16 Settembre
Dieci anni di Pd. Dal caminetto alle cenette
Un partito in caduta libera e con un gruppo dirigente in stato confusionale. Calenda organizza una cena con Renzi, Minniti e Gentiloni. Il segretario cerca un congresso, l'ex segretario domina. Non è solo una storia nazionale, ma il declino della socialdemocrazia in Europa. Dieci anni di elezioni del Pd senza aver mai capito le lezioni.
Prima di tutto, l'agenda. I fatti che contano, che pesano. Che cosa c'è da tenere d'occhio la prossima settimana?
01
L'agenda. Quello che conta
Guerra del container. La Casa Bianca dovrebbe annunciare domani nuovi dazi su importazioni cinesi per un valore di 200 miliardi di dollari. Tariffa del 10 per cento. Come risponderà Pechino? Sta valutando di abbandonare il tavolo della trattativa sul commercio aperto con gli Stati Uniti. Occhio alla Borsa domattina.
Pacifico ma non troppo. Si terrà a Pyongyang il terzo vertice tra le due Coree. Da martedì a giovedì il presidente della Corea del Sud sarà ospite di Kim Jong-un. Un summit fondamentale per l'avanzamento del processo di pace. I sudcoreani puntano a una distensione regionale e chiedono alla Corea del Nord di far partire i colloqui con il Giappone di Shinzo Abe.
Export Italia. Lunedì l'Istat pubblica i dati sul commercio estero, martedì è il turno dei numeri del fatturato e degli ordinativi dell'industria. Sono dati da tenere d'occhio alla luce delle riunioni finali del governo per la stesura del Documento di economia e finanza. C'è un rallentamento netto della produzione in corso.

Barile. Il prezzo del petrolio ha toccato 80 dollari, buona notizia per gli esportatori (Arabia Saudita, Russia), pessima per gli importatori (Cina, India, paesi europei). Quota 80 dollari è considerata una prova di resistenza, la domanda che si pongono gli analisti è se verrà superata o assisteremo a una retromarcia del mercato. Il giocatore da tenere d'occhio in questa oscillazione si chiama... Trump. Gli Stati Uniti vogliono il prezzo basso. Mercoledì il Dipartimento per l'energia pubblicherà i dati sul petrolio made in USA.
Banzai! Martedì si attendono decisioni (anche una non-decisione lo è) da parte della Banca del Giappone. Paese esportatore, il Giappone deve valutare la sua politica monetaria alla luce delle tensioni nel commercio...
Prima di tutto, l'agenda. I fatti che contano, che pesano. Che cosa c'è da tenere d'occhio la prossima settimana?
01
L'agenda. Quello che conta
Guerra del container. La Casa Bianca dovrebbe annunciare domani nuovi dazi su importazioni cinesi per un valore di 200 miliardi di dollari. Tariffa del 10 per cento. Come risponderà Pechino? Sta valutando di abbandonare il tavolo della trattativa sul commercio aperto con gli Stati Uniti. Occhio alla Borsa domattina.
Pacifico ma non troppo. Si terrà a Pyongyang il terzo vertice tra le due Coree. Da martedì a giovedì il presidente della Corea del Sud sarà ospite di Kim Jong-un. Un summit fondamentale per l'avanzamento del processo di pace. I sudcoreani puntano a una distensione regionale e chiedono alla Corea del Nord di far partire i colloqui con il Giappone di Shinzo Abe.
Export Italia. Lunedì l'Istat pubblica i dati sul commercio estero, martedì è il turno dei numeri del fatturato e degli ordinativi dell'industria. Sono dati da tenere d'occhio alla luce delle riunioni finali del governo per la stesura del Documento di economia e finanza. C'è un rallentamento netto della produzione in corso.

Barile. Il prezzo del petrolio ha toccato 80 dollari, buona notizia per gli esportatori (Arabia Saudita, Russia), pessima per gli importatori (Cina, India, paesi europei). Quota 80 dollari è considerata una prova di resistenza, la domanda che si pongono gli analisti è se verrà superata o assisteremo a una retromarcia del mercato. Il giocatore da tenere d'occhio in questa oscillazione si chiama... Trump. Gli Stati Uniti vogliono il prezzo basso. Mercoledì il Dipartimento per l'energia pubblicherà i dati sul petrolio made in USA.
Banzai! Martedì si attendono decisioni (anche una non-decisione lo è) da parte della Banca del Giappone. Paese esportatore, il Giappone deve valutare la sua politica monetaria alla luce delle tensioni nel commercio mondiale.
Home sweet home. Casa americana. Tra martedì e mercoledì escono una serie di dati importanti sul mercato immobiliare: indice di mercato, nuovi mutui, nuove costruzioni. Guardate cosa è successo al mercato immobiliare americano con la Grande Crisi del 2008:

Brexitland. Giovedì escono i dati sul commercio al dettaglio nel Regno Unito. Siamo in zona Brexit, Theresa May sta chiudendo l'accordo con l'Unione europea ma ci sono grandi turbolenze - come sempre - dentro i Tories. Dati economici da tenere sul taccuino. Zona Westminster trafficata da Boris Johnson in assetto da battaglia.
Macroneide. Venerdì escono i dati sul pil della Francia, gli indici della manifattura e i servizi (PMI composite) in Germania e in Europa. Per Macron sono tempi duri, la produzione giù per le President sarebbe un disastro. Ecco il suo stellare gradimento nell'ultimo sondaggio Ipsos di qualche giorno fa:

***
Che facciamo? Torniamo in Italia. Il Pd discute del... Pd. Niente di nuovo, siamo alla solita seduta di autocoscienza ma senza autocritica e soprattutto senza la necessaria autoespulsione di chi ha condotto il partito al suo minimo storico: 17 per cento negli ultimi sondaggi di settembre, ancora in calo di 1.5 punti rispetto al dato già disastroso del voto del 4 marzo.
02
Sciogliere il Pd? Lo stanno facendo gli elettori
In attesa del partitone dei "competenti" - una cosa che nasce nella bolla di Twitter, tanti auguri - il Partito democratico è entrato in una cosa di cui in effetti il cronista sentiva la mancanza: il Pd che parla del futuro del Pd. Questo domani immaginifico viene costruito dalla stessa classe dirigente che ha condotto il partito al crash del 4 marzo. Conosciamo il "paradosso dell'autoriforma" che, tradotto, vuol dire che i capponi non vanno cantando da soli al pranzo di Natale, ma sarebbe interessante, utile per chi ha a cuore il sistema istituzionale italiano (manca l'opposizione) e per gli elettori democratici - gente che merita grande rispetto e massima attenzione - capire quale classe dirigente dovrebbe traghettare il vecchio verso il nuovo. "Quella che c'è", rispondono immediatamente i realisti dal loggione. Questo non è il modo esatto di procedere. Le leadership consumate si sostituiscono, vedere alla voce Tony Blair, Bill Clinton, Margaret Thatcher, famiglia Bush, Obama, tutto il Partito socialista francese e via così per i rami della politica. Nel Partito democratico questo non accade, chi ha fallito... resta. Se dopo 5 anni di governo di centrosinistra il voto ti scaglia all'opposizione con il minimo storico, forse bisogna che qualcuno si ponga l'interrogativo del perché tutto questo è successo. Invece no. Il Pd ha un segretario auto-reggente, un senatore di Scandicci (ipse dixit) che controlla il partito, un congresso che non si sa, un candidato solitario già in corsa per non si sa dove (Nicola Zingaretti), un ex presidente del Consiglio che è seria persona (Paolo Gentiloni) ma non si capisce cosa voglia fare, un paio di fazioni l'un contro l'altra armate. Definirlo disastro non rende bene l'idea della situazione.
Si sono criticati in passato i caminetti, s'è fatta la rottamazione, seguita poi dall'autorottamazione, ora è giunto il momento delle... cenette. Questa è la trovata di Carlo Calenda che ha reso pubblica la Grande Decisione: invitare a cena Renzi, Minniti e Gentiloni per "impedire la sottomissione del Pd al M5s". La soumission non avviene perché i soggetti elencati non si vedono a cena, ma perché gli elettori non hanno votato il Pd. L'egemonia - rileggere Gramsci - del Movimento 5Stelle sull'area politica che guarda a sinistra (posizionamento elettorale che esiste ancora) è un fatto ineludibile perché le idee del Pd sono asincrone rispetto alla storia, hanno fallito, non convincono.
03
Dieci anni di elezioni (senza capirne le lezioni)
Il Pd ha solo 10 anni di vita, ma nell'immaginario sembra un secolo perché era un'idea politica in ritardo già quando nacque, nel siderale 2007, poco prima della Grande Crisi, letteralmente un altro mondo. La classe dirigente di allora (i ragazzi di Berlinguer che si fondevano con le terze file della Balena Bianca) era già in fase di declino culturale e la bancarotta successiva era un testo noto a chi aveva un minimo di conoscenza delle cose di Palazzo.
Il Veltronismo aveva un'idea di partito maggioritario, subito abbandonata per il classico tran tran delle alleanze; il Bersanismo fu un'avventura psichedelica che riuscì a non-vincere le elezioni di fronte a un Berlusconi braccato dalla magistratura e espulso dal governo; il Renzismo fu un lampo d'energia per qualche mese, sostituito poi da una gestione in riva all'Arno, guasconate, gufate e una politica economica che ipotecava - come si vede in questi giorni - il futuro del bilancio dello Stato. Dieci anni vissuti così hanno ridotto il partito a questa serie di risultati elettorali:

Questa è la realtà dei numeri. Il dato delle Europee del 2014, di cui Renzi andava e va giustamente orgoglioso, era e resta un gigantesco abbaglio. Fu il frutto certamente del suo impegno, della sua energetica novità, ma il dato era influenzato dall'enorme astensione - andò a votare appena il 57,22 per cento degli italiani e la sola presenza di questo numero avrebbe dovuto suggerire prudenza, realismo, un certo savoir faire politico. Se prendessimo per genuine le indicazioni del voto europeo, il Pd avrebbe perso in quattro anni oltre 21 punti, ma la realtà è un'altra, il confronto va fatto con il dato politico di Bersani (25,42 per cento), il numero di un partito già in crisi che in condizioni irripetibili falliva l'aggancio con la maggioranza degli italiani. Alla sua nascita il Pd era già in gravi condizioni di salute e il 33.18 per cento per cui poi Veltroni fu criticato ferocemente (e poi costretto a lasciare dopo lo splash delle voto regionale in Sardegna) era una sorta di miracolo in un corpo che aveva in circolazione il virus della sconfitta.
04
Lo shock del 2008. Un nuovo mondo
Nel 2008 il mondo stava per subire uno shock globale che il Pd non ha visto prima (e ci sta tutto, è in buona compagnia, no problem) e non ha compreso dopo (e questo francamente se fai politica non è segno di intelligenza). Il Pd ha continuato il suo racconto da Anni Novanta (leggerete tra qualche riga l'analisi di Lorenzo Castellani sul tema) e coltivato insieme ai partiti socialdemocratici di tutta Europa (un crac colossale) l'illusione che si potesse superare la crisi con i soli strumenti della finanza (la Banca centrale europea), un tran tran politico con Bruxelles e nessuna riforma radicale della politica, all'interno del Paese e in Europa. Nel 2011 la frittata era già fatta. Il governo tecnico fu l'emergenza finanziaria (Lady Spread) senza un disegno politico dei partiti per il dopo. E infatti quel "dopo" arrivò per calcolo errato dei partitanti di allora. Pensavano di capitalizzare le elezioni anticipate e scaricarono il governo Monti dopo aver votato tutto. Quando nel 2013 il Movimento Cinque Stelle fece il pieno di voti, l'errore era già stato consumato anni prima, il grillismo era solo l'effetto di un'allucinazione di un gruppo dirigente - concetto che va esteso anche a Forza Italia, ma con una dinamica e un esito diverso: la salvinizzazione - che anni prima aveva completamente abbandonato il campo del lavoro (che stava mutando rapidamente), della fabbrica (esiste ed è fondamentale), delle nuove professioni, dell'automazione, della desertificazione per delocalizzazione, dell'emigrazione di giovani talenti, per entrare in una dimensione dove contano i capitali, il trading delle relazioni e non il... popolo.
Questo impressionante deficit di analisi, comprensione, quest'assenza di umiltà nel confronto con "quello che c'è là fuori" ha un sottosopra immediato nei sondaggi e nella loro serie storica che fotografa un declino e dovrebbe consigliare ai dirigenti del Pd di lasciare il campo libero a nuove figure interne, un ricambio profondo e urgentissimo. Guardate questa elaborazione fatta dagli amici di YouTrend per questo numero di List:

Quello che vediamo è una curva inesorabilmente discendente, ma quello che leggiamo è una distanza enorme tra il predicato e il soggetto, il dichiarato e il fatto. Il Pd discute immerso in una bolla, è diventato il follower di minoranze rumorose che abitano sui social media ma non corrispondono all'elettorato che dovrebbe rappresentare, catturare, convincere a (parola antica) militare. Tutta la retorica che Renzi oggi ha fatto propria sui "cialtroni" è un ciclopico boomerang perché comunica che milioni di italiani hanno votato per i cosiddetti "cialtroni" e dunque partecipano a questo festival del "cialtronismo" di cui il Pd però dimentica l'origine: cinque anni di governo del Pd. Siamo oltre il caso dello smemorato di Collegno. Il Pd è affetto da amnesia totale e non ricorda più nulla di se stesso. I governi Letta, Renzi e Gentiloni sono evidentemente frutto di un gioco di illusionismo e non un dato politico reale sul quale riflettere. Dire "abbiamo fatto tutto bene" e poi prendere una legnata elettorale come quella del 4 marzo scorso dovrebbe mettere in moto qualche neurone, invece no. La cronaca di oggi è un esempio della tragicomica situazione. Taccuino, penna, cronaca. Seguite il titolare di List.
05
La classe dirigente che si auto-perpetua
Quando Matteo Orfini - Presidente del Pd - dice "stracciamo lo statuto del Pd, sciogliamolo e rifondiamolo. Non serve cambiare nome. Mettiamo insieme un pezzo di paese che non condivide le politiche di questo governo: dobbiamo costruire una risposta dopo la sconfitta che sia all'altezza della sfida. Il partito com'è oggi non funziona. Mi rivolgo a tutti, basta questa distinzione con la società civile, decidiamo insieme la linea politica e la leadership", è nel giusto sul merito e nel torto su se stesso: cosa ci fa ancora alla Presidenza del Pd? Il segretario Maurizio Martina fa quasi compassione: "Più che discutere di scioglimenti del Partito democratico o di rinvii del congresso, facciamo invece tutti un passo avanti per il futuro". E dove sarebbe, di grazia, questo futuro? "Il congresso ci sarà" è la risposta del Martina reggente. Dunque primarie a gennaio e poi "basta con questa idea che tutti possono dire di tutto, basta con la parole in libertà". Curioso, il partito che si è sempre vantato del libero dibattito e della democrazia interna - molto interna, forse troppo: ne sanno qualcosa gli esclusi dalle liste elettorali la notte della "mattanza di Renzi - oggi improvvisamente scopre che la disciplina è un valore - cosa che il Pci coltivava, come qualsiasi partito serio. Questo non lo è, basta leggere il commento di Antonello Giacomelli: "Orfini, alla vigilia della manifestazione del 30, propone di sciogliere il Pd, partito di cui è presidente; Calenda organizza una cenetta con Renzi Minniti e Gentiloni per superare il Pd e creare il Fronte Repubblicano da Berlusconi a Fratoianni. Sofisticate strategie di moderna comunicazione per incoraggiare i militanti". Giacomelli fa bene a ironizzare su questa serie di brancaleonate, ma siamo punto e a capo perché tutti i personaggi in commedia hanno sulle spalle una colossale bancarotta prima di tutto culturale e poi politica e nonostante tutto questo sia chiarissimo nella realtà del Paese - guardate i sondaggi, sono univoci - nel fantastico mondo del Pd questo è un episodio provocato da quel cialtrone di Di Maio, da quel fascista di Salvini e dal mite Luca Morisi, il social media manager del leader leghista, nonché dai troll post-sovietici, cribbio, da Putin, da Trump e Bannon e forse, stiamo indagando con James Bond, c'è anche lo zampino della Spectre. Quando Renzi dice "basta con il fuoco amico", sta dicendo basta con l'opposizione alla mia persona, in pratica propone il continuismo fiorentino: c'è lui e poi c'è il Pd che si identifica con lui. Scurdámmoce 'o ppassato e non diamo retta ai sondaggi (Repubblica) che dicono che il medesimo Renzi per gli italiani è all'ultimo posto nel gradimento dei leader politici. Giocava alla PlayStation con l'Orfini che oggi vuole sciogliere il Pd, lo ricordate? Eccoli:

Se nel Pd in questi anni avessero straparlato meno a vanvera di Silicon Valley (un modello irripetibile altrove e con una serie di conseguenze sociali da incubo), letto le analisi del Censis sulla società italiana, preso due o tre serie di dati di Bankitalia sulla povertà, prestato attenzione ai mutamenti della fabbrica e del lavoro digitalizzato e sottopagato, dato un'occhiata alla crescita costante dei partiti populisti in tutta Europa (vale per tutti l'ultima prova della civile, welfarizzata e multiculti Svezia, dove la destra nazionalista nel 2006 aveva lo 0.3 per cento e oggi è al 18 per cento) forse non avrebbero evitato il rovescio (c'è di mezzo una cosa che si chiama Zeitgeist, lo spirito del tempo), ma oggi avrebbero una prima risposta - quella che un tempo si sarebbe definita "piattaforma politica" - e un programma d'opposizione credibile. Così nel settembre del 2018, dieci anni dopo, il partito dei caminetti ha fatto uno strabiliante passo avanti, siamo alle cenette.
In queste condizioni, brinderanno al declino, perché la realtà è puntuale, onesta, inesorabile. Siamo davanti a un fenomeno che va oltre i confini dello Stivale, isole comprese. Guardate il grafico qui sotto e leggete cosa scrive Lorenzo Castellani.
06
Il declino dei progressisti in Europa
La realtà della crisi dei partiti socialdemocratici e la resistenza di fronte al declino di una formula che o si rinnova o muore. Di fronte a cambiamenti epocali le classi dirigenti hanno continuato a fare finta di nulla, come se il tempo si fosse fermato negli anni Novanta. Lorenzo Castellani fa un'indagine sulla fine di un'epoca

di Lorenzo Castellani
Come le élite sovietiche alla fine degli anni Ottanta oggi le classi dirigenti liberal si rifiutano di accettare il cambiamento d’epoca che gli si para davanti. Il grafico ieri pubblicato su List relativo agli andamenti dei partiti di centrosinistra mostra un quadro semplice: in Europa, da nord a sud e da est a ovest, tutto i partiti di centrosinistra perdono voti. Gli storici di domani saranno ben più capaci dei commentatori di oggi di spiegare questa dinamica seppure alcune ipotesi possono essere vagliate. James Burnham, già trozkista trasformatosi in polemista conservatore, metteva in guardia i suoi lettori sulla “perversione del liberalismo” all’alba della fine delle ideologie. Un liberalismo sempre meno tory, cioè conservatore e reazionario, e sempre più liberal, focalizzato sui diritti individuali e su una generale cooperazione tra Stato e mercato. Egli sosteneva che questo nuovo centrismo, avvicinamento ideologico tra destra e sinistra moderate che s’iniziava a vedere in tutto il mondo occidentale, avrebbe indebolito i sistemi politici e aperto gli spazi per delle rivolte impregnate di estremismo (oggi diremmo populismo). Continua a leggere l'articolo su List.
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Come chiudiamo questo numero di List? Con la Ferrari, purtroppo. Oggi probabilmente ha perso il Mondiale.
07
La Ferrari dopo Marchionne è fuoristrada
FormulaList. La Mercedes di Hamilton vince a Singapore e ipoteca il Mondiale. Dopo la scomparsa di Marchionne il Team della Rossa si è perso. L'arrivo per il 2019 del giovane pilota Charles Leclerc fu una sua scelta. Mariano Froldi legge il futuro della Ferrari, tutti i piani sono piombati nell'incertezza

di Mariano Froldi
Singapore. Cronaca di una gran premio quasi lisergico che ha consegnato definitivamente il Mondiale alla Mercedes? Molto probabile. Il primo pensiero del vostro cronista, per nulla originale (chissà quanti avranno pensato la stessa cosa), è stato… "Cosa avrebbe fatto Marchionne dopo Monza, con Vettel che si è suicidato dopo due curve in diretta mondovisione nel circuito di casa?”. Intanto: Gran Premio di Germania. 22 luglio. Hockenheim. Vettel è in testa alla gara quando, a pochi giri dalla fine, va per ghiaia e si ritira. Quasi un presagio. Qualche giorno dopo muore Sergio Marchionne; nel team già si sapeva che le condizioni del presidente erano disperate. Se si eccettua il Gran Premio del Belgio a Spa, vinto autorevolmente, la Scuderia, da quella enorme ed ingombrante scomparsa, è incappata in una sequenza implacabile di errori tanto del Team quanto dei piloti: proprio a partire da Vettel, che aveva voluto Montezemolo prima del suo addio “burrascoso” alla Ferrari (defenestrato proprio da Marchionne nella più classica delle scalate al potere). E dopo Singapore la Mercedes ha preso il largo, con un pilota in stato di grazia come pochi, Lewis Hamilton. 40 punti. Sembra passato un secolo dalle prime gare. Ora sei alla fine del Mondiale. I numeri, nella loro arida freddezza, non rivelano tutto però. Ben pochi, ormai, sono disposti a scommettere che il Mondiale tornerà a Maranello quest’anno. E purtroppo gli scenari foschi riguardano anche il prossimo anno. Continua a leggere l'articolo su List.
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Non è l'anno giusto. Speriamo che la Ferrari non si trasformi nel Pd. Viviamo tempi interessanti. Forse troppo.
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strumento di pagamento in precedenza utilizzato dall'Utente ovvero sul diverso strumento indicato
dall'Utente attraverso
l'area riservata del proprio account personale.
4. Recesso DEL CONSUMATORE
4.1 L'Utente, ove qualificabile come consumatore – per consumatore si intende una persona fisica che agisce
per scopi
estranei all'attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta, ha
diritto di
recedere dal contratto, senza costi e senza l'onere di indicarne i motivi, entro 14 giorni dalla data di
attivazione
dell'Abbonamento acquistato.
4.2 L'Utente può comunicare la propria volontà di recedere, inviando al Fornitore una comunicazione
esplicita in questo
senso mediante una delle seguenti modalità:
mediante raccomandata a.r. indirizzata alla sede del Fornitore;
per email al seguente indirizzo help@newslist.it;
4.3 Ai fini dell'esercizio del recesso l'Utente può, a sua scelta, utilizzare questo modulo
4.4 Il termine per l'esercizio del recesso si intende rispettato se la comunicazione relativa all'esercizio
del diritto
di recesso è inviata dall'Utente prima della scadenza del periodo di recesso.
4.5 In caso di valido esercizio del recesso, il Fornitore rimborserà all'Utente il pagamento ricevuto in
relazione
all'Abbonamento cui il recesso si riferisce, al netto di un importo proporzionale a quanto è stato fornito
dal Fornitore
fino al momento in cui il consumatore lo ha informato dell'esercizio del diritto di recesso; per il calcolo
di tale
importo, si terrà conto dei numeri o comunque dei contenuti fruiti e/o fruibili dal consumatore fino
all'esercizio del
diritto di recesso. Il rimborso avverrà entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione di recesso sullo
stesso
mezzo di pagamento utilizzato per la transazione iniziale.
4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.