21 Agosto
Il colto sui social? Settario come un qualunquista
Se avessimo seguito i sondaggi dei liberal su Twitter oggi in Italia vi sarebbe un governo formato dal PD e da +Europa, alla Casa Bianca vi sarebbe Hillary Clinton ed il Regno Unito sarebbe saldamente nell'Ue. Lorenzo Castellani indaga le dinamiche auto-referenziali del club degli intelligenti a prescindere.
di Lorenzo Castellani
Nelle Considerazioni di un impolitico, libro profondissimo ed importante scritto nel 1918, Thomas Mann metteva in guardia dalla "politicizzazione degli spiriti". I progressisti dell'epoca, accecati dal razionalismo e dall'impeto democratico, miravano a fare della Germania una patria delle democrazia moderna imponendo una politicizzazione di tutti i campi della vita, inclusi quelli filosofici e artistici. Tutto doveva essere democratizzato e politicamente impegnato, ma la misura delle intenzioni progressiste si rivelò sbagliata, la politicizzazione dovuta ad una costruzione dall'alto della democrazia avvantaggiò la riemersione del polemos e degli estremisti, in pochi anni la Repubblica di Weimar collassò e il disordine venne ripristinato da Hitler.
I paragoni storici sono sempre difficili e complessi. Ciò che il presente sembra aver in comune con gli anni Venti e Trenta del secolo scorso è che entrambi si pongono sul crinale di un'epoca, con trasformazioni molto diverse ma al contempo d'eguale profondità dei sistemi politici.
Oggi la "politicizzazione degli spiriti", scontro, brevità e foga pervasiva di cui l'opinione pubblica è informata, passa prevalentemente dai social network, la piazza del Ventunesimo secolo. Come abbiamo scritto più volte la fast democracy dei social costringe tutti coloro che partecipano al dibattito a conformarsi alle regole dettate dalla tecnica di questi. In piazza l'uomo colto e l'uomo qualunque scendono sullo stesso terreno ed inevitabilmente si mescolano, somigliandosi l'un l'altro.
Il caso italiano non sfugge da questa dinamica, anzi per certi versi la nostra politica ha anticipato dei trend che poi si sono dispiegati in tutto il mondo occidentale. Ricostruirne il funzionamento è interessante per capire come la lotta politica si determina nel ventunesimo secolo e come le cosiddette "classi colte" siano costrette, nonostante il disprezzo verso i comportamenti populisti, ad assimilarsi agli standard che il dibattito pubblico impone.
Fino a qualche anno fa i social erano...
di Lorenzo Castellani
Nelle Considerazioni di un impolitico, libro profondissimo ed importante scritto nel 1918, Thomas Mann metteva in guardia dalla "politicizzazione degli spiriti". I progressisti dell'epoca, accecati dal razionalismo e dall'impeto democratico, miravano a fare della Germania una patria delle democrazia moderna imponendo una politicizzazione di tutti i campi della vita, inclusi quelli filosofici e artistici. Tutto doveva essere democratizzato e politicamente impegnato, ma la misura delle intenzioni progressiste si rivelò sbagliata, la politicizzazione dovuta ad una costruzione dall'alto della democrazia avvantaggiò la riemersione del polemos e degli estremisti, in pochi anni la Repubblica di Weimar collassò e il disordine venne ripristinato da Hitler.
I paragoni storici sono sempre difficili e complessi. Ciò che il presente sembra aver in comune con gli anni Venti e Trenta del secolo scorso è che entrambi si pongono sul crinale di un'epoca, con trasformazioni molto diverse ma al contempo d'eguale profondità dei sistemi politici.
Oggi la "politicizzazione degli spiriti", scontro, brevità e foga pervasiva di cui l'opinione pubblica è informata, passa prevalentemente dai social network, la piazza del Ventunesimo secolo. Come abbiamo scritto più volte la fast democracy dei social costringe tutti coloro che partecipano al dibattito a conformarsi alle regole dettate dalla tecnica di questi. In piazza l'uomo colto e l'uomo qualunque scendono sullo stesso terreno ed inevitabilmente si mescolano, somigliandosi l'un l'altro.
Il caso italiano non sfugge da questa dinamica, anzi per certi versi la nostra politica ha anticipato dei trend che poi si sono dispiegati in tutto il mondo occidentale. Ricostruirne il funzionamento è interessante per capire come la lotta politica si determina nel ventunesimo secolo e come le cosiddette "classi colte" siano costrette, nonostante il disprezzo verso i comportamenti populisti, ad assimilarsi agli standard che il dibattito pubblico impone.
Fino a qualche anno fa i social erano il terreno fertile dei seguaci di Beppe Grillo. Per primi i "grillini" dei meet-up costruivano la propria realtà alternativa in rete a suon di blog, video, commenti e account social. Il popolo degli abissi, chiuso al pc nella sua stanza, aveva dei metodi comportamentali ben precisi su internet: linguaggio duro, immediato e pesante, azione in branco, manipolazione delle notizie e insulto preventivo, parole chiave battute ossessivamente (casta, psico-nano ecc), dogmatismo “ideologico”, niente dialogo con chi la pensava diversamente.
In piazza l'uomo colto e l'uomo qualunque scendono sullo stesso terreno ed inevitabilmente si mescolano, somigliandosi l'un l'altro. Il comportamento un tempo "grillino" oggi si sia largamente diffuso in amplissima parte della popolazione, inclusa quella più elitaria, liberal ed istruita.
Nel corso di questi anni qualsiasi iscritto ai social ha potuto constatare come il comportamento un tempo "grillino" oggi si sia largamente diffuso in amplissima parte della popolazione, inclusa quella più elitaria, liberal ed istruita.
Anzi proprio quest'ultima fetta di utenti tende a fare dei social network, e di Twitter in particolare, un piccolo circolo ove non si ammettono dissensi e nella maggior parte dei casi le opinioni differenti vengono bollate con l'insulto, la delegittimazione, l'accusa di ignoranza. Un linguaggio un tempo moderato e ragionato si è trasformato in aggressivo, duro, furibondo. Ciò nonostante Twitter sia il regno di questo mondo di specialisti che parlano di tutto, una bolla in cui i pochi si sentono molti, in cui si ritrova la parte vincente della società che può crogiolarsi nelle proprie finezze e anche sfogare le proprie frustrazioni.
Se avessimo seguito i sondaggi di Twitter oggi in Italia vi sarebbe un governo formato dal PD e da +Europa, alla Casa Bianca vi sarebbe Hillary Clinton ed il Regno Unito sarebbe saldamente nell'Unione Europea. Metà delle questioni rilevanti per gli utenti abituali del social è destinata a non entrare mai nelle case della stragrande maggioranza degli elettori.
Insomma questo cosmo trabocca oramai di gruppetti autoreferenti che si avventurano nell’oscuro terreno della politica con un comportamento del tutto speculare a quello dell’elettore populista. Come in ogni neo-lingua esistono delle parole chiave di riferimento quali "cialtrone", "ignorante" o "incompetente". Termini ripetuti ossessivamente non tanto e non solo verso i politici avversari quanto verso chiunque esprima idee politiche, economiche o sociali diverse dalla minoranza liberal.
S'innescano dinamiche di gruppo, già ampiamente esplorate dalla letteratura scientifica per gli elettori populisti, attraverso le quali queste truppe d'assalto d'élite colpiscono politici, giornalisti, opinionisti e via dicendo con un profluvio di insulti, sarcasmo saccente, ortodossia e intolleranza. Così l'esercito dei competenti, della minoranza colta che dal pulpito social fustiga il popolo, si fa massa. Per dirla con Canetti s'innesca il meccanismo che trasforma l'individuo in uomo-massa. Egli scriveva: "Le nostre paure non vanno mai perdute, anche se i loro nascondigli sono misteriosi.” La paura è l'origine del settarismo gruppettaro poiché “tutte le distanze che gli uomini hanno creato intorno a sé sono dettate dal timore di essere toccati.”
Si attiva quello che gli studiosi hanno chiamato "group thinking". Come funziona? Un gruppo sviluppa una certa visione e la porta avanti ignorando errori, rischi, debolezze, obiezioni e perfino la realtà. Non diversamente dal populismo anche questa fazione ha delle fonti d'informazione molte circoscritte (l'equivalente dei blog populisti) e, allo stesso modo, costruisce le proprie verità a suon di manipolazioni e doppiopesismo. Fustiga il dibattito che però in una democrazia è per definizione “pubblico”, cioè accessibile a tutti. Il problema della contestazione di verità acquisite, come i vaccini. non è tecnico, ma politico. Non verrà risolto insultando chi mette in dubbio la verità o impedendo a questi di parlare, ma convincendo politicamente la maggioranza del paese e rispristinando la credibilità delle istituzioni deputate a trattare questi temi.
"Group thinking". Come funziona? Un gruppo sviluppa una certa visione e la porta avanti ignorando errori, rischi, debolezze, obiezioni e perfino la realtà.
Lo stesso vale per l’uscita dall’euro, che è irrealistica ed economicamente distruttiva, ma è un tema di dibattito pubblico poiché riguarda le vite di tutti. Insomma se la maggioranza ad un certo punto della storia cambia opinione su questioni che sembravano consolidate non si risolverà il problema impedendo all’uomo qualunque di esprimersi e pronunciarsi, così come non si offrirà una soluzione politica dandogli dell’ignorante.
L’esaltazione della conoscenza tecnica non garantisce di per se la democrazia: Albert Speer, l’architetto del Terzo Reich e gerarca tra i più spietati, era unanimemente considerato un grande tecnico. Carl Schmitt fu probabilmente il più grande giurista del Ventesimo secolo eppure la sua scienza consigliò il nazismo. Il primo fascismo di governo si avvalse di tecnocrati di alto profilo come Di Stefano e Beneduce. Insomma, non ci piove che sia ideale avere il massimo livello combinato di libertà, democrazia e competenza, ma la terza è senza dubbio meno importante delle altre due perché solo la politica è deputata a risolvere i problemi, cioè a stabilire fini e valori della società.
Inoltre emerge una certa inconsapevolezza, da parte di quelli che hanno studiato, di come avviene la partecipazione al gioco: i "colti" pensano di non essere sottoposti alle stesse regole degli altri, di non essere immersi mani, testa e piedi nel frullatore social, di non venire condizionati dal mezzo e non cedere agli umori e all’isteria. Invece, purtroppo, è esattamente ciò che si verifica e che li confina nel settarismo.
I "colti" pensano di non essere sottoposti alle stesse regole degli altri, di non essere immersi mani, testa e piedi nel frullatore social, di non venire condizionati dal mezzo. E invece no. E si auto-confinano nel settarismo.
Qualcuno potrebbe ovviare che in fin dei conti sia la sostanza la questione preminente e non la forma. Tuttavia, è una vecchia legge che in politica la forma sia sostanza. È forse un caso se le forze moderate che vanno all'inseguimento delle forze anti-establishment sul loro terreno finiscano per rafforzarle? Ciò non vuol significare abbandonare il campo di battaglia e della discussione, ma di avviare una discussione sui metodi e, in particolare, sulla proposta politica.
Ad esempio sappiamo che l'intellighenzia liberal detesta i politici populisti e nazionalisti. Siamo ragionevolmente certi che il governo giallo-verde non manterrà in toto le sue promesse sulla flat tax o il reddito di cittadinanza, è noto che la nuova politica sia inesperta e con idee contraddittorie, così come che l'opposizione abbia fallito e sia screditata. Ciò che non si comprende è perché questo club di professionalità si limiti al sarcasmo sui populisti e a contestarne nell'etere le idee.
Insomma, dove sono le soluzioni? Dov'è la politica? Dove si nasconde il consenso per una operazione politica alternativa? Un elettore conosce le soluzioni proposte da Salvini su tasse ed immigrati, quelle di Di Maio sul welfare e il lavoro, ma ad oggi non emergono visioni alternative. Non c'è un nuovo partito che sappia rimpiazzare l'attuale spompa opposizione. Insomma un partito credibile, basato sulle competenze e soprattutto sulla forza del messaggio, non c'è, stenta ad affermarsi, si rifugia nel tweet replicando le reazioni della massa che tanto detesta. Il settarismo gruppettaro gioca in difesa e non all'attacco, parla degli altri ma non delle proprie visioni e in questo processo si omologa, l’app iCompetenti è ancora piena di bug.
Il settarismo gruppettaro gioca in difesa e non all'attacco, parla degli altri ma non delle proprie visioni e in questo processo si omologa, l’app iCompetenti è ancora piena di bug.
Si dimentica che Twitter è il luogo delle conseguenze non intenzionali. Si vuole abbattere qualcuno e lo si avvantaggia. La contestazione dall’alto, l'atteggiamento pedagogico-ortopedico per dirla con Giovanni Orsina, in rete moltiplicano la forza dei contenuti di chi si attacca frontalmente. Gli attacchi degli avversari su Twitter rimbalzavano sugli altri media e davano a Donald Trump una visibilità che derivava più dall'essere osteggiato che dalle sue proposte.
Tali sollecitazioni, che su queste pagine sempre aperte abbiamo cercato di coltivare ai fini del dibattito e non dell'insulto o della ridicolizzazione, mirano a restaurare la politica e a spronare chi crede di poter dare un contributo a farlo con metodi e profondità diversa da quella del mero contrattacco e della chiusura. Insomma, c'è molta legittima preoccupazione per una politica europea che sembra saltare letteralmente nel vuoto, ansia perché il Paese può pagare a caro prezzo alcune leggerezze politiche della maggioranza e allora perché non tradurre queste fibrillazioni in un progetto politico? Perché non misurarsi con il consenso invece d'esser grilli parlanti un po' altezzosi, settari e scorbutici? Perché non ribattere ai valori della politica populista con l’elencazione di altri valori fondamentali? Forse è più comodo twittare dal divano, ma il Paese necessità d'idee, d'azione, competizione e, ancor prima di esse, di un sano dialogo. Chi ci sta?
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fotografie, grafiche,
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copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.