6 Aprile
La campagna d'Italia di Macron
L'offensiva di Parigi su finanza, industria, reti strategiche. La politica estera di Macron e il capitale volante. La difesa improvvisata dell'Italia a cui mancano gli strumenti per difendere l'interesse nazionale. Il governo dei perdenti che cura dossier che dovrebbero essere dei partiti vincenti.
Il limbo. In questo momento c'è un governo sospeso in aria e non sappiamo quanto ci vorrà per vederne un altro all'opera. Sappiamo però che in questa frazione di tempo il piccolo establishment italiano si sta riposizionando e sta chiudendo partite colossali che non si potranno condurre a termine in futuro.
La partita più grande in questo momento - non l'unica - è quella con la Francia. A quelli che "vince Hillary, punto" non è rimasto neppure Macron, il quale ha svelato il suo bonapartismo (senza impero). La sua presidenza ha lanciato un assalto senza precedenti all'Italia, al suo sistema industriale e finanziario e loro, gli intelligenti a prescindere, si preparano a servire il Napoleone en marche, c'è perfino chi gli sta spianando la strada. Nonostante l'impressionante sequenza di epic fail, il giornalista collettivo continua a dipingerlo come se fosse Voltaire, un mondo che esiste solo nei loro sogni. Macron è un nazionalista che tinge d'Europa il suo gollismo frou frou, è il populista delle élite che ha individuato una preda facile, l'Italia, con una classe dirigente pronta a cedere qualsiasi pezzo d'argenteria pur di continuare a incassare gli utili e socializzare le perdite. Cambia il padrone, ma si passa comunque all'incasso.
I francesi in passato hanno fatto shopping in vari settori, fino a inoltrarsi nel cuore della finanza, il caveau. Amundi ha comprato Pioneer, cioè un pezzo importante del risparmio gestito degli italiani, sono presenti con SocGen in Generali (la cassaforte dell'industria italiana) e hanno anche l'ad, il marchio Bnl da anni va su e giù sui battelli nella Senna, Unicredit è governato da un francese che al momento opportuno non dimentica di esserlo, la bandiera francese batte anche in Mediobanca un tempo salotto buono, oggi con i divani consumati. Parigi in dieci anni ha comprato asset italiani...
Il limbo. In questo momento c'è un governo sospeso in aria e non sappiamo quanto ci vorrà per vederne un altro all'opera. Sappiamo però che in questa frazione di tempo il piccolo establishment italiano si sta riposizionando e sta chiudendo partite colossali che non si potranno condurre a termine in futuro.
La partita più grande in questo momento - non l'unica - è quella con la Francia. A quelli che "vince Hillary, punto" non è rimasto neppure Macron, il quale ha svelato il suo bonapartismo (senza impero). La sua presidenza ha lanciato un assalto senza precedenti all'Italia, al suo sistema industriale e finanziario e loro, gli intelligenti a prescindere, si preparano a servire il Napoleone en marche, c'è perfino chi gli sta spianando la strada. Nonostante l'impressionante sequenza di epic fail, il giornalista collettivo continua a dipingerlo come se fosse Voltaire, un mondo che esiste solo nei loro sogni. Macron è un nazionalista che tinge d'Europa il suo gollismo frou frou, è il populista delle élite che ha individuato una preda facile, l'Italia, con una classe dirigente pronta a cedere qualsiasi pezzo d'argenteria pur di continuare a incassare gli utili e socializzare le perdite. Cambia il padrone, ma si passa comunque all'incasso.
I francesi in passato hanno fatto shopping in vari settori, fino a inoltrarsi nel cuore della finanza, il caveau. Amundi ha comprato Pioneer, cioè un pezzo importante del risparmio gestito degli italiani, sono presenti con SocGen in Generali (la cassaforte dell'industria italiana) e hanno anche l'ad, il marchio Bnl da anni va su e giù sui battelli nella Senna, Unicredit è governato da un francese che al momento opportuno non dimentica di esserlo, la bandiera francese batte anche in Mediobanca un tempo salotto buono, oggi con i divani consumati. Parigi in dieci anni ha comprato asset italiani per un valore di 52 miliardi di euro, l'Italia ha investito in Francia per circa 7 miliardi (dati Kpmg). L'asimmetria non è solo una questione di numeri, ma di linea politica, di difesa della sovranità e dell'interesse nazionale. Tra Parigi e Roma non ci sono condizioni parallele, reciprocità, rapporti bilanciati. La storia della cessione di STX a Fincantieri è l'esempio di come Macron interpreti il suo europeismo: France First. Rivelò la sua natura subito, durante la campagna presidenziale, i commentatori che la sanno lunga pensarono che si trattasse di una mossa elettorale. Non avevano capito niente, era Bonaparte-Macron.
L'appetito vien mangiando e con il passare del tempo la Francia negli ultimi anni ha affondato le zanne in settori come telecomunicazioni (Tim) e media (Mediaset), le reti e l'immaginario di un paese, il software e l'hardware, il sistema nervoso della nazione. Manca solo un tassello a questa strategia di espansione, la difesa, in particolare l'aerospazio, dove l'Italia compete direttamente con la Francia.
Macron lavora per espandere ancora di più il suo dominio in Italia e naturalmente nel Mediterraneo. L'Eliseo guarda alla Libia, ha fatto incontrare a Parigi Al Serraj e Haftar, ha una politica sull'immigrazione che tende sistematicamente a penalizzare l'Italia, ora si oppone alla missione militare in Niger e ha costretto il governo nigerino a alzare la bandiera rossa sull'invio dei nostri militari nell'Africa sub-sahariana. Che cosa è questa? Una guerra diplomatica dove il nostro interesse nazionale è minacciato. Indignati a Bardonecchia, ma tappeto rosso a Roma.
Mentre scriviamo, un comitato di saggi a Palazzo Chigi lavora a un accordo bilaterale tra Francia e Italia di cui non si sa nulla. Quali sono le linee guida? Quali sono gli interessi strategici dell'Italia? Parigi continuerà ad avere campo libero come oggi? Quali comitati valuteranno gli accordi sui singoli settori? Il nuovo Parlamento cosa sta aspettando a chiedere lumi? Non c'è il nuovo governo, ma le assemblee devono lavorare. I presidenti delle Camere cosa stanno facendo? Pensano tutti di stare ancora in campagna elettorale? Cinque Stelle e Lega sono informati? Cosa pensano? I capigruppo servono a fissare l'agenda parlamentare, non a disquisire nei talk show mentre l'Italia cede quote di sovranità, fatturato e posti di lavoro come cioccolatini.
Il Partito democratico è al governo e ha in mano tutti questi dossier. Nel limbo, sta gestendo partite vitali per il paese. Sono tutti distratti dalle consultazioni per la formazione del nuovo governo, ma un esecutivo a Palazzo Chigi c'è e sta lavorando sul domani dell'industria italiana che dovrebbe essere materia per chi ha vinto, non per chi ha perso le elezioni.
Ci sono tanti strumenti per difendere i settori strategici. C'è chi dice che investire i soldi del risparmio postale in Tim sia una follia. C'è invece chi sostiene la bontà di questa manovra last minute perché serve a mettere un argine a Bolloré. In ogni caso, è palese il quadro politico, il sotto testo, si tratta di una manovra figlia di uno schema che il voto del 4 marzo ha bocciato: agitare la bandiera italiana, dire che la Francia non passerà (è già passata) e giocare di sponda con Berlusconi che ha un problema francese in Mediaset, sempre lui, il signor Vincent Bollorè. In mezzo, c'è il fondo americano Elliott che aveva un disegno di guerra lampo per arrivare al controllo di una delle più importanti aziende italiane. Quel disegno è tramontato ed è comparsa in scena la Cassa depositi e prestiti. Il piano sarebbe quello di cui si discetta da anni: scorporare la rete fissa da Tim, metterla sotto il controllo di Cdp e poi procedere alla fusione con Open Fiber. In questo scenario, ieri sono arrivate due nomine lampo: Stefano Siragusa e Riccardo Delleani sono stati nominati presidente e amministratore delegato di TI Sparkle. Che cosa è Sparkle? Questo:
Sparkle è la rete globale dei cavi di Telecom, leader nel Mediterraneo. Sparkle è controllo dello spettro delle telecomunicazioni. Traduzione: sicurezza dello Stato.
Bene, ma questa allora è anche politica estera e l'analista si chiede che cosa stia succedendo: l'Italia (Cassa depositi e prestiti è un braccio armato dello Stato, non un'entità privata) subentra a Elliott che batte bandiera americana, ma non esprime un punto di vista atlantico. Al centro c'è la Francia che fa parte del club dell'Unione europea alla quale apparteniamo anche noi. Che gioco stiamo giocando, signori del governo? C'è qualcosa che non torna in questo scenario. Se giochiamo una partita che punta all'interesse nazionale, deve esserci un disegno geopolitico coerente con la nostra politica estera. Qual è?
Quando le apri, le matrioske rivelano sempre il loro contenuto. Manovrare i soldi dei contribuenti con la catapulta dei perdenti non è una buona idea, non siamo di fronte ad "affari correnti", ma a una situazione eccezionale su cui bisognerebbe informare il nuovo Parlamento d'urgenza, dare dettagli ai gruppi parlamentari e vedere quali sono i pro e i contro e soprattutto gli strumenti da usare. Bisogna ricordare che Cdp interviene mentre è in corso una battaglia durissima tra due azionisti per il controllo di Tim, gli americani del fondo Elliot e i francesi di Vivendi. Siamo in zona interessi privati dove vengono utilizzati quelli che i politici chiamano "soldi pubblici" ma, come disse Margaret Thatcher, "non esistono i soldi pubblici, esistono solo i soldi dei contribuenti". C'è l'interesse nazionale? Benissimo, allora qualcuno a Palazzo Chigi lo dica al signor contribuente che fa anche l'elettore.
Naturalmente i francesi di Tim non sono rimasti a guardare, ben sapendo che c'è una sponda tra il Pd e Berlusconi, hanno fatto partire un siluro. Quale? Un'intervista alla Stampa dell'amministratore delegato di Telecom, Amos Genis, che punta dritto all'accordo di scambio di contenuti tra Sky e Mediaset: "C'è troppa concentrazione, le autorità indaghino sul patto tra le tv". È una guerra. C'è la Francia, c'è l'Italia, ma c'è anche e soprattutto Berlusconi con il suo eterno doppio ruolo di proprietario di una grande azienda e leader di un partito politico. Il piccolo establishment italiano in questo caso fa squadra. Ma nel nome di quale interesse? E se i francesi erano un problema, perché non si è intervenuti prima? Semplice, hanno la strada spianata da decenni. E una classe dirigente che applaude al loro arrivo o fa finta che nulla sia successo, tranne svegliarsi quando è troppo tardi o quando ci sono piccoli disegni politici di vario segno.
Quali disegni? La politica è sempre la chiave che apre tutte le porte e spiega le apparenti mosse uguali e contrarie di questi giorni. Il partito che è ancora al governo ha un desiderio pazzo di macronizzarsi. È l'ultima spiaggia. Nel Pd tutti i cavallini in corsa per la segreteria o in procinto di auto-rottamarsi anelano a una photo opportunity con Macron per accreditarsi, creare aspettativa e immaginario, cominciare l'ennesima telenovela del Pd. Ci pensa Matteo Renzi, che ha in mente un suo partito en marche e ci pensa anche Carlo Calenda che non a caso si è iscritto al Pd quando la sconfitta elettorale era ancora un pezzo di ferro arroventato. Renzi continua ad essere il capo del Pd, Calenda ha in mano i dossier industriali del paese e finché è al ministero dello Sviluppo è lui a decidere. Il Pd forse è in liquidazione, ma intanto è nella stanza dei bottoni, sta pigiando quelli che contano last minute, è il centro della battaglia, e nel limbo governativo questo conflitto impatta sulle scelte di governo.
L'Europa è preoccupata per gli investimenti cinesi, dunque si lavora a Bruxelles e si fanno accordi di cooperazione bilaterale tra gli Stati (come il "Trattato del Quirinale" tra Italia e Francia) ma l'Italia ha aperto il capitale di Cdp Reti (controlla gli investimenti in Snam, Italgas e Terna) alla società cinese State Grid. Contraddizioni? Anche questa è politica estera. E si vede lontano un miglio che manca un organismo che coordina gli investimenti, li armonizza e rende coerenti ai nostri interessi geopolitici.
Diceva il Comandante Mao: "C'è grande confusione sotto il cielo, dunque la situazione è eccellente". La confusione c'è ed è visibile, ma l'Italia ha un problema: non c'è neanche l'ombra del Comandante Mao.
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9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.