31 Maggio
Mattarellus I, Maio di Salvini e Angela I. Italia, anno 1176
La straordinaria macchina del tempo di Giordano Bruno Guerri comincia il suo viaggio da Teodorico, poi incontra l'imperatore Barbarossa e la battaglia di Legnano e improvvisamente ecco comparire il presente. È sempre Italia-Germania.
di Giordano Bruno Guerri
Sarebbe troppo facile, per i lettori-non-cliccatori di List, andare a cercare le radici dei rapporti fra italiani e tedeschi due passi indietro: Hitler e Mussolini, la Prima Guerra Mondiale, per chi si spinge oltre, la Terza Guerra d’Indipendenza. Noi ci spingeremo fino a Teodorico, le radici sono lì, nella Guerra Gotica.
Nato nel 454, Teodorico aveva trascorso l’infanzia alla corte di Costantinopoli, come ostaggio, dal 462 al 472. Divenne re degli ostrogoti nel 474 e nel 489, incitato dall’imperatore d’Oriente Zenone, guidò il suo popolo in Italia contro l’imperatore Odoacre, quello che aveva deposto Romolo Augusto decretando la fine dell’impero Romano. Teodorico e i suoi ostrogoti erano molto diversi dagli eruli, dai rugi e dagli sciri che avevano sconfitto i romani. Eruli e rugi erano di origine scandinava, e quanto a barbarie non scherzavano. Gli ostrogoti invece erano di origine germanica, conoscevano la cultura romana per averla subita, secolo dopo secolo.
Teodorico, imperatore degli Ostrogoti.Teodorico amava la cultura classica e aveva un progetto visionario: ridare a Roma e all’Italia il rilievo e soprattutto l’indipendenza del passato, attraverso la creazione di un Regno romano-gotico svincolato sia da Bisanzio sia dalla Chiesa. Cioè voleva invertire il processo innescato delle invasioni, non barbarizzare i romani ma romanizzare i barbari tedeschi: proprio quello che a molti di noi piacerebbe ancora fare, più o meno quindici secoli dopo. Benché dominati, ci sentivamo – e ci sentivano – ancora superiori ai dominanti.
Teodorico amava la cultura classica e aveva un progetto visionario: ridare a Roma e all’Italia il rilievo e soprattutto l’indipendenza del passato.
Dopo avere sconfitto Odoacre più volte, Teodorico lo fece uccidere a tradimento durante un banchetto. Si usava così. Regnò a Ravenna e finché visse (morì nel 526) riuscì a rendere l’Italia autonoma da Bisanzio e dal...
di Giordano Bruno Guerri
Sarebbe troppo facile, per i lettori-non-cliccatori di List, andare a cercare le radici dei rapporti fra italiani e tedeschi due passi indietro: Hitler e Mussolini, la Prima Guerra Mondiale, per chi si spinge oltre, la Terza Guerra d’Indipendenza. Noi ci spingeremo fino a Teodorico, le radici sono lì, nella Guerra Gotica.
Nato nel 454, Teodorico aveva trascorso l’infanzia alla corte di Costantinopoli, come ostaggio, dal 462 al 472. Divenne re degli ostrogoti nel 474 e nel 489, incitato dall’imperatore d’Oriente Zenone, guidò il suo popolo in Italia contro l’imperatore Odoacre, quello che aveva deposto Romolo Augusto decretando la fine dell’impero Romano. Teodorico e i suoi ostrogoti erano molto diversi dagli eruli, dai rugi e dagli sciri che avevano sconfitto i romani. Eruli e rugi erano di origine scandinava, e quanto a barbarie non scherzavano. Gli ostrogoti invece erano di origine germanica, conoscevano la cultura romana per averla subita, secolo dopo secolo.
Teodorico, imperatore degli Ostrogoti.Teodorico amava la cultura classica e aveva un progetto visionario: ridare a Roma e all’Italia il rilievo e soprattutto l’indipendenza del passato, attraverso la creazione di un Regno romano-gotico svincolato sia da Bisanzio sia dalla Chiesa. Cioè voleva invertire il processo innescato delle invasioni, non barbarizzare i romani ma romanizzare i barbari tedeschi: proprio quello che a molti di noi piacerebbe ancora fare, più o meno quindici secoli dopo. Benché dominati, ci sentivamo – e ci sentivano – ancora superiori ai dominanti.
Teodorico amava la cultura classica e aveva un progetto visionario: ridare a Roma e all’Italia il rilievo e soprattutto l’indipendenza del passato.
Dopo avere sconfitto Odoacre più volte, Teodorico lo fece uccidere a tradimento durante un banchetto. Si usava così. Regnò a Ravenna e finché visse (morì nel 526) riuscì a rendere l’Italia autonoma da Bisanzio e dal papa. Ristabilì il Senato e scelse come ministri e consiglieri gli ultimi grandi letterati – Cassiodoro, Boezio, Simmaco – per rinvigorire una vita culturale esangue da più di un secolo. Le strade furono riattivate e le paludi pontine in parte prosciugate, vennero restaurati i palazzi imperiali, gli acquedotti e le fogne di Roma. Ravenna fu abbellita con straordinari edifici di stile bizantino, come Sant’Apollinare Nuovo.
Il suo grandioso sogno di romanizzazione non era però condiviso dai goti, casta militare esclusa dagli incarichi di governo. Gli imperatori d’Oriente, dopo il favore iniziale, si accorsero che Teodorico era ben più pericoloso di Odoacre. Quanto al papa, non gli poteva perdonare l’adesione all’arianesimo, un’eresia contro la quale la Chiesa dovette combattere per tre secoli. Il pontefice Giovanni I (523-526) fu imprigionato a Ravenna fino alla morte. La stessa sorte toccò a Simmaco, capo del Senato. L’imperatore morì senza vedere compiuto il proprio sogno e fu seppellito a Ravenna, nello splendido mausoleo dalla cupola monolitica.
Considerato un barbaro sanguinario nella tradizione popolare e letteraria italiana, a volte addirittura in quella storica, Teodorico è invece – più giustamente – un grande re nelle saghe germaniche. Dovrebbe essere il contrario, se la Chiesa non ci avesse messo lo zampino con una campagna denigratoria. Teodorico è il progenitore di quel complesso d’inferiorità verso gli italiani che ha afflitto i tedeschi per più di mille anni.
Il suo grandioso sogno di romanizzazione non era però condiviso dai goti, casta militare esclusa dagli incarichi di governo.
Bisanzio e il Vaticano si affrettarono a distruggere l’aristocrazia terriera romano-gotica con la quale Teodorico aveva sostituito quella ecclesiastica e bizantina. Nel 535 iniziò, tra l’Impero e Bisanzio, quella che oggi chiamiamo Guerra Gotica: sarebbe durata quasi vent’anni e avrebbe portato al dominio bizantino su ogni centro di potere della penisola e alla rinuncia completa al progetto di una società romano-gotica. Anche la coesistenza dei gruppi etnici era fallita, i goti adesso dominavano il Settentrione, mentre nel resto della penisola ritornava l’autorità della Chiesa e si aggiungeva quella di Bisanzio. Da lì nacque la spaccatura fra Nord e Sud che paghiamo ancora (ma allora andava peggio). Sia chi governava al Nord sia chi regnava al Sud avrebbe considerato “l’altra parte” d’Italia “terra di corsa e di massacro” (Ovidio Capitani, Storia dell’Italia medievale). E se i tedeschi ancora oggi possono sentire una qualche cuginanza con gli italiani del settentrione, considerano i meridionali un popolo molto più vicino a Bisanzio, all’Africa, a un'altra specie. Con una spiccata tendenza crescente a meridionalizzarci tutti.
***
Il sogno di Teodorico – una grande Roma di nuovo a capo di un Impero romanizzato - sarebbe stato ripreso intorno all’anno 1000 dal giovane imperatore tedesco Ottone III, del quale abbiamo già parlato in un altro numero di List.
Un secolo e mezzo dopo il 1000 tutto è cambiato. Al Nord i Comuni hanno conquistato benessere e indipendenza, commerciano, si arricchiscono, e più si arricchiscono più vogliono indipendenza. Come si direbbe oggi, sono diventati “europei”, e fanno gola alla Germania, che finora ha lasciato andare. Nel 1152 diventa imperatore Federico I, detto il Barbarossa, che salendo al trono annuncia solennemente di volere ripristinare l’autorità e la sovranità imperiale sull’Italia.
Nel 1158 Barbarossa dichiarò guerra all’indipendenza comunale proclamando che tutte le risorse dei Comuni appartenevano soltanto a lui. Secondo l’Editto, i Comuni avrebbero dovuto rinunciare a ogni fiume, porto, tassa o bene di cui avevano usufruito: tutto ritornava nelle mani dell’imperatore. Per niente intimiditi, i Comuni si federarono in Lega e raccolsero la sfida, inaugurando una guerra che proseguì con alti e bassi per più di un ventennio.
Barbarossa in una miniatura.A Legnano, nel 1176, la Lega sarebbe riuscita a sconfiggere l’imperatore: una vittoria che impressionò il mondo non solo perché gli italiani (che già godevano fama di imbelli) sconfissero la cavalleria con la fanteria, ma soprattutto perché erano parzialmente uniti. La vittoria è entrata a tal punto nell’immaginario degli italiani – almeno quelli del Nord – che Umberto Bossi scelse come simboli della Lega proprio il Carroccio e il Guerriero di Legnano scolpito in un monumento. Un paradosso della storia – che muta più rapidamente di quel che ci si aspetta – è che Bossi lo scelse come segno di indipendenza da Roma ladrona e dai terun, mai potendo immaginare che il suo erede Salvini avrebbe puntato la spada a un Nord ancora più Nord, contro l’Impero Eurotedesco e l’Imperatrice Angela I.
A Legnano, nel 1176, la Lega sarebbe riuscita a sconfiggere l’imperatore: una vittoria che impressionò il mondo non solo perché gli italiani (che già godevano fama di imbelli) sconfissero la cavalleria con la fanteria, ma soprattutto perché erano parzialmente uniti.
Anche Roma era stata toccata dallo spirito libertario dei Comuni e nel 1143 si era data un Senato laico. Ma nel decennio successivo, a riprova che la città ormai non riusciva più a svincolarsi dal potere religioso, il vero capo della città fu Arnaldo da Brescia, un frate che infuocava gli animi con i suoi discorsi sulla corruzione del papato. Quando Barbarossa divenne imperatore, sia il Senato sia papa Adriano IV (1154-1159), in lotta fra loro, si misero sotto la sua protezione. L’imperatore aveva più bisogno di una benedizione papale che di una Roma libera e appoggiò il pontefice, che lanciò l’interdetto contro l’urbe. Significava che non si potevano più fare cerimonie religiose, funerali compresi, e che si sarebbero persi pellegrinaggi e entrate. Nel 1155 Barbarossa consegnò Arnaldo al papa, il frate venne impiccato, il cadavere arso e le ceneri disperse nel Tevere al motto di extra ecclesia nulla salus, nessuna salvezza al di fuori dell’Europa (ops, della Chiesa).
Sembrano nozioni inutili e noiose, di quelle che insegnano a scuola, ma provate a girarle così:
Anche l’Italia era stata toccata dallo spirito populista e nel 2018 si era data una maggioranza che voleva “cambiare tutto”. Nacque l’ipotesi del cosiddetto Governo Frankenstein, come lo chiamò il cronista Marius de Sechis; alla testa della rivolta c’era Maio di Salvini, che infuocava gli animi con i suoi discorsi sulla corruzione del potere e il peso dell’Europa. Il pontefice Mattarellus I aveva più bisogno dell’imperatrice Angela I che di un’Italia in cerca di una strada nuova e lanciò un interdetto contro il governo Frankenstein, al fine di non subire danni dal Mercato.
***
Il gioco potrebbe servire anche per prevedere il futuro. Ovvero, vediamo cosa dice la storia. Le eccessive attenzioni verso l’Italia spaventarono il papato, e il successore di Adriano IV, Alessandro III (1159-81) – dopo avere offerto la corona d’Italia all’imperatore bizantino, che prudentemente l’aveva rifiutata – si schierò con i Comuni. Sapeva che una guerra lunga avrebbe logorato i più deboli, quindi promosse un accordo secondo il quale i Comuni, riconoscendo la sovranità dell’imperatore, conservavano i diritti su cui si erano edificati: l’orgoglio dell’uno si appagava, le necessità degli altri anche, e la Chiesa confermava il proprio potere sugli imperatori e su un’Italia divisa. Era la soluzione ideale, e la pace di Costanza venne siglata (1183). Partito per le crociate nel 1189, Federico Barbarossa l’anno dopo annegò in un fiume durante una battuta di caccia.
Ovvero. Il timore di sommovimenti eccessivi spaventò Mattarellus I che – dopo avere offerto la corona d’Italia all’asceta Carlus Cottarellus, che prudentemente l’aveva presa in assaggio – concesse nuove elezioni e dunque il potere ai ribelli, a patto che (viste le drammatiche conseguenze dell’invasione degli spread) fossero più prudenti e rispettosi verso Angela I. (Alla quale consigliamo, comunque, di non partire per nuove crociate e di girare al largo dei fiumi, specialmente il Po, più che il Tevere.)
***
Molto altro si potrebbe dire sui rapporti fra Italia e Germania: Federico II e Lutero, Goethe e i cantori della cultura latina sono lì che ci aspettano. Ma lo faremo un’altra volta: questa storia durerà a lungo.
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altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.