel dibattito la parola chiave per reagire all’assalto delle Br. Sa bene che gli animi si stanno per surriscaldare, che in aula ci sarà un dibattito aspro, ma richiama tutti i partiti alla ragion di Stato per evitare «insicurezza e ingovernabilità». Mentre Andreotti illustra il programma di governo, dai banchi della destra si leva la voce di Romualdi: «Ma non ci sono cose più importanti?». e poi quella di Rauti: «Ci sono altri quattro morti!». Ingrao invita tutti alla calma, ricorda le decisioni della conferenza dei capigruppo e chiede a Rauti di lasciar «parlare il presidente del consiglio». Risposta al fulmicotone: «Chi se ne frega del Presidente del consiglio!». Lo stenografo della Camera riporta «Rumori a destra – vive proteste all’estrema sinistra». Pannella poco dopo si incazza con Ingrao che secondo lui «equipara le interruzioni di un deputato alla violenza delle Brigate Rosse». E abbandona l’aula. Eccolo qui, lo specchio infranto del Paese.
Andreotti sa bene che in aula ci sarà un dibattito aspro, ma richiama tutti i partiti alla ragion di Stato per evitare «insicurezza e ingovernabilità».
La seduta viene sospesa alle 13.40 e riprende alle 16. Le notizie sulla strage di via Fani sono sempre più precise. E drammatiche. Inizia il round degli interventi dei leader di partito. Prende la parola Benigno Zaccagnini, il segretario della Democrazia cristiana.
Quanto è avvenuto rappresenta la punta più alta di attacco allo Stato ed alle sue istituzioni, contro le quali si sta scatenando da tempo una sequela di delitti e di imprese nefande, alle quali tutti dobbiamo sentirci profondamente impegnati a reagire, con tutta la nostra coscienza di cittadini liberi e democratici. L’attacco allo Stato ed alle sue istituzioni non solo non può piegare la nostra forza e la nostra volontà di reagire e di resistere; esso anzi non può – e ne siamo certi – che stimolare il Governo a compiere, con ogni mezzo, tutto il suo dovere per tutelare l’ordine democratico nel nostro paese. Queste azioni terroristiche mirano, al di là delle persone che colpiscono, a rendere ingovernabile il nostro paese, sono dirette a minare le fondamenta di questa nostra libera convivenza democratica. (...) Se qualcuno immaginasse che momenti difficili quali quello che stiamo attraversando possono minimamente incrinare il coraggio, la determinazione, la forza morale e politica del nostro partito, noi sentiamo di poter fieramente e serenamente rispondere che questo non è avvenuto e non avverrà mai”.
Attacco allo Stato. Fermezza. E la Dc non si piega. «Zac» descrive la linea democristiana e chiede a tutti di allinearsi. Tocca a Ugo la Malfa, segretario del Partito Repubblicano, accendere il dibattito con una richiesta concreta:
Si è dichiarata guerra allo Stato, si è proclamata la guerra allo Stato democratico. Ma lo Stato democratico risponde con dichiarazione di guerra. (…) Una democrazia cui si rivolge una sfida di guerra non risponde con proclamazioni di pace. Quante volte, onorevoli colleghi, in questi giorni ho pensato a Monaco! Ricordate per quanti anni Monaco è stata l’emblema della debolezza e dell’impotenza della democrazia ? ci si è riscattati da questo giudizio con milioni di morti. ebbene, onorevoli colleghi, qualche volta ho l’impressione che stiamo vivendo una terribile Monaco interna; quasi non ci accorgiamo più di nulla. (…) A situazioni di emergenza debbono corrispondere provvedimenti di emergenza; altrimenti, questa emergenza finisce per diventare nient’altro che un luogo comune, e non serve che a riempirci la bocca.
La Malfa, fondatore del Partito d’azione, figura carismatica dei repubblicani e dell’intero Parlamento, un siciliano educato dal pensiero di Gaetano Salvemini, Giustino Fortunato e Benedetto Croce, pronuncia le parole che nessuno aveva il coraggio di far echeggiare nell’aula di Montecitorio: guerra e emergenza. Chiede una reazione durissima dello Stato, fino all’istituzione della pena di morte.
Fermezza. La Dc non si piega. «Zac» descrive la linea democristiana e chiede a tutti di allinearsi.
È il turno di Bettino Craxi. È segretario del Partito socialista italiano da poco più di due anni, ha cominciato la rivoluzione dei quarantenni dentro il partito e conduce una lunga corsa all’inseguimento del Partito comunista di Enrico Berlinguer. Craxi in aula annuncia la sua linea:
Signor Presidente del consiglio, di fronte al problema del terrorismo noi siamo ancora al. punto di partenza! Chi sono questi inafferrabili nemici della democrazia? Mi riferisco al fenomeno nel suo insieme, e non tanto al fatto che alcuni di loro siano per essere processati o siano in stato di detenzione. e sul fenomeno nel suo insieme che ancora grava il mistero fitto; noi ci domandiamo chi vuole spingere l’Italia, approfittando di un contesto abbastanza devastato sul terreno economico e logorato sul piano delle istituzioni, verso un disfacimento di tipo latino-americano. Chi sono i terroristi ? Chi li protegge ? Chi li ispira e a quale logica rispondono ? (…) Signor Presidente del consiglio, il nostro voto di oggi contiene un imperativo: sconfiggere il terrorismo; diversamente, sarà sconfitto il Governo. Potete contare sulla nostra collaborazione. Siano impegnati tutti i mezzi civili e militari disponibili; si adottino misure straordinarie, che il paese capirà e approverà. (…) Tentate l’impossibile per liberare Aldo Moro.
Eccola, la linea di Bettino: «Tentate l’impossibile per liberare Aldo Moro». È una linea che chiede al governo – e al partito dell’uomo in mano ai brigatisti, la Dc – di aprire la trattativa. Fu l’unico a sostenere questa linea, insieme ad Amintore Fanfani e Marco Pannella.
E i comunisti? Sono sotto il fuoco incrociato dell’estrema sinistra, avevano un patto con Moro, che cercava un escamotage politico per far uscire l’Italia da una crisi a spirale con un compromesso tra i due grandi partiti, ma il terrorismo è una spina nel fianco del Pci, un tema fino a quel momento irrisolto, un “album di famiglia” brutto e pericoloso. Berlinguer prende la parola:
L’attacco portato con calcolata determinazione contro una delle personalità più eminenti della vita politica italiana, contro uno statista profondamente legato alla causa della democrazia segna un punto di estrema gravità della nostra vicenda nazionale e di pericolo per la Repubblica. Il momento è tale che tutte le energie devono essere unite e raccolte, perché l’attacco eversivo sia respinto con il vigore e con la fermezza necessari, con saldezza di nervi, non perdendo la calma, ma anche adottando tutte le iniziative e tutte le misure opportune per salvare le istituzioni e per garantire la sicurezza e l’ordine democratico. Dalle notizie che ci giungono di ora in ora da ogni parte d’Italia già appare che i cittadini ed i lavoratori hanno prontamente risposto con altissima maturità politica e civile alla nuova provocazione del terrorismo, sospendendo il lavoro, svuotando le fabbriche, confluendo nelle piazze, raccogliendosi attorno ai partiti antifascisti, ai sindacati unitari, alle associazioni democratiche della Resistenza. È un vero e proprio sussulto quello che sembra scuotere in questo momento l’intera comunità nazionale ed è un quadro nel quale ci sono Torino e Napoli, Milano e Roma, le regioni del nord e quelle del sud, gli operai, gli impiegati, gli studenti, gli insegnanti, ogni ceto sociale, a dimostrazione di quanto grandi, varie e possenti siano le forze pronte a schierarsi concordi nella difesa di quelle istituzioni democratiche che sono il fondamento ed il bene supremo della nostra comunità.
Berlinguer svolge il suo delicato compito con maestria. Dentro le istituzioni. E nel mondo del Pci, che lui richiama nelle varie articolazioni. È un appello dentro (il Parlamento) e fuori (nel Paese). Un richiamo ai partiti alleati e non e ai mille pianeti che costituiscono il cosmo di quel grande partito che è il Pci. È una preoccupazione che condivide anche il segretario socialdemocratico Giuseppe Romita:
Mentre questo nostro dibattito è in corso, mentre in noi tutti è presente l’urgenza di conferire al Governo la pienezza dei suoi poteri costituzionali, è in atto nel paese una generale mobilitazione di lavoratori che si pongono a presidio delle istituzioni con la loro vigilanza democratica. Non è la prima volta, nella recente storia del nostro paese, che la Repubblica fa affidamento sul potenziale democratico di milioni di lavoratori per difendere la sua stessa sopravvivenza.
Tocca a Giorgio Almirante, segretario del Movimento Sociale Italiano, il suo è un intervento molto atteso. Il partito di Almirante è e resterà all’opposizione. La Repubblica è scossa da fatti violenti. Giovani di destra e di sinistra si combattono nelle strade, nelle fabbriche, nelle università. Uno scontro ideologico che in Parlamento appare nella sua plasticità:
Signor Presidente, la prego di consentirmi, nel quadro dei discorsi di circostanza che abbiamo udito – non alludo né al discorso dell’onorevole Zaccagnini né al discorso dell’onorevole la Malfa – di inserire un discorso di opposizione, pur breve e composto, come l’occasione consiglia ed impone. Se non erro è il primo discorso di opposizione pronunciato oggi in quest’aula, opposizione della quale noi sentiamo altissimo il senso di responsabilità. (…) Abbiamo sentito con soddisfazione le coraggiose parole pronunciate dall’onorevole la Malfa.. egli ha detto «a guerra, guerra», (alla emergenza si risponde con misure di emergenza); e abbiamo sentito, con minore soddisfazione, ma con interesse, dichiarazioni analoghe, anche se molto più sfumate e attenuate, da parte dell’onorevole Craxi e da parte dell’onorevole Romita, i quali hanno accennato alla possibilità di “misure straordinarie” (credo di riferire con esattezza il loro pensiero). (…) Chiediamo che venga presentata nelle prossime quarantott’ore una legge speciale (all’emergenza misure di emergenza) o straordinaria contro il terrorismo. (…) Cosa c’è dietro le Brigate rosse, nel tempo? Nel tempo, dietro le Brigate rosse c’è il clima di guerra civile che le sinistre fin dal 1960 hanno imposto all’Italia. Dietro le Brigate rosse c’è la lotta di classe, l’odio di classe e la conflittualità permanente che le sinistre – ed in particolare il partito comunista – da tanti anni hanno imposto all’Italia. C’è, in correlazione alla escalation comunista verso il potere, la descalation dello Stato, quanto ad autorità e, addirittura, a rispettabilità. C’è il cinismo con il quale il Partito comunista ha saputo sfruttare, anno per anno, mese per mese, occasione per occasione, direi giorno per giorno e ora per ora, la debolezza congenita della classe dirigente della Democrazia cristiana, la predisposizione di una larga parte almeno della classe dirigente della Democrazia cristiana alla resa.
Il discorso di Almirante riapre una ferita che in quel momento in aula si cercava di nascondere: la battaglia ideologica, il clangore dello scontro in un’Italia lacerata dal clima politico degli anni Settanta. Sarà Marco Pannella, leader del Partito Radicale, a scattare – come spesso è accaduto nella storia del nostro Paese – l’istantanea di una situazione drammatica dentro e fuori dal Palazzo:
Io penso, collega Almirante, ma soprattutto colleghi ugo la Malfa e Trombadori, che sia possibile che una solidarietà nei confronti di chi vede ammazzati i propri cari possa essere espressa solo a partire dal momento in cui una certezza ci domina: che in qualsiasi momento, Almirante, innanzitutto per il colpevole prima che per l’innocente, la vita è considerata sacra. e in questo Parlamento repubblicano, da radicale non violento quale sono, rivendico questo principio di civiltà: per il colpevole, signor Presidente, la vita è sacra, senza di che non ha senso piangere i morti che ci cadono accanto dalle barriere della non violenza, del socialismo, della democrazia. Noi siamo l’unico gruppo – penso – che in venti anni nemmeno un secondo si è inchinato, a ragion di Stato, di chiesa o di partito, dinanzi a qualsiasi morto. No ai morti fascisti per ragioni antifasciste! No ai morti antifascisti, Almirante! No ai ragazzi nostri e vostri, morti vittime di quegli ideali che riproponete con quelle leggi delle quali non c’è bisogno, perché l’antifascismo da trent’anni mantiene la Repubblica inchiodata alle leggi peggiori del vostro regime, ai codici militari, ai tribunali militari, al concordato clerico-fascista: la testimonianza più massiccia della vostra inciviltà giuridica. e se oggi siamo dove siamo, Almirante, è perché tu non sei un fascista: tu sei un rottame della storia! Il fascismo è una grande cosa, tremenda, che ci ha ammazzati, e le leggi fasciste, le quali per alcuni anni sono state di sua maestà Vittorio Emanuele e di Benito Mussolini, da trent’anni sono leggi della Repubblica contro la costituzione, perché altri hanno avuto la forza di serbare questo fascismo allo Stato, e non voi!.
Mentre il Pci tenta di tenere in piedi una nave che imbarca acqua, una situazione gravissima, mentre Berlinguer cerca la via del compromesso, in quel momento vitale per la stessa Repubblica Italiana, un altro comunista, Lucio Magri, prende la parola nell’aula di Montecitorio a nome del gruppo Pdup-Democrazia Proletaria:
Sola positiva novità di questa soluzione dovrebbe quindi essere il nuovo passo avanti nella legittimazione del partito comunista; una novità che oggi, del resto, il Presidente del consiglio si è ben guardato dal sottolineare, e che l’onorevole Enrico Berlinguer ha messo prevalentemente al centro del suo discorso. Ma può essere definito fine della discriminazione il fatto che il partito comunista offra il proprio sostegno agli uomini e alla politica di sempre? In questo contesto un fatto così importante e positivo non rovescia il suo segno? Si può ignorare il prezzo che non solo il partito comunista, ma l’intero movimento operaio, ed anzi – lasciatemi dire – l’intero paese paga con la delusione che si diffonde, con il sospetto che non si possano cambiare sul serio le cose per via democratica, che tutti siano, quando si avvicinano al potere, eguali?
Compagni contro. Nel nome dello Stato. Di Marx e di un mondo migliore è possibile. Ma il peggiore sembra vincere, quel giorno. Sinistra contro sinistra. Destra contro destra. Tutti contro tutti. Un tremendo corpo a corpo istituzionale si consuma in Parlamento. Il giorno del rapimento di Aldo Moro, il giorno in cui cinque uomini, cinque servitori dello Stato, cadono sotto i colpi di mitra della Brigate rosse. Quel giorno l’Italia non scopre solo la ferocia infinita della rivoluzione armata, ma la fine di una parabola iniziata negli anni Cinquanta con il boom, lo sviluppo del benessere, il consumo, l’industria e la distribuzione della ricchezza in un Paese povero. Quel momento è l’uscita dall’illusione di dieci anni prima, il Sessantotto, l’ingresso sul campo di una battaglia durissima, quella contro il terrorismo. Una battaglia vinta. A caro prezzo. Vincere il terrorismo e ammansire il mostro ideologico, uno scontro titanico che consumerà molte delle forze del Paese, fornirà l’alibi alla classe politica per non accogliere riforme necessarie, costruire il castello di carta del debito pubblico, continuerà una strisciante battaglia ideologica che non finirà neppure con la caduta del Muro di Berlino, perché il guelfi ghibellinismo sembra indelebile, capace di riprodursi sotto altre forme, nota di sottofondo del chiassoso, tragico, gioioso, grandioso concerto italiano.
Sinistra contro sinistra. Destra contro destra. Tutti contro tutti. Un tremendo corpo a corpo istituzionale si consuma in Parlamento.
Mentre Aldo Moro dalla sua prigione scrive di voler vivere, chiede una trattativa, invoca lo scambio di prigionieri. Spera e si dispera. Le sue lettere diventano il nostro archivio di ieri e di domani. Lo statista democristiano edifica inconsapevolmente un nostro muro del pianto, lo specchio di un’epoca, «Il memoriale della Repubblica» esplorato in tutte le sue implicazioni da Miguel Gotor, quelle che emergeranno subito e quelle che appariranno in seguito come profezie di una nazione che vedrà disfarsi la Prima e la Seconda Repubblica. Senza averne una Terza di riserva pronta all’uso.
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La Privacy policy del Sito potrà essere soggetta a periodici aggiornamenti.
Termini e condizioni di vendita dei servizi di abbonamento
I presenti termini d'uso disciplinano la fornitura digitale del servizio in abbonamento (di seguito,
il"Servizio" o
l'"Abbonamento") a List nelle diverse formule di volta in volta disponibili. Il Servizio è fornito da List
S.r.l., con
sede in Via Ferdinando di Savoia, 3 - 00196 Roma P. IVA 14403801005, iscritta al registro delle imprese di
Roma, numero
di iscrizione RM/1518421 (di seguito, il "Fornitore").
Il Servizio è rivolto esclusivamente a utenti maggiorenni. (di seguito, l'"Utente" o gli "Utenti").
List è il servizio digitale che fornisce agli Utenti contenuti editoriali, giornalistici e informativi di
qualità;
maggiori informazioni su List sono disponibili navigando sul sito internet https://newslist.it/ (di seguito,
il "Sito").
Il Servizio è disponibile in abbonamento via web a partire dal Sito, nonché attraverso l'applicazione List
(di seguito,
l'"Applicazione") per dispositivi mobili con sistema operativo IOS 11.0 o successivi e Android 6.0 o
successivi.
Il costo dei dispositivi, delle apparecchiature e della connessione internet necessari per la fruizione del
Servizio non
è ricompreso nel Servizio e si intende a carico dell'Utente.
1. Caratteristiche del Servizio
1.1 Il Servizio ha ad oggetto la fruizione in abbonamento dei contenuti editoriali della testata List.
L'Abbonamento è
disponibile esclusivamente in formato digitale; resta quindi espressamente esclusa dal Servizio la fornitura
dei
contenuti in formato cartaceo.
1.2 Il Servizio è a pagamento e comporta il pagamento di un corrispettivo a carico dell'Utente (con le
modalità previste
nel successivo articolo 5).
1.3 L'Utente può scegliere tra diverse formule a pagamento per la fruizione del Servizio; il costo, la
durata, le
modalità di erogazione e gli specifici contenuti di ciascun pacchetto sono specificati nella pagina di
offerta
pubblicata su https://newslist.it/fe/#!/register ovvero all'interno dell'Applicazione. Il contenuto
dell'offerta deve
intendersi parte integrante dei presenti termini d'uso e del connesso contratto tra il Fornitore e l'Utente.
2. Acquisto dell'abbonamento
2.1 Ai fini dell'acquisto di un Abbonamento è necessario (i) aprire un account List; (ii) selezionare un
pacchetto tra
quelli disponibili; (iii) seguire la procedura di acquisto all'interno del Sito o dell'Applicazione,
confermando la
volontà di acquistare l'Abbonamento mediante l'apposito tasto virtuale. L'Abbonamento si intende acquistato
al momento
della conferma della volontà di acquisto da parte dell'Utente; a tal fine, l'Utente accetta che faranno fede
le
risultanze dei sistemi informatici del Fornitore. La conferma vale come espressa accettazione dei presenti
termini
d'uso.
2.2 L'Utente riceverà per email la conferma dell'attivazione del Servizio, con il riepilogo delle condizioni
essenziali
applicabili e il link ai termini d'uso e alla privacy policy del Fornitore; è onere dell'Utente scaricare e
conservare
su supporto durevole il testo dei termini d'uso e della privacy policy.
2.3 Una volta confermato l'acquisto, l'intero costo dell'Abbonamento, così come specificato nel pacchetto
acquistato,
sarà addebitato anticipatamente sullo strumento di pagamento indicato dall'Utente.
2.4 Effettuando la richiesta di acquisto dell'Abbonamento, l'Utente acconsente a che quest'ultimo venga
attivato
immediatamente senza aspettare il decorso del periodo di recesso previsto al successivo articolo 4.
2.5 Per effetto dell'acquisto, l'Utente avrà diritto a fruire del Servizio per l'intera durata
dell'abbonamento;
l'Utente, tuttavia, non può sospendere per alcun motivo la fruizione del Servizio durante il periodo di
validità
dell'Abbonamento.
3. DURATA, DISDETTA E RINNOVO DELL'ABBONAMENTO
3.1 L'Abbonamento avrà la durata di volta in volta indicata nel pacchetto scelto dall'Utente (per esempio,
mensile o
annuale).
3.2 L'Abbonamento si rinnoverà ciclicamente e in modo automatico per una durata eguale a quella
originariamente scelta
dall'Utente, sino a quando una delle Parti non comunichi all'altra la disdetta dell'Abbonamento almeno 24
ore prima del
momento della scadenza. In mancanza di disdetta nel termine indicato, l'Abbonamento è automaticamente
rinnovato.
3.3 L'Utente potrà esercitare la disdetta in ogni momento e senza costi attraverso una delle seguenti
modalità:
seguendo la procedura per la gestione dell'Abbonamento all'interno del proprio profilo utente sia sul Sito
che
nell'Applicazione;
inviando una mail al seguente indirizzo: help@newslist.it.
3.4 Gli effetti della disdetta si verificano automaticamente alla scadenza del periodo di abbonamento in
corso; fino a
quel momento, l'Utente ha diritto a continuare a fruire del proprio Abbonamento. La disdetta non dà invece
diritto ad
alcun rimborso per eventuali periodi non goduti per scelta dell'Utente.
3.5 In caso di mancato esercizio della disdetta, il rinnovo avverrà al medesimo costo della transazione
iniziale, salvo
che il Fornitore non comunichi all'Utente la variazione del prezzo dell'Abbonamento con un preavviso di
almeno 30 giorni
rispetto alla data di scadenza. Se, dopo aver ricevuto la comunicazione della variazione del prezzo,
l'Utente non
esercita la disdetta entro 24 ore dalla scadenza, l'Abbonamento si rinnova al nuovo prezzo comunicato dal
Fornitore.
3.6 Il Fornitore addebiterà anticipatamente l'intero prezzo dell'Abbonamento subito dopo ogni rinnovo sullo
stesso
strumento di pagamento in precedenza utilizzato dall'Utente ovvero sul diverso strumento indicato
dall'Utente attraverso
l'area riservata del proprio account personale.
4. Recesso DEL CONSUMATORE
4.1 L'Utente, ove qualificabile come consumatore – per consumatore si intende una persona fisica che agisce
per scopi
estranei all'attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta, ha
diritto di
recedere dal contratto, senza costi e senza l'onere di indicarne i motivi, entro 14 giorni dalla data di
attivazione
dell'Abbonamento acquistato.
4.2 L'Utente può comunicare la propria volontà di recedere, inviando al Fornitore una comunicazione
esplicita in questo
senso mediante una delle seguenti modalità:
mediante raccomandata a.r. indirizzata alla sede del Fornitore;
per email al seguente indirizzo help@newslist.it;
4.3 Ai fini dell'esercizio del recesso l'Utente può, a sua scelta, utilizzare questo modulo
4.4 Il termine per l'esercizio del recesso si intende rispettato se la comunicazione relativa all'esercizio
del diritto
di recesso è inviata dall'Utente prima della scadenza del periodo di recesso.
4.5 In caso di valido esercizio del recesso, il Fornitore rimborserà all'Utente il pagamento ricevuto in
relazione
all'Abbonamento cui il recesso si riferisce, al netto di un importo proporzionale a quanto è stato fornito
dal Fornitore
fino al momento in cui il consumatore lo ha informato dell'esercizio del diritto di recesso; per il calcolo
di tale
importo, si terrà conto dei numeri o comunque dei contenuti fruiti e/o fruibili dal consumatore fino
all'esercizio del
diritto di recesso. Il rimborso avverrà entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione di recesso sullo
stesso
mezzo di pagamento utilizzato per la transazione iniziale.
4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.