14 Maggio

La transizione dell'Occidente

Il caso Italia è incastonato nella crisi delle élite che sono a un passo dalla sconfitta e non sappiamo da cosa saranno sostituite. Lorenzo Castellani fa una passeggiata in un nuovo ordine nascente che sta per cancellare quello degli ultimi trent'anni.

di Lorenzo Castellani

Da anni avanza la teoria, considerata come buona a prescindere per decifrare i cambiamenti della politica, dello scontro tra popolo ed elite. Questa appare una visione semplificata e stereotipata perché come i classici del pensiero ci ricordano vige sempre la ferrea legge delle oligarchie: la storia, per dirla con Wilfredo Pareto, è un cimitero d’elite e quando un ciclo finisce un altro ne prende il posto. Anche in politica nulla si crea, nulla si distrugge, proprio come per il principio di Lavoisier per le reazioni chimiche. Così in questi sommovimenti della storia una vecchia aristocrazia inizierà a cedere il passo ad una nuova, i cui contorni ancora non si riescono a scorgere. Certamente che qualcosa non funzioni bene nel rapporto tra popolo ed istituzioni è evidente in tutto il mondo occidentale: i partiti sono sconquassati dagli outsider, l’ordine delle democrazie maggioritarie è collassato, l’Unione Europea è entrata in una fase recessiva, i partiti tradizionali vengono superati da nuove forme di organizzazione politica, l’instabilità politica è la cifra caratterizzante di molte democrazie.

Le élite formate dall’uomo “cosmopolita-civilizzato”, architetto del politicamente corretto e del sovranazionalismo, vedono evaporare la propria legittimità democratica. Il Professor Codevilla scrisse nel 2010 un breve saggio intitolato The ruling class sottolineando come un 10% di americani, non necessariamente i più ricchi ma certamente i più connessi, vivessero in un micro-cosmo distaccato dal resto del paese, asserragliati nei centri città delle metropoli urbane e controllando i gangli vitali sia della macchina dello Stato che del grande capitale. 
Quella classe dirigente è entrata in crisi di legittimazione con la crisi finanziaria del 2008 e, in Europa ed in Italia in particolare, dopo la picchiata dei debiti sovrani del 2011. Il progetto dell’uomo sovranazionale, felice e giusto perché integrato, tollerante, multietnico e globale ha iniziato il suo...


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