3 Settembre
Lega al 32 per cento. Una crisi farebbe il gioco di Salvini
La Borsa ha assorbito bene l'outlook negativo di Fitch, lo spread sale e scende da quota 290. Salvini e Tria dicono cose diverse sui conti. L'ultimo sondaggio di SWG dà la Lega come primo partito e i 5Stelle in arretramento. Lorenzo Castellani esplora l'araba fenice del governo tecnico
- La Borsa di Milano alle ore 17.30 viaggia in territorio positivo (+0.64 per cento) dopo la conferma del rating e la revisione dell'outlook in negativo da parte dell'agenzia di rating Fitch;
- Lo spread tra Bpt e Bund è a quota 286 punti con i rendimenti del Btp a 10 anni sopra il 3 per cento;
- I fattori reali che influenzano gli andamenti delle Borse in questo momento sono tre: crisi della Lira in Turchia (inflazione al 18 per cento), Hard Brexit (grande caos tra i Tories e Boris Johnson scatenato), la guerra del container tra Stati Uniti e Cina;
- Il ministro dell'Interno e leader della Lega Matteo Salvini dice che il rapporto tra deficit e pil secondo i piani della maggioranza sfiorerà il tetto del 3 per cento;
- Le dichiarazioni di Salvini sono in contraddizione - o almeno così vengono lette dai mercati - con quelle del ministro dell'Economia Giovanni Tria che ha assicurato una legge di bilancio più in linea con i numeri di Bruxelles;
- I primi sondaggi dopo la pausa d'agosto (e il crollo del Ponte Morandi) dicono che la Lega ha sfondato ampiamente il muro del 30 per cento. Questa è la rilevazione di Lorien Consulting del 27 agosto:
In questa ricerca la Lega sfiora il 32 per cento, ma soprattutto dà quasi cinque punti di distacco al Movimento 5Stelle. Il secondo sondaggio (ne usciranno altri nei prossimi giorni) è quello di SWG - aggiornato a oggi - che sarà trasmesso nel TG delle 19 su La7: la Lega balza al 32 per cento, supera i grillini e si piazza sul podio; il Movimento 5 Stelle perde oltre un punto, Forza Italia scende sotto il 7 per cento, il Pd è al 17.7 per cento; Fratelli d'Italia risale sopra il 4:
È uno scenario da crisi di governo? Con questi numeri, il...
- La Borsa di Milano alle ore 17.30 viaggia in territorio positivo (+0.64 per cento) dopo la conferma del rating e la revisione dell'outlook in negativo da parte dell'agenzia di rating Fitch;
- Lo spread tra Bpt e Bund è a quota 286 punti con i rendimenti del Btp a 10 anni sopra il 3 per cento;
- I fattori reali che influenzano gli andamenti delle Borse in questo momento sono tre: crisi della Lira in Turchia (inflazione al 18 per cento), Hard Brexit (grande caos tra i Tories e Boris Johnson scatenato), la guerra del container tra Stati Uniti e Cina;
- Il ministro dell'Interno e leader della Lega Matteo Salvini dice che il rapporto tra deficit e pil secondo i piani della maggioranza sfiorerà il tetto del 3 per cento;
- Le dichiarazioni di Salvini sono in contraddizione - o almeno così vengono lette dai mercati - con quelle del ministro dell'Economia Giovanni Tria che ha assicurato una legge di bilancio più in linea con i numeri di Bruxelles;
- I primi sondaggi dopo la pausa d'agosto (e il crollo del Ponte Morandi) dicono che la Lega ha sfondato ampiamente il muro del 30 per cento. Questa è la rilevazione di Lorien Consulting del 27 agosto:
In questa ricerca la Lega sfiora il 32 per cento, ma soprattutto dà quasi cinque punti di distacco al Movimento 5Stelle. Il secondo sondaggio (ne usciranno altri nei prossimi giorni) è quello di SWG - aggiornato a oggi - che sarà trasmesso nel TG delle 19 su La7: la Lega balza al 32 per cento, supera i grillini e si piazza sul podio; il Movimento 5 Stelle perde oltre un punto, Forza Italia scende sotto il 7 per cento, il Pd è al 17.7 per cento; Fratelli d'Italia risale sopra il 4:
È uno scenario da crisi di governo? Con questi numeri, il quadro delle elezioni anticipate si fa complicato per tutti, tranne che per un soggetto: la Lega. Salvini è in una posizione win win, almeno finché non emergeranno difficoltà sul piano della politica economica. In questo quadro, c'è chi parla - soprattutto l'establishment sconfitto dal voto - di una crisi finanziaria sull'Italia che innescherebbe l'arrivo di un governo tecnico. Marco Gervasoni nei giorni scorsi ha già analizzato i vari scenari. Lorenzo Castellani torna sul tema, il tempo corre veloce, i mercati pesano ogni parola e atto del governo, ma il quadro politico non è quello del 2011.
Un governo senza voti è impossibile
di Lorenzo Castellani
Lo spread è tornato a salire e su diversi quotidiani italiani si è tornata ad ipotizzare una crisi politica come conseguenza della pressione dei mercati finanziari sulla sostenibilità del debito pubblico italiano e della fine del quantitative easing della BCE nel 2019. La risposta alla crisi ipotizzata dai costruttori di questi scenari sarebbe il ricorso ad uno schema tipico della politica italiana nell’arco di un anno: il governo tecnico. Una soluzione sostanzialmente esterna non solo al responso delle urne del 4 marzo, ma anche alla democrazia parlamentare classica.
Questi scenari non tengono conto, tuttavia, di alcune variabili. Dopo l’esperienza del governo Monti i partiti hanno imparato che sostenere un governo tecnico con un programma aderente agli indirizzi della Commissione Europea è molto costoso in termini elettorali e per questo appare molto difficile, con il Parlamento fuoriuscito dalle elezioni politiche del 2018, che un governo dei tecnici possa trovare la fiducia delle assemblee rappresentative. In altre parole sarebbe complicato, anche in una situazione di emergenza e sotto forti pressioni del Quirinale, trovare i voti per dare fiducia ad un esecutivo incaricato di riportare sotto controllo i conti pubblici.
Esiste poi un secondo problema. Anche qualora una tempesta finanziaria sul debito pubblico italiano producesse uno sconvolgimento politico tale da produrre una maggioranza per un governo tecnico bisognerebbe realisticamente comprendere cosa potrebbe essere in grado di fare quell’esecutivo e quali sarebbero le conseguenze politiche. Sempre l’esperienza di Monti ha mostrato che dopo alcuni provvedimenti volti a placare lo spread, come la riforma delle pensioni, si è riusciti ad ottenere ben poco sul fronte delle cosiddette riforme strutturali. Ciò perché è molto difficile far accettare ai partiti le politiche prescritte dai vertici europei. La politica quando è costretta a togliere qualcosa agli elettori oppure a rinunciare alla soddisfazione di certe aspettative perde inevitabilmente voti. Qualora un governo tecnico s’insediasse con un un programma scritto di concerto con Bruxelles i partiti avrebbero tempo di sostenerlo all’inizio per poi smontare quel programma pezzo dopo pezzo in Parlamento. In altre parole la cultura politica e le tradizioni di un Paese non possono essere cambiate dall’alto e anche qualora arrivasse la troika gran parte delle politiche resterebbero su carta poiché difficilmente traducibili in pratica per l’opposizione dei partiti in parlamento e per le resistenze interne all’amministrazione pubblica.
Dopo l’esperienza del governo Monti i partiti hanno imparato che sostenere un governo tecnico con un programma aderente agli indirizzi della Commissione Europea è molto costoso in termini elettorali.
La cura dall’alto è stata già provata e ha prodotto conseguenze politiche nefaste: crollo dei partiti tradizionali della grande coalizione, ricambio furibondo della classe politica, esplosione dei movimenti populisti, ritorno a politiche clientelari e polemiche con l’Unione Europea già dal governo Renzi. In una situazione come quella di oggi immaginare l’insediamento di un governo tecnico potrebbe produrre conseguenze politiche incalcolabili nei prossimi anni quali la distruzione di un sistema politica già fragile e l’ulteriore estremizzazione delle posizioni politiche.
Ciò non toglie che il governo navighi in acque pericolose anche perché non sono chiari né gli indirizzi generali di politica economica né le priorità politiche. Il ministro Tria ha specificato che il deficit non supererà l’1,5 per cento di rapporto deficit/PIL ossia molto meno di quanto prefigurato dai partiti, che continuano a parlare di sforamento dei parametri europei (Salvini ha ribadito la sua linea stamattina) o almeno di un avvicinamento alla soglia. Lo stesso discorso vale per le priorità: l’esecutivo come intende spendere i soldi dei contribuenti? Per semplificare e ridurre l’imposizione fiscale sulle persone oppure sulle imprese, per il reddito di cittadinanza e le politiche anti-povertà oppure per assumere subito i 450mila dipendenti pubblici, per le nazionalizzazioni oppure per le infrastrutture? Sono nodi che dovranno essere sciolti nelle prossime settimane e che dovrebbero avere un minimo di coerenza per rassicurare gli investitori internazionali.
L’esecutivo come intende spendere i soldi dei contribuenti? Per semplificare e ridurre l’imposizione fiscale sulle persone oppure sulle imprese, per il reddito di cittadinanza e le politiche anti-povertà oppure per assumere subito i 450mila dipendenti pubblici, per le nazionalizzazioni oppure per le infrastrutture?
Andrebbero evitati gli errori dei predecessori cioè utilizzare eventuali spazi di bilancio conquistati a Bruxelles per politiche elettorali e clientelari. Ad esempio viene da chiedersi se abbia senso spendere circa 15-17 miliardi per anticipare le assunzioni dei dipendenti pubblici oppure se diradare le assunzioni e utilizzare quelle risorse per le infrastrutture. I nuovi ingressi nella macchina dello Stato dovrebbero essere legati a dei progetti: se si mettono soldi per riparare ponti e acquedotti serviranno di conseguenza professionalità e imprese per realizzarle. Lo stesso vale per il fisco: se si intende rispettare la regola europea del 3 per cento non si potranno avere subito radicali riduzioni delle imposte sul reddito e allora converrebbe concentrare la riduzione delle tasse sulle imprese oppure sul lavoro. Insomma bisognerebbe cercare di disperdere il meno possibile il capitale in micro-politiche che mettono d’accordo i partiti ma continuano a far avvitare il paese nella stagnazione. Come ha scritto Geminello Alvi sul Corriere della Sera nel giugno scorso “il futuro di tutta la baracca dipende piuttosto dal ritorno della produttività a potente e stabile crescita, e per anni. Occorre ricostruire l’offerta, e uno shock d’investimenti infrastrutturali che ci riporti, anzi superi, i livelli di prima della crisi. Il difetto dell’Italia a riguardo è evidente”. Un suggerimento saggio che dovrebbero cogliere sia i tecnici che i politici che compongono l’esecutivo.
Certo c’è il rischio che la legge di bilancio deluda gli elettori delle forze di governo. Qui si mostrerà l’abilità dei populisti nel gestire la comunicazione di governo e la capacità di frenare rispetto alle promesse iperboliche. Continuare a pompare le aspettative dei cittadini non è una buona strategia perché ciò che serve al governo per realizzare i piani iniziali sono stabilità dell’esecutivo, la conquista della fiducia internazionale e la gradualità nello svolgere le politiche economiche.
Da ultimo per un paese che deve piazzare sul mercato 400 miliardi di debito pubblico è una buona idea sondare tutti gli acquirenti possibili, inclusa la Cina. Tuttavia non bisogna dimenticare che nessuna potenza fa niente per niente e per ogni acquisto c’è sempre una contropartita. Questa strategia se da un lato diluisce il vincolo esterno di alcuni creditori dall’altro rischia di moltiplicare quelli che hanno interesse a rendere affidabili i titoli di stato italiani. Insomma, con un livello d’indebitamento così elevato non ci sono formule magiche per uscire dal vincolo esterno. Nessuna via di fuga è gratis.
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10. Limitazione di responsabilità
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società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.