13 Giugno
Sarkozy e Clinton, le mosse segrete della guerra in Libia
Libia Files. Gheddafi non si arrende, Sarkozy prepara il bombardamento, la Clinton il piano per il dopo guerra, Berlusconi cerca di resistere, il Presidente francese minaccia: "Faccio da solo". L'inchiesta di List sulla caduta del Colonnello ricostruita attraverso le email di Hillary e le fonti dirette.
Ecco la seconda puntata di Libia Files, l'inchiesta di List sulla guerra militare in Libia. Grazie alla ricostruzione fatta sull'archivio delle email di Hillary Clinton e alle testimonianze dirette raccolte, è possibile avere un quadro ben diverso da quello descritto nelle dichiarazioni ufficiali e nei resoconti dell'epoca. Buona lettura. Nei giorni della rivoluzione libica, in quell'anno di straordinaria tensione interna e internazionale - quel 2011 che andrà esplorato a fondo dagli storici - il governo Berlusconi era alle prese con la sua crisi più intensa. Mentre Gheddafi cercava di sfuggire al suo destino, l'Italia stava per sperimentare la caduta di un governo via spread, un sottosopra finanziario innescato dalla speculazione sul debito sovrano. Ma nelle ore in cui Bengasi bruciava e Tripoli era in rivolta, tutto questo era lontano. Berlusconi aveva piena disponibilità del suo potere di presidente del Consiglio, l'Italia cercava di evitare il collasso della Libia. La ricostruzione di quei giorni, quelle settimane, è fondamentale. Il racconto si snoda tra Washington, Parigi, Roma, Tripoli, Londra, come una spy story. Sono i documenti a dare i passaggi della sceneggiature, scandire il ritmo della storia, dipingere il quadro. Libia Files li riordina, è il puzzle che si compone.
Gli Stati Uniti preparano il dopo Gheddafi e l'Italia...
Washigton, 27 febbraio 2011.
La rivoluzione in Libia è appena scoppiata. Bengasi è in fiamme, ci sono manifestazioni anche a Tripoli. Gheddafi usa il piombo e la spada. Gli Stati Uniti sanno che cadrà. E preparano lo scenario del dopo Gheddafi. Il Dipartimento di Stato comincia a far circolare via email alcune analisi considerate affidabili. Cosa dicono sul ruolo che avrà l'Italia?
- Gli italiani dovranno tenere un basso profilo, in considerazione del loro passato coloniale nel paese e i punti sensibili che derivano da questo. Dovremmo pensare a come equilibrare la difesa dei consistenti interessi...
Ecco la seconda puntata di Libia Files, l'inchiesta di List sulla guerra militare in Libia. Grazie alla ricostruzione fatta sull'archivio delle email di Hillary Clinton e alle testimonianze dirette raccolte, è possibile avere un quadro ben diverso da quello descritto nelle dichiarazioni ufficiali e nei resoconti dell'epoca. Buona lettura. Nei giorni della rivoluzione libica, in quell'anno di straordinaria tensione interna e internazionale - quel 2011 che andrà esplorato a fondo dagli storici - il governo Berlusconi era alle prese con la sua crisi più intensa. Mentre Gheddafi cercava di sfuggire al suo destino, l'Italia stava per sperimentare la caduta di un governo via spread, un sottosopra finanziario innescato dalla speculazione sul debito sovrano. Ma nelle ore in cui Bengasi bruciava e Tripoli era in rivolta, tutto questo era lontano. Berlusconi aveva piena disponibilità del suo potere di presidente del Consiglio, l'Italia cercava di evitare il collasso della Libia. La ricostruzione di quei giorni, quelle settimane, è fondamentale. Il racconto si snoda tra Washington, Parigi, Roma, Tripoli, Londra, come una spy story. Sono i documenti a dare i passaggi della sceneggiature, scandire il ritmo della storia, dipingere il quadro. Libia Files li riordina, è il puzzle che si compone.
Gli Stati Uniti preparano il dopo Gheddafi e l'Italia...
Washigton, 27 febbraio 2011.
La rivoluzione in Libia è appena scoppiata. Bengasi è in fiamme, ci sono manifestazioni anche a Tripoli. Gheddafi usa il piombo e la spada. Gli Stati Uniti sanno che cadrà. E preparano lo scenario del dopo Gheddafi. Il Dipartimento di Stato comincia a far circolare via email alcune analisi considerate affidabili. Cosa dicono sul ruolo che avrà l'Italia?
- Gli italiani dovranno tenere un basso profilo, in considerazione del loro passato coloniale nel paese e i punti sensibili che derivano da questo. Dovremmo pensare a come equilibrare la difesa dei consistenti interessi economici italiani contro la necessità di giocare un ruolo meno visibile.
Gli Stati Uniti vedono nel nostro paese una criticità: vicinanza con Gheddafi, interessi commerciali enormi, un ruolo che non può essere - per loro - di primo piano per ragioni storiche.
Perfino sugli aiuti umanitari gli Stati Uniti si pongono il problema e il documento avvisa: "Non dobbiamo consentire a Turchia e Italia di portarsi avanti su questo punto". L'approccio preferito è quello "multilaterale", ma non viene affatto esclusa un'azione unilaterale. E' chiaro che i partner con i quali Obama e Clinton giocano la loro partita sono Francia e Regno Unito. È un piano molto dettagliato sulla transizione del paese: prevede il ritorno al potere dell'ex famiglia reale degli al-Senussi, una commissione che riveda gli investimenti all'estero fatti da Gheddafi (che per l'Italia hanno enorme significato visto che il Libian Investment Fund è presente nel capitale di Unicredit e altre istituzioni) e un programma di distribuzione del reddito derivante dai prodotti energetici, l'avvio di un periodo di moratoria sulle proprietà sequestrate durante l'era di Gheddafi, facilitare la riconciliazione nazionale, favorire l'ingresso di capitribù già presenti nel regime, adozione della costituzione dell'era monarchica e commissione per scrittura di una nuova carta fondamentale dello Stato. E' un piano perfetto. E non vedrà mai la luce.
Sarkozy: "Gheddafi deve andarsene".
Parigi, 21 febbraio 2011.
Mentre il governo Berlusconi cerca un soft landing per la rivoluzione in Libia, il presidente francese Nicholas Sarkozy manda l'ultimatum di Parigi al Colonnello: "Gheddafi deve andarsene". La Francia sta accelerando i suoi piani, il Regno Unito segue a ruota. Roma osserva e cerca di non farsi prendere in contropiede. Ma è già troppo tardi.
Hillary Clinton prepara l'emergenza della guerra
Washington, 2 marzo 2011.
Parigi sta per dare il suo ultimatum, vuole bombardare le postazioni militari di Gheddafi nell'Est e spianare definitivamente la strada all'insurrezione da Bengasi fino a Tripoli. Il World Food Program delle Nazioni Unite è già allertato e sul tavolo di Hillary Clinton arriva un programma dettagliato di assistenza. Lo scrive l'ambasciatore americano alle Nazioni Unite di base a Roma, Ertharin Cousin. Cosa prevede?
- Il World Food Program si sta preparando per assistenza a Est della Libia e al confine con la Tunisia. La Libia è un importatore netto di cibo, un'interruzione della catena di distribuzione alimentare sarebbe un disastro.
- Una nave con aiuti alimentari è già stata inviata a Bengasi, arriverà nel giro di due, tre giorni
- Il WFP ha approvato un programma regionale di assistenza per 38 milioni di dollari, prevede aiuti per Tunisia, Libia e Egitto, in aggiunta c'è un programma straordinario per altri 1.2 milioni di dollari.
- L'Agenzia Onu per i rifugiati ha stanziato subito un fondo da 18 milioni di dollari.
- Dal 22 febbraio tra le 40/50 mila persone è entrata dalla Libia in Tunisia, sono 18 mila tunisini, 15 mila egiziani, 3500 libici e 2000 cinesi.
Gli Stati Uniti si preparano all'emergenza della guerra. E' già tutto deciso.
Gli americani monitorano le mosse di Berlusconi
Washington, 13 marzo 2011.
Confidential. Sir Blumenthal invia a Hillary Clinton via email un documento sulla situazione in Libia e le posizioni dei vari paesi. Gli americani stanno monitorando le mosse di Berlusconi:
- Il governo italiano sta coprendo la sua scelta sulla Libia. Esponenti dei servizi segreti italiani hanno informato il primo ministro Silvio Berlusconi che non è del tutto chiaro se il regime di Gheddafi sia sul punto di sparire e ogni giorno il leader libico appare sempre più forte. L'Italia ha consistenti investimenti energetici in Libia, comprendo 6.6 miliardi di investimenti in Greenstream per il gas, ha la gestione degli oleodotti dell'Eni che sono localizzati a ovest di Tripoli, in un'area controllata da Gheddafi. L'Italia riceve il 15 per cento delle sue importazioni di gas attraverso questa pipeline. A differenza di altre compagnie energetiche straniere, le cui strutture sono all'interno del deserto libico o offshore, il Greenstream di Eni è vicino a Tripoli, accessibile alle truppe di Gheddafi. Il più grande giacimento attivo di ENI, l'Elephant è nel sud-est, più vicino a Tripoli che alla zona est controllata dai ribelli. Eni produce più del doppio del del petrolio rispetto ad ogni altra compagnia straniera in Libia. Molto importante, circa il 15 per cento della produzione globale di Eni proviene dai giacimenti libici. Per questo, Roma è riluttante su un intervento militare, una mossa che potrebbe danneggiare le sue relazioni con il regime di Gheddafi. Detto questo, Berlusconi e i suoi consiglieri mantengono canali di comunicazione sia con il governo di Tripoli sia con i ribelli, per proteggere gli interessi di ENI a ovest e a est.
L'Italia è il paese che più ha da perdere nella guerra in Libia. Berlusconi è tra due fuochi: la lealtà all'Allenza Atlantica da una parte e gli interessi del proprio paese dall'altra. Ma la sabbia del deserto sta scorrendo nella clessidra. Il tempo per Roma sta finendo.
La Francia prepara il bombardamento
Washington-Parigi, 18 e 19 marzo 2011.
Le lancette dell'orologio corrono, gli aerei sono pronti a decollare per effettuare i primi strike sulla Libia. Obama riunisce la sua war room alla Casa Bianca. Sarkozy convoca un vertice a Parigi, nella capitale francese arriva anche Hillary Clinton. Silvio Berlusconi parte per Parigi con la speranza di bloccare l'intervento in extremis e trovare una soluzione pacifica. E' preoccupato dall'attivismo francese. Il ministro degli Esteri dell'epoca, Franco Frattini, ricostruisce con il titolare di List quelle ore convulse:
"Ho capito che non ci sarebbe più stato niente da fare quando Sarkozy convoca un vertice a Parigi. Berlusconi parte dicendo "dobbiamo resistere in tutte le maniere". Berlusconi rientra da Parigi con un resoconto che scartavetra la realtà: "Era impossibile fermarli, già stasera partono i jet inglesi e francesi. Ho posto il veto all'uso delle basi se non ci sarà una missione Nato". Frattini continua il suo racconto: "Sarkozy disse: io faccio da solo. A quel punto ci mettemmo a lavorare sulla soluzione Nato, ci lavorai nei due giorni successivi e ci riuscimmo. Anche con l'aiuto della Clinton. Era l'unica cosa che potevamo fare, chiedere l'ombrello Nato. Senza, la Francia avrebbe dovuto fare le sue missioni partendo dalle basi militari in Corsica. Impossibile. La Clinton sostenne la posizione italiana molto fortemente, me ne parlò dicendo che il Presidente (Obama,ndr) aveva capito che non si poteva andare avanti con una nuova Coalition of the willings, perché all'inizio questo avevano in mente, la Coalizione dei volenterosi dell'Iraq".
I ricordi di Frattini sono essenziali per capire quanto fosse difficile la posizione dell'Italia e quanto la Francia fosse determinata a prendere possesso delle operazioni in Libia.
Il discorso di Obama sulla Libia
National Defense University, Washington, 28 marzo 2011.
Il discorso di Obama sulla Libia è pronto. Le ultime bozze vengono riviste anche sotto la supervisione del Dipartimento di Stato di Hillary Clinton. Il discorso viene inviato ai funzionari sotto embargo. Obama dichiara che "la Libia è tra la Tunisia e l'Egitto, due paese che hanno ispirato il mondo quando i loro popoli si sono ribellati prendendo in mano il proprio destino. Per oltre 40 anni, il popolo libico è stato governato da un tiranno, Muammar Gheddafi. Ha negato loro la libertà, sfruttato la loro ricchezza, ucciso gli oppositori in casa e all'estero, terrorizzati persone innocenti nel mondo, inclusi americani che sono stati uccisi da agenti libici". Il giorno dopo Hillary Clinton a Londra incontra gli oppositori di Gheddafi. E' l'inizio della fine di Gheddafi.
Gli alleati si dividono subito
Washington, 9 aprile 2011.
Le cose tra gli alleati non vanno benissimo. I francesi sono lanciati nella loro operazione militare, gli inglesi si stanno smarcando da Parigi con un lavoro di intelligence sul campo. Gli americani sono informati. E preoccupati. Sid Blumenthal gira a Hillary Clinton un report dettagliato sulle attività degli agenti del Regno Unito in Libia.
- Confidential. La mattina dell'8 aprile una fonte che accesso diretto alla leadership del Libyan National Council (LNC) ha dichiarato sotto stretta confidenza che alcuni membri del comitato militare del LNC sono preoccupati, nonostante l'intervento della Nato contro Gheddafi, perché il governo del Regno Unito sta usando i suoi servizi di intelligence per dare direttamente istruzioni al LNC e anche al regime di Gheddafi.
La Libia è un covo di serpenti. E anche gli alleati occidentali sibilano. Il report confidenziale è un presagio sul futuro:
- Queste fonti sono state informate in Francia e in Italia, i servizi segreti inglesi mantengono i contatti con il regime di Gheddafi con l'obiettivo di tutelare gli interessi del Regno Unito nel caso la situazione in Libia cada in stallo.
Londra non crede a una vittoria lampo e a una soluzione immediata di governo per la Libia. Gheddafi non è morto, sta combattendo, non sarà una guerra-lampo, ci vorranno mesi per sconfiggere il colonnello e gli air strike da soli non bastano. Il deserto è immenso. E in quel deserto c'è un leone, Gheddafi. Tutti si stanno posizionando per un finale incerto. Quello che poi accadrà, con il paese spaccato in due, da una parte Tripoli, dall'altra Tobruk. Serraj nella capitale della Tripolitania, Haftar nella roccaforte della Cirenaica. L'uomo dell'Onu e quello di potenze riemerse (la Russia), confinanti (l'Egitto), lontane ma immanenti (il Qatar) e sempre pronte a giocare una partita a poker contro l'Italia (la Francia). E' il Risiko della Libia ieri e oggi.
Il piano della Francia è fallito in partenza
Chi è il nostro avversario nel 2011 in questa partita a scacchi e missili? Sempre la Francia. E' nello stesso report di Washington inviato a Hillary Clinton il 13 marzo 2011 che emerge la strategia di Parigi contro gli interessi italiani:
- Il 10 marzo il governo francese ha riconosciuto ufficialmente il National Libyan Council come legittimo rappresentante del popolo libico, una mossa che ha creato costernazione nel resto d'Europa.
È Sarkozy che si muove prima degli altri, sposta i pezzi sulla scacchiera e accende il radar dei caccia Rafale pronti al decollo. Il report prosegue:
- In ogni caso, il tentativo della Francia di guidare l'Europa è fallito. La mossa di Parigi di riconoscere unilateralmente i ribelli anti-Gheddafi è stata categoricamente respinta dall'intera Unione Europea, perfino dal Regno Unito. Nel frattempo, il nuovo ministro degli Esteri francese, Alain Juppe, ha saputo del riconoscimento dei ribelli libici solo durante la conferenza stampa con il ministro degli Esteri della Germania. Questo dimostra l'ampiezza dei movimenti di Sarkozy, si muove indipendentemente, senza coordinarsi con il suo ministro degli Esteri. La Francia può muoversi da sola e aggressivamente per due ragioni. Primo, i suoi interessi energetici in Libia non sono vasti e non possono essere minacciati dalle forze di Gheddafi, come quelli di ENI. La più grande compagnia petrolifera della Francia, TOTAL, produce circa 60 mila barili al giorno di petrolio in Libia dal 2009, non è un numero insignificante, ma la sua principale produzione è offshore. Secondo, la Francia non può imporre nessuna no Fly Zone da sola, così Sarkozy può chiedere un'azione in Libia e poi accusare debolezza e mancanza d'unità i suoi partner europei.
E' una partita a scacchi mortale. È il gioco di Parigi. Ieri, oggi, domani. E' il deserto della Libia. E dopo sei anni dalla caduta di Gheddafi, siamo di nuovo alla casella di partenza. Parigi muove i pezzi, Trump e Macron stanno tessendo la nuova alleanza per ridisegnare lo spazio geopolitico del Mediterraneo, Roma all'angolo risponde con una missione navale tutt'altro che priva di rischi, dettata dalla fretta, dal timore di perdere consenso (crisi dei migranti) e ancora una volta la Libia. E' la guerra di ieri che fa sentire le sue ondate sul presente. E' il bagliore dei Libia Files.
2- Continua.
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l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.