24 Giugno

Macron, il costruttore di grattacieli senza fondamenta

La sua riforma dell'Eurozona ha già 12 paesi del Nord contrari. Una Lega anseatica che non vuole né mutualizzazioni né un ruolo dominante di Parigi. Il Presidente francese va dritto contro il muro della realtà.

di Lorenzo Castellani

S’ingrossano le fila dell’opposizione alla riforma franco-tedesca dell’Unione Europea. Secondo il Financial Times sarebbero 12 i paesi entrati a far parte della Lega Anseatica, l’alleanza che respinge una ulteriore integrazione europea, capeggiata dal governo olandese di  Mark Rutte. I paesi del nord Europa che compongono l’alleanza non gradiscono una serie di opzioni avanzate da Macron come l’accrescimento del bilancio europeo con la prospettiva di una centralizzazione fiscale da parte di Bruxelles e la creazione di nuove istituzioni per erogare finanziamenti ai paesi in difficoltà. Quella della Lega Anseatica è una posizione con forti venature liberali: nessuna forzatura sull’integrazione fino a quando tutti i paesi dell’Unione saranno rientrati nei parametri previsti dai Trattati e nessuna tassa europea, come invece propone Macron. In altre parole, nel medio-lungo termine, nessun’altra competenza andrebbe messa in comune tra paesi Europei e nessun meccanismo tecnocratico dovrebbe favorire la presa di Bruxelles sugli Stati membri.

Il bersaglio dell’operazione anseatica è la creazione, proposta da Macron e accettata da Merkel, del Fondo Monetario Europeo (FME) che dovrebbe prestare ai paesi in difficoltà economica risorse finanziare in cambio di una stretta condizionalità sulle riforme, indicate dalla Commissione Europea. I paesi dell’Europa settentrionale non si fidano dell’escamotage proposto da Macron poiché i fondi finirebbero prevalentemente ai paesi meridionali, con poche garanzie che possano essere resi in tempi accettabili. In altre parole, i governi della Lega Anseatica temono di gettare i propri soldi in un buco nero.

Allo stesso tempo, però, l’idea macroniana non soddisfa nemmeno i potenziali beneficiari. Le decisioni del fondo di erogare prestiti sono vincolate ad un voto a maggioranza dell’80 per cento dei paesi membri, ma Francia e Germania insieme controllerebbero più del 20 per cento dei voti, cioè potrebbero porre un veto sulle decisioni relative al prestito. Il rischio è che l’erogazione di...


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