17 Maggio

Guida per il Governo Frankenstein che va in Europa

Immigrazione, disoccupazione, piccole e medie imprese. Nella trattativa con Bruxelles bisogna avere pochi punti e molto chiari. Sui grandi temi dell'Unione discutere senza sudditanza, perché l'Italia è un grande paese. Lorenzo Castellani fa un viaggio nella prossima Europa.

di Lorenzo Castellani

Può il Governo Frankenstein cambiare l’Europa? Se sì, come? Questa è forse la domanda delle domande intorno all’esecutivo che potrebbe essere varato nei prossimi giorni.  Non è un caso, infatti, che sia partito un fuoco di fila contro l’accordo tra Lega e Cinque Stelle che si estende dai media mainstream italiani ai grandi quotidiani internazionali, dagli opinion-makers nazionali ai commissari europei.

Siamo al paradosso già osservato con Trump e la Brexit: maggiore l’ostilità delle istituzioni nazionali e sovranazionali, maggiore è la propulsione populista. Dopo la serrata di un establishment sempre più debilitato esiste il rischio che il governo terza potenza economica europea possa cadere nella mani dei partiti sovranisti. Le intemerate che arrivano da Bruxelles, da commissari non eletti di paesi stranieri, non solo innervosiscono l’elettorato, mettendo a rischio la già debole legittimità delle istituzioni europee, ma compattano i partiti anti-establishment.

Siamo al paradosso già osservato con Trump e la Brexit: maggiore l’ostilità delle istituzioni nazionali e sovranazionali, maggiore è la propulsione populista.

L’impressione trasmessa dall’Europa è che le democrazie nazionali abbiano oramai le armi spuntate sul loro destino politico indipendentemente da come e per chi votino. Il problema è che gli elettori pagano le tasse al proprio Stato nazionale e da questo ricevono servizi pubblici, non all’Europa. Gli elettori credono alle promesse dei leader nazionali e non alle reprimende di Bruxelles poiché solamente i primi vengono considerati come legittimati democraticamente. Per questi motivi è molto facile per i populisti rovesciare le colpe su un ordine istituzionale sovranazionale come l’Unione Europea che sembra tutelare essenzialmente lo status quo, un equilibrio che però, negli ultimi anni, è andato a sfavore di gran parte della popolazione europea. Qui si annida il cortocircuito tra la democrazia nazionale e le tecnocrazie sovranazionali, tra i partiti anti-establishment e quelli tradizionali.

Considerata questa situazione, dunque, si...


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