3 Novembre
Il leader che non c'è
Dopo Barcellona. C'è un capo di stato capace di risvegliare e guidare l'Europa in un tempo di guerra? Indagine sulla leadership e il pensiero debole. Il terrorista con il mitra su Facebook. Vinceremo? Il dibattito tra Giannino e il titolare di List in versione pdf
Prima di tutto, le notizie, gli ultimi fatti da Barcellona:
- Nella base operativa di Alcanar - quella saltata in aria - la cellula di terroristi di Barcellona aveva 120 bombole di gas pronte all'uso. Stavano progettando una serie di stragi, tra cui un assalto alla Sagrada Familia;
- L'attacco con l'esplosivo era imminente;
- Tre terroristi sono ancora ricercati.
Che fare? Siamo anche oggi sempre inchiodati sulla vecchia domanda del compagno Lenin. Ma si allunga come un’ombra un problema che al titolare di List sembra precedere la soluzione: chi fa? C’è una leadership che sappia guidare l’Europa in un tempo di guerra? Perché se si prende atto - una volta per tutte, senza la fiction narcotizzante del politicamente corretto - che quella che abbiamo davanti è una guerra (e lo è) allora dobbiamo chiederci se esiste oggi una figura carismatica capace di risvegliare l’anima dell’Europa e condurla alla vittoria, cioè alla pace.
C’è una figura tra gli statisti europei che abbia “il dono di grazia”, il carisma per ispirare una rinascita e una reazione di fronte allo sterminio che avviene con macabra regolarità sulle vie e piazze della città europee? La risposta è un foglio bianco sul taccuino del titolare: no.
I leader europei non hanno mai conosciuto la guerra e il solo statista in carica che ha provato uno stato d’oppressione, privazione della libertà e totalitarismo è Angela Merkel, la donna venuta dalla Germania Est. Tutti gli altri sono figli di un tempo di pace costruito sulla Guerra Fredda, alcuni non hanno neppure sfiorato l’era dei due blocchi, della Cortina di Ferro. E’ un fatto di cronologia e biografia ineludibile. Ma è proprio questa condizione di partenza a far emergere l’incertezza e l’inadeguatezza rispetto a un calendario che ha voltato pagina. Barcellona è un punto di non ritorno...
Prima di tutto, le notizie, gli ultimi fatti da Barcellona:
- Nella base operativa di Alcanar - quella saltata in aria - la cellula di terroristi di Barcellona aveva 120 bombole di gas pronte all'uso. Stavano progettando una serie di stragi, tra cui un assalto alla Sagrada Familia;
- L'attacco con l'esplosivo era imminente;
- Tre terroristi sono ancora ricercati.
Che fare? Siamo anche oggi sempre inchiodati sulla vecchia domanda del compagno Lenin. Ma si allunga come un’ombra un problema che al titolare di List sembra precedere la soluzione: chi fa? C’è una leadership che sappia guidare l’Europa in un tempo di guerra? Perché se si prende atto - una volta per tutte, senza la fiction narcotizzante del politicamente corretto - che quella che abbiamo davanti è una guerra (e lo è) allora dobbiamo chiederci se esiste oggi una figura carismatica capace di risvegliare l’anima dell’Europa e condurla alla vittoria, cioè alla pace.
C’è una figura tra gli statisti europei che abbia “il dono di grazia”, il carisma per ispirare una rinascita e una reazione di fronte allo sterminio che avviene con macabra regolarità sulle vie e piazze della città europee? La risposta è un foglio bianco sul taccuino del titolare: no.
I leader europei non hanno mai conosciuto la guerra e il solo statista in carica che ha provato uno stato d’oppressione, privazione della libertà e totalitarismo è Angela Merkel, la donna venuta dalla Germania Est. Tutti gli altri sono figli di un tempo di pace costruito sulla Guerra Fredda, alcuni non hanno neppure sfiorato l’era dei due blocchi, della Cortina di Ferro. E’ un fatto di cronologia e biografia ineludibile. Ma è proprio questa condizione di partenza a far emergere l’incertezza e l’inadeguatezza rispetto a un calendario che ha voltato pagina. Barcellona è un punto di non ritorno perché mette un macabro sigillo su una sequenza di atti intensa, spietata, inesorabile. Non è più tempo per provare a rinviare, giocare con le parole. Là fuori la terra è lastricata di vite spezzate.
Le leadership si forgiano nell’officina della storia, il presente europeo è fatto di una pace costruita con le armi (e i morti) degli altri. Furono gli Stati Uniti d’America nel dopoguerra ad assicurare la pace del Vecchio Continente e dell’isola di Inghilterra. E proprio da qui bisogna partire nella nostra esplorazione della leadership, il Regno Unito, il paesaggio del gigante, Winston Churchill. La sua biografia dice che ascesa e caduta sono l’essenza delle grandi figure e il coraggio un tratto del carattere fondamentale per guardare in faccia il nemico. Churchill non aveva paura della morte. La sfidava continuamente in un gioco perverso, il suo inseguimento della gloria era stupefacente: mentre le pallottole gli sfioravano il capo e gli penetravano il corpo, il giovane Winston registrava tutto quello che vedeva e ne traeva linfa per la sua macchina narrativa. La sua sfrontatezza di fronte al pericolo divenne presto leggendaria e in poco tempo la sua figura divenne quella di un eroe e di uno scrittore, il più pagato, amato (e detestato dai suoi rivali) d’Inghilterra. Non era un uomo privo di difetti, anzi, eccelleva nell’arte del farsi odiare, riusciva a perdere il seggio, le elezioni, cambiare partito e spartito continuamente. “La prima volta che incontri Winston, noti soltanto i suoi difetti. Poi passi il resto della vita a scoprirne le virtù”, disse del giovane Churchill una sua amica intima. Fu fedele al matrimonio (56 anni trascorsi con la severa Lady Clementine) non alla moglie (fu pazzo d’amore per la bellissima Wendy Reves), non tradì mai l’alcol, il suo sigaro cubano e il suo popolo.
Churchill era un uomo pieno di meravigliosi difetti che non aveva nessuna intenzione di nascondere. Era l’essere imperfetto che oggi non sarebbe tollerato dai sacerdoti del politicamente corretto e del pregiudizio via Twitter. Il nanismo del nostro tempo è anche questo. Winston Churchill era un leader che sbatteva in faccia la nuvola di fumo del suo Montecristo (ne esiste una serie con il suo nome) in faccia agli amici e ai nemici, e la sua figura con il tempo è diventata ciclopica, immanente su tutta la storia europea. Ascoltate i balbettii dei capi di stato di oggi, prendete la Settimana Enigmistica della Politica e scoprite la differenza. Quando vide l’avanzata di Hitler, capì che non potevano esserci mezze misure, accordi spartitori, trattative per una pace impossibile contro la dominazione del ferro e del fuoco. Il Führer esercitava in lui un sinistro fascino, era la personificazione del male. La mortale partita a scacchi tra Churchill e Hitler è lo sfondo di uno straordinario libro di John Keegan sulla Seconda guerra mondiale, "The Secondo World War". Una storia militare che ricorda a tutti noi di cosa è fatta la guerra: uomini, mezzi, strategia. Paura. E coraggio.
Era la sfida più grande, la pallottola d’argento. I suoi discorsi durante la guerra, i terribili bombardamenti di Londra, furono clorofilla per i fiori calpestati d’Inghilterra, un memento per tutti: non si sarebbe mai arreso. Dopo la fuga di Dunkerque, nel 1940, pronunciò parole come tuoni:
“Combatteremo in Francia, combatteremo sui mari e gli oceani; combatteremo con crescente fiducia e crescente forza nell’aria. Difenderemo la nostra isola qualunque possa esserne il costo. Combatteremo sulle spiagge, combatteremo sui luoghi di sbarco, nei campii nelle strade e nelle montagne. Non ci arrenderemo mai, e persino se - ciò che io non credo neanche per un momento - questa isola od una larga parte di essa fossero asservite ed affamate, in quel caso il nostro Impero oltre i mari, armato e vigilato dalla Flotta britannica, condurrà avanti la lotta sinché, quando Dio voglia, il Nuovo Mondo, con tutte le sue risorse e la sua potenza, non venga avanti alla liberazione ed al salvataggio del Vecchio Mondo”.
Il Nuovo Impero. L'America. E Dunkerque. La vita. La morte. La paura. Il coraggio. Dovete vedere il film (sarà al cinema dal 31 agosto) che ha tratto da questa storia il genio visionario di Christopher Nolan, un gioiello, ecco il trailer:
La Panzer Divisionen era giunta sulle coste della Manica, aveva tagliato fuori il Belgio e messo in trappola quattrocentomila soldati alleati destinati a morte certa. L’evacuazione via mare da Dunkerque di questi uomini fu un’operazione incredibile, furono salvati dallo sterminio e dalla prigionia, ma l’avanzata delle armate del Terzo Reich fu totale. E la Francia cadde. Fu in quel momento di disfatta che Churchill fece ruggire il leone.
Chi ha tuonato oggi con quella forza contro lo sterminio di Barcellona? Nessuno. Abbiamo visto e sentito le piazze urlare “non abbiamo paura”. Ma la mano ferma che distrugge il male e fa trionfare la vita e la pace dov’è? Le leadership servono a questo, altrimenti sono fantocci che cadono al primo colpo di vento. Il pensiero debole dell’Europa è il nostro peggior nemico, la sua retorica senza azione è un pericolo per la vita dei nostri figli e la sopravvivenza del Vecchio Continente. Il nemico dentro.
Certo, il titolare di List sa bene che la distruzione e il lutto della Seconda guerra mondiale non sono paragonabili a quello che sta accadendo oggi. Ma la memoria aiuta a capire il presente, dà lezioni, mette di fronte all'uomo le opzioni della notte dei tempi: vivere o morire. L'Europa ha scarsa memoria e poca riconoscenza. Ci salvarono gli americani, gli altri, quelli che oggi le classi in progress imbellettate di trucco e cipria considerano “nemici”. Max Hastings in un’altra fondamentale storia della Seconda guerra mondiale, intitolata "All Hell Let Loose", ricorda la sinistra contabilità di quei giorni.
Tra il settembre del 1939 e l’agosto del 1945 morirono in media 27 mila persone al giorno. Questa è la guerra. Gli americani perdevano cinque soldati ogni mille sul campo, 17 mila persero gli arti, centomila americani in patria furono mutilati nelle fabbriche mentre lavoravano alla preparazione della guerra. Per fermare la guerra. Secondo il Congressional Research Service furono oltre 291 mila gli americani che andarono a morire in battaglia durante la Seconda guerra mondiale. L’Europa cadde in un sonnambulismo atroce (sì, c’è l’eco di un altro libro potentissimo, "The Sleepwalkers", di Christopher Clark) e fu la carneficina. Nel 1945 la pace fu la vittoria di una guerra (degli alleati) contro un’altra guerra (quella delle forze dell’Asse Berlino-Tokyo-Roma) e quel sonno della ragione segnò tutto il nostro futuro, fino a oggi. Nelle pagine de "Il Castello di Barbablù" George Steiner fa una sosta nel vuoto, nella perdita di futuro dal punto di vista dell’evoluzione biologica, l’interruzione della trasmissione dell’intelligenza dovuta alla eliminazione di intere generazioni di giovani europei sul campo di battaglia. La realtà di ieri che si proietta a ondate sull'oggi. L'assenza del figlio.
Non è (ancora) questo il presente che viviamo. Siamo di fronte a una guerra a bassa intensità dove i morti sgocciolano come un taglio che si apre sulla carne. Se la ferita non viene ricucita, si muore dissanguati. Ma stiamo andando a grandi falcate verso un ghignante ignoto. A Barcellona le madri e i padri piangono e questo dolore lancinante è come un presagio di qualcosa di terribile, di indicibile: l’uso di un’arma di distruzione di massa da parte dei clan del terrore contro il mondo libero. I terroristi di Barcellona stavano sviluppando un vero e proprio arsenale, progettavano di far saltare la Sagrada Familia. Non è successo solo per un tiro a dadi del destino.
Lo sterminio. Abbiamo già un esempio che sembra oggi sbiadito e invece dovrebbe tenerci all'erta dentro la garitta dell’esistenza: il crollo delle Torri Gemelle. Tremila morti. Aerei di linea trasformati in missili teleguidati. Le ondate di quello shock sono tutte davanti a noi: Madrid, Londra, Bruxelles, Nizza, Parigi, Barcellona. Un rosario. La strage. Ci sono tutti i segnali per sapere e per capire. Il memento. C’è ancora un libro di Max Hastings sulla Prima guerra mondiale intitolato “Catastrophe 1914, Europe goes to war”, da leggere. Un passaggio colpì tempo fa il titolare di List, è quello in cui Hastings evoca le pagine dello scrittore austriaco Carlo Von Lang che all’inizio del 1914 scrisse:
“C’è una sensazione che gli eventi siano nell’aria, tutto ciò che è imprevedibile nella tempistica. Forse vedremo parecchi anni di pace, ma è altrettanto possibile che durante la notte qualche tremendo sconvolgimento accada”.
Il presagio. Von Lang aveva colto nell'aria il battito delle ali di farfalla. La letteratura anticipa, l’inchiostro materializza. Oggi tutto questo è dimenticato, non siamo tutti americani, siamo europei con gli occhi chiusi, sonnambuli che vagano nel vuoto, senza un domani. Non è troppo tardi, speriamo che il destino ci dia un altro Churchill.
Continuiamo a esplorare e a chiederci che fare? Proseguiamo il nostro viaggio in questo scenario. Dopo Oscar Giannino, oggi abbiamo Michele Magno che s'immerge nella contemporaneità. Barcellona, la Rambla, l'Islam e noi. Leggiamolo insieme. Anzi no, prima facciamo un salto su Facebook, questa meraviglia.
01
Il mitra in bacheca
Said Aalla, uno dei terroristi uccisi in Spagna, aveva questa immagine di pace nella sua pagina Facebook, davvero un bravo ragazzo. Ora, sollevati nello spirito, possiamo andare a leggere il Magno.
02
Il debole dubita, il forte decide
Caro titolare,
consenta a uno sfaccendato lettore di giornali come chi scrive un'intrusione interessata nel suo magnifico dialogo con Oscar Giannino sulle prospettive della lotta al jihadismo. Interessata, perché anch'io ho il cuore spezzato per la mattanza che si è consumata nel viale più suggestivo di Barcellona. Dopo Parigi, Londra, Bruxelles, Berlino, anche questa volta i quotidiani italiani scoprono l'ombrello, e cioè che siamo in guerra. Ma permane un equivoco. Infatti, non c’è nulla di più fuorviante nel dire “guerra di religione” se non si precisa che solo uno dei guerreggianti è animato da un fanatismo religioso che porta decine di giovanotti infoiati a farsi saltare in aria nel nome di Allah.
La verità è che il conflitto tra islam e occidente è da tempo un conflitto armato, non un semplice “scontro di civiltà” (copyright Samuel Huntington) o una semplice contrapposizione ideologica tra società teocratiche “per grazia di Dio” e società laiche “per volontà del popolo”. Del resto, raramente gli eventi storici sono stati promossi da larghe maggioranze. I kamikaze dell’Isis sono relativamente pochi, eppure bastano a tenere in scacco il mondo. Senza contare che un solo “Stato canaglia” in possesso di armi chimiche e nucleari basta a terrorizzarci.
Aggiungo che la distanza tra islam e cristianesimo resta incolmabile sul piano teologico. Ne erano convinti due intellettuali assai distanti tra loro: Alain Besançon, fervente cattolico e liberale di tendenza conservatrice, e Jacques Ellul, studioso appartenente alla scuola del teologo calvinista svizzero Karl Barth, schierato su posizioni ambientaliste e simpatizzante per gli ideali anarchici (è di Besançon la prefazione al libro postumo di Ellul Islam e Cristianesimo. Una parentela impossibile, Edizioni Lindau, 2006).
Chi avesse voglia di sfogliarlo, potrà trovarvi un’analisi assai acuta dell’attrattiva che la religione musulmana esercita in certi ambienti cristiani, e non solo del vicino oriente. E cioè il fascino che promana da una critica severa della modernità capitalistica, a cui si contrappongono la stabilità delle tradizioni, lo spirito comunitario, il calore dei rapporti umani. In questa prospettiva, per certi ambienti cristiani i musulmani sembrano perfino “migliori” degli ebrei, dal momento che onorano Gesù e Maria; cosa che gli ebrei non fanno. Proprio nel 2006 Benedetto XVI svolgeva all’Università di Ratisbona il suo celebre discorso, suscitando nel mondo musulmano le violente reazioni che conosciamo. Pur invitando al dialogo tra fede e ragione e all’incontro tra le diverse fedi, Papa Ratzinger distingueva chiaramente tra la propria religione e l’islam. In fondo, l'Isis e i massacri dei cristiani stanno lì a dimostrare che è impossibile un ritorno ai tempi di San Giovanni Damasceno, quando ci si domandava se l’islam non fosse una forma come un’altra di cristianesimo.
Cosa fare, dunque? Intanto cominciamo a dire le cose come stanno. Non si può cancellare la realtà cancellando le parole che la denotano. Se siamo in guerra, il califfato va combattuto con mezzi adeguati e sul suo terreno. I droni sono in grado di far esplodere qualche covo di jihadisti, ma noi continuiamo a fare affari con le élite arabe che finanziano il terrorismo fondamentalista. Pure, Washington e le cancellerie che contano dovrebbero sapere che senza un accordo, anzi un’alleanza con Vladimir Putin, al-Baghdadi (vivo o morto che sia) continuerà a far sentire la sua presenza pestifera non solo nella polveriera mediorientale, ma nelle città delle due sponde dell'Atlantico.
Sul piano della sicurezza interna, va ricordato ai miserabili speculatori per fini elettorali dei massacri nelle piazze europee che kalashnikov e camion non sono nascosti sui barconi dei disperati che approdano sulle nostre coste, ma sono impugnati e guidati da immigrati di seconda e terza generazione. Chiedere a Francia e Inghilterra per credere. Anche se ciò dovrebbe far riflettere chi ha teorizzato un malinteso multiculturalismo, il quale ha spesso creato una società a compartimenti stagni, i cui gruppi sono molto identificati in se stessi, e quindi non hanno né voglia né capacità d’integrazione.
Lo sdegno, l’esecrazione, le marce, gli appelli all’unità contro i tagliagole del sunnismo radicale (a proposito, dove sono e cosa fanno i musulmani moderati?) sono tutti sentimenti nobili e tutti atti edificanti. Ma la palla è in mano ai governanti europei, americani e russi. Devono decidere se, invece di continuare a passarsela tra loro, intendono lanciarla oltre la rete. Purtroppo, non sembrano conoscere un celebre aforisma di Karl Kraus: il debole dubita prima di decidere, il forte dopo aver deciso.
Uno che invece lo conosceva sicuramente era Winston Churchill. Chi sa un po' di storia forse ricorda. Fine maggio 1940: la Germania stava vincendo la guerra e Hitler attendeva con calma la resa dell’Inghilterra. Dopo la disfatta di Dunkerque, sembrava avere le ore contate. Nel resto del mondo, silenzio: l’Urss stava a guardare tranquilla. Gli Stati Uniti erano lontani. Italia e Giappone stavano in agguato. Il grande storico americano John Lukacs ha spiegato perché il Führer non sferrò subito il colpo di grazia all’esercito britannico: attendeva l’esito del confronto, nel partito conservatore e nel governo inglesi, tra il ministro degli Esteri Edward Halifax, Neville Chamberlain (il premier che Churchill aveva sostituito dopo l’occupazione nazista della Norvegia) e lo stesso Churchill (Cinque giorni a Londra, Corbaccio, 2001).
I primi due erano favorevoli alla ricerca di una soluzione diplomatica del conflitto, di un compromesso politico che permettesse un accordo di pace con il Terzo Reich. Churchill, invece, era contrario a ogni ipotesi di appeasement con i tedeschi. Il 28 maggio, quando giunse la notizia che il Belgio si era arreso, dichiarò (mettendo al tappeto i suoi nemici interni): “La nostra unica speranza è la vittoria […] o noi cesseremo di essere uno Stato”. Se non sbaglio, in quell’occasione coniò una delle sue più celebri battute: “Ci sono tre cose che possono rovinare un uomo: il gioco, le donne e gli esperti”. In ogni caso, con questa ferma convinzione morale e politica pronunciò quei “greatest speeches”, quei grandi discorsi che hanno animato la resistenza al nazismo fino alla sua sconfitta. Non c’è dubbio che l’Europa e il mondo intero debbano essere più grati al grande statista, che condusse la Gran Bretagna alla vittoria contro le Potenze dell’Asse, piuttosto che a un Primo Ministro imbelle come Chamberlain o a uno snob cacadubbi come lord Halifax.
Vengo al punto. So bene che le similitudini storiche hanno sempre un che di arbitrario, ma qualche analogia tra la lotta di allora contro il nazismo e quella di oggi contro il terrorismo islamista a mio avviso c’è. Almeno nel senso che nei governi occidentali attualmente abbondano gli Halifax e i Chamberlain, mentre scarseggiano i Churchill (anzi, forse non ce n’è neanche uno). Non desidero essere annoverato da Matteo Renzi tra i gufi (che sono animali simpaticissimi e saggi) per mestiere, ma le democrazie liberali oggi stanno rischiando molto.
Michele Magno
Magno ha la calma del tempo che si espande in scrittura. E' una trivella che fa sgorgare gli umori sotterranei della nostra esistenza. Bene, c'è altro? Moltissimi lettori hanno chiesto di poter leggere l'intervento di Oscar Giannino e quello del titolare di List su una delle domande chiave innescate dalla strage di Barcellona: vinceremo? Ecco il dibattito - che come vedete si sta ampliando e avrà molti altri contributi - in versione pdf. E' la nostra libreria, un luogo di libero dibattito. Seguite il titolare in questa esplorazione. Andiamo.
03
Vinceremo? Oscar e il titolare
Ecco il match tennistico tra Giannino e il titolare di List. Oscar ha scritto un intervento di alto livello, con la sua consueta lucidità e capacità di cogliere il punto. Dritto e rovescio in due tempi. Il suo punto di vista per il titolare di List è prezioso. Potete scaricare qui il file pdf, impaginato e scritto con lo stile di List. Buona lettura.
E ora che facciamo? Diamo un'occhiata al taccuino, la settimana che comincia domani è densa di appuntamenti. Per sapere, per capire. Solo quello che conta davvero, no junk-news. List non si clicca. Si legge.
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alcun rimborso per eventuali periodi non goduti per scelta dell'Utente.
3.5 In caso di mancato esercizio della disdetta, il rinnovo avverrà al medesimo costo della transazione
iniziale, salvo
che il Fornitore non comunichi all'Utente la variazione del prezzo dell'Abbonamento con un preavviso di
almeno 30 giorni
rispetto alla data di scadenza. Se, dopo aver ricevuto la comunicazione della variazione del prezzo,
l'Utente non
esercita la disdetta entro 24 ore dalla scadenza, l'Abbonamento si rinnova al nuovo prezzo comunicato dal
Fornitore.
3.6 Il Fornitore addebiterà anticipatamente l'intero prezzo dell'Abbonamento subito dopo ogni rinnovo sullo
stesso
strumento di pagamento in precedenza utilizzato dall'Utente ovvero sul diverso strumento indicato
dall'Utente attraverso
l'area riservata del proprio account personale.
4. Recesso DEL CONSUMATORE
4.1 L'Utente, ove qualificabile come consumatore – per consumatore si intende una persona fisica che agisce
per scopi
estranei all'attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta, ha
diritto di
recedere dal contratto, senza costi e senza l'onere di indicarne i motivi, entro 14 giorni dalla data di
attivazione
dell'Abbonamento acquistato.
4.2 L'Utente può comunicare la propria volontà di recedere, inviando al Fornitore una comunicazione
esplicita in questo
senso mediante una delle seguenti modalità:
mediante raccomandata a.r. indirizzata alla sede del Fornitore;
per email al seguente indirizzo help@newslist.it;
4.3 Ai fini dell'esercizio del recesso l'Utente può, a sua scelta, utilizzare questo modulo
4.4 Il termine per l'esercizio del recesso si intende rispettato se la comunicazione relativa all'esercizio
del diritto
di recesso è inviata dall'Utente prima della scadenza del periodo di recesso.
4.5 In caso di valido esercizio del recesso, il Fornitore rimborserà all'Utente il pagamento ricevuto in
relazione
all'Abbonamento cui il recesso si riferisce, al netto di un importo proporzionale a quanto è stato fornito
dal Fornitore
fino al momento in cui il consumatore lo ha informato dell'esercizio del diritto di recesso; per il calcolo
di tale
importo, si terrà conto dei numeri o comunque dei contenuti fruiti e/o fruibili dal consumatore fino
all'esercizio del
diritto di recesso. Il rimborso avverrà entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione di recesso sullo
stesso
mezzo di pagamento utilizzato per la transazione iniziale.
4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.