31 Ottobre
Libia, il naufragio dell'Italia
Macron fa fare la pace a Serraj e Haftar. Dal comando di Renzi al cappotto francese, storia di tre governi italiani rimasti in acqua. Dopo il no sui migranti e il colpo sulla Libia, ora Parigi detterà la linea su Fincantieri-Stx
Voilà, First France. E les Italiens ultimi. La presidenza Macron sta confermando quanto scritto da List mesi fa: all'Eliseo non c'è il progressista dipinto dal giornalismo à la page di casa nostra, ma un centrista, neogollista, nazionalista e con una naturale vocazione bonapartista, insomma, l'incarnazione del politico francese senza la riverniciata in Progress data dagli spennellatori del giornalismo collettivo che ora con una brusca virata ci spiegano perché Macron è un problema per l'Italia. Ieri eroe e salvatore d'Europa, oggi nemico e minaccia per la Patria. Una cosa equilibrata, basata sui fatti e non sui desideri, mai. Andiamo al sodo: Macron ieri ha cominciato a costruire un percorso di pace per la Libia. La stretta di mano tra Serraj e Haftar vale come l'abbraccio di due serpenti nel deserto, ma è un fatto e come tale va registrato. Che cosa ha ottenuto Macron? E cosa è realizzabile sul serio in questo momento? Andiamo in rigoroso disordine sparso:
- Un cessate il fuoco. E' possibile che Haftar la smetta di sparare? No. Là fuori, in Libia, ci sono centinaia di fazioni armate sino ai denti, la guerra contro le milizie islamiste non si ferma, le pallottole continueranno a fischiare, solo che non saranno le orecchie di Serraj a sentirle così vicino come fino a ieri;
- Integrazione delle milizie nell'esercito libico. Si può fare con chi lo vuol fare, con gli altri, si combatte;
- Il voto nel 2018. Possibile, la Libia ha bisogno di un solo parlamento, una soluzione politica, senza questo processo l'unica alternativa è lo smembramento del paese, cosa che tra l'altro in questo momento è la situazione de facto sul terreno;
- Fermare il traffico di clandestini. Servono almeno due cose: il controllo dell'area desertica a sud, la reale collaborazione della guardia costiera libica, una grossa mano dell'Egitto e degli altri...
Voilà, First France. E les Italiens ultimi. La presidenza Macron sta confermando quanto scritto da List mesi fa: all'Eliseo non c'è il progressista dipinto dal giornalismo à la page di casa nostra, ma un centrista, neogollista, nazionalista e con una naturale vocazione bonapartista, insomma, l'incarnazione del politico francese senza la riverniciata in Progress data dagli spennellatori del giornalismo collettivo che ora con una brusca virata ci spiegano perché Macron è un problema per l'Italia. Ieri eroe e salvatore d'Europa, oggi nemico e minaccia per la Patria. Una cosa equilibrata, basata sui fatti e non sui desideri, mai. Andiamo al sodo: Macron ieri ha cominciato a costruire un percorso di pace per la Libia. La stretta di mano tra Serraj e Haftar vale come l'abbraccio di due serpenti nel deserto, ma è un fatto e come tale va registrato. Che cosa ha ottenuto Macron? E cosa è realizzabile sul serio in questo momento? Andiamo in rigoroso disordine sparso:
- Un cessate il fuoco. E' possibile che Haftar la smetta di sparare? No. Là fuori, in Libia, ci sono centinaia di fazioni armate sino ai denti, la guerra contro le milizie islamiste non si ferma, le pallottole continueranno a fischiare, solo che non saranno le orecchie di Serraj a sentirle così vicino come fino a ieri;
- Integrazione delle milizie nell'esercito libico. Si può fare con chi lo vuol fare, con gli altri, si combatte;
- Il voto nel 2018. Possibile, la Libia ha bisogno di un solo parlamento, una soluzione politica, senza questo processo l'unica alternativa è lo smembramento del paese, cosa che tra l'altro in questo momento è la situazione de facto sul terreno;
- Fermare il traffico di clandestini. Servono almeno due cose: il controllo dell'area desertica a sud, la reale collaborazione della guardia costiera libica, una grossa mano dell'Egitto e degli altri confinanti. In sostanza, bisogna pagare tutti, milizie nel deserto, controllori in mare e gli altri stati, un salasso ma non c'è alternativa, vedere alla voce Turchia;
- E' un buon inizio? Certamente lo è, il problema numero uno in Libia sono le armi: c'è un mitra (il titolare è prudente, c'è molto di più) sotto il letto in ogni casa, la distribuzione delle armi durante la rivolta anti-Gheddafi ha costruito un formidabile arsenale che è rimasto in Libia ma non solo, ha alimentato il mercato nero delle armi in tutto il Medio Oriente.
Che cosa ha ottenuto Macron? Cribbio, la supremazia nell'area del Mediterraneo, il suo naturale spazio geopolitico. Ha battuto l'Italia grazie al fatto che quella partita il nostro paese non ha voluto giocarla. La sinistra di governo parolaia - e la destra urlante con zero tituli nella realtà - hanno di fatto favorito questo gigantesco naufragio della diplomazia. D'altronde, con tutto il rispetto, abbiamo Angelino Alfano alla Farnesina. Il premier Gentiloni è stato colto in contropiede dall'iniziativa dell'Eliseo che in realtà ha appena iniziato a mollare schiaffi, l'avanzata francese è impressionante per la sua rapidità di esecuzione e fermezza: no all'apertura dei porti francesi per accogliere i migranti sbarcati in Italia, no all'accordo originario siglato da Hollande per il controllo di Stx France da parte di Fincantieri (come anticipato da List qualche giorno fa, la proposta dell'Eliseo è fifty fifty e tanti saluti), politica estera unilaterale nel Mediterraneo, con la Libia al primo punto dell'agenda. Macron ha risposto con prontezza alle sollecitazioni della Casa Bianca, alle necessità strategiche del Pentagono, alle linee - per niente esoteriche e molto concrete - della nuova politica estera americana. Gli Stati Uniti hanno bisogno di un partner nel Mediterraneo, Macron ha messo la Francia sulla stessa lunghezza d'onda di Washington. I segnali evidenti si erano avuti dopo l'incontro tra Macron e Trump a Taormina con parole di stima del presidente francese su Trump. Mentre gli opinionisti cool si baloccavano sull'accordo climatico di Parigi, in realtà dietro le quinte si stava saldando un'alleanza tra Trump e Macron. Al G2O di Amburgo l'asse Parigi-Washington si è ulteriormente rafforzato e la rappresentazione plastica di questo Nuovo Mondo si è avuta con la partecipazione di Trump e Melania alle celebrazioni di Parigi del 14 luglio, presa della Bastiglia. In un lampo, è apparsa la strategia di Macron e si è materializzata la marcia di due leader senza partito: En Marche e Make America Great Again. Così è crollato tragicomicamente tutto il castello retorico costruito dalla stampa imparruccata su Macron il buono, Trump il cattivo e la bella addormentata Europa nel bosco. Champagne, ostriche, grandi discorsi illuministi in terrazza, poi alla fine arriva la realtà che le presunte classi colte snobbano con un tocco di cipria sulle guance pallide. Sul taccuino del titolare di List resta un appunto: Rien ne va plus, les jeux sont faits.
01
In principio fu il comando di Renzi
Macron ha approfittato dell'improvvisazione dell'Italia. E l'errore fondamentale è stato compiuto dal governo Renzi nel 2016. Su questo punto, bisogna voltarsi e guardare al recente passato per avere la misura del cappotto diplomatico che abbiamo appena preso dalla Francia. Durante il governo Renzi, l'allora presidente del Consiglio si stava giustamente preparando a dare all'Italia un ruolo di primo piano in Libia, quello naturale, coerente con il nostro interesse nazionale. E per farlo fu cambiato anche il quadro di regole per l'impiego dello strumento militare, in particolare delle forze speciali. Il titolare di List ricorda il passaggio in Parlamento della norma, la sua genesi, l'Italia si stava preparando alla campagna di Libia e Renzi alla fine del 2015 fa approvare una variazione a un articolo di legge che poi prenderà questa forma:
"Il Presidente dei Consiglio dei ministri, acquisito il parere del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, emana, ai sensi dell’articolo 1, comma 3, della legge 3 agosto 2007, n. 124, disposizioni per l’adozione di misure di intelligence di contrasto, in situazioni di crisi o di emergenza all’estero che coinvolgano aspetti di sicurezza nazionale o per la protezione di cittadini italiani all’estero, con la cooperazione di assetti della difesa”.
Renzi Commander in Chief. Il nuovo articolo viene approvato dai deputati di Montecitorio in uno scenario terribile, pochi giorni prima (il 13 novembre 2015) un gruppo legato all’Isis ha messo a ferro e fuoco Parigi. Strage al teatro Bataclan, 130 morti (più sette attentatori) e 368 feriti. Tutti i governi europei mettono il turbo a una serie di provvedimenti di emergenza. L'Italia fa altrettanto, l'Isis entra nell'emergenza e la Libia è da tempo la Woodstock del terrorismo a una traversata da casa nostra. Il 16 novembre del 2015, seduta numero 552, ore 15.30, la Camera dei deputati prepara il terreno per la nostra missione.
In marzo la discussione sul comando delle operazioni in Libia decolla come un F-15 sulla portaerei George Washington. L'amministrazione Obama si attende un impegno italiano concreto, ha avuto rassicurazioni in merito. Sul Corriere della Sera il 16 marzo il bravo Maurizio Caprara intervista l'ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, John Phillips, ecco il passaggio chiave:
A suo avviso che cosa dovrebbe mobilitare l’Italia per la «forza di sicurezza e stabilizzazione» da inviare in Libia che il ministro della Difesa Roberta Pinotti chiama Liam?
«L’Italia potrà fornire fino a circa cinquemila militari. Occorre rendere Tripoli un posto sicuro e far in modo che l’Isis non sia più libero di colpire».
Il contributo statunitense in che cosa consisterà? Navi, aerei e niente truppe?«Uno dei sostegni sarà l’intelligence, non abbiamo discusso di nostre truppe”.
Wow. Stiamo partendo. La notizia che i preparativi sono in corso viene confermata al titolare di List da una fonte militare: "Stiamo predisponendo tutto, siamo allertati". Boots on the ground? Pare proprio di sì, tanto che un altro ambasciatore dal cervello fino, Christopher Prentice, in un’intervista al Quotidiano nazionale saluta il nostro ruolo come cosa fatta:
La Gran Bretagna è d’accordo nell’assegnare all’Italia il ruolo guida nella missione?
«Certamente. Il governo britannico e molti altri governi impegnati in una positiva soluzione della crisi libica sono assolutamente convinti che l’Italia può autorevolmente giocare un ruolo di coordinamento e di guida della missione, nella quale la Gran Bretagna è pronta fare la propria parte sia sul piano del supporto alla governance, sia degli aiuti, sia dell’indispensabile contributo alla sicurezza».
Quale sarà il ruolo militare degli inglesi? Quanti uomini potreste mettere sul campo?
«Non c’è un singolo piano. Dipende. Con gli italiani abbiamo lavorato per elaborare diverse opzioni per rispondere a qualsiasi situazione sul terreno».
La faccenda si gonfia come un soufflé nel forno, cottura rapida, parte il dibattito su chi spara, sul ruolo del Parlamento, il pacifismo prepara le bandiere e... tutto s'inceppa. Morire per Tripoli? Macché, Renzi rimette a posto il fucile - è un boy scout, un pacifista - l'Italia entra in una terra di mezzo dove si rivendica il comando ma senza impegnarsi davvero, un tipico lavoro da Azzeccagarbugli diplomatici che fa incazzare come furie quelli del Pentagono e gli alleati. Continuiamo a pescare migranti - nobile e prezioso lavoro - proseguendo sulla linea concordata da Letta con l'Unione europea e addirittura rafforzandola con il governo Renzi (vedere quanto ricordato da Emma Bonino) con l'idea di raccogliere in cambio quote di flessibilità di bilancio da spendere in chiave elettorale. Vaste programme. Tutto si ferma, il classico limbo italiano avvolge la faccenda. L'estate se ne va con un altro record di sbarchi, la via Balcanica nel frattempo è stata chiusa dall'Europa grazie all'accordo con la Turchia siglato nei giorni del terrore - subito dopo la strage del Bataclan a Parigi - e messo nero su bianco dopo un drammatico faccia a faccia dei vertici dell'Ue con Erdogan, definito addirittura nelle note diplomatiche pubblicate in esclusiva dal titolare di List come uno che ha usato un tono minaccioso. I mesi scorrono, Renzi cade nel referendum costituzionale del 4 dicembre, a Palazzo Chigi arriva Paolo Gentiloni, premier felpato, ottima persona, prudente, senza slide e soprattutto senza un Io sgomitante. Il problema è che la politica estera di Gentiloni finisce in mano a Angelino Alfano, cioè la garanzia del nulla. A fine maggio l'amministrazione Trump auspica che l'Italia assuma un ruolo importante in Libia, il presidente degli Stati Uniti è a Roma, incontra Gentiloni e Mattarella, fonti americane ribadiscono il concetto: "La Libia è emersa in tutti gli incontri di ieri. In particolare in quello con il presidente Mattarella, che il nostro presidente ha ringraziato molto per tutto quanto l’Italia sta facendo". Ottimo, dunque ci riproviamo? No. Trump arriva al G7 di Taormina, non gli interessa il clima, ma la politica estera nel Mediterraneo sì. Vede Macron, comincia a capire che il suo alleato naturale non è a Roma ma a Parigi. Con l'arrivo del bel tempo gli sbarchi aumentano, l'estate porta la situazione al limite del collasso, Minniti in preda a una crisi di nervi fa fare dietrofront a un aereo diretto a Washington, torna in Italia e dichiara di voler bloccare tutti i porti alle navi delle Ong. Bum! Grande decisione. Non se ne fa niente, la Francia (voilà, Macron) dice no, la Spagna dice no, la Germania dice no, l'Estonia fa finta che il problema non esista, Minniti al vertice di Tallin becca un gancio sul mento, il governo è in stato confusionale. Paga gli errori fatti un anno prima, l'Italia è isolata. Tre governi sono rimasti in acqua mentre il problema era ed è a terra, la Libia. Eravamo nella posizione migliore di tutti, non avevamo scatenato la guerra - come invece aveva fatto proprio la Francia dell'allora presidente Sarkozy - i nostri interessi sul terreno erano (sono) concreti. Dovevamo avere il comando, se l'è preso Macron senza chiedere il permesso a nessuno. Chapeau.
02
Gentiloni prova a parare il colpo
Vista la mossa del cavallo di Macron, il premier Paolo Gentiloni tout de suite ieri ha combinato un incontro per stamattina con il premier del governo libico, Serraj, a Roma. La frittata è stata fatta da Parigi, noi raccogliamo almeno il guscio da terra. E restiamo sempre in mare. La Libia vuole le navi italiane nelle acque libiche. E noi lo faremo per non perdere altro terreno. "L'incontro di oggi è di particolare importanza perché avviene all'indomani dell'incontro di Parigi che l'Italia si augura produca risultati importanti nelle prossime settimane e nei prossimi mesi", ha detto Gentiloni, al termine dell'incontro a Palazzo Chigi. "L'obiettivo di fare compiere passi avanti alla stabilizzazione della Libia è sempre stato nostro. Il comunicato di ieri ci offre binari su cui lavorare e ci auguriamo che su questi binari si possa costruire. Sappiamo che non sarà un percorso semplice ma siamo fiduciosi che lavorando insieme si possano cogliere risultati. Ringrazio la Francia e il presidente Macron che si è impegnato personalmente. Se si fanno passi avanti in Libia, il primo dei paesi europei ad esserne felice è l'Italia". Il tentativo è chiaro: non rompere con Parigi, cercare di recuperare il terreno perduto in un lampo, provare a mettersi pancia a terra a lavorare sul dossier Libia. Le vie della politica sono infinite, il tempo no. E quello dell'Italia in Libia è scaduto da un pezzo. Che si fa? Mentre Gentiloni discuteva con Serraj, la Corte di Giustizia europea si preparava a dare all'Italia un altro bagno di realtà. Seguite il titolare di List.
03
Migranti, altro colpo all'Italia. Dalla Corte Ue
Tutta la nostra improvvisazione è confermata dalla sentenza della Corte Ue di Dublino di stamattina. Il caso riguardava la Croazia, ma impatta ovviamente anche sull'Italia: "Il patto di Dublino si applica nonostante la crisi migratoria". Questa è la sentenza, per sapere, per capire. Ops, ragazzi, come la mettiamo con tutta la colta discussione avviata a colpi di clava dalle forze politiche italiane sul tema? Semplice, la mettiamo da parte. Il dilettantismo politico e la demagogia sono in piena zona psichedelica da campagna elettorale, poi c'è la realtà, questa sconosciuta, di cui agli italiani sembra non importare un fico secco. Viene voglia di fare un viaggio. Con che cosa? Saliamo sull'astronave di Apple e il suo disegnatore.
04
L'astronave di Apple
Avete mai visto il nuovo quartier generale di Apple? No? Eccolo:
E' quello che viene chiamato l'Apple's Ring, è costato 5 miliardi di dollari, è l'espressione della potenza dell'azienda, della sua cassa astronomica. Il titanismo edilizio delle star hi-tech della Silicon Valley è un elemento simbolico: sono i nuovi faraoni. La storia della sua realizzazione è in questo reportage del Wall Street Journal, un viaggio nell'astronave con il designer di Apple, Jonathan Ive. Top class.
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abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.