17 Agosto
Una storia dell'Euro senza euro-retorica
Eurotragedy, il libro di Ashoka Mody, docente a Princeton, ripercorre la nascita dell'Unione e della sua moneta senza dogmi e difese d'ufficio. Emergono i pregi, i difetti, gli statisti e la grande assente: l'unione politica. Una lettura di Lorenzo Castellani. Sulla scena, la gigantesca figura di Helmut Kohl nel racconto del titolare di List.
di Lorenzo Castellani
L’Unione Europea è entrata in una fase cruciale della propria vita istituzionale. Mai la contestazione politica verso Bruxelles è stata forte come negli anni che stiamo attraversando. Le elezioni del maggio 2019 potrebbero segnare la vittoria delle forze anti-establishment o, quantomeno, un grosso smottamento negli equilibri del potere europeo. In questo contesto l’europeismo appare un concetto sempre più vuoto poiché i partiti mainstream hanno dimostrato di non avere idee su come uscire dall’impasse in cui versa da anni l’Unione né di come fronteggiare la rivolta nazionalista. Si limitano a difendere d’ufficio passato, regole e strutture europee. Al tempo stesso i movimenti euroscettici, come la vicenda Brexit dimostra, non hanno un piano chiaro e alternativo per modificare l’indirizzo politico ed economico delle istituzioni europee. Si procederà per tentativi e all’orizzonte già si scorgono incertezze finanziarie e disordine politico.
Quando la teoria politica non viene in soccorso sul futuro dell’Europa la storia può giocare un ruolo importante. C’è un libro, in particolare, intitolato Eurotragedy che ricostruisce il debole e al tempo stesso sfavillante percorso che ha portato alla creazione dell’Unione monetaria. Una ricerca di primo livello con un autore importante, il Professor Ashoka Mody di Princeton, e la sua forza risiede nel ricostruire i fatti con precisione senza cercare di compiacere la retorica europeista.
Tutti sanno che l’Europa nasce con un percorso impolitico, basato sull’integrazione economico-funzionale. Alle sue origini c’è la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio che nasce nello scenario della Guerra fredda, vuole soddisfare il protagonismo francese di centralità dopo la fine della Seconda Guerra mondiale, tenere le due potenze più vicine seppur per motivi diversi alla minaccia del comunismo, Italia e Germania occidentale, legate al resto dell’Occidente e controllare la produzione tedesca del carbone e dell’acciaio. È il 1951 quando viene creata l’Alta Autorità della CECA...
di Lorenzo Castellani
L’Unione Europea è entrata in una fase cruciale della propria vita istituzionale. Mai la contestazione politica verso Bruxelles è stata forte come negli anni che stiamo attraversando. Le elezioni del maggio 2019 potrebbero segnare la vittoria delle forze anti-establishment o, quantomeno, un grosso smottamento negli equilibri del potere europeo. In questo contesto l’europeismo appare un concetto sempre più vuoto poiché i partiti mainstream hanno dimostrato di non avere idee su come uscire dall’impasse in cui versa da anni l’Unione né di come fronteggiare la rivolta nazionalista. Si limitano a difendere d’ufficio passato, regole e strutture europee. Al tempo stesso i movimenti euroscettici, come la vicenda Brexit dimostra, non hanno un piano chiaro e alternativo per modificare l’indirizzo politico ed economico delle istituzioni europee. Si procederà per tentativi e all’orizzonte già si scorgono incertezze finanziarie e disordine politico.
Quando la teoria politica non viene in soccorso sul futuro dell’Europa la storia può giocare un ruolo importante. C’è un libro, in particolare, intitolato Eurotragedy che ricostruisce il debole e al tempo stesso sfavillante percorso che ha portato alla creazione dell’Unione monetaria. Una ricerca di primo livello con un autore importante, il Professor Ashoka Mody di Princeton, e la sua forza risiede nel ricostruire i fatti con precisione senza cercare di compiacere la retorica europeista.
Tutti sanno che l’Europa nasce con un percorso impolitico, basato sull’integrazione economico-funzionale. Alle sue origini c’è la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio che nasce nello scenario della Guerra fredda, vuole soddisfare il protagonismo francese di centralità dopo la fine della Seconda Guerra mondiale, tenere le due potenze più vicine seppur per motivi diversi alla minaccia del comunismo, Italia e Germania occidentale, legate al resto dell’Occidente e controllare la produzione tedesca del carbone e dell’acciaio. È il 1951 quando viene creata l’Alta Autorità della CECA e firmato il primo Trattato, che porrà le basi della Comunità Europea. Il dominus dell’iniziativa è il tecnocrate-diplomatico francese Jean Monnet supportato dal suo ministro degli esteri Robert Schumann, dal Cancelliere tedesco Konrad Adenauer e, naturalmente, con l’appoggio esterno del Segretario di Stato americano Dean Acheson. Ne fanno parte sei nazioni: Francia, Germania Occidentale, Belgio, Italia, Olanda e Lussemburgo. Sebbene i tedeschi si lamentino già delle resistenze protezionistiche francesi nei primi anni della CECA, sottolinea Mody, i leader europei hanno ben chiaro che l’eliminazione dei dazi doganali possano avvantaggiare ulteriormente economie che stavano attraversando un boom da post ricostruzione. Così nel 1957, a Roma, nasce la Comunità Economica Europea. Vengono create le istituzioni che ancora oggi sono in funzione, il Consiglio, la Commissione, il Parlamento, e si avvia un’area di libero scambio. Il trattato è oggettivamente un successo perché unisce e fortifica le economie delle sei nazioni fondatrici. Tuttavia, l’afflato europeista è meramente economico e di politica internazionale (con il Trattato di Roma nasce anche Euratom) poiché in quegli anni nessuno dei leader europei prendeva in considerazione l’idea di una integrazione politica e monetaria. E che il terreno della politica sovranazionale fosse scivoloso lo si capì immediatamente con la Comunità Europea della Difesa (CED), istituita con un Trattato nel 1952 su proposta francese e fatta fallire dagli stessi francesi nel 1954 per paura di avvantaggiare la ri-militarizzazione tedesca.
La firma dei Trattati di Roma, 1957.
Ricapitolando: fino alla fine degli anni Sessanta le istituzioni europee, nate attraverso un processo non democratico, forniscono una buona prova di sé spingendo lo sviluppo economico. Tuttavia, già allora si intravedevano le difficoltà di uniformare tradizioni ed interessi politici così diversi a livello sovranazionale.
La parte più interessante di Eurotragedy inizia quando l’autore esplora le origini, ideali e politiche, dell’unione monetaria. Alla fine degli anni Sessanta il miracolo economico ha esaurito la propria spinta propulsiva in tutti i paesi, la crescita continua ma a livelli meno sostenuti. Questo rallentamento spinge le élite europee a trovare una soluzione comune e questa propulsione viene prevalentemente dalla Francia, il paese che attraversava la maggiore stagnazione economica e che più beneficiava della Politica Agricola Comune della Comunità Europea. Nel 1970 viene costituito il Comitato Werner dove per la prima volta si fa strada l’idea di una unione monetaria per stabilizzare il cambio fluttuante delle varie valute europee. Tuttavia, il rapporto del Comitato è molto chiaro: una unione monetaria sarà possibile solamente se preceduta da una unione politica. Ed è in questo contesto che l’idea “europeista” comincia a cambiare, passando dall’economico ad una visione maggiormente omnicomprensiva. La storia, però, ha già mostrato come la via politica sia difficilmente percorribile poiché oltre al fallimento della CED, Charles de Gaulle negli anni Sessanta aveva posto due volte il veto sull’ingresso del Regno Unito nella Comunità Economica Europea. Negli anni Settanta diviene palese un elemento che sarà poi centrale nello sviluppo asimmetrico dell’Unione: nessun Paese è disposto a rinunciare alla propria sovranità fiscale. I cittadini continueranno a pagare le tasse esclusivamente al proprio Stato-nazione e nessuna istituzione europea eroderà questo principio.
Alla fine degli anni Sessanta il miracolo economico ha esaurito la propria spinta propulsiva in tutti i paesi, la crescita continua ma a livelli meno sostenuti. Questo rallentamento spinge le élite europee a trovare una soluzione comune.
In altre parole: non è ammesso alcun trasferimento fiscale agli altri paesi. Un principio chiave soprattutto nella politica europea della Germania federale. La via dell’unificazione politica viene presto abbandonata, nonostante l’elezione diretta del Parlamento europeo dal 1979 che però non decolla poiché le campagne elettorale continua a giocarsi su tematiche nazionali e non si formano veri partiti europei, ma rimane in piedi l’opzione monetaria. Chi tifa per l’unificazione monetaria? La Francia, che la considera uno strumento per stabilizzare il franco con il marco e come una strategia per imbrigliare una Germania che da lì a qualche anno sarebbe stata riunificata. Nel 1986 viene potenziato quanto era stato stabilito a Roma con la firma dell’Atto Unico Europeo che amplia la platea del libero scambio. Nel frattempo, però, sul fronte monetario erano già stati fatti passi in avanti. Dopo il Comitato Werner, nel 1972 era stato inaugurato il serpente monetario per mantenere un margine di fluttuazione predeterminato e ridotto tra le valute comunitarie e tra queste e il dollaro. Durerà poco poiché nel 1973 arriverà la crisi petrolifera che sbatterà fuori dai parametri del serpente prima la lira e poco dopo il franco. L’Italia resterà nel serpente fino al 1979, anno d’inaugurazione del Sistema Monetario Europeo. Lo SME era un accordo per il mantenimento di una parità di cambio prefissata (stabilita dagli Accordi di cambio europei), che poteva oscillare entro una fluttuazione del ±2,25% (del ±6% per Italia, Gran Bretagna, Spagna e Portogallo), avendo come riferimento una unità di conto comune (l'ECU), determinata in rapporto al valore medio dei cambi del paniere delle divise dei paesi aderenti. Tuttavia, anche questo sistema mostrerà la propria debolezza quando, a seguito delle perturbazioni sui mercati del 1992, usciranno lira e sterlina.
Chi tifa per l’unificazione monetaria? La Francia, che la considera uno strumento per stabilizzare il franco con il marco e come una strategia per imbrigliare una Germania che da lì a qualche anno sarebbe stata riunificata.
Prima di arrivare a Maastricht è bene tracciare un’altra linea riassuntiva: la Comunità Europea si avviava dunque verso sperimentazione di unione monetaria che, di fatto, mostrava debolezze e difficoltà nel mantenere stabili le valute nazionali; allo stesso tempo il progetto di integrazione politica stentava a decollare e ad affermarsi oltre quelle istituzioni create per gestire il mercato comune; la classe politica di nessun paese europeo contemplava la possibilità di mettere in comune fiscalità e debiti pubblici.
Helmut Kohl nel 1978.
Nel 1989 cade il muro di Berlino e la storia europea è a un punto di svolta. È finito l’impero sovietico ma soprattutto si apre il processo di riunificazione tedesca. Il Presidente francese Mitterand aveva già spinto sul finire degli anni Ottanta per avviare le trattative di una moneta comune europea ma la Germania di Kohl non aveva mai dimostrato interesse per la proposta. Il d-mark era la moneta più forte d’Europa e i cittadini tedeschi, così come la Bundensbank, vi erano molto legati. Con la Germania unita però le ansie francesi aumentano notevolmente e così le pressioni per legare i paesi europei in una unione monetaria. Il Cancelliere continua a nicchiare sulla proposta di Parigi e la Banca centrale tedesca mostra chiari segni d’insofferenza: di condividere i rischi di una moneta comune con così tante nazioni, alcune delle quali ritenute poco affidabili, come l’Italia, a Francoforte non se ne vuole sentir parlare. Tuttavia, con la fine del comunismo lo scenario internazionale è cambiato: la minaccia sovietica non esiste più, gli Stati Uniti iniziano a focalizzare la propria attenzione geopolitica fuori dall’Europa, la Germania è di nuovo il paese più potente del Continente. Cosa muove Kohl a dire di sì a Mitterrand? Lo stesso Mody ammette di non avere una risposta soddisfacente ma sostiene che lo scenario internazionale e l’ambizione del Cancelliere nell’unire l’Europa dopo aver riunito la Germania abbiano giocato un ruolo fondamentale.
Così nel 1992 si arriva al Trattato di Maastricht, dove si trova la parte più innovativa di Eurotragedy. L’autore mostra che il processo decisionale d’ingresso nell’Euro in Germania salta le procedure democratiche e governative poiché Kohl decide di disfarsi del marco decidendo con i suoi advisor personali, mettendo il gabinetto di fronte al fatto compiuto e operando contro il parere della Bundensbank. I sondaggi dell’epoca, inoltre, rilevano un’ampia contrarietà del popolo tedesco nei confronti della moneta unica. In questa situazione l’abilità del politico gioca un ruolo chiave: da un lato il Cancelliere fornisce una prova del suo decisionismo e dall’altro forgia una retorica a sostegno della propria scelta. Nasce l’europeismo: ovvero l’idea che pace e prosperità in Europa possano essere garantite soltanto attraverso l’espansione del ruolo di Bruxelles e mettendo in comune moneta e ulteriori competenze. È Helmut Kohl, secondo Mody, il demiurgo della retorica europeista che dominerà i vent’anni successivi e sarà imbracciato da larga parte del mondo mediatico ed intellettuale.
Il Cancelliere, inoltre, chiede delle condizioni ben precise all’interlocutore: regole strette sul deficit e sul debito, una Banca Centrale Europea “costituzionalizzata”, e quindi super-indipendente, con un impegno espresso alla stabilità dei prezzi e al contrasto dell’inflazione su modello della Bundesbank. Il messaggio che deve essere mandato agli elettori tedeschi è chiaro: i contribuenti non saranno afflitti negativamente dalla moneta unica.
François Mitterrand e Helmut Kohl nel 1987.
Mody racconta la nascita del limite del 3 per cento del rapporto deficit/Pil: una stretta di mano tra Kohl e Mitterrand e i rispettivi consiglieri, con ministero delle finanze tedesco e Bundesbank infuriati per non essere stati informati dalla cancelleria di una decisione così delicata. Gli altri paesi accettano i limiti senza discutere. L’accordo viene siglato ma le incertezze sul futuro restano, a partire dalla tenuta democratica. In Francia il referendum sul Trattato di Maastricht vede una vittoria molto risicata dei Sì, 51 per cento contro il 49 per cento dei no. In Danimarca, nonostante il supporto di tutti i principali partiti, il popolo boccia sonoramente il referendum. È il primo shock dell’establishment europeo. Se si guardano le ripartizioni del voto, si proponeva allora uno scenario molto simile a quello degli ultimi anni: medio-alta borghesia e grandi città votano a favore dell’integrazione europea, ceti bassi, meno istruiti e provinciali votano contro. Negli altri paesi la ratifica è affidata ai parlamenti e gli europei non voteranno mai sull’introduzione della moneta unica.
Alle origini dell’Euro, dunque, le istituzioni di Bruxelles sembrano un progetto illuminista con una flebile legittimazione democratica.
Da ultimo, è interessante notare come Mody consideri centrale il ruolo dell’Italia. Già da prima di Maastricht la classe politica tedesca era molto preoccupata dalla situazione italiana. Il paese aveva attraversato il boom, si era arricchito ed industrializzato, ma sul piano della finanza pubblica era una bomba pronta ad esplodere, almeno per i canoni tedeschi. Debito elevato ed in crescita costante, svalutazioni competitive, deficit superiore costantemente al 3 per cento facevano dell’Italia uno Stato in grado di mettere in pericolo le regole di Maastricht e la stabilità della nuova moneta. Le pressioni su Kohl per posticipare l’ingresso dell’Italia da parte della Bundesbank furono fortissime e lo stesso Cancelliere sembrava più cauto rispetto ad altre decisioni.
Se si guardano le ripartizioni del voto nei referendum sull'Euro, si proponeva allora uno scenario molto simile a quello degli ultimi anni: medio-alta borghesia e grandi città votano a favore dell’integrazione europea, ceti bassi, meno istruiti e provinciali votano contro.
Il problema era che la Francia, debito pubblico a parte, versava in condizioni simili a quelle dell’Italia sul piano dell’inflazione e del deficit. L’unico modo per fare l’euro, Italia o meno, era quello di derogare ai parametri di Maastricht (negli anni Duemila lo si farà anche per la Germania). Nonostante l’opposizione di gran parte del governo e della banca centrale, il Cancelliere decise di mettere tutti, ancora una volta, di fronte al fatto compiuto avallando l’ingresso dell’Italia che, nel frattempo, aveva fatto il possibile per cercare di migliorare la propria condizione macroeconomica (Eurotassa e disavanzo), accettando un cambio alto per la lira e promettendo con Prodi e con la Banca d’Italia che il vincolo esterno dell’euro avrebbe disciplinato ulteriormente la finanza pubblica del Paese.
Nella decisione di Kohl pare aver pesato anche l’influenza della Confindustria tedesca che non gradiva la concorrenza delle aziende italiane fuori dall’euro e con una lira svalutata. Così l’Italia veniva ammessa da subito nel club dell’Euro, con una forte deroga alle regole e con una ipoteca sui margini di manovra della politica economica italiana. La classe politica di Roma si beava della conquista convinta di aver vincolato il paese alle regole di Bruxelles e di avere, allo stesso tempo, guadagnato tempo per manovre drastiche grazie al rilassamento degli interessi sul debito pubblico con l’ingresso nell’euro.
Il Parlamento greco in piazza Syntagma a Atene.
Una situazione ancora più grave sul fronte della finanza pubblica si ripeterà per l’ingresso della Grecia che, attraverso artifici contabili, verrà fatta entrare nella moneta unica. La piccola taglia del paese ellenico sembrò non preoccupare troppo gli altri partner europei che derogarono alle regole e chiusero più di un occhio sulle debolezze strutturali dell’economia greca.
Il libro di Mody non finisce qui, ma esplora la vita dell’euro fino ai giorni nostri. Non c’è spazio per approfondire ulteriormente, ma particolarmente interessante appare il raffronto nella capacità di risolvere la crisi economica del 2008 tra Stati Uniti e Unione Europea: l’establishment di Bruxelles ne esce a pezzi, il raffronto economico tra le due aree nel post-crisi è talmente impietoso sul fronte della crescita, dello sviluppo tecnologico e della produttività da creare un serio imbarazzo a chi ha occupato posizioni di vertice in quegli anni sia a Bruxelles che nei rispettivi paesi. Tanto che di paragoni con il mondo americano non se ne sentono più da Bruxelles e sono anche tramontate le dichiarazioni velleitarie degli anni Duemila di voler fare dell’Europa la prima economia al mondo.
Mody attribuisce la colpa di questo declino all’eccessiva rigidità europea, soprattuto a livello monetario, con l’ossessione per la stabilità dei prezzi a scapito della crescita attraverso l’allentamento dei cordoni della borsa, e all’incapacità dell’establishment europeo di riconoscere rischi, debolezze ed errori. Secondo Ashoka Mody, infatti, le élite europee sarebbero entrate in una dinamica di “group thinking” secondo cui ripetere a se stessi che esiste una solo possibilità d’Europa indurrebbe il gruppo dirigente a sottovalutare rischi, pericoli ed eventuali strade alternative.
Il raffronto nella capacità di risolvere la crisi economica del 2008 tra Stati Uniti e Unione Europea è impietoso: l’establishment di Bruxelles ne esce a pezzi, tanto che di paragoni con il mondo americano non se ne sentono più.
Una valutazione realista se si pensa all’incapacità di presentare al pubblico un futuro dell’Unione Europea da parte dei suoi protagonisti. Quando tutto il messaggio viene ridotto alla “pace e prosperità” garantite da Bruxelles e quando, dati alla mano, la vera prosperità per l’Europa ci fu prima dell’Euro, diviene difficile difendere politicamente le istituzioni europee.
Questo pensa anche l’autore del libro quando, nel finale, traccia i tre ipotetici scenari per l’Europa del futuro:
a) La Germania smussa le proprie rigidità e i debiti sovrani vengono mutualizzati in qualche forma comune e, di conseguenza, fiscalizzati. L’Euro si salva, l’Europa esce dalla sua gabbia di ferro, l’unione politica si compie;
b) L’uscita dall’Euro dell’Italia con conseguente collasso della moneta unica che, secondo l’autore, non sopravviverebbe ad una uscita di Roma dal sistema monetario;
c) L’uscita della Germania dall’Euro con la creazione di una moneta unica dell’area tedesca (Germania più paesi della cosiddetta Lega Anseatica ed Europa orientale) e di una dell’area mediterranea capeggiata dalla Francia.
Inutile aggiungere che, evidenze politiche alla mano, l’autore considera il primo scenario come quello meno probabile. In conclusione, il libro di Mody ha molti meriti, quello di una ricostruzione puntuale, chiara e di una prosa che non fa sconti a nessuno, ma più di tutti, ha un pregio in particolare: rompere con autorevolezza il muro di silenzio sulla storia della nascita dell’Euro, sui successi della Comunità Europea e sui fallimenti dell’Unione, sulla condotta delle istituzioni europee durante la crisi, sull’indebolimento progressivo dell’economia continentale e sulle prospettive future di un progetto complesso e sempre più difficile da legittimare politicamente.
***
Nel pezzo di Castellani emerge nettamente la figura di Helmut Kohl, quattro volte cancelliere della Germania. Quello che segue è l'articolo che il titolare di List scrisse il giorno della sua morte, il 16 giugno del 2017. Un ritratto, una storia umana, politica. La nostra storia.
Il muro in mente, un solo paese nel cuore
Il muro in mente, un solo paese nel cuore. Il muro era quello di Berlino, il paese la Germania unita. Helmut Kohl è morto il 16 giugno del 2017, il suo nome è già sulle pagine di storia, ma il racconto fluviale di un uomo che fu un visionario concreto dell’Europa comincia oggi, là dove tutto era crollato e tutto è rinato: Porta di Brandeburgo, Berlino.
Viviamo nel presente dell’istante senza memoria, l’oblìo questa parola dolce, sottomarina, lenta, è stata sostituita dalla velocità compulsiva del tasto reset di un’era in bit. Perfino la grandiosa opera corale scritta da Helmut Kohl, Ronald Reagan, Michail Gorbaciov, Margaret Thatcher e Karol Wojtyla, è stata lanciata ai confini dell’iperspazio digitale. Un fatto che non fa clic, dunque irrilevante per il contemporaneo. Che errore. La Porta di Brandeburgo, dicevamo, eccola negli anni del Muro:
Appeso alle colonne doriche progettate da Carl Gotthard Langhans nel 1788 per Federico Guglielmo II di Prussia, c’era il pesante manto della polvere della storia, lo sterminio della Seconda Guerra Mondiale, il patto di Yalta, la potenza di Mosca, l’avanzata della giovane America, gli anni della Guerra Fredda, la Germania lacerata, l’Europa terreno di scontro tra fazioni armate.
Il muro in mente, un solo paese nel cuore. Helmut Kohl si caricò sulle spalle il peso di questa storia. Nato il 3 aprile del 1930 a Ludwigshafen, sulle rive del Reno, nel sud-ovest della Germania, Kohl vide qui, nel luogo dove visse il poeta romantico Friedrich Schiller, la parabola della guerra con gli occhi di un bambino. La città fu bombardata pesantemente, il piccolo Helmut fu addestrato come tutti i giovani ragazzi tedeschi per andare sul campo di battaglia. Ma il destino per lui aveva un altro piano, un altro disegno, un altro racconto. Non era ancora giunto il momento di morire. E la guerra finì, lasciando macerie e morte, dolore e gioia, smarrimento e ricerca del futuro, una pace vigile, tesa, silenziosa, con spari nel buio, missili schierati, un gioco di fumo e specchi, Cia e Kgb, un regno di spie. Due mondi, due Germanie, un muro.
Nato il 3 aprile del 1930 a Ludwigshafen, sulle rive del Reno, nel sud-ovest della Germania, Kohl vide qui, nel luogo dove visse il poeta romantico Friedrich Schiller, la parabola della guerra con gli occhi di un bambino. Fu addestrato per la guerra. Ma non partì, il conflitto finì prima. La storia per lui aveva deciso un altro destino.
Quando Kohl avanzava, la sua figura trasmetteva una sola parola: politica. E popolo. E Germania. I circoli degli intelligenti a prescindere, il club del cocktail in terrazza, lo consideravano “un campagnolo”, uno che non leggeva, non sapeva, da tenere in disparte, lontanissimo dal cosmopolitismo à la page delle presunte classi colte. Kohl in realtà era intelligente, svelto, razionale, istintivo, ruvido. Era il cuore della Germania, il suo spirito pratico, la sua volontà. Non un paese, ma qualcosa di ben più grande che supera i confini nazionali e diventa quell’universo di immaginario che Thomas Mann chiamava “German spheres”.
La passione di Kohl per la politica non tardò a emergere, era già attivo tra i giovani cristiano-democratici quando si laureò in scienze politiche all’università di Heidelberg nel 1958. Il destino lavorava a testa bassa sulla sua biografia, sul cammino di Kohl spargeva occasioni, dispersioni, vittorie, sconfitte. Gli uomini che corrono spesso non sanno dove vanno, qual è il loro obiettivo finale, dove si fermerà la mano che scrive la loro storia. La loro opera in fieri non prevede una destinazione certa, corrono come Forrest Gump: “Io corro come il vento che soffia”. E Kohl correva. Nel 1959 era già deputato dello stato federale della Renania-Palatinato, dieci anni dopo primo ministro dello stato federale, nello stesso anno divenne vice-presidente della Cdu, la presidenza arrivò nel 1973.
L’appuntamento con la storia si stava avvicinando con il passo lesto e felpato di una lince della Foresta nera. La prima sconfitta di Kohl arrivò nel 1976: era il candidato della Cdu e della Csu alla cancelleria, perse le elezioni contro il suo amico-nemico di una vita, un altro grande della politica tedesca e europea, il socialdemocratico Helmut Schmidt, l’uomo che vide con i suoi occhi l’orrore della guerra, soldato della Wermacht, decorato con la croce di ferro. La seconda guerra mondiale, lo sterminio, il tuono dei cannoni, l’Olocausto, la sconfitta totale, Norimberga, le due Germanie, il muro. La storia rimbalza come una palla da biliardo su queste sponde del tavolo verde, ogni impatto imprime una direzione, crea e distrugge vite, dà una nuova curvatura ai giorni, ai mesi, agli anni, alle storie dei suoi protagonisti inconsapevoli del finale.
L’appuntamento con la storia si stava avvicinando con il passo lesto e felpato di una lince della Foresta nera. Gli uomini che corrono spesso non sanno dove vanno, qual è il loro obiettivo finale, dove si fermerà la mano che scrive la loro storia. La loro opera in fieri non prevede una destinazione certa, corrono come Forrest Gump: “Io corro come il vento che soffia”. E Kohl correva.
Il muro in mente, un solo paese nel cuore. Schmidt non rimase in carica a lungo, il suo governo andò a carte quarantotto nell’ottobre del 1982 e fu costretto a dimettersi. Elezioni, la seconda occasione di Kohl. Il 6 marzo del 1983 la sua coalizione vinse di slancio con 58 seggi di scarto sui socialdemocratici, il piccolo-grande Helmut ora era cancelliere della Germania per la prima volta. La sua politica fu chiara, ferma, tedesca e europea: occidentale, dentro la Nato, con gli Stati Uniti. C’era ancora l’Unione Sovietica dall’altra parte del muro. Il maggior generale dell’Armata Rossa Leonid Breznev aveva lasciato la carica di segretario generale del Partito comunista nel novembre del 1982, al suo posto era arrivato il figlio di un ferroviere, orfano a 14 anni, un uomo dalla biografia incerta che divenne il capo del Kgb con il più lungo periodo di permanenza al vertice dello spionaggio sovietico, Jurij Andropov. La morte di Breznev aveva aperto un altro capitolo della storia, i sassi della montagna russa rotolavano a valle. E Kohl cominciava a sentirne il rumore sordo, l’anticipazione del futuro imminente: le pietre del muro di Berlino che cadevano.
Il muro in mente, un solo paese nel cuore. Mentre Helmut Kohl preparava il suo piano per la Germania, i dadi della storia cominciavano a girare vorticosamente in aria, incrociando le biografie di uomini e donne destinati a fissare le date sul calendario: nel Regno Unito Margaret Thatcher apriva un’era di riforme liberali, lasciando i laburisti in una profonda crisi politica e culturale; negli Stati Uniti Ronald Reagan gettava le basi della sua politica economica, mentre in politica estera rafforzava il legame con il Regno Unito e l’Europa, in una dimensione di duro e serrato confronto strategico e militare con l’Unione Sovietica; a Roma Karol Wojtyla impegnava le armate della Chiesa in una battaglia per la libertà che sarebbe stata uno dei fattori decisivi nel processo di democratizzazione globale raccontato da Samuel Huntington nel libro “La terza ondata”. Furono i compagni di viaggio di Helmut Kohl nella storia.
Il cancelliere si dimostrò quello che aveva promesso: un ottimo capo della Germania, riformatore, moderato, europeo, popolare. Le sue politiche furono premiate dagli elettori anche nelle elezioni del 1987 e da quel momento la storia subì un’accelerazione improvvisa e inesorabile. Andropov era morto, al suo posto alla segreteria del Pcus arrivò nel 1984 Konstantin Černenko, ma il suo regno durò poco e nel 1985 un uomo con una macchia in fronte divenne l’imprevisto a capo del previsto: Michail Gorbaciov. Nessuno sapeva allora che Gorbaciov sarebbe stato l’ultimo segretario nella storia del Pcus. Nessuno sapeva che presto nel romanzo dell’Unione Sovietica sarebbe comparsa la parola “fine”. Nessuno sapeva che il 9 novembre del 1989 sarebbe caduto il Muro di Berlino. Helmut Kohl cominciò a immaginare tutto questo. E vide improvvisamente il futuro: la Germania unita.
Andropov era morto, al suo posto alla segreteria del Pcus arrivò nel 1984 Konstantin Černenko, ma il suo regno durò poco e nel 1985 un uomo con una macchia in fronte divenne l’imprevisto a capo del previsto: Michail Gorbaciov. Nessuno sapeva allora che Gorbaciov sarebbe stato l’ultimo segretario nella storia del Pcus.
Il muro in mente, un solo paese nel cuore. Gorbaciov cominciò a pronunciare parole dal suono strano, erano mappe mai disegnate prima da nessuno nella terra che fu dello Zar: Glasnost e Perestrojka. Trasparenza e un programma di riforme politiche e economiche, si stava chiudendo il sipario del socialismo reale. Ma cosa stava cominciando? Il caos. L’Unione Sovietica era moribonda, il suo sistema economico al collasso, la sua presa sugli altri paesi dell’impero si era ormai allentata. Fu questione di un attimo, quei battiti di ciglia della storia che innescano detonazioni a catena. Helmut Kohl sapeva cosa stava accadendo nei paesi della Cortina di Ferro, aveva contatti costanti con la Germania Est, stava preparandosi al crac e a quello che sarebbe seguito subito dopo.
Quando quella notte del 9 novembre 1989 il Muro di Berlino crollò, non ebbe dubbi: la Germania doveva essere riunificata. E accelerò il suo piano in maniera spettacolare. Mentre i socialdemocratici facevano melina, Kohl andò subito al punto, fece campagna elettorale per i democratici-cristiani della Germania Est nelle elezioni del 1990, puntò a una riunificazione rapida, senza mai farsi distrarre dalle polemiche. Il risultato fu raggiunto il 3 ottobre del 1990 con un’epica strambata della storia: una sola Germania. Il 2 dicembre del 1990 si tengono le prime elezioni della Germania unita: i cristiano-democratici conquistano una maggioranza di 134 seggi. Da quel momento Kohl fu quello dipinto da una copertina di Time il 30 luglio del 1990: “Mr. Germany”.
Come la libertà non è un pasto gratis, così l’unificazione non fu indolore. La Germania dell’Est era un deserto industriale, un problema sociale, un futuro da (ri)costruire. La disoccupazione fu subito il problema dei problemi, le elezioni politiche del 16 ottobre 1994 diedero ancora a Kohl il cancellierato, ma una maggioranza meno solida, solo 10 seggi. Era il preludio del tramonto. Arrivò con le elezioni del 27 settembre 1998 e la vittoria dei socialdemocratici guidati da Gerhardt Schröder. Sedici anni alla guida della Germania, un’era a cavallo della storia mondiale, questa fu la straordinaria parabola di Kohl.
La sua figura oggi appare ancor più grande e unica se la confrontiamo con il panorama dei nani da giardino che ci circondano. Davanti a un’Europa che non riesce a risolvere problemi di piccola dimensione, che si perde nel bicchier d’acqua della contabilità senza responsabilità, della politica estera senza una difesa, dell’immigrazione senza pietas, controllo e programmazione, del tran tran politico senz’anima, della politica monetaria senza politica tout court, la sua opera di riunificazione della Germania, la sua rinuncia al marco per l’euro, il suo costante impegno per la costruzione di uno spazio di cooperazione e pace dove un tempo scorreva il sangue e regnava la fame, appaiono come l’opera di un genio della politica e di un servitore delle istituzioni. Kohl è stato il cancelliere della Germania più longevo dopo Bismarck.
La sua figura oggi appare ancor più grande e unica se la confrontiamo con il panorama dei nani da giardino che ci circondano. Kohl è stato il cancelliere della Germania più longevo dopo Bismarck.
Non fu un uomo senza difetti, ma fu un uomo tutto d’un pezzo. Un uomo. Nel 1999 fu coinvolto nell’inchiesta sui finanziamenti illegali alla Cdu, non aveva dichiarato 2.1 milioni di marchi ricevuti per le campagne politiche. Ammise. E fu dichiarato colpevole. Raccolse i soldi per pagare l’ammenda per il partito, una parte consistente la pagò di tasca sua. Kohl fu umiliato, si dimise dal partito, ma restò un grande anche in questo sottosopra: i magistrati gli chiesero chi fossero i finanziatori, lui non rivelò mai i nomi, “non li ho mai fatti e mai li farò”. Il tribunaletto degli imparruccati con il ditino alzato non ha memoria storica, giudica immaginando l’uomo perfetto, senza ombre, senza un suo doppio. Dovrebbero rileggere le parole che Danton rivolge a Robespierre nel capolavoro teatrale di Georg Büchner, La morte di Danton:
Io non capisco la parola punizione. Tu, con la tua virtù, Robespierre! tu non hai preso denaro, tu non hai fatto debiti, non hai dormito con una donna, hai sempre portato un vestito decente, non ti sei mai ubriacato. Robespierre, sei di una rettitudine rivoltante.
È la storia a giudicare, infine. E Robespierre finì ghigliottinato dalle ghigliottine che aveva eretto in piazza. La storia, origine di tutto e vero tribunale finale.
Viene in mente una frase di Friedrich Schiller, il poeta che visse nel paese natale di Kohl: “La storia mondiale è la corte di giustizia del mondo”. Un muro in mente, un solo paese nel cuore. Kohl abbattè il muro e riunificò il paese. La storia l’ha già giudicato: fu un gigante.
Iscriviti per leggere l'articolo completo.
30 giorni gratis per te
Ti manca poco per entrare nel Club. Completa la registrazione
Ti abbiamo mandato una mail su . Per completare la registrazione, apri la mail che ti abbiamo mandato e fai clic sul link di conferma. Grazie!
INFORMATIVA PRIVACY RELATIVA AL SERVIZIO NEWSLIST
Ai sensi dell'art. 13 D.Lgs. 30 giugno 2003, n. 196 (“Codice privacy”), dell’art. 13 del Regolamento Europeo n. 679 del 2016 (il “Regolamento privacy”), del Provvedimento n. 229 del 2014 del Garante della Protezione dei Dati Personali (rubricato “Individuazione delle modalità semplificate per l’informativa e l’acquisizione del consenso per l'uso dei cookie”), nonché della Raccomandazione n. 2 del 2001 adottata ai sensi dell’art. 29 della Direttiva n. 95/46/CE, List S.r.l. intende informare gli Utenti in merito all’utilizzo dei loro dati personali, dei log files e dei cookie raccolti tramite la navigazione nel Sito www.newslist.it (di seguito, il “Sito”).
- Titolare, Responsabili del trattamento dei dati e Responsabile della Protezione dei Dati
Il titolare del trattamento dei dati personali è List S.r.l. (di seguito, il “Titolare” o “List”), con sede legale Roma (00196), Via Ferdinando di Savoia n. 3, partita IVA 14403801005, email help@newslist.it.
L’elenco aggiornato dei Responsabili del trattamento, ove designati, può essere fornito su richiesta da parte degli Utenti.
Nel caso in cui venga nominato un Responsabile della Protezione dei Dati (ai sensi dell’art. 37 del Regolamento privacy), i dati identificativi dello stesso saranno resi noti mediante pubblicazione dei medesimi, integrando la presente informativa.
Il titolare del trattamento dei dati personali relativi al Sito è Legalitax Studio Legale e Tributario, con sede in Roma (00196), Via Flaminia n. 135.
- Categorie, natura e finalità dei dati trattati
List tratterà alcuni dati personali degli Utenti che navigano e interagiscono con i servizi web del Sito.
- Dati di navigazione
Si tratta di dati di navigazione che i sistemi informatici acquisiscono automaticamente durante l’utilizzo del Sito, quale l’indirizzo IP, gli indirizzi in notazione URI (Uniform Resource Identifier), nonché i dettagli delle richieste inviate al server del Sito, e che ne rendono possibile la navigazione. I dati di navigazione potranno altresì essere utilizzati per compilare statistiche anonime che permettono di comprendere l’utilizzo del Sito e di migliorare la struttura dello stesso.
Infine, i dati di navigazione potranno eventualmente essere utilizzati per l’accertamento di attività illecite, come in casi di reati informatici, a danno del Sito.
- Dati forniti dall’Utente
L’eventuale invio di comunicazioni ai contatti indicati sul Sito comporta l’acquisizione dell’indirizzo e-mail e degli ulteriori dati personali contenuti nella comunicazione, previo rilasci di idonea informativa.
- Cookie
- Siti web di terze parti
I siti di terze parti a cui è possibile accedere tramite questo Sito non sono coperti dalla presente Privacy policy. Gli stessi potrebbero utilizzare cookie differenti e/o adottare una propria Privacy policy diversa da quella di questo Sito, relativamente ai quali quest’ultimo non risponde. Consigliamo pertanto di consultare di volta in volta la relativa informativa sull’utilizzo dei cookie e seguire le istruzioni per la disabilitazione degli stessi, qualora lo si desiderasse.
- Natura del conferimento dei dati
Fermo restando quanto indicato in relazione ai dati di navigazione e ai cookie, gli Utenti sono liberi di fornire i propri dati personali, ove richiesti nelle apposite sezioni del Sito; il loro mancato conferimento può comportare l’impossibilità di ricevere la fornitura dei servizi da loro richiesti.
- Modalità del trattamento
I dati personali sono trattati con strumenti automatizzati, con logiche strettamente correlate alle finalità stesse, e per il periodo di tempo strettamente necessario a conseguire gli scopi per cui sono stati raccolti.
Le informazioni raccolte sono registrate in un ambiente sicuro.
- Ambito di comunicazione dei dati
I dati personali degli Utenti saranno trattati dal personale incaricato di List. Inoltre, i loro dati personali potranno essere trattati da terzi, fornitori di servizi esterni, che agiscano per conto o a nome di List, debitamente nominati quali Responsabili del trattamento, e che tratteranno i dati in conformità allo scopo per cui i dati sono stati in origine raccolti.
- Diffusione dei dati
I dati personali non sono soggetti a diffusione.
- Diritti dell’interessato
Il Codice privacy e il Regolamento privacy conferiscono agli Utenti l’esercizio di specifici diritti.
Gli Utenti in qualsiasi momento potranno esercitare i diritti di cui all’art. 7 del Codice privacy e s.m.i. e di cui agli art. 15, 16, 17, 18, 20 e 21 del Regolamento privacy, inviando una comunicazione scritta ai recapiti del Titolare di cui al precedente paragrafo 1 e, per l’effetto, ottenere:
- la conferma dell'esistenza o meno dei dati personali degli Utenti con indicazione della relativa origine, verificarne l’esattezza o richiederne l'aggiornamento, la rettifica, l'integrazione;
- l’accesso, la rettifica, la cancellazione dei dati personali o la limitazione del trattamento;
- la cancellazione, trasformazione in forma anonima o il blocco dei dati personali trattati in violazione di legge.
Gli Utenti, inoltre, potranno opporsi al trattamento dei dati personali che li riguardano.
- Aggiornamenti
La Privacy policy del Sito potrà essere soggetta a periodici aggiornamenti.
Termini e condizioni di vendita dei servizi di abbonamento
I presenti termini d'uso disciplinano la fornitura digitale del servizio in abbonamento (di seguito,
il"Servizio" o
l'"Abbonamento") a List nelle diverse formule di volta in volta disponibili. Il Servizio è fornito da List
S.r.l., con
sede in Via Ferdinando di Savoia, 3 - 00196 Roma P. IVA 14403801005, iscritta al registro delle imprese di
Roma, numero
di iscrizione RM/1518421 (di seguito, il "Fornitore").
Il Servizio è rivolto esclusivamente a utenti maggiorenni. (di seguito, l'"Utente" o gli "Utenti").
List è il servizio digitale che fornisce agli Utenti contenuti editoriali, giornalistici e informativi di
qualità;
maggiori informazioni su List sono disponibili navigando sul sito internet https://newslist.it/ (di seguito,
il "Sito").
Il Servizio è disponibile in abbonamento via web a partire dal Sito, nonché attraverso l'applicazione List
(di seguito,
l'"Applicazione") per dispositivi mobili con sistema operativo IOS 11.0 o successivi e Android 6.0 o
successivi.
Il costo dei dispositivi, delle apparecchiature e della connessione internet necessari per la fruizione del
Servizio non
è ricompreso nel Servizio e si intende a carico dell'Utente.
1. Caratteristiche del Servizio
1.1 Il Servizio ha ad oggetto la fruizione in abbonamento dei contenuti editoriali della testata List.
L'Abbonamento è
disponibile esclusivamente in formato digitale; resta quindi espressamente esclusa dal Servizio la fornitura
dei
contenuti in formato cartaceo.
1.2 Il Servizio è a pagamento e comporta il pagamento di un corrispettivo a carico dell'Utente (con le
modalità previste
nel successivo articolo 5).
1.3 L'Utente può scegliere tra diverse formule a pagamento per la fruizione del Servizio; il costo, la
durata, le
modalità di erogazione e gli specifici contenuti di ciascun pacchetto sono specificati nella pagina di
offerta
pubblicata su https://newslist.it/fe/#!/register ovvero all'interno dell'Applicazione. Il contenuto
dell'offerta deve
intendersi parte integrante dei presenti termini d'uso e del connesso contratto tra il Fornitore e l'Utente.
2. Acquisto dell'abbonamento
2.1 Ai fini dell'acquisto di un Abbonamento è necessario (i) aprire un account List; (ii) selezionare un
pacchetto tra
quelli disponibili; (iii) seguire la procedura di acquisto all'interno del Sito o dell'Applicazione,
confermando la
volontà di acquistare l'Abbonamento mediante l'apposito tasto virtuale. L'Abbonamento si intende acquistato
al momento
della conferma della volontà di acquisto da parte dell'Utente; a tal fine, l'Utente accetta che faranno fede
le
risultanze dei sistemi informatici del Fornitore. La conferma vale come espressa accettazione dei presenti
termini
d'uso.
2.2 L'Utente riceverà per email la conferma dell'attivazione del Servizio, con il riepilogo delle condizioni
essenziali
applicabili e il link ai termini d'uso e alla privacy policy del Fornitore; è onere dell'Utente scaricare e
conservare
su supporto durevole il testo dei termini d'uso e della privacy policy.
2.3 Una volta confermato l'acquisto, l'intero costo dell'Abbonamento, così come specificato nel pacchetto
acquistato,
sarà addebitato anticipatamente sullo strumento di pagamento indicato dall'Utente.
2.4 Effettuando la richiesta di acquisto dell'Abbonamento, l'Utente acconsente a che quest'ultimo venga
attivato
immediatamente senza aspettare il decorso del periodo di recesso previsto al successivo articolo 4.
2.5 Per effetto dell'acquisto, l'Utente avrà diritto a fruire del Servizio per l'intera durata
dell'abbonamento;
l'Utente, tuttavia, non può sospendere per alcun motivo la fruizione del Servizio durante il periodo di
validità
dell'Abbonamento.
3. DURATA, DISDETTA E RINNOVO DELL'ABBONAMENTO
3.1 L'Abbonamento avrà la durata di volta in volta indicata nel pacchetto scelto dall'Utente (per esempio,
mensile o
annuale).
3.2 L'Abbonamento si rinnoverà ciclicamente e in modo automatico per una durata eguale a quella
originariamente scelta
dall'Utente, sino a quando una delle Parti non comunichi all'altra la disdetta dell'Abbonamento almeno 24
ore prima del
momento della scadenza. In mancanza di disdetta nel termine indicato, l'Abbonamento è automaticamente
rinnovato.
3.3 L'Utente potrà esercitare la disdetta in ogni momento e senza costi attraverso una delle seguenti
modalità:
seguendo la procedura per la gestione dell'Abbonamento all'interno del proprio profilo utente sia sul Sito
che
nell'Applicazione;
inviando una mail al seguente indirizzo: help@newslist.it.
3.4 Gli effetti della disdetta si verificano automaticamente alla scadenza del periodo di abbonamento in
corso; fino a
quel momento, l'Utente ha diritto a continuare a fruire del proprio Abbonamento. La disdetta non dà invece
diritto ad
alcun rimborso per eventuali periodi non goduti per scelta dell'Utente.
3.5 In caso di mancato esercizio della disdetta, il rinnovo avverrà al medesimo costo della transazione
iniziale, salvo
che il Fornitore non comunichi all'Utente la variazione del prezzo dell'Abbonamento con un preavviso di
almeno 30 giorni
rispetto alla data di scadenza. Se, dopo aver ricevuto la comunicazione della variazione del prezzo,
l'Utente non
esercita la disdetta entro 24 ore dalla scadenza, l'Abbonamento si rinnova al nuovo prezzo comunicato dal
Fornitore.
3.6 Il Fornitore addebiterà anticipatamente l'intero prezzo dell'Abbonamento subito dopo ogni rinnovo sullo
stesso
strumento di pagamento in precedenza utilizzato dall'Utente ovvero sul diverso strumento indicato
dall'Utente attraverso
l'area riservata del proprio account personale.
4. Recesso DEL CONSUMATORE
4.1 L'Utente, ove qualificabile come consumatore – per consumatore si intende una persona fisica che agisce
per scopi
estranei all'attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta, ha
diritto di
recedere dal contratto, senza costi e senza l'onere di indicarne i motivi, entro 14 giorni dalla data di
attivazione
dell'Abbonamento acquistato.
4.2 L'Utente può comunicare la propria volontà di recedere, inviando al Fornitore una comunicazione
esplicita in questo
senso mediante una delle seguenti modalità:
mediante raccomandata a.r. indirizzata alla sede del Fornitore;
per email al seguente indirizzo help@newslist.it;
4.3 Ai fini dell'esercizio del recesso l'Utente può, a sua scelta, utilizzare questo modulo
4.4 Il termine per l'esercizio del recesso si intende rispettato se la comunicazione relativa all'esercizio
del diritto
di recesso è inviata dall'Utente prima della scadenza del periodo di recesso.
4.5 In caso di valido esercizio del recesso, il Fornitore rimborserà all'Utente il pagamento ricevuto in
relazione
all'Abbonamento cui il recesso si riferisce, al netto di un importo proporzionale a quanto è stato fornito
dal Fornitore
fino al momento in cui il consumatore lo ha informato dell'esercizio del diritto di recesso; per il calcolo
di tale
importo, si terrà conto dei numeri o comunque dei contenuti fruiti e/o fruibili dal consumatore fino
all'esercizio del
diritto di recesso. Il rimborso avverrà entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione di recesso sullo
stesso
mezzo di pagamento utilizzato per la transazione iniziale.
4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.