3 Giugno
Parlare, tacere, governare
I neo-ministri hanno subito inondato la rete di dichiarazioni. Sottovalutano l'impatto di quello che dicono sui mercati e sul debito che serve a finanziare il loro programma. L'equilibrio instabile tra leadership e ministero. Non pensare di imitare Trump. Un'indagine del titolare di List sulla comunicazione del governo.
La prima domenica del governo è il momento giusto per lanciare un avviso ai novilleros: datevi una calmata o il toro vi incornerà. La corrida politica di Palazzo Chigi è una cosa seria, ben diversa dallo spararla grossa all'opposizione e i debuttanti al governo sembrano non aver ancora realizzato che da adesso loro sono entrati in un naturale percorso per diventare élite e gli altri massa che urla. Si sono invertiti i ruoli. La luna di miele con il paese durerà in misura inversamente proporzionale alle cose che si dichiarano in questi giorni per un semplice e inesorabile motivo: con questa velocità dichiaratoria - senza controllo del testo e contesto - prima o poi qualcuno farà un passo falso da dimissioni. E da quel momento le cose potrebbero rotolare a valle come pietre. I ministri saltano come tappi di champagne quando c'è troppa euforia in giro. Vale una regola aurea del biliardo: calma e gesso. La campagna elettorale è finita.
Le prime dichiarazioni della compagnia di governo provengono non a caso dagli inesperti di faccende ministeriali. I dritti, quelli che conoscono le trappole dell'informazione e della deformazione di governo, tacciono. Giancarlo Giorgetti, Paolo Savona, Enzo Moavero, sanno che in questo momento una parola in meno ti aiuta e una in più può distruggerti. Frenare la lingua e far parlare i fatti è la cosa più difficile quando sei nella stanza dei bottoni. E prima devi trovarli, i bottoni. E poi eventualmente parli. E se parli, prima studi bene quello che devi dire.
I dritti, quelli che conoscono le trappole dell'informazione e della deformazione, tacciono. Giancarlo Giorgetti, Paolo Savona, Enzo Moavero, sanno che adesso una parola in meno ti aiuta e una in più può distruggerti.
Le frasi a tratti scomposte di queste prime 48 ore sono il segnale di un'assenza di...
La prima domenica del governo è il momento giusto per lanciare un avviso ai novilleros: datevi una calmata o il toro vi incornerà. La corrida politica di Palazzo Chigi è una cosa seria, ben diversa dallo spararla grossa all'opposizione e i debuttanti al governo sembrano non aver ancora realizzato che da adesso loro sono entrati in un naturale percorso per diventare élite e gli altri massa che urla. Si sono invertiti i ruoli. La luna di miele con il paese durerà in misura inversamente proporzionale alle cose che si dichiarano in questi giorni per un semplice e inesorabile motivo: con questa velocità dichiaratoria - senza controllo del testo e contesto - prima o poi qualcuno farà un passo falso da dimissioni. E da quel momento le cose potrebbero rotolare a valle come pietre. I ministri saltano come tappi di champagne quando c'è troppa euforia in giro. Vale una regola aurea del biliardo: calma e gesso. La campagna elettorale è finita.
Le prime dichiarazioni della compagnia di governo provengono non a caso dagli inesperti di faccende ministeriali. I dritti, quelli che conoscono le trappole dell'informazione e della deformazione di governo, tacciono. Giancarlo Giorgetti, Paolo Savona, Enzo Moavero, sanno che in questo momento una parola in meno ti aiuta e una in più può distruggerti. Frenare la lingua e far parlare i fatti è la cosa più difficile quando sei nella stanza dei bottoni. E prima devi trovarli, i bottoni. E poi eventualmente parli. E se parli, prima studi bene quello che devi dire.
I dritti, quelli che conoscono le trappole dell'informazione e della deformazione, tacciono. Giancarlo Giorgetti, Paolo Savona, Enzo Moavero, sanno che adesso una parola in meno ti aiuta e una in più può distruggerti.
Le frasi a tratti scomposte di queste prime 48 ore sono il segnale di un'assenza di coordinamento della comunicazione di Palazzo Chigi. E se pensano di gestirla in stile grillino, si illudono. Ieri passava tutto - e le corbellerie erano prese per quello che erano - oggi no. I mercati misurano anche le pause dei discorsi e ritrovarsi con un problema sui titoli di Stato è questione di un attimo. Sulle piattaforme di trading - gente che compra e vende il nostro debito pubblico e merita massimo rispetto - gira già di tutto.
I giganti dell'informazione globale (si chiamano Reuters, Bloomberg, Dow Jones, Nikkei) trasformano in flusso sui monitor degli operatori di mercato anche i tweet dei leader politici. Per chi non avesse ancora capito, ecco una schermata degli strumenti di lavoro del titolare di List. Questa è una configurazione per controllare il mercato dei cambi e lo scenario economico:
Si chiama mondo complesso, ben diverso da quello che si immagina di poter domare con un tweet. Vincere le elezioni è relativamente facile, ma conquistare il governo è un duro lavoro di ogni giorno che presuppone una grande umiltà (quella che è mancata a Matteo Renzi, tanto per fare un efficace esempio), una riduzione netta del rumore di fondo e lavoro pancia a terra. Sono doti che si rivelano quando sei al governo. Prima, lo show è un altro. E non è detto che chi ha talento per fare bene la campagna elettorale poi sia un asso nel governo. L'altro esempio al quale guardare è Silvio Berlusconi, eccezionale nella propaganda, non è mai riuscito a governare bene il Paese. Ha preso il potere, ma come l'ha usato è un fatto sotto gli occhi di tutti. Altro dato: Berlusconi è una presenza politica del passato, sconnesso dal mondo del pervasive computing. Silvio era un prodotto televisivo. Le nuove leadership invece sono sempre connesse e comunicano naturalmente via social. Tutto questo ha grandi conseguenze. E alcune, come sempre, sono e saranno inattese.
Le cose che i neo-ministri dicono oggi passano sugli schermi di chi fa e disfa l'economia globale. Non sfugge niente, non è più un gioco con gli elettori, ci sono altri attori in campo. Ecco un'altra schermata, è il flusso di news che riguarda l'Italia:
Quell'uccellino celeste a destra dello schermo indica che la fonte è Twitter. Nel flusso di news sono integrati i tweet di quelli che vengono considerati i market movers, coloro che possono far oscillare le quotazioni del mercato con le loro dichiarazioni. Dall'altro ieri su questo schermo ci sono anche gli esponenti che contano della nuova maggioranza. Il social network non è più uno strumento per rivolgersi agli elettori, è un canale di comunicazione che guardano gli operatori della finanza internazionale. Siamo dentro a un gioco più grande. E le regole di quel gioco non le fanno i partiti al governo. Possono influenzarle, partecipare in maniera intelligente al gioco, oppure esserne schiacciati.
Vincere le elezioni è relativamente facile, ma conquistare il governo è un duro lavoro di ogni giorno che presuppone una grande umiltà, una riduzione netta del rumore di fondo e lavoro pancia a terra.
Al Viminale Matteo Salvini ha una macchina che funziona anche in assenza di un ministro (vedere alla voce Alfano), ma il suo ruolo di segretario della Lega lo chiama a comunicare tutti i giorni e questo alla lunga può diventare uno svantaggio. Trovare misura e equilibrio non sarà facile. Certo, si può far notare che Marco Minniti, uno che ha sempre misurato le sue uscite sui media, ha fatto bene il suo lavoro ma il partito non ne ha beneficiato. Ma è proprio questa distanza tra il movimentismo e l'azione di governo che è da regolare con urgenza. Salvini si troverà di fronte la legge italiana che lui deve far rispettare e applicare, il diritto internazionale (al quale è sottoposto come tutti gli altri governanti), una situazione esplosiva in Africa del Nord, un Medio Oriente dal quale può arrivare di tutto, un club europeo che ieri era alleato (il gruppo di Visegrad) e oggi sarà avversario, proprio sul tema dell'immigrazione. Orban e soci pensano ai loro confini, non ai nostri. Paradossalmente, da questo momento il miglior alleato di Salvini sarà Jean-Claude Juncker, il Presidente della Commissione Ue, mentre tra i capi di Stato sarà Macron quello con cui trovare un'intesa sul Mediterraneo. I ruoli si sono capovolti. Salvini dovrà inoltre provare a dare una disciplina ai suoi ministri e parlamentari in Italia e in Europa. E tra poco vedremo perché questo è fondamentale.
Il social network non è più uno strumento per rivolgersi agli elettori, è un canale di comunicazione che guardano gli operatori della finanza internazionale. Siamo dentro a un gioco più grande.
Lo stesso discorso vale per Luigi Di Maio, il quale si sta già avventurando in un terreno - la riforma pensionistica - che i mercati domani cominceranno a misurare. Il neo ministro parla di quota 100 e legge Fornero come se fosse in campagna elettorale e non sa che, mentre lui parla, da qualche parte nel mondo (e in Italia) c'è un fondo di investimento che acquista titoli di Stato italiani (i 400 miliardi l'anno di nuove emissioni che serviranno a Di Maio per finanziare un pezzo del suo contratto di governo) che comincia a chiedersi: ok, qual è l'impatto sui conti pubblici? E la copertura da dove arriva? Fino a ieri saper far di conto aveva una relativa importanza (ma in realtà l'ha avuta per Moody's quando a annunciato il 25 maggio di aver messo sotto osservazione l'Italia in vista di un downgrade), oggi non più perché i conti li deve fare la coalizione al governo. Dare i numeri non vuol dire più spararla grossa, ma sostanziare di dati, cifre e analisi ponderate quello che si afferma. Sono domande al quale in realtà non deve nemmeno rispondere Di Maio, ma il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, con il quale Di Maio prima di parlare di queste cose dovrebbe quanto meno coordinarsi per non restare scoperto lui e non lasciare il ministro sospeso in aria di fronte ad affermazioni che sui mercati hanno bisogno di risposte.
Luigi Di Maio - nel suo doppio ruolo di capo politico e ministro dello Sviluppo - ha gli stessi problemi di Salvini: disciplinare se stesso, i parlamentari italiani e europei del Movimento 5Stelle.
Il riferimento fatto dal titolare di List ai parlamentari europei non è casuale. Quello che fanno i deputati di Cinque Stelle e Lega a Strasburgo diventa improvvisamente di straordinaria importanza. Nel bene e nel male. Non possono più operare nel Parlamento europeo come se fossero lontani da Roma e nessuno fa caso a quello che fanno. Guardate questa notizia lanciata da Reuters l'altro ieri:
Si trattava di un provvedimento che disponeva aiuti "agli stati membri che pianificano di negoziare l'uscita dall'euro". Firmato da altri novanta parlamentari, è stato respinto dall'aula. Ma veniva proposto nel momento in cui a Roma il governo stava giurando. E con la firma di Lega e Cinque Stelle quel testo diventava per Reuters degno di esser pubblicato, ma con un titolo mal fatto che per un bel po' ha cominciato a innervosire i mercati ancora aperti. È tanto vero quello che stiamo scrivendo, che Reuters poi quel titolo l'ha cambiato così:
Il titolo così è corretto, ma resta l'atto - chiaramente non coordinato con la linea dei partiti a Roma - dei parlamentari pentastellati e leghisti a Strasburgo. Atto che poteva dare luogo a pericolosi fraintendimenti sulla linea del governo, manipolazioni, dare argomenti all'opposizione (nelle sue varie declinazioni) per dire che c'è ambiguità sul programma e la permanenza nell'Euro. Una leggerezza che non si può ripetere.
Non a caso durante il ricevimento nei giardini del Quirinale il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, ha dichiarato:
In Italia non esiste nessuna forza politica che dica di voler uscire dall'euro.
Il governo è una cosa, i partiti sono un'altra, ma quando chi ha fatto opposizione fino a ieri entra a Palazzo Chigi, deve ricordare che i partiti e l'esecutivo diventano la stessa cosa. Se poi ci sono ministri che sono anche leader di partito, l'intreccio diventa indissolubile e non si può più scindere ciò che dice e pensa il segretario di un partito da quello che fa o dovrebbe fare un ministro.
Queste considerazioni valgono ancor di più sui temi etici - per loro natura trasversali alle forze politiche - sui quali si va a un confronto corretto in Parlamento, lasciando perdere le proprie opinioni, ricordandosi che il ruolo di ministro è nell'interesse di tutti gli italiani, non di una parte.
Si può obiettare che viviamo in un mondo connesso, i social sono una presenza ineludibile e via così. E si potrebbe anche dire che Trump è l'esempio di questa gestione compulsiva della comunicazione che poi però conduce a risultati tangibili. Sono obiezioni che non stanno in piedi. Vediamo perché.
Il governo è una cosa, i partiti sono un'altra, ma quando chi ha fatto opposizione fino a ieri entra a Palazzo Chigi, deve ricordare che i partiti e l'esecutivo diventano la stessa cosa.
È proprio l'essere connessi a consigliare un uso appropriato della comunicazione. La ramificazione e capillarità dell'informazione, il suo essere collegata al trading 24 ore su 24, costruisce una ragnatela in cui un governante può restare intrappolato. L'overdose uccide.
Quanto a Trump, è consigliabile non imitare The Donald per un motivo molto semplice: Trump è il Presidente degli Stati Uniti, la prima potenza mondiale, ha poteri incomparabili rispetto a un ministro o un presidente del Consiglio d'Italia e nonostante tutto questo ha nel Congresso un bilanciamento enorme.
Il suo potere esecutivo inoltre non si esercita via Twitter, sul terreno del social Trump parla alla sua base elettorale e fa pressione diplomatica (esemplare il caso della Corea del Nord) con le potenze straniere, ma nel governo concreto il Presidente alla fine fa parlare gli atti: la riforma fiscale è arrivata con un colpo a sorpresa dei Repubblicani al Congresso, i dazi sull'acciaio e l'alluminio sono giunti con una comunicazione di Wilbur Ross, il segretario al Commercio. Trump inoltre nei primi 100 giorni è stato un mezzo disastro e solo dopo aver messo a punto la macchina organizzativa (ha sostituito praticamente tutte le figure chiave) e quella della comunicazione (anche qui, porte girevoli), la Casa Bianca ha cominciato a macinare provvedimenti e consenso.
Non siamo americani, siamo italiani. A Palazzo Chigi manca l'ordine, è comprensibile, sono appena partiti, ma non è consigliabile proseguire su questa strada. Il Governo Frankenstein cammina, ha capito parecchie cose sullo spirito del tempo, ha possibilità di vivere a lungo, ma a una condizione: deve imparare in fretta a parlare. E a tacere.
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che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.