6 Giugno
Trump, Merkel, Putin e il Grande Gioco con l'Italia
Il no alla riforma del trattato di Dublino sull'immigrazione ha fatto emergere nuove alleanze. Gli Stati Uniti vogliono un'altra Europa. La Russia cerca un nuovo equilibrio basato sulle sfere d'influenza. La Germania è l'obiettivo di Trump. E l'Italia del Governo Frankenstein è il paese chiave di questa operazione.
Questo numero di List è stato impaginato l'8 giugno 2018.
In un mondo che per trent'anni si è identificato senza confini, la cosa più logica che può accadere è che tornino i confini. La Brexit è dunque il take back control di Boris Johnson e dei Brexiters, è quel "la Francia è tornata" urlato sulla spianata del Louvre da Emmanuel Macron, è l'America First di Donald Trump, il prima gli italiani di Matteo Salvini e la protezione dei perdenti della globalizzazione di Di Maio. Non c'è niente di nuovo, siamo dentro i cicli della storia: espansione e contrazione.
Non siamo però nell'ordinario, ma dentro una straordinaria sequenza di eventi, un flusso che sta cambiando lo scenario politico mondiale. L'Europa finora aveva resistito a questa ondata, ma il voto del 4 marzo in Italia ha dato una spinta decisiva a questa mutazione e ieri ne abbiamo avuto una prova notevole. Che prova? L'affondamento della riforma del trattato di Dublino sull'immigrazione.
In Lussemburgo non si è consumata una burocratica prova di forza di un gruppo di paesi, ma un vero e proprio spostamento di alleanze, cioè un fatto geopolitico nuovo. L'asse si è spostato verso l'Europa orientale, la Germania ha perso il controllo, la Francia è sola (e cerca disperatamente di avere l'appoggio dell'Italia), i Paesi del Mediterraneo si sono divisi per corridoi geopolitici, la forza d'attrazione della Russia è grande, emerge un disegno americano per (ri)costruire una nuova Europa. Spacchettiamo questo scenario usando il trattato di Dublino come punto di partenza.
L'Italia tra i paesi che hanno detto no alla riforma di Dublino è il più grande, è al centro del Mediterraneo, quello più esposto alle ondate migratorie dal Nord Africa, è il primo confine dell'Europa a Sud. Seconda manifattura e terza economia d'Europa, terzo debito pubblico del mondo, grande risparmio privato, super...
Questo numero di List è stato impaginato l'8 giugno 2018.
In un mondo che per trent'anni si è identificato senza confini, la cosa più logica che può accadere è che tornino i confini. La Brexit è dunque il take back control di Boris Johnson e dei Brexiters, è quel "la Francia è tornata" urlato sulla spianata del Louvre da Emmanuel Macron, è l'America First di Donald Trump, il prima gli italiani di Matteo Salvini e la protezione dei perdenti della globalizzazione di Di Maio. Non c'è niente di nuovo, siamo dentro i cicli della storia: espansione e contrazione.
Non siamo però nell'ordinario, ma dentro una straordinaria sequenza di eventi, un flusso che sta cambiando lo scenario politico mondiale. L'Europa finora aveva resistito a questa ondata, ma il voto del 4 marzo in Italia ha dato una spinta decisiva a questa mutazione e ieri ne abbiamo avuto una prova notevole. Che prova? L'affondamento della riforma del trattato di Dublino sull'immigrazione.
In Lussemburgo non si è consumata una burocratica prova di forza di un gruppo di paesi, ma un vero e proprio spostamento di alleanze, cioè un fatto geopolitico nuovo. L'asse si è spostato verso l'Europa orientale, la Germania ha perso il controllo, la Francia è sola (e cerca disperatamente di avere l'appoggio dell'Italia), i Paesi del Mediterraneo si sono divisi per corridoi geopolitici, la forza d'attrazione della Russia è grande, emerge un disegno americano per (ri)costruire una nuova Europa. Spacchettiamo questo scenario usando il trattato di Dublino come punto di partenza.
L'Italia tra i paesi che hanno detto no alla riforma di Dublino è il più grande, è al centro del Mediterraneo, quello più esposto alle ondate migratorie dal Nord Africa, è il primo confine dell'Europa a Sud. Seconda manifattura e terza economia d'Europa, terzo debito pubblico del mondo, grande risparmio privato, super export, primato industriale mondiale in vari settori, scarsa produttività, un moloch burocratico, uno dei paesi più vecchi del mondo insieme a Germania e Giappone, l'Italia è un paese in piena trasformazione istituzionale, ha in corso una rivoluzione politica.
La Spagna, in competizione con l'Italia fino a ieri, si è allineata. Il Paese che in Europa è cresciuto di più, quello che appare per ora come il più resistente all'ormai prossimo rallentamento dell'economia, con una politica migratoria severa, non ha appoggiato Berlino e Parigi, non è nel suo interesse e approfitta dello sbandamento della Germania (si vede e non è un fatto temporaneo) per riposizionarsi, per quanto possibile. La Spagna infatti è nel pieno di una grave crisi costituzionale che minaccia la sua integrità (Catalogna, paesi Baschi), nel giro di pochi anni sono nati nuovi partiti, la mappa politica è polverizzata, il governo Rajoy è caduto per via traumatica, nonostante i grandi risultati dell'economia, l'arrivo dell'esecutivo Sanchezstein non fa calare la febbre iberica. La corrida politica spagnola è appena iniziata.
L'Austria è un piccolo paese (meno di 9 milioni di abitanti), ma la sua importanza politica è grande per via dell'immaginario che trasmette. E l'immaginario in politica è tutto. Il giovane premier (31 anni) Sebastian Kurz è nel Partito popolare europeo, ma spostato a destra rispetto alla Cdu di Angela Merkel, è naturalmente attratto dalla Germania (gli imperi non sono mai morti) ma sente il magnetismo della Russia (ieri non a caso Vladimir Putin era a Vienna e non a caso ha parlato di sanzioni). Un paese senza mare, circondato, psicologicamente assediato, ha i suoi confini tra le montagne e le pianure, l'Austria è luogo di triplici frontiere, fa parte del sistema nervoso della Germania, è nell'orbita di influenza del Cremlino, si allea con l'Italia perché qui da noi trova il partner naturale, un paese fondatore con una destra di governo, quello che mancava per fare l'elettroshock all'Europa.
Lo spostamento a Est degli equilibri europei avviene grazie al peso del gruppo di Visegrad (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria), il vero dilemma di Angela Merkel. Quei paesi sono diventati in un decennio il cacciavite della Germania, ma non sono controllabili con il telecomando di Berlino, sono una fabbrica di prodotti tedeschi da esportare nel mondo, ma nello stesso tempo sono un'officina politica sempre più autonoma e coordinata. In quest'alleanza, il caso della Polonia è esemplare. Mentre Merkel cominciava a saggiare la durezza dell'amministrazione Trump, il Presidente americano a Varsavia veniva accolto come il campione della libertà e teneva un discorso (bello, tra l'altro) nella piazza della rivolta. Nel gruppo di Visegrad un solo paese ha l'Euro, la Slovacchia. Visegrad non è una minaccia per l'Eurozona, non è la preoccupazione di Mario Draghi, ma rappresenta il rebus dell'Unione europea e una domanda pulsante nella mente di Angela Merkel: forse siamo di fronte a due spazi europei e bisogna prenderne atto? L'Handelsblatt, il più importante giornale economico tedesco, è arrivato a questa conclusione, servono due spazi, bisogna studiare l'exit dall'Euro per i paesi del Mediterraneo. Ma qui forse c'è un buco nell'analisi, perché lo spazio geografico non è più quello, la soluzione non è quella di prendere il righello e tracciare linee di confine che seguono le catene montuose, i fiumi e i mari. Bisogna osservare la mappa politica, le culture, i movimenti e le faglie che si sono aperte nell'ordine mondiale dopo la fine del patto di Yalta.
Il fronte Mediterraneo si è spaccato, ma se guardiamo bene, la mappa ci dice che esiste un fronte che subisce l'influsso orientale (Grecia, Cipro, Malta), è coperto dall'ombra della Turchia, osserva la mano di Erdogan posata sul rubinetto dell'immigrazione. Siamo dentro un'altra storia, il grande gioco del Medio Oriente: il Libano, la Turchia, la Siria e puntando verso Sud Est ecco comparire l'Iran, l'Arabia Saudita, il Golfo Persico. Energia, petrolio, rotte commerciali che si aprono e chiudono con il tuono dei cannoni.
Luigi Di Maio, Giuseppe Conte e Matteo Salvini ieri in Parlamento (Foto Ansa).Il voto su Dublino fa emergere questi spostamenti in corso. Non è una partita nord-sud, ma tra culture politiche in differenti condizioni di stato: in crisi i partiti popolari tradizionali, in ascesa i movimenti identitari, anti-sistema, di destra. L'Europa è il campo di battaglia politico, l'apice di questo scontro lo vedremo nel maggio 2019 con le elezioni europee. Il Big Bang. In questo quadro l'Italia è il punto di svolta, l'anello forte che mancava per congiungere questa sequenza di eventi.
Stati Uniti e Russia in questo scenario fanno il loro gioco di sempre, sono in cerca di spazi.
Putin ha approfittato dello smarrimento dell'era Obama per dispiegare tutta la forza della diplomazia russa. E lo ha fatto stabilendo relazioni dirette con gli esponenti dei partiti populisti in ascesa in Europa. La forza d'attrazione di Mosca è grande per ragioni culturali (l'anti-americanismo della sinistra è speculare a quello della destra in tutta Europa) e di spazio geopolitico perché la stessa Germania di Angela Merkel che si considera alfiere del mondo libero (in teoria, ma ha fatto ben poco in pratica e di questo si discute ora in Germania) tende naturalmente a costruire relazioni con l'Oriente, proietta le sue industrie in Cina, progetta il gasdotto Nord Stream 2 con la Russia. Ancora una volta, energia. Futuro. La Germania coltiva con consumato basso profilo relazioni stabili, consolidate e profonde con due leader in cui si specchia la crisi della democrazia in Europa: Xi Jinping e Vladimir Putin sono autocrati, leadership efficaci di mondi che non sono pienamente liberi o non lo sono per niente.
La Russia è il vero fatto nuovo delle dichiarazioni programmatiche del premier Giuseppe Conte:
In materia di scenari internazionali, mercati e sicurezza, intendiamo preliminarmente ribadire la convinta appartenenza del nostro Paese all'Alleanza atlantica con gli Stati Uniti d'America quale alleato privilegiato, tradizionalmente privilegiato.
Ma attenzione! Saremo fautori di una apertura verso la Russia. Una Russia che ha consolidato, negli ultimi anni, il suo ruolo internazionale in varie crisi geopolitiche. Ci faremo promotori di una revisione del sistema delle sanzioni, a partire da quelle che rischiano di mortificare la società civile russa.
Questo passaggio di Conte è chiaro e non è in contraddizione con la politica americana come qualcuno può ingenuamente pensare. Trump e Putin sono in competizione, ma su un terreno comune: costruire un nuovo ordine mondiale che (ri)considera le sfere di influenza come fattore di stabilità. Il rallentamento della globalizzazione, la politica dei dazi, la sfida tra Stati Uniti e Cina per il primato economico (e domani militare), il riarmo della Russia e il suo bisogno di cercare lontano dal permafrost del suo spazio naturale le risorse per continuare a essere un impero senza essere una potenza economica globale, sono fatti che cambiano la curvatura dello spazio europeo. Il manzoniano vaso di coccio tra i vasi di ferro.
La Germania è l'obiettivo di un piano americano per ridisegnare la mappa del potere in Europa e l'intero progetto dell'Unione che, ricordiamolo, nacque su impulso degli Stati Uniti. L'ambasciatore americano in Germania, Richard Grenell, ha forse involontariamente rivelato questo disegno con un'intervista a Breitbart qualche giorno fa: "Voglio assolutamente dare potere agli altri conservatori in tutta Europa, ad altri leader, penso che ci sia un'ondata di politiche conservatrici che sta prendendo piede a causa delle politiche fallite della sinistra". L'analisi di scenario di Grenell è corretta, il problema è che dice candidamente di avere un piano d'azione. E questo piano americano nella traduzione della Germania governata da una Grosse Koalition indebolita dal voto si traduce in una sigla: Afd, Alternative für Deutschland, il partito nazionalista tedesco che oggi - per la prima volta dal dopoguerra - siede nel Bundestag e nei sondaggi ha superato i socialdemocratici della Spd. Merkel non ha eredi, la Spd è in uno stato di anonimato forse irreversibile, chi governerà a Berlino nei prossimi decenni?
L'intervista di Grenell ha aperto un altro fronte tra Berlino e Washington, ma è rivelatrice dell'idea di fondo della Casa Bianca, far voltare pagina alla politica del Vecchio Continente, favorire l'ascesa dei movimenti identitari e euro-critici e istituzionalizzarli in un nuovo quadro di regole. Questo piano ha una logica: l'Unione europea è percepita dagli Stati Uniti come un forum inefficace, obsoleto e anti-americano. La sua espressione militare, la Nato, costa troppo e non ha una missione. L'intreccio tra industria e strategia geopolitica poi arriva simbolicamente alla materia prima in cui si forgia ogni civiltà: l'acciaio. L'industria tedesca è il cuore di questo ragionamento e la partita dei dazi sull'acciaio e l'alluminio è un capitolo di questa storia.
In questo quadro incandescente, l'Italia è il paese che ora può far saltare il vecchio schema dell'Unione. Di Maio e Salvini sono strumenti e attori di un grande gioco. Poteva essere la Francia se Marine Le Pen avesse vinto, è toccato a noi un ruolo che la storia in ogni caso aveva previsto.
La politica sull'immigrazione è uno dei temi chiave di questa rivoluzione in corso. E il fallimento della riforma di Dublino ha cominciato a far luccicare nel buio questo movimento di truppe, una serie di alleanze trasversali, apparentemente casuali, guidate da una forza che non è oscura ma visibilissima. Sono i pezzi sulla scacchiera che sta muovendo da molti anni il Signor Zeitgeist. Si chiama spirito del tempo. È inarrestabile.
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danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.