8 Settembre
Governo, mercati e voto. La mappa del big bang 2019
Lo spread cala, la maggioranza giallo-verde rassicura gli investitori e non perderà voti perché l'opposizione non c'è e la campagna europeisti contro non europeisti è a netto sfavore dei primi. Un viaggio di Lorenzo Castellani da qui al voto per l'Europa
di Lorenzo Castellani
La tempesta finanziaria non c’è stata, lo spread è in discesa e il governo giallo-verde sembra essere entrato in una fase di maturazione dichiarando di voler rispettare le regole europee sul deficit. Per molti osservatori il rispetto dei principi di bilancio comporterà una perdita di consenso per i due partiti a causa della mancata realizzazione immediata delle promesse elettorali.
Questo ragionamento non fa i conti con un altro deficit che è quello dell’opposizione. A destra, Forza Italia e Fratelli d’Italia non hanno mai contestato duramente l’alleato leghista mentre a sinistra il Partito Democratico, che nei sondaggi è una forza stagnante o in discesa, è costretto a fare i conti con se stesso. Gli elettori delusi, ed è difficile che saranno da subito molto consistenti, hanno per ora poche alternative in quanto non c’è in campo una opposizione capace di soddisfare le domande di quell’elettorato e con una credibilità tale da intercettarne i consensi. Al contrario le forze dell’esecutivo, se manterranno la parola sui conti pubblici, sembrano aver messo nel mirino gli ultimi residui dell’elettorato moderato e ciò vale soprattutto per la Lega nei confronti di Forza Italia, il cui travaso di consensi nei sondaggi è evidente.
C'è un deficit dell'opposizione, mentre le forze dell’esecutivo, se manterranno la parola sui conti pubblici, sembrano aver messo nel mirino gli ultimi residui dell’elettorato moderato.
Questo scenario può essere inserito in un quadro più ampio che si collega alle prossime elezioni europee del maggio 2019. I giornali mainstream continuano a riproporre uno schema duale, europeismo contro anti-europeismo, che rischia di creare un nuovo effetto Brexit. Cosa sia l’europeismo non è chiaro: sogno utopico degli Stati Uniti d’Europa, integrazione politica-burocratica stile Macron oppure lo schierarsi a prescindere con i vertici delle istituzioni di Bruxelles? Ciò che è certo è che il concetto...
di Lorenzo Castellani
La tempesta finanziaria non c’è stata, lo spread è in discesa e il governo giallo-verde sembra essere entrato in una fase di maturazione dichiarando di voler rispettare le regole europee sul deficit. Per molti osservatori il rispetto dei principi di bilancio comporterà una perdita di consenso per i due partiti a causa della mancata realizzazione immediata delle promesse elettorali.
Questo ragionamento non fa i conti con un altro deficit che è quello dell’opposizione. A destra, Forza Italia e Fratelli d’Italia non hanno mai contestato duramente l’alleato leghista mentre a sinistra il Partito Democratico, che nei sondaggi è una forza stagnante o in discesa, è costretto a fare i conti con se stesso. Gli elettori delusi, ed è difficile che saranno da subito molto consistenti, hanno per ora poche alternative in quanto non c’è in campo una opposizione capace di soddisfare le domande di quell’elettorato e con una credibilità tale da intercettarne i consensi. Al contrario le forze dell’esecutivo, se manterranno la parola sui conti pubblici, sembrano aver messo nel mirino gli ultimi residui dell’elettorato moderato e ciò vale soprattutto per la Lega nei confronti di Forza Italia, il cui travaso di consensi nei sondaggi è evidente.
C'è un deficit dell'opposizione, mentre le forze dell’esecutivo, se manterranno la parola sui conti pubblici, sembrano aver messo nel mirino gli ultimi residui dell’elettorato moderato.
Questo scenario può essere inserito in un quadro più ampio che si collega alle prossime elezioni europee del maggio 2019. I giornali mainstream continuano a riproporre uno schema duale, europeismo contro anti-europeismo, che rischia di creare un nuovo effetto Brexit. Cosa sia l’europeismo non è chiaro: sogno utopico degli Stati Uniti d’Europa, integrazione politica-burocratica stile Macron oppure lo schierarsi a prescindere con i vertici delle istituzioni di Bruxelles? Ciò che è certo è che il concetto di europeismo non è soltanto vacuo nei suoi confini intellettuali, ma è politicamente inefficace. Un dogma che viene respinto dagli elettori poiché difendere questa Unione Europea diventa sempre più difficile. L’integrazione politica si è schiantata con la Brexit, il Presidente francese ha proposto un modello per proseguirla che è morto in culla, la crescita del continente negli ultimi anni se confrontata agli Stati Uniti d’America appare ridicola, le iniquità socio-economiche non sono state risolte in gran parte dei paesi, l’immigrazione si è dimostrata un ostacolo politico insormontabile tale da essere stata lasciata agli Stati nazionali. La realtà ha mostrato che l’Unione Europea oltre alla regolazione del mercato unico, e alla moneta per l’Eurozona, non riesce ad andare.
Cosa sia l’europeismo non è chiaro: sogno utopico degli Stati Uniti d’Europa, integrazione politica-burocratica stile Macron oppure lo schierarsi a prescindere con i vertici delle istituzioni di Bruxelles?
In queste condizioni impostare una campagna politica, mediatica e culturale sull’europeismo rischia di divenire difficile e, soprattutto, controproducente. Non servono i sondaggi, che pure mostrano la crescita degli euroscettici in tutti i paesi, ma basta ripercorrere la storia degli ultimi anni. A metà del 2016 l’antieuropeismo tocca il suo apice con il referendum che sancisce l’abbandono dell’Unione Europea da parte di Londra e nel 2017 con l’elezioni di Macron molti s’illudono che possa ripartire una stagione moderata, illuminista ed europeista. Al contrario da quel momento si avvia una progressione euroscettica impressionante: in Germania AfD aumenta notevolmente il numero dei seggi nei parlamenti dei Lander e conquista 94 parlamentari al Bundestag, i nazionalisti vanno al governo in Norvegia, la destra euroscettica conquista oltre il 10 per cento nella Repubblica Ceca, in Austria si forma una coalizione spuria tra destra moderata e radicale, Orban rivince largamente le elezioni in Ungheria, in Italia le elezioni del 4 marzo producono il primo governo tout court populista, i populisti/nazionalisti salgono rapidamente nei sondaggi in Slovenia, Olanda, Germania e Svezia (dove si vota domenica).
Le elezioni del maggio prossimo rischiano di avere al centro del dibattito, oltre ai soliti argomenti nazionali, anche il futuro dell’Unione Europea. In questo contesto chi cercherà di polarizzare la discussione sull’asse europeisti/antieuropeisti rischia di uscire male dalle urne e per due motivi:
- La casistica dimostra che la polarizzazione è andata quasi sempre a vantaggio delle forze populiste o, comunque, a detrimento dei partiti tradizionali;
- Fare della difesa dell’Unione Europea un contenuto politico spendibile appare molto difficile. Se le opposizioni scegliessero questa via si troverebbero in una situazione simile alla campagna elettorale di questo inverno quando decisero di impostare il dibattito oltre che sulla frattura europeisti/antieuropeisti anche su quella tra competenti e incompetenti, raccogliendo risultati disastrosi.
Ciò non significa che alcuni principi dell’Unione Europea, come le libertà personali, lavorative e commerciali estese su scale continentale o il controllo reciproco sui conti pubblici, non siano difendibili singolarmente, ma ciò diviene più difficile quando s’imbraccia la retorica europeista che inevitabilmente trasmette ad un elettorato sempre più fortemente critico l’idea di una difesa generale e a prescindere delle istituzioni di Bruxelles.
In questo contesto chi cercherà di polarizzare la discussione sull’asse europeisti/antieuropeisti rischia di uscire male dalle urne.
In altre parole quella dell’impostazione di un dibattito sulla frattura europea può trasformarsi in una trappola mortale per l’opposizione. Poiché larghissima parte dell’elettorato è d’accordo con l’idea che questa Unione Europea così non funzioni e non generi benefici tangibili per i cittadini. Ciò ci riporta ai destini del governo giallo-verde che ha la mano per commettere il delitto perfetto dell’europeismo. Una forte affermazione dei partiti populisti e nazionalisti nel 2019 è molto probabile e questo altererà le linee politiche e gli equilibri a Bruxelles. L’esecutivo italiano sembra giocare, su questo piano, una partita più sottile di quello che molti pensano. Il rispetto del deficit, oltre che dettato dalla realtà economico-finanziaria e da un consenso ancora verde, lascia aperta la possibilità di fare dell’Unione Europea un nemico sempre incolpabile per la mancata realizzazione delle riforme previste dal contratto di governo. In altre parole la campagna delle Europee può diventare, per Lega e 5Stelle, il terreno in cui rivendicare la responsabilità fiscale e un riformismo di legislatura e contemporaneamente incolpare la Commissione Europea uscente per la mancata realizzazione in tempi brevi delle loro promesse elettorali.
Le scelte sulla legge di bilancio del governo appaiono, dunque, prudenti e potenzialmente redditizie a livello politico. Se Lega e Movimento 5 Stelle, così come gli altri partiti euroscettici degli altri paesi, faranno il pieno alle Europee dalla prossima estate ci troveremo in un contesto con equilibri e scenari differenti. È da lì in poi, probabilmente, che si vedrà il vero programma e la reale capacità d’incidere sulle riforme e sull’Unione Europea dell’esecutivo populista.
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10. Limitazione di responsabilità
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il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
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10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.