13 Maggio

Einaudi, Mattarella e il governo votato dal popolo

Il discorso del Capo dello Stato è un avviso a Di Maio e Salvini. Riccardo Ruggeri fa una proposta: i due leader gettino la spugna, si arrendano e votino contro il governo neutro del Quirinale. Poi la parola torni subito agli italiani. Loro sapranno giudicare.

di Riccardo Ruggeri

Mai era successo che scrivessi e facessi uscire un Cameo di domenica, mai in edizione straordinaria. Oggi lo faccio, e come cittadino dico a Luigi Di Maio e a Matteo Salvini, gettate la spugna, l’establishment non vi vuole. Ve lo dico con profonda simpatia e perché me lo posso permettere. È il vantaggio di essere un appartenente alle élite del Paese, un liberale (nature) non ricattabile sul piano economico, intellettualmente indipendente, un editore: insomma, un uomo di mondo. Perché allora scrivo questa edizione straordinaria del Cameo? Perché ho letto attentamente, e più volte, le parole del Presidente Sergio Mattarella, come ovvio impeccabili sul piano costituzionale. Altrettanto impeccabili le frasi di LuigiEinaudi citate.

(Apro una parantesi personale, la mia famiglia, di operai Fiat antifascisti (schedati fino al 1945), anticomunisti (schedati dopo il 1948) aveva una grande stima verso Einaudi, malgrado la macchia derivante dal Regio decreto 1227 del 28 agosto 1931: “Giuramento di fedeltà al Fascismo”. Recitava: “I professori di ruolo e i professori incaricati nei regi istituti d’istruzione superiori sono tenuti a prestare giuramento secondo la formula seguente: Giuro di essere fedele al Re, ai suoi reali successori e al Regime Fascista …..”. Chi avesse rifiutato di firmare avrebbe perso la cattedra (per correttezza storica, non il lavoro esterno, e non sarebbero andati in galera). Ebbene, su oltre 1200 cattedratici solo 15 non firmarono. Francesco Ruffini chiese ad Albert Einstein di intervenire, lui lo fece scrivendo al Guardasigilli Alfredo Rocco che gli rispose facendogli osservare “Dov’è il problema se solo l’1% non ha firmato?” Einstein non replicò. Ricordiamo che gli antifascisti veri furono appena l’1% degli italiani, erano quasi esclusivamente ebrei, operai, contadini e 15 professori universitari su 1.200. Di quest’ultimi, i nomi più prestigiosi sarebbero diventati le punte di diamante della Repubblica, eppure tutti avevano firmato. Quelli di sinistra si giustificarono dicendo che lo fecero su richiesta di Palmiro Togliatti (lui per prudenza era a Mosca) perché “era...


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