9 Settembre
Note sulla rivoluzione populista (si parte da Lenin)
Quella in corso è una rivoluzione? Come disse il padre della rivoluzione bolscevica questa accade "quando le classi dominanti non possono più governare come prima e le classi subalterne non vogliono essere più governate come prima". Un'indagine di Marco Gervasoni. Prima puntata
Questa puntata di List è stata pubblicata il 9 settembre del 2018.
di Marco Gervasoni
"Ops… I dit it again". Ma sì, questi i versi di una vecchia canzone di Britney Spears che tutti gli analisti che nulla analizzano mettono in bocca a Salvini. Ma come, non eri diventato "responsabile", quasi competente? Non avevi incontrato Blair, il simbolo dell’establishment "liberale globalista open society?". Invece l’hai fatto di nuovo. Questi attacchi alla magistratura, non sono bon ton. Hai ricominciato a sudare, Salvini, e i referenti dei nostri analisti non amano chi suda. Poi però a Cernobbio ti sei rimesso la giacca. Salvini, who are you? Questo vale per Salvini ma chissà, quando leggerete questo pezzo, magari sarà Di Maio a essere ritornato "populista "
Ho l’impressione che finché non riusciranno a capire e a inquadrare ciò che muove le due forze politiche, Lega e Movimento Cinque Stelle, non solo gli analisti, quelli che in romanesco "ci sono" e quelli che "ci fanno", ma anche coloro che si sforzano davvero di interpretare il presente saranno continuamente spiazzati, e costretti nei giorni pari ad ammettere che i ragazzi hanno messo la testa a posto e in quelli dispari che invece sono i soliti inaffidabili.
Cosa rappresentano i due partiti movimenti? Incarnano, niente di più, ma anche niente di meno, la rivoluzione che è in corso da anni, che non solo investe l’Italia, ma tutto il mondo occidentale, a cominciare da Washington e, come spesso è avvenuto nella storia, l’Italia ospita questi fenomeni in forma al tempo stesso più intensa e originale. Il processo rivoluzionario che frettolosamente tutti chiamano "populismo" possiede almeno due volti, in cui convivono al proprio interno due rivoluzioni di caratteri simili per più versi, ma dagli obiettivi diversi: una rivoluzione sovranista e una rivoluzione conservatrice. Nel caso italiano...
Questa puntata di List è stata pubblicata il 9 settembre del 2018.
di Marco Gervasoni
"Ops… I dit it again". Ma sì, questi i versi di una vecchia canzone di Britney Spears che tutti gli analisti che nulla analizzano mettono in bocca a Salvini. Ma come, non eri diventato "responsabile", quasi competente? Non avevi incontrato Blair, il simbolo dell’establishment "liberale globalista open society?". Invece l’hai fatto di nuovo. Questi attacchi alla magistratura, non sono bon ton. Hai ricominciato a sudare, Salvini, e i referenti dei nostri analisti non amano chi suda. Poi però a Cernobbio ti sei rimesso la giacca. Salvini, who are you? Questo vale per Salvini ma chissà, quando leggerete questo pezzo, magari sarà Di Maio a essere ritornato "populista "
Ho l’impressione che finché non riusciranno a capire e a inquadrare ciò che muove le due forze politiche, Lega e Movimento Cinque Stelle, non solo gli analisti, quelli che in romanesco "ci sono" e quelli che "ci fanno", ma anche coloro che si sforzano davvero di interpretare il presente saranno continuamente spiazzati, e costretti nei giorni pari ad ammettere che i ragazzi hanno messo la testa a posto e in quelli dispari che invece sono i soliti inaffidabili.
Cosa rappresentano i due partiti movimenti? Incarnano, niente di più, ma anche niente di meno, la rivoluzione che è in corso da anni, che non solo investe l’Italia, ma tutto il mondo occidentale, a cominciare da Washington e, come spesso è avvenuto nella storia, l’Italia ospita questi fenomeni in forma al tempo stesso più intensa e originale. Il processo rivoluzionario che frettolosamente tutti chiamano "populismo" possiede almeno due volti, in cui convivono al proprio interno due rivoluzioni di caratteri simili per più versi, ma dagli obiettivi diversi: una rivoluzione sovranista e una rivoluzione conservatrice. Nel caso italiano possiamo dire che i Cinque Stelle incarnano maggiormente il carattere sovranista mentre la Lega coglie maggiormente le richieste di una rivoluzione conservatrice.
Prima di spiegare di quali rivoluzioni si tratti, chiariamo subito che in genere sono proprio i rivoluzionari, più che gli attori politici mainstream, a essere disposti a mediazioni, a ripiegamenti, a sembrare pentiti e ravveduti. Ce lo fanno capire due citazioni.
Prima citazione. "Un passo avanti, due passi indietro... Ciò accade nella vita degli individui, nella storia delle nazioni, nello sviluppo dei partiti. Sarebbe la più criminale delle pusillanimità dubitare, fosse anche per un minuto, del trionfo inevitabile e completo dei nostri principi… Abbiamo già molte conquiste al nostro attivo; dobbiamo ora continuare la lotta, senza scoraggiarci per gli insuccessi. E dobbiamo lottare conseguentemente".
Seconda citazione. "È la cultura quel che occorre. L'irruenza, l'impeto, l'audacia o l'energia, o in generale qualità umane anche migliori, non servono a nulla. In secondo luogo, gli uomini che sanno, che sono istruiti e che sanno insegnare, sono da noi, in confronto a tutti gli altri Stati, in numero piccolo sino al ridicolo. E qui non bisogna dimenticare che siamo ancora troppo propensi a compensare (o a immaginare di poter compensare) questa mancanza di cognizioni con lo zelo, con la fretta".
Sono due passaggi di discorsi Facebook di Salvini e di Di Maio? No, ma potrebbero benissimo esserlo. Sono in realtà di Lenin, una dei più sanguinari leader politici di ogni tempo, creatore di uno dei Mostri freddi più sterminazionisti della storia (leggere, da ultimo Stéphane Courtois, Lénine l’inventeur du totalitarisme, Perrin). Ma chiunque si occupi di politica dovrebbe leggere "il tartaro" per la fredda, spietata, logica di comprensione della radice del Politico: non a caso Lenin, il "Clausewitz del proletariato", era molto amato da Carl Schmitt. E più volte Steve Bannon, il teorico della " rivoluzione populista " si è definito un… leninista.
Il primo passo è tratto dalla brochure "Un passo avanti e due indietro", risale al maggio 1904, quando Lenin stava organizzando il Partito militarizzato, bolscevisco, in esilio, in Svizzera, a Losanna (dove pare che seguì le lezioni universitarie di un altro tessitore delle leggi spietate della politica e della società, il conservatore Vilfredo Pareto). La seconda citazione è tratta da un articolo della Pravda del 4 aprile 1923, uno degli ultimi interventi di Lenin, poi messo fuori gioco dalla grave malattia, in cui egli spinse affinché i comunisti in Russia e quelli all’estero, comandati dalla Internazionale, trovassero modo di mediare e di trattare con il Nemico. Quindi attenzione, il rivoluzionario può sembrare, in alcuni momenti, molto più opportunista del riformista o del moderato. E se ragionava così l’inventore del totalitarismo…
Rivoluzione. Un termine abusato, frequente nel linguaggio pubblicitario e in quello del management. Ogni minimo stormir di fronda, una "rivoluzione". Ma qui si parla di qualcosa di serio. Tra le tante definizioni di rivoluzione, una delle migliori è quella di Lenin, ancora una volta: "Quando le classi dominanti non possono più governare come prima e le classi subalterne non vogliono essere più governate come prima". Una definizione che, per dire, Pareto avrebbe sottoscritto.
Quindi attenzione, il rivoluzionario può sembrare, in alcuni momenti, molto più opportunista del riformista o del moderato. E se ragionava così l’inventore del totalitarismo…
La rivoluzione non riguarda infatti l’economia, o per meglio dire essa ne rappresenta solo una parte. La rivoluzione è un rovesciamento di potere: chi gestisce l'auctoritas, un corpo dirigente ristretto, una élite o "classe politica ", non riesce più a farsi obbedire mentre nuove élite premono per sostituirsi alle vecchie, perché hanno trovato nuovi modi e nuove forme per comandare, facendosi obbedire: modi e forme che soddisfanno meglio i cittadini.
La rivoluzione non è un fenomeno limitato alla età moderna e contemporanea. È connaturato alla natura umana, che è quella dell’uomo come zoon politikon. Nel momento in cui si forma una comunità umana, cioè politica, nasce subito la possibilità della rivoluzione. Il significato odierno del concetto è di conio settecentesco ed è legato all’idea di progresso (Reinhardt Koselleck, Il vocabolario della modernità, Il Mulino) ma il fenomeno esiste fin dall’antica Grecia. Nella Politica, Aristotele spiega infatti che quando il divario di ricchezze tra i membri della polis si allarga troppo e quando la dignità di molti cittadini è calpestata, la comunità rischia di infrangersi. È però nella Roma repubblicana che il fenomeno della rivoluzione appare in forme più chiare, sotto forma di guerra civile: e non a caso di rivoluzione parla, per la fine della età repubblicana, un classico della storiografia sulla Roma antica come quello di Ronald Syme, La rivoluzione romana (Einaudi). La cosiddetta Congiura di Catilina, croce e e delizia di tutti i liceali per i discorsi di Cicerone, rappresenta quasi un topos: non a caso Curzio Malaparte nella Tecnica del colpo di Stato definiva i partiti fascisti e comunisti degli anni Trenta "forze catilinarie". E un geniale saggista dell'estremo come Massimo Fini pochi anni fa ha dedicato una biografia attualizzante a Catilina, prototipo dell’eroe populista. (Massimo Fini, Catilina ritratto di un uomo in rivolta, Marsilio)
La rivoluzione non è un fenomeno limitato alla età moderna e contemporanea. È connaturato alla natura umana, che è quella dell’uomo come zoon politikon. Nel momento in cui si forma una comunità umana, cioè politica, nasce subito la possibilità della rivoluzione.
Se la rivoluzione è un fenomeno connaturato alla natura umana - che è natura politica - dobbiamo però dimenticare l’idea di rivoluzione affermatasi a partire dal 1789. Secondo questa idea la rivoluzione è un motore che spinge in avanti la storia, verso un fine predeterminato che coincide con la liberazione dell’umanità. Come capirono fin dai primi tempi soprattutto i cosiddetti contro-rivoluzionari si trattava di una trasposizione secolarizzata dell’escatologia giudicano-cristiana, nulla di più. Tutte le rivoluzioni dell’Ottocento e del Novecento vissero all’interno di questa cornice, compresa quella bolscevica e quelle che esplosero nei paesi extra europei, dove tale idea fu introdotta dalle élite politiche locali "rivoluzionarie, tutte formatisi sul vocabolario politico delle istituzioni europee. L’idea della rivoluzione come spinta in avanti della storia verso il suo punto finale fu talmente egemonica da influenzare anche quelle forze politiche che rigettavano esplicitamente l’eredità del 1789, come fascisti e nazional-socialisti, che tuttavia non solo si rappresentavano ma agivano secondo lo spartito rivoluzionario scritto dai francesi alla fine del Settecento.
L’idea moderna di rivoluzione è finita per sempre. Quando parliamo di rivoluzione populista, non immaginiamo perciò barricate, prese del potere di palazzi, guerra civile. Ma che sia in corso un processo di sommovimento globale in cui le vecchie classi dirigenti non riescono più a governare come prima e una quota sempre più consistente dei cittadini non voglia più essere governato come prima pare piuttosto evidente.
La storia delle rivoluzioni è, come tutto ciò che riguarda la storia, ciclico. Al ciclo rivoluzionario iniziato negli anni Settanta del Settecento e concluso un secolo dopo con la Comune di Parigi (e negli Stati Uniti con la guerra civile) seguì un ciclo di stabilizzazione durato fino alla Prima guerra mondiale. Il conflitto ne aprì uno nuovo: nella sua fase più intensa, durato trent’anni, fino alla Seconda guerra mondiale ma continuato, in forme attenuate, fino al 1989 (in tal senso la Guerra Fredda può essere considerata anche come un ciclo di guerra rivoluzionaria, sia pure sui generis). Il 1989 ha prodotto un nuovo ciclo di stabilizzazione, più breve rispetto al precedente, durato fino alla crisi 2008, da considerare, come scrive Adam Tooze nel libro di cui abbiamo parlato qui (Lo schianto. 2008-2018. Come un decennio di crisi economica ha cambiato il mondo, Mondadori), come l’equivalente dello scoppio della Prima guerra mondale.
La storia delle rivoluzioni è, come tutto ciò che riguarda la storia, ciclico. È con il 1989 che è finita l’idea di rivoluzione introdotta nel linguaggio europeo due secoli prima. Ma ora stiamo assistendo a un nuovo ciclo rivoluzionario.
È con il 1989 che è finita l’idea di rivoluzione introdotta nel linguaggio europeo due secoli prima. Ma ora stiamo assistendo a un nuovo ciclo rivoluzionario che, come quelli precedenti, non ha più l’Europa come suo centro ma che è definita dal ruolo ormai ancillare che, nel potere mondiale, gioca il Vecchio Continente. Il ciclo della rivoluzione populista è insomma figlio del lungo declino dell’Europa e, forse, dell’intero Occidente.
In un prossimo intervento spiegheremo in che senso la rivoluzione populista contenga al suo interno una componente sovranista e una conservatrice, Ma che l’idea rivoluzionaria attuale sia ormai molto lontana dalla vecchia nozione non significa che gli attori che se ne fanno interpreti evitino condotte e prassi tipiche dei vecchi rivoluzionari: a cominciare dai colpi di testa, dalle azioni per spiazzare gli avversari, dalle accelerazioni e frenate, dai due passi avanti e uno indietro. Perché l’estremismo è la malattia infantile del populismo. Che forse sta entrando nella sua fase matura.
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8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.