16 Settembre
La Ferrari dopo Marchionne è fuoristrada
FormulaList. La Mercedes di Hamilton vince a Singapore e ipoteca il Mondiale. Dopo la scomparsa di Marchionne il Team della Rossa si è perso. L'arrivo per il 2019 del giovane pilota Charles Leclerc fu una sua scelta. Mariano Froldi legge il futuro della Ferrari, tutti i piani sono piombati nell'incertezza
di Mariano Froldi
Singapore. Cronaca di una gran premio quasi lisergico che ha consegnato definitivamente il Mondiale alla Mercedes? Molto probabile. Il primo pensiero del vostro cronista, per nulla originale (chissà quanti avranno pensato la stessa cosa), è stato… "Cosa avrebbe fatto Marchionne dopo Monza, con Vettel che si è suicidato dopo due curve in diretta mondovisione nel circuito di casa?”. Intanto: Gran Premio di Germania. 22 luglio. Hockenheim. Vettel è in testa alla gara quando, a pochi giri dalla fine, va per ghiaia e si ritira. Quasi un presagio. Qualche giorno dopo muore Sergio Marchionne; nel team già si sapeva che le condizioni del presidente erano disperate. Se si eccettua il Gran Premio del Belgio a Spa, vinto autorevolmente, la Scuderia, da quella enorme ed ingombrante scomparsa, è incappata in una sequenza implacabile di errori tanto del Team quanto dei piloti: proprio a partire da Vettel, che aveva voluto Montezemolo prima del suo addio “burrascoso” alla Ferrari (defenestrato proprio da Marchionne nella più classica delle scalate al potere). E dopo Singapore la Mercedes ha preso il largo, con un pilota in stato di grazia come pochi, Lewis Hamilton. 40 punti. Sembra passato un secolo dalle prime gare. Ora sei alla fine del Mondiale. I numeri, nella loro arida freddezza, non rivelano tutto però. Ben pochi, ormai, sono disposti a scommettere che il Mondiale tornerà a Maranello quest’anno. E purtroppo gli scenari foschi riguardano anche il prossimo anno.
La Mercedes ha preso il largo, con un pilota in stato di grazia come pochi, Lewis Hamilton. 40 punti. Sembra passato un secolo dalle prime gare
La domanda che si pongono tanto gli appassionati, quanto gli addetti al settore è: quanto manca il “fattore Marchionne” in Ferrari? A giudicare dalla piega “grigia” che sta prendendo il Mondiale, per il quinto anno di...
di Mariano Froldi
Singapore. Cronaca di una gran premio quasi lisergico che ha consegnato definitivamente il Mondiale alla Mercedes? Molto probabile. Il primo pensiero del vostro cronista, per nulla originale (chissà quanti avranno pensato la stessa cosa), è stato… "Cosa avrebbe fatto Marchionne dopo Monza, con Vettel che si è suicidato dopo due curve in diretta mondovisione nel circuito di casa?”. Intanto: Gran Premio di Germania. 22 luglio. Hockenheim. Vettel è in testa alla gara quando, a pochi giri dalla fine, va per ghiaia e si ritira. Quasi un presagio. Qualche giorno dopo muore Sergio Marchionne; nel team già si sapeva che le condizioni del presidente erano disperate. Se si eccettua il Gran Premio del Belgio a Spa, vinto autorevolmente, la Scuderia, da quella enorme ed ingombrante scomparsa, è incappata in una sequenza implacabile di errori tanto del Team quanto dei piloti: proprio a partire da Vettel, che aveva voluto Montezemolo prima del suo addio “burrascoso” alla Ferrari (defenestrato proprio da Marchionne nella più classica delle scalate al potere). E dopo Singapore la Mercedes ha preso il largo, con un pilota in stato di grazia come pochi, Lewis Hamilton. 40 punti. Sembra passato un secolo dalle prime gare. Ora sei alla fine del Mondiale. I numeri, nella loro arida freddezza, non rivelano tutto però. Ben pochi, ormai, sono disposti a scommettere che il Mondiale tornerà a Maranello quest’anno. E purtroppo gli scenari foschi riguardano anche il prossimo anno.
La Mercedes ha preso il largo, con un pilota in stato di grazia come pochi, Lewis Hamilton. 40 punti. Sembra passato un secolo dalle prime gare
La domanda che si pongono tanto gli appassionati, quanto gli addetti al settore è: quanto manca il “fattore Marchionne” in Ferrari? A giudicare dalla piega “grigia” che sta prendendo il Mondiale, per il quinto anno di fila, manca tantissimo. Sergio Marchionne aveva impostato la squadra per vincere da quest’anno. Si era innamorato di questo “giocattolo”, aveva “tarato” il Team per essere aggressivo, feroce, determinato; aveva dato spazio ad un pool di tecnici per lo più italiani che in due anni hanno portato la monoposto di Maranello ai vertici della categoria. Ed aveva impostato una rivoluzione di cui poco si parla. Lo scenario, secondo le informazioni affidabili che ha il vostro cronista, sarebbe stato questo. Marchionne aveva capito che Vettel era sì un talento assoluto, ma che sotto pressione sbaglia più di Hamilton. Ne abbiamo parlato anche qui su List, ed in tempi non sospetti. E la Ferrari è giocoforza la squadra di Formula Uno che ha addosso una pressione enorme. Così, pragmatico come pochi (lasciamo perdere l’immagine agiografica che hanno descritto gli italici coccodrilli, vi rimandiamo alle analisi sempre di List), aveva provato a portare Hamilton in Ferrari (ma come potete capire è mancato il tempo). Ricordiamo il giudizio sul pilota tedesco: “Poco tedesco, molto latino”. Poi aveva deciso di pensionare Raikkonen (comodo compagno di squadra del tedesco e per questo da lui difeso a spada tratta, ma poco redditizio per la Ferrari nel suo secondo ciclo rosso) e di far arrivare per il 2019 Charles Leclerc, talento monegasco cresciuto nella Ferrari Driver Academy per avere un pungolo e un’alternativa in prospettiva futura. Una scelta per certi versi rivoluzionaria. In Ferrari non arrivava un pilota 20enne dagli anni Sessanta.
Piano A e piano B. Inoltre, prima della sua scomparsa, aveva deciso di cambiare anche il Team Principal. Arrivabene, che tanti meriti ha certamente per aver creato un gruppo affiatato, ha mostrato comunque limiti sia strategici che “politici”, sopperiti in parte dall’attivismo proprio di Marchionne nei confronti della FIA. Anche qui ci vengono in aiuto le frasi di Marchionne. Sullo strampalato regolamento tecnico, che avvicina più la Formula Uno ad una formula-risparmio (tipo WEC, per essere chiari gare come la 24ore di Le Mans, che non hanno senso per competizioni di due ore) aveva detto: “Questo regolamento sembra scritto da quattro ubriachi al bar”. Anche tecnicamente, sotto la guida di Mattia Binotto (promosso appunto da Marchionne), la Scuderia ha cominciato a sfornare monoposto non convenzionali, con un’interpretazione aggressiva e meno “legalista” del regolamento tecnico (che l’aveva vista infatti sempre soccombere contro prima Red Bull e poi Marcedes). Marchionne si era mosso abilmente per avere due team satelliti (Sauber-Alfa Romeo, operazione geniale) e Haas, e per pesare quindi molto di più in sede regolamentare-politica. Un progetto di ampio respiro che avrebbe dovuto portare il titolo finalmente quest’anno a Maranello. Dicevamo di Arrivabene, che dava per scontato il suo addio alla fine di quest’anno. Mattia Binotto, il capo progettista della splendida SF71H e della comunque performante SF70H, sarebbe diventato il capo operativo della Gestione sportiva. Ora chissà. Louis Camilleri, il nuovo Amministratore delegato, appartiene al mondo Philip Morris. Lo stesso di Arrivabene. Probabile che sia stato riconfermato per il 2019. Le nostre gole profonde parlano di almeno un 50 per cento di possibilità che Iron Mauri resti al comando del team. A meno che non ci sia un tracollo verticale della scuderia (scenario che sta purtroppo prendendo piede, per la disperazione dei tifosi e appassionati ferraristi). La riconferma di Arrivabene porterebbe ad un problema in seno alla Scuderia. Non oso immaginare cosa sarebbe la Ferrari senza Binotto. Ma atteniamoci ai fatti. Ora.
Fu Marchionne a decidere di far arrivare per il 2019 Charles Leclerc, talento monegasco cresciuto nella Ferrari Driver Academy per avere un pungolo e un’alternativa in prospettiva futura. Una scelta per certi versi rivoluzionaria. In Ferrari non arrivava un pilota 20enne dagli anni Sessanta
La situazione della Ferrari è caotico-derpessiva. Perché si vede plasticamente che il “muretto" ed i piloti non riescono a gestire la pressione. La Ferrari è una squadra giovane, dice Arrivabene. Però non impara in fretta dagli errori, come di solito invece i giovani fanno. Quanto può essere costata la sequela di errori di Vettel e Team? Difficile quantificarlo. Però un Team come la Ferrari ha un budget annuale (fonte l’autorevole business book gp, riferita al 2017) di circa mezzo miliardo di euro. Una cifra stratosferica. Che Marchionne aveva investito. Per vincere. E che sicuramente, visti i pasticci di Monza e Singapore, si sarebbe fatto sentire; eccome.

Singapore, appunto. Esempio lampante di un Team che sbaglia a ripetizione quando deve essere perfetto. Vettel va a muro nelle libere venerdì e non completa il lavoro di set up ottimale su una pista atipica (simile per certi versi alla sonnacchiosa Montecarlo). In Ferrari sbagliano completamente l’assetto. Vettel e Raikkonen non sono esenti da errori in qualifica che li portano ad essere terzo e quinto alla partenza. Vettel fa il suo al via e si porta in seconda posizione con un bel sorpasso su Verstappen; ma tutto il suo lavoro viene vanificato con una scelta anticipata di sosta ai box e con una gomma palesemente sbagliata (più morbida) per il prosieguo della gara. Anche la tempistica è assurda. Vettel infatti esce nel traffico e con una mossa da manuale la Red Bull richiama Verstappen al momento giusto. Uscirà davanti a Vettel e la gara sostanzialmente finirà lì, con il portacolori della Ferrari mesto terzo all’arrivo.
A Monza 2018, la prima uscita ufficiale di Louis Camilleri, il nuovo Amministratore Delegato, non ha impressionato. L’idea dei giornalisti presenti in sala stampa è quella di un amministratore delegato con scadenza, a termine. Tra l’altro bisogna saper leggere fra le righe. Marchionne l’anno scorso aveva detto: “Voglio togliere il sorriso alla Mercedes”. Camilleri, in una sorta di dialogo con chi non c’è più ha affermato: “Voglio regalare un sorriso ai nostri tifosi”. E’ come se si cambiasse completamente prospettiva. Come se si prendessero le distanze da un passato recente e ingombrante. Marchionne… in pratica l’artefice di questa ricostruzione è stato già dimenticato, se si eccettua la scelta di Leclerc, il Team sembra prendere un’altra direzione. Non è inusuale, nella storia del Cavallino, che beghe interne abbiano avuto poi pesanti ripercussioni nella gestione della Scuderia e di conseguenza nei risultati. Sarebbe triste che la rossa ridiventasse la cenerentola dei primi anni Novanta. Ma è un rischio concreto. La Ferrari, la “nazionale rossa” che unisce gli italiani “come poche altre cose” (dixit Luca Dal Monte), sta vivendo tempi interessanti. Forse decisamente troppo.
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di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.