21 Agosto
Il corto-circuito delle emozioni
La spiegazione della crisi economica come motivo che ha creato il populismo da sola non regge. Giuliano Noci racconta un mondo in cui la psicologia è il pilastro del nuovo scenario. Perché l'America con il Trumpismo e l'Italia con Cinque Stelle-Lega sono il laboratorio politico della contemporaneità
di Giuliano Noci
La mia appartenenza, come ingegnere e docente universitario, alla cosiddetta élite della società italiana – mala tempora currunt per la tecnocrazia – non mi impedisce di provare ad interpretare i fenomeni della contemporaneità senza pregiudizi (almeno spero) e con la forza plastica dell’evidenza empirica.
Desidero in questa occasione cimentarmi nell’analisi delle ragioni che hanno portato il cosiddetto populismo ad assurgere a repentino e potente fattore di trasformazione della contemporaneità (lo Zeitgeist, spesso richiamato dal titolare). È questo un tema oggetto di continue analisi da parte dei media mainstream, che non colgono però l’essenza di un malessere sempre più diffuso, non solo su scala geografica ma anche in termini sociali; infatti, essendo un membro atipico della élite, viaggio in metropolitana – la mia palestra di vita più importante – e nel mio frequente peregrinare mi sono sempre più reso conto che non sono solo i pendolari (operai ed impiegati) a protestare ma anche un numero sempre maggiore di imprenditori e colletti bianchi (per la cronaca pendolo su Milano e non nel profondo sud). Abbiamo in altre parole a che fare con un fenomeno che è molto trasversale e non può essere ricondotto semplicemente a fenomeno di lotta tra il popolo e le élite.
Ohibò, come è possibile? Il pensiero dominante vuole che sia la crisi economica e la sperequazione nella distribuzione del reddito – il capitale contro le masse operaie, vi ricorda qualcosa? – a spiegare le pulsioni e tensioni della nostra società. Se però anche imprenditori e borghesi mostrano segni di insofferenza, la spiegazione non tiene; non è dunque solo nella crisi economica che troviamo le radici del quadro sociale dei nostri giorni. Parlando di radici, non possiamo allora che passare per la pancia e la testa delle persone (che altro non sono che due...
di Giuliano Noci
La mia appartenenza, come ingegnere e docente universitario, alla cosiddetta élite della società italiana – mala tempora currunt per la tecnocrazia – non mi impedisce di provare ad interpretare i fenomeni della contemporaneità senza pregiudizi (almeno spero) e con la forza plastica dell’evidenza empirica.
Desidero in questa occasione cimentarmi nell’analisi delle ragioni che hanno portato il cosiddetto populismo ad assurgere a repentino e potente fattore di trasformazione della contemporaneità (lo Zeitgeist, spesso richiamato dal titolare). È questo un tema oggetto di continue analisi da parte dei media mainstream, che non colgono però l’essenza di un malessere sempre più diffuso, non solo su scala geografica ma anche in termini sociali; infatti, essendo un membro atipico della élite, viaggio in metropolitana – la mia palestra di vita più importante – e nel mio frequente peregrinare mi sono sempre più reso conto che non sono solo i pendolari (operai ed impiegati) a protestare ma anche un numero sempre maggiore di imprenditori e colletti bianchi (per la cronaca pendolo su Milano e non nel profondo sud). Abbiamo in altre parole a che fare con un fenomeno che è molto trasversale e non può essere ricondotto semplicemente a fenomeno di lotta tra il popolo e le élite.
Ohibò, come è possibile? Il pensiero dominante vuole che sia la crisi economica e la sperequazione nella distribuzione del reddito – il capitale contro le masse operaie, vi ricorda qualcosa? – a spiegare le pulsioni e tensioni della nostra società. Se però anche imprenditori e borghesi mostrano segni di insofferenza, la spiegazione non tiene; non è dunque solo nella crisi economica che troviamo le radici del quadro sociale dei nostri giorni. Parlando di radici, non possiamo allora che passare per la pancia e la testa delle persone (che altro non sono che due differenti centri di rappresentazione della persona) e trovare nelle loro emozioni/percezioni un’ulteriore spiegazione del rigurgito populista in corso.
Come ho scritto nel mio ultimo libro (Biomarketing, edito da Egea), le emozioni inducono all’azione, il pensiero razionale porta invece a riflessioni (e molto raramente ad atti concreti). Se ci muoviamo su questo piano di analisi comprendiamo che c’è un tema di fondo, relativamente trascurato dall’intellighenzia, che è rappresentato dal senso di incertezza e insicurezza di (moltissime) persone circa il loro futuro. È un vero e proprio corto-circuito emotivo, che poggia su due elementi di fondo:
- Il dispiegarsi tumultuoso delle nuove tecnologie o progresso tecnologico che ci ha proiettato nella cosiddetta quarta rivoluzione industriale. 3D printing, industria 4.0, automazione diffusa, Internet delle Cose, intelligenza artificiale sono forze di distruzione creativa, per dirla con Schumpeter, che inducono nelle persone un senso di inadeguatezza, impreparazione rispetto alla necessità di plasmare un futuro sereno. Non è tanto e solo un tema di contrapposizione di poveri-ricchi, quanto piuttosto di preparati (una piccolissima minoranza) e impreparati (la larga maggioranza di lotta di questi ultimi anni);
- La progressiva perdita di vigore di archetipi (mentali) identitari a cui gli individui hanno bisogno di aggrapparsi nei momenti di difficoltà. Intendo far riferimento, ad esempio, agli effetti negativi indotti dalla globalizzazione e dai fenomeni migratori – fenomeni ovviamente del tutto auspicabili se ben gestiti e affrontati in una chiave non fideista – sul senso di appartenenza ad una comunità (ad una tana comune) che, nella condivisione di valori, religione e pulsioni, si compatta e trova le motivazioni per far fronte alle grandi sfide che di volta in volta si trova a dover fronteggiare. In questo senso, il percepito di insicurezza (dovuto ai fenomeni migratori) e l’affermazione di un obiettivo di globalizzazione, spersonalizzante e de-nazionalizzante, rappresentano degli amplificatori di quel senso di incertezza sopra rappresentato, che portano a convogliare un senso di insicurezza diffuso in una vera e propria protesta.
È in questa chiave che possiamo comprendere il Trumpismo: il ricco, molto poco intellettuale, per eccellenza che in un periodo di grande prosperità economica – gli USA viaggiano in piena occupazione e con tassi di crescita che non si vedono da vent’anni a questa parte – si fa paladino, atterrando con il suo aereo privato e il suo carico di sfarzo, delle istanze di buon senso della società, delle sue paure fornendo spiegazioni semplici – spesso inadeguate in una prospettiva di medio periodo – ma che hanno il pregio di colmare dei vuoti nella pancia delle persone. Non ti senti sicuro, chiudiamo agli stranieri e erigiamo solide barriere contro le potenze del male; temi per il tuo futuro economico, chiudiamo le frontiere, ovvero mettiamo dazi che rappresentano nei fatti una forma rappresentativa di un obiettivo di (maggiore) autonomia nazionale. America First è in fondo un messaggio straordinariamente tranquillizzante; tu, come persona che ti trovi di fronte alle enormi sfide della contemporaneità, vieni prima qualsiasi altra cosa. È nel suo quoziente di rassicurazione, più che di verità (che tale non è), che si trova la straordinaria forza di questo messaggio e la straordinaria capacità di consenso che è in grado di generare (nel breve). Il tratto alieno rispetto alla politica per antonomasia di Trump attribuisce paradossalmente maggiore energia allo slogan.
America First è in fondo un messaggio straordinariamente tranquillizzante; tu, come persona che ti trovi di fronte alle enormi sfide della contemporaneità, vieni prima qualsiasi altra cosa. È nel suo quoziente di rassicurazione, più che di verità (che tale non è), che si trova la straordinaria forza di questo messaggio.
L’Italia è in questo, come spesso le capita, laboratorio avanzato di sperimentazione politica, sociale e culturale. Questa volta non è colpa del Rinascimento, da cui siamo soliti far discendere quasi tutto, quanto piuttosto di alcuni tratti che rendono il Bel Paese un unicum non solo europeo. La nostra società vive infatti gli stessi momenti di straordinaria incertezza e di complessità degli americani. Ha però armi molto spuntate; si badi bene, non quelle convenzionali quanto piuttosto quelle della competenza; i dati Eurostat sono cristallini: siamo penultimi in Europa (davanti alla sola Romania e molto distanziati da Grecia e Spagna) per quanto riguarda l’incidenza sulla popolazione attiva di coloro che possiedono un titolo di studio di istruzione terziaria.
Se la quarta rivoluzione industriale impone una dotazione di competenze più rilevanti che nel passato, hanno dunque ragione i nostri concittadini ad essere preoccupati e incerti sul futuro e a chiedere risposte, lumi direbbe qualcuno, a chi la dovrebbe sapere lunga, ovvero le istituzioni. Ma è qui che si innesta la seconda arma dannatamente spuntata del nostro Paese, ovvero la straordinaria debolezza delle nostre istituzioni, della politica, che non hanno saputo assolvere a quel ruolo di guida credibile, sempre importante ma oggi più che mai indispensabile in relazione alla complessità di contesto (per via della globalizzazione) e della tempesta tecnologica in atto. In questi anni, anziché agire e provare a fornire elementi di guida alla società, si è veicolato un messaggio di adesione fideistica verso fenomeni (globalizzazione) e istituzioni (Commissione Europea) che sono molto lontani dagli italiani: per complessità, il primo e per assenza di credibilità democratica, la seconda. Intendiamoci, globalizzazione e Unione/Commissione Europea non sono contenuti sbagliati ma è il tenore del messaggio, di adesione tout court all’as is e per di più rispetto a contenuti e valori lontani dalla comprensione e dalla identità degli italiani, che spiega la sterilità dell’azione di Governo e della sua comunicazione di questi ultimi anni.
In questi anni, anziché agire e provare a fornire elementi di guida alla società, si è veicolato un messaggio di adesione fideistica verso fenomeni (globalizzazione) e istituzioni (Commissione Europea) che sono molto lontani dagli italiani.
Si è creato cosi un humus decisamente molto fertile per la constituency giallo-verde attuale, che sta avendo un grande merito agli occhi degli italiani: fornire risposte in sintonia con i loro mal di pancia. Lo ha fatto nei contenuti: più sicurezza e gestione dell’immigrazione come leve che alimentano lo spirito identitario (perduto), flat tax e reddito di cittadinanza come obiettivi da perseguire per rispondere al senso di incertezza/inadeguatezza delle persone sul loro futuro. Ha altresì avuto una straordinaria capacità di far pervenire i propri messaggi laddove oggi si formano le opinioni e si accede ai contenuti: Facebook, in primis, che è ormai assurto ad una sorta di agenzia di Stato; un’agenzia per l’appunto vicina agli italiani, visto che ci trascorrono molto tempo (sono ormai molteplici le indagini che ci dicono che gli italiani trascorrono sui social media, Facebook soprattutto, quasi due ore al giorno, con profili di attenzione assolutamente qualificati).
Potremmo quindi affermare che siamo a cavallo; la coalizione giallo-verde, con la sua capacità di mettersi a specchio degli italiani e di farli sentire vicini e importanti, ci tirerà fuori dalle secche della non crescita e della infelicità – per usare un termine caro agli economisti à la page – in cui siamo definitivamente piombati con l’arrivo della Terza Repubblica. Purtroppo, no. Essere in risonanza con le pulsioni emotive della società è molto importante; aiuta ciascuno di noi a sentirsi parte considerata di una comunità. Definire obiettivi chiari è utile per aiutare gli individui nella complessità dei giorni nostri; avere un nemico comune (immigrati e/o comunità finanziaria), compatta una società che è ormai slabbrata. Tutto questo permette in altre parole di evitare derive/sbandamenti pericolosi e fuori controllo alla nostra società.
Come si è scritto spesso su List, viene però anche il momento del fare, della definizione di linee programmatiche che andando oltre la logica del breve periodo possono non piacere nell’immediato al popolo dei like, ma hanno implicazioni importanti sulla competitività di medio-lungo periodo di un Paese. È a questo livello, secondo una prospettiva aristotelica, che si manifesta la politica con la “p” maiuscola: nella sua capacità di vedere oltre ai comuni cittadini, in nome e per conto dei loro interessi. Una Politica che deve essere scevra da qualsiasi forma di integralismo (quasi religioso), che troppo spesso ha contraddistinto l’operato dei nostri politici: nel recente passato sono stati infatti vittime della sindrome del politically correct, oggi si sentono portatori di dogmi assoluti: reddito di cittadinanza e flat tax, in primis che necessitano di essere meglio contestualizzati.
Siamo a cavallo? Purtroppo no. Nel recente passato sono stati infatti vittime della sindrome del politically correct, oggi i politici si sentono portatori di dogmi assoluti: reddito di cittadinanza e flat tax, in primis che necessitano di essere meglio contestualizzati.
Intendiamoci: ritengo che il ruolo dello Stato e delle sue politiche industriali sia di fondamentale importanza a supporto dei processi di trasformazione (delle persone e del sistema industriale) evocati in questa mia riflessione ma nel contempo la Politica deve essere in grado di andare oltre gli slogan: il reddito di cittadinanza è importante ma serve molto di più una politica a supporto della formazione (delle giovani leve) e per la ricerca; la nazionalizzazione di asset strategici può rappresentare un obiettivo perseguibile ma non può essere il fine: per intenderci, la nazionalizzazione dell’Alitalia, da sola, non risolverebbe nulla visto il quadro competitivo in cui il nuovo vettore pubblico si troverebbe a dover operare. Le infrastrutture – a dispetto dei desiderata della popolazione del NIMBY (Not In My Back Yard) e di parte dell’attuale coalizione di governo – sono una priorità fondamentale per una penisola come la nostra che ha sia un tema di sicurezza ma anche di sviluppo industriale e di logistica a supporto delle merci.
Al governo dobbiamo insomma chiedere non solo di esserci vicini, di tenere conto delle nostre emozioni, ma di avere anche il coraggio di andare oltre l’acquisizione di like e applausi. Con una raccomandazione: l’evocazione nelle prossime settimane di (eventuali) cospirazioni della comunità finanziaria non servirà tanto a compattarci intorno alla nostra identità e autonomia nazionale ma farà capolino (almeno in una parte di noi) una sensazione: che, dopo aver gestito bene le nostre emozioni, cominciate Voi ad essere emotivamente instabili. E a quel punto sarebbe un problema grosso per tutti.
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7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.