18 Settembre
Di Maio critica, Tria dice una cosa giusta e lo spread cala
Il leader del Movimento Cinque Stelle: "Mai chiesto le dimissioni, ma un ministro serio deve trovare i soldi". Il ministro dell'Economia parla di flat tax e investimenti, il differenziale tra Btp e Bund cala a 213 punti. Le tre vie della partita della legge di bilancio, una sola è quella che cambia un percorso che altrimenti conduce alla recessione. Trovare i soldi, una cosa da Sottosopra
Luigi Di Maio prima di entrare nella fase cinese (è diretto in missione a Pechino) ha fatto - come spesso gli capita - una dichiarazione che dà e contemporanemente toglie. Prima ha detto (e dato a) che Tria non ha alcun foglio di via dal governo, poi ha subito sottolineato che in ogni caso il ministro dell'Economia deve avere un convincente altro foglio... quello di calcolo. Tradotto in dimaiese il tutto suona così: "Nessuno ha chiesto le dimissioni del ministro Tria ma pretendo che il ministro dell'Economia di un governo del cambiamento trovi i soldi per gli italiani che momentaneamente sono in grande difficoltà. Gli italiani in difficoltà non possono più aspettare, lo Stato non li può più lasciare soli e un ministro serio i soldi li deve trovare". Trovare. Tria non sarà un cuor di leone, è un ministro conservativo in un governo che si sente rivoluzionario, ma trovare nella partita doppia non esiste, neppure in quella pubblica. Ci sono costi e ricavi, attività e passività. Per trovare i soldi, come dice Di Maio, bisogna di solito o aumentare le tasse o tagliare la spesa da qualche parte e/o dirottarla altrove. C'erano a disposizione, tanto per fare un esempio, circa 10 miliardi di euro del bonus di 80 euro del governo Renzi, ma Di Maio e Salvini hanno deciso che quel provvedimento è cosa buona e giusta (e in realtà è pessima perché si tratta di spesa improduttiva). I desideri di Di Maio sono più che legittimi sul piano politico, i modi sono spicci e ruspanti, la tecnica è quella che è. Resta senza dubbio il primato del politico, ma invoca serietà per il ministro dell'Economia - tra l'altro anche Di Maio, en passant, è ministro - allora oltre a indicare la strada, deve anche dire dove si farà...
Luigi Di Maio prima di entrare nella fase cinese (è diretto in missione a Pechino) ha fatto - come spesso gli capita - una dichiarazione che dà e contemporanemente toglie. Prima ha detto (e dato a) che Tria non ha alcun foglio di via dal governo, poi ha subito sottolineato che in ogni caso il ministro dell'Economia deve avere un convincente altro foglio... quello di calcolo. Tradotto in dimaiese il tutto suona così: "Nessuno ha chiesto le dimissioni del ministro Tria ma pretendo che il ministro dell'Economia di un governo del cambiamento trovi i soldi per gli italiani che momentaneamente sono in grande difficoltà. Gli italiani in difficoltà non possono più aspettare, lo Stato non li può più lasciare soli e un ministro serio i soldi li deve trovare". Trovare. Tria non sarà un cuor di leone, è un ministro conservativo in un governo che si sente rivoluzionario, ma trovare nella partita doppia non esiste, neppure in quella pubblica. Ci sono costi e ricavi, attività e passività. Per trovare i soldi, come dice Di Maio, bisogna di solito o aumentare le tasse o tagliare la spesa da qualche parte e/o dirottarla altrove. C'erano a disposizione, tanto per fare un esempio, circa 10 miliardi di euro del bonus di 80 euro del governo Renzi, ma Di Maio e Salvini hanno deciso che quel provvedimento è cosa buona e giusta (e in realtà è pessima perché si tratta di spesa improduttiva). I desideri di Di Maio sono più che legittimi sul piano politico, i modi sono spicci e ruspanti, la tecnica è quella che è. Resta senza dubbio il primato del politico, ma invoca serietà per il ministro dell'Economia - tra l'altro anche Di Maio, en passant, è ministro - allora oltre a indicare la strada, deve anche dire dove si farà il pieno di benzina per arrivare a destinazione, cioè a una prima misura di reddito di cittadinanza. Vivono tempi (contabili) interessanti a Palazzo Chigi. Forse troppo.
01
Il piano Tria. Tasse, classe media e investimenti
Alla fine della fiera, cosa sta facendo sul fronte fiscale il governo? A che punto sono in via XX Settembre? Una risposta è arrivata stamattina dal ministro dell'Economia Giovanni Tria che durante un forum su Bloomberg ha detto che il governo ha un disegno che "va oltre la flat tax". L'esecutivo avrebbe quasi pronta una riforma dell'imposta sul reddito personale: "Siamo a uno stadio avanzato su un'imposta di reddito personale che ridurrà il carico per classe media mantenendo un impatto sul budget gestibile". Classe media, punto chiave, senza alcun dubbio. E gli investimenti? Tria spiega che bisogna «recuperare un 30 per cento di investimenti pubblici venuti meno negli ultimi anni» e che nel breve termine la quota di investimenti "deve tornare ad essere il 3 per cento del Prodotto interno lordo. Lavoriamo per progettare una crescita sostenibile e per ricostruire una forte capacità tecnica nelle nostre amministrazioni attraverso pubblici investimenti e partnership tra il pubblico e i privati". Sarebbe un buon inizio. Il punto di Tria è positivo, i mercati apprezzano la parola "investimenti" (perchè correttamente la associano a crescita) e infatti lo spread è calato a 213 punti base:
Attendiamo il Def con il taccuino squadernato. E guardando come sempre i numeri dell'economia reale. Quelli che dovrebbero guidare i piani del governo.
02
Industria in frenata
Come leggere queste due curve? Ecco la sintesi fatta dall'Istat:
- A luglio si stima che il fatturato dell’industria diminuisca su base congiunturale dell’1,0%, confermando una tendenza negativa già registrata nel mese precedente (-0,3%); nella media degli ultimi tre mesi, l’indice complessivo cresce tuttavia dell’1,4% sui tre mesi precedenti.
- Anche gli ordinativi registrano una riduzione congiunturale (-2,3%), che segue la flessione del mese precedente (-1,5%). Nella media degli ultimi tre mesi sui tre mesi precedenti si registra, invece, un incremento pari all’1,1%.
- La dinamica congiunturale del fatturato riflette l’andamento negativo sia del mercato interno (-1,4%) sia, in misura meno accentuata, di quello estero (-0.4%). Anche per gli ordinativi la flessione congiunturale è più rilevante per le commesse raccolte sul mercato interno (-2,5%) rispetto a quelle provenienti dal mercato estero (-1,9%).
Cosa significa tutto questo per il governo che sta scrivendo il Documento di economia e finanza e mettendo nero su bianco i numeri della prossima legge di bilancio? Significa che la maggioranza giallo-verde si trova di fronte a due strade: scegliere una linea conservativa e una politica economica tracciata sul solco delle precedenti e probabilmente andare incontro alla recessione nel 2019; provare a invertire la rotta, fare una politica di investimenti (e spesa corrente virtuosa e riqualificata) e cercare di alimentare la crescita. La prima via fa contenti i mercati e Bruxelles per qualche tempo, ma condanna il Paese all'ennesima battuta d'arresto (che i mercati a loro volta punirebbero); la seconda prende qualche rischio (serve un programma molto dettagliato e una fase di esecuzione degli investimenti rigorosa) ma dà un'opportunità ai ceti produttivi e rilancia il "fare" di cui il Paese ha bisogno. C'è anche una terza via, la più pericolosa: si alimenta la spesa corrente senza fare investimenti, si fanno riforme costose sul fronte delle pensioni e del welfare, non si aiuta il sistema delle imprese. Questa via condurrebbe a conti fuori controllo, spread più alto, aumento del costo del debito sovrano, recessione e probabilmente elezioni anticipate.
In attesa del crash landing, che facciamo? Il comandante Toninelli è alla cloche. Allacciate le cinture.
03
L'aereo più pazzo del mondo
Qualcuno nel partito di Toninelli dovrebbe spiegare a Toninelli che fare Toninelli ha delle conseguenze. Quando parla di Alitalia (e non solo) si ha l'impressione di essere sull'aereo più pazzo del mondo con il pilota che impugna la cloche ma non sa dove stia andando. Oggi il capitan Toninelli ha detto che:
- "Alitalia e Fs possono lavorare bene assieme. Il personale in esubero della compagnia aerea potrebbe lavorare benissimo sui treni delle Ferrovie. La sicurezza data dalla tecnologia sarà l'obiettivo dei nuovi treni. Non solo per l'alta velocità, ma anche per i pendolari. Stiamo pensando ad un biglietto integrato tra Alitalia e Fs per facilitare i movimenti dei lavoratori pendolari". I pendolari, in volo.
- "Stiamo valutando diversi partner per Alitalia. Boeing può certamente esserlo, visto che costruisce aerei e ce ne servono tanti. Lufthansa, no". Sono due cose diverse, uno è un costruttore, vende aerei; l'altro è un vettore, li fa volare;
- "Io penso che entro ottobre si scioglieranno alcuni nodi, ma sicuramente ci sarà una soluzione per la fine dell'anno. Alitalia tornerà a volare come uno dei maggiori vettori, a timbro italiano, che ci siano a livello europeo".
A timbro italiano. Segnata sul taccuino. Nel frattempo sono atterrate in pista (innevata) le Olimpiadi invernali. E non decolleranno più.
04
C'è un problema con le Cinque Stelle. Olimpiche
Le Olimpiadi invernali del 2016 sono già fuoripista. Il governo ha bocciato la proposta congiunta di tre sedi - Torino, Cortina e Milano - resta in piedi una candidatura in coppia di Lombardia e Veneto. Domani a Losanna questa sarà la candidatura che il presidente del Coni, Giovanni Malagò, presenterà al Comitato Olimpico. Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ha messo la parola fine su una disputa tafazziana tra enti locali: "La proposta non ha il sostegno del governo ed è quindi morta qui. È anche un fallimento mio personale, ho lavorato per arrivare a soluzione condivisa" ma "sono prevalse forme di dubbio piuttosto che sospetto e il governo non ritiene che una candidatura fatta così possa avere ulteriore corso". Di chi sono le impronte digitali? Del sindaco di Milano, Beppe Sala, e di quello di Torino, Chiara Appendino. "I sindaci hanno ribadito le loro perplessità, ma una cosa così importante e seria richiede condivisione, spirito ed entusiasmo che onestamente non ho rintracciato in questa fase".
Sono finiti contro i paletti mentre facevano lo slalom, brutta storia. Vediamo gli aggiornamenti delle news pubblicate nel numero del mattino di List.
05
Giro di giostra. Dazi, jet russo abbattuto, Coree, Draghi
Stamattina nel primo giro di giostra abbiamo elencato i fatti più importanti dell'agenda. Ecco il loro aggiornamento.
Guerra del container. Trump ha annunciato altri dazi (10 per cento) su 200 miliardi di export della Cina in America. Tutto secondo copione. Si attende la contro-misura (proporzionale) di Pechino.
- Pechino ha risposto con dazi sull'export americano per 60 miliardi di dollari su 5027 prodotti Made in USA.
Kim & Moon. È cominciato a Pyongyang il vertice delle due Coree. Kim jong-un e Moon jae-in si sono abbracciati e hanno avviato un round di negoziati che dovrebbe condurre ad allargare la discussione al Giappone di Shinzo Abe.
- Kim Jong-un, il presidente della Corea del Nord, ha elogiato il vertice del 12 giugno scorso con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump: "La situazione politica nella regione si è stabilizzata e ci saranno risultati ulteriori". Il presidente sud-coreano, Moon Jae-in, si augura "abbondanti risultati" dal summit. Domani nuovo giro di colloqui e poi comunicato congiunto. Si attende una prossima mossa di apertura al Giappone da parte della Corea del Nord.
Aereo russo abbattuto in Siria. La Difesa russa ha perso i contatti con un aereo di sorveglianza e i 14 membri dell'equipaggio in volo sul Mediterraneo, a 35 chilometri dalle coste siriane. Mosca fa notare come vi fosse la presenza di altri mezzi militari e in particolare delle fregata francese Auvergne che avrebbe lanciato dei missili. Secondo fonti americane l'aereo sarebbe stato abbattuto per errore dall'artiglieria contraerea siriana che stava rispondendo a uno strike israeliano.
- La Russia accusa Israele. Il ministero degli Esteri ha convocato l'ambasciatore israeliano in Russia per discutere dell'abbattimento del jet in Siria da parte della contraerea di Damasco. Secondo il ministro della Difesa russo, Sergej Shoigu, l'abbattimento è colpa "interamente da attribuire a Israele". A sua volta, il portavoce delle Forze Armate israeliane, Ronen Manelis, accusa la Siria e conferma che stanotte Israele ha attaccato con i suoi jet un carico di armi custodito in una base militare siriana e destinato a Hezbollah e alle Guardie rivoluzionarie iraniane che combattino in Siria, alleati di Assad. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha telefonato al presidente russo Vladimir Putin, espresso cordoglio e rammarico per le vittime, ma ha ribadito che Israele continuerà i suoi raid in Siria.
Draghistan. Il Presidente della Bce è intervenuto a Parigi a un evento organizzato dalla Autorité de Contrôle Prudentiel et de Résolution (ACPR), l'organo di vigilanza sulle banche e le assicurazioni. Cosa ha detto? Questo: "I progressi nel completamento dell'Unione Bancaria sono essenziali e sono sicuro che saranno presto prese misure significative in questa direzione. La crisi finanziaria globale ha messo in evidenza i punti deboli nella regolamentazione e nella vigilanza delle banche di tutto il mondo". Siamo d'accordo.
Cosa sta succedendo di davvero notevole? Il Pd sta morendo. Per i suoi oppositori può essere una buona notizia, ma in realtà in questi giorni si sta consumando una tragedia politica di enorme importanza. Il Pd era l'ultima testimonianza di un'eredità storica che la sua classe dirigente ha buttato. Un racconto lungo di dissipazione politica e smarrimento collettivo. Siamo nella cronaca che si sta facendo storia.
06
Il Pd è in fase Freud
La cenetta del Pd è saltata.Carlo Calenda ha cancellato l'appuntamento fissato con Renzi, Gentiloni e Minniti. Renzi non era d'accordo. Un partito ai confini della realtà che si suicida ogni giorno su Twitter:
Intervistato da Radio Capital, Calenda ha buttato sul fuoco tutto il pasto che aveva preparato, fiamme altissime: "Quello che importa ai dirigenti del Pd è il congresso. Sta diventando un posto in cui l'unico segretario che si dovrebbe candidare è il presidente dell'associazione di psichiatria. Il Pd merita l'estinzione. Sono convinto che alle prossime europee il Pd non ci debba essere, serve un fronte repubblicano, progressista, che recuperi la parte di classe dirigente locale e nazionale capace, ma che spazzi via un partito che ha come unico obiettivo quello di spartirsi una torta sempre più piccola tra dirigenti che sono usurati, che pensano solo a questo dalla mattina alla sera". Il Pd è in piena fase Freud, pulsioni auto-distruttive in libertà. Chissà cosa ne penserebbe il buon Sigmund, avrebbe lo sguardo così accigliato e il sigaro acceso?
Non è colpa di Freud. Parafrasando il titolo di un film di Paolo Genovese, dove Marco Giallini interpreta il padre-psichiatra di tre figlie in travaglio d'amore, in questa storia psico-politica no, non è colpa di Freud. Non riuscendo a organizzare neanche una cena, l'uomo della strada - evidentemente non troppo colto per cogliere il Grande Disegno del Pdc, il Partito dei Competenti - si chiede come questi dirigenti possano organizzare addirittura un nuovo partito senza sfasciarlo come hanno fatto con il vecchio (ha solo dieci anni di vita). Avanti così, allegramente, verso il muro di titanio.
Ma prima di arrivare al The End, c'è un lungo film. Rivediamolo insieme. Che storia, la storia del Pd. Dieci anni fino all'ultima (s)cena.
07
Dalla prima all'ultima (s)cena
Il problema del Pd è di una semplicità disarmante: quel partito doveva essere liquidato dopo il 1989 (crollo del Muro di Berlino) e ricostruito sui pilastri (allora c'erano ancora) della socialdemocrazia europea (che non sta tanto bene). In Italia il problema del post-comunismo fu risolto con un'operazione di trasformismo e continuismo. Il trasformismo delle persone, il continuismo delle idee. Il risultato fu una serie di crisi, scissioni a sinistra, fino alla fusione con l'altro soggetto uscito dalla distruzione della Democrazia cristiana per via giudiziaria, la Margherita.
Quel partito doveva essere liquidato dopo il 1989 (crollo del Muro di Berlino) e ricostruito sui pilastri (allora c'erano ancora) della socialdemocrazia europea.
Questo esperimento non ebbe gli esiti sperati perché l'incontro di quelle due culture (la post-comunista e la post-democristiana) non trovò una sintesi e incontrò invece molti nemici al suo interno, consapevoli e inconsapevoli. Prima del cabaret del presente, la pellicola del Pd è il montaggio di una serie di scene ingiallite, nonostante siano passati solo dieci anni. Riavvolgiamo la pellicola. La prima scena fu l'illusione del veltronismo e la fuga di Walter (ucciso dal dalemismo e da se stesso), in parallelo, quasi con un montaggio à la Quentin Tarantino, ci fu la fine del prodismo (il governo del Professore appeso ai voti dei senatori a vita, poi la sconfitta nel voto del 2008). Lo sceneggiatore del Piddì qui inserì una scena di transizione, la segreteria di Dario Franceschini (toh, rieccolo qui), poi come in un western di John Houston, ecco arrivare l'epico treno della ditta di Pierluigi Bersani. Ombre rosse. Nessuno aveva mai creduto all'arrivo di un John Wayne nel Pd. Bersani gestiva il partito come poteva e in fondo doveva, riunendo al caminetto le litigiose famiglie del condominio, distribuendo incarichi, tirando la carretta di un esperimento stanco che, nel frattempo, aveva perso la sua parte in fondo più contemporanea, il post-tutto di Francesco Rutelli. Senza un'idea definita del presente, agganciato a una locomotiva che andava ancora a carbone, il Pd si schianta contro il primo muro della storia degli ultimi dieci anni: la crisi finanziaria.
L'uscita di Berlusconi da Palazzo Chigi e l'arrivo del governo Monti alimentano l'illusione che il Pd sia nella condizione ideale per incassare quello che non era riuscito a cogliere nel 1994: la predominanza politica e culturale nel paese. Il berlusconismo in caduta libera offre spazi al centro, la sinistra radicale non è una minaccia, il sindacato è spaventato dalla recessione, gli italiani cercano una sicurezza e una copertura che il Cavaliere non è più in grado di offrire, il suo junior partner, la Lega, è piombato nella crisi del cerchio magico del bossismo, il giovane Salvini è un mestierante e il partito galleggia al 4 per cento, il Pd pensa perfino di conquistare voti al Nord. Tutto fila perfettamente. C'è solo un dettaglio all'orizzonte: la storia ha un piano diverso.
L'uscita di Berlusconi da Palazzo Chigi e l'arrivo del governo Monti alimentano l'illusione che il Pd sia nella condizione ideale per incassare quello che non era riuscito a cogliere nel 1994.
Lontano, a poche miglia nautiche, si sente il ruggito del leone d'Africa: le primavere arabe. Tunisia, Egitto, Libia. Ben Alì, Mubarak e Gheddafi. Rivoluzione. Si sbriciolano uno a uno regimi che sembravano di granito. La rivolta del pane in Tunisia apre un nuovo capitolo della storia. La Sfinge in Egitto si sveglia, dà una zampata, cade il governo del gigante del Nord Africa. La Francia e il Regno Unito vedono scorrere la sabbia nella clessidra, misurano il tempo e decidono di chiudere il vecchio conto aperto con il Colonnello Gheddafi. Nicolas Sarkozy pensa ai pozzi di petrolio e alla guida di Parigi nel Mediterraneo, David Cameron deve far pagare a Gheddafi il vecchio sanguinoso conto della strage di Lockerbie. I servizi segreti francesi e inglesi armano la rivolta di Bengasi, si muove la Cirenaica, pick-up carichi di mitragliatrici e lanciarazzi fanno rotta verso la Tripolitania. La Nato bombarda, l'Italia non ha la forza per opporsi (e dare al regime change una soluzione stabile) e alla fine partecipa all'operazione militare. Berlusconi cerca fino all'ultimo di salvare la vita al Colonnello. La storia del leone di Sirte finisce il 20 ottobre del 2011, dove tutto era cominciato, a Sirte. Catturato. Ferito. Linciato da un gruppo di iene feroci. Gheddafi è un corpo devastato e irriso da un branco di assassini. In quel momento, fu chiaro al mondo che le primavere arabe non erano figlie di combattenti per la libertà, ma erano destinate a diventare lunghi inverni. Si apre l'inferno della guerra in Siria, la mattanza dei nostri giorni.
Nel 2011 la rivoluzione in Nord Africa cambia completamente lo scenario e centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini si proiettano nel Mediterraneo. Primo porto d'approdo, l'Italia. Non sono i libici a emigrare, è l'Africa. Il cancello del deserto libico si spalanca, dalla regione sub-sahariana arrivano centinaia di migliaia di migranti. La merce dei trafficanti di uomini. Sicilia. Lampedusa. L'Italia si ritrova a gestire il flusso dalla Libia, mentre la Grecia e la Turchia hanno spalancato il fronte in Siria. Il corridoio dell'Est Europa diventa una rotta battuta con regolarità da colonne di migranti, il Mar Mediterraneo diventa una speranza. E una tomba. Germania e Francia lasciano che l'Italia faccia da sola il lavoro dei soccorsi in mare.
Il cancello del deserto libico si spalanca, dalla regione sub-sahariana arrivano centinaia di migliaia di migranti
Tutto questo il Pd lo vede con colpevole ritardo. Più tardi non solo penserà, ma addirittura cercherà di capitalizzare politicamente in Europa il suo impegno nel salvataggio in mare (e caos nella gestione a terra) dei migranti. Mentre il Mediterraneo cambia la mappa politica, Pierluigi Bersani riesce a pareggiare le elezioni politiche del 2013 che sembravano vinte a tavolino. Governare l'austerità con i tecnici non è servito, anzi ha prodotto il risultato contrario nell'urna, Berlusconi con una mossa spregiudicata ha scaricato i suoi voti al Salva Italia e tutto il resto sulle spalle dei dem che soccombono, complice anche una campagna elettorale trascorsa a smacchiare giaguari in tv. Bersani va a carte quarantotto, la sua segreteria finisce con l'insegna della ditta a terra, un cumulo di macerie elettorali. Il Pd bersaniano muore fallendo l'aggancio con il governo e sperimentando il boomerang utopistico con lo streaming del grillismo. Napolitano certifica che il suo pre-incarico (del Bersani) non conduce a niente, prende tempo e alla fine arriva il governo di Enrico Letta. Dentro c'è lui, il gattaccio dalle sette vite, Berlusconi.
È durante questo sottosopra elettorale che avanza Renzi. Nell'estate del 2010 aveva lanciato la "rottamazione senza incentivi" della vecchia dirigenza del Pd, la prima Leopolda era quella della "Prossima Fermata: Italia". Nell'autunno del 2011 era arrivata la prima tre giorni del Big Bang, l'anno successivo in estate un altro Big Bang. Il primo assalto alla segreteria nel 2012 va a vuoto, ma Renzi è là pronto a superare Pierluigi Bersani . Il voto di febbraio 2013 gli consegna la segreteria su un piatto d'argento, Renzi la prende in mano nel dicembre dello stesso anno. Conquistata la cabina di pilotaggio, ora Renzi ha un altro obiettivo: il governo.
Bersani va a carte quarantotto, la sua segreteria finisce con l'insegna della ditta a terra, un cumulo di macerie elettorali. Il Pd bersaniano muore fallendo l'aggancio con il governo
Enrico Letta viene battezzato "stai sereno" pochi mesi dopo. Renzi è un caterpillar leninista: riunisce la direzione, fa votare un documento che propone la sostituzione di Letta a Palazzo Chigi. Con chi? Naturalmente con se stesso. Letta si dimette. Il 16 febbraio un perplesso Giorgio Napolitano è costretto a prendere atto della decisione politica del Pd e il 22 febbraio 2014 Renzi diventa Presidente del Consiglio. Da sindaco di Firenze al governo della nazione.
Il Pd in quel momento coltiva un'altra illusione: pensa di aver voltato per sempre pagina, scritto la parola "fine" sul suo Novecento. In sella c'è un leader giovane, irruento, ma pieno di energia e proiettato sul domani. A questo tratto biografico mancano due parole: narcisista e inesperto. Saranno i due buchi del suo carattere che lo sgonfieranno come un dirigibile infilzato da un missile.
Enrico Letta viene battezzato con lo "stai sereno" pochi mesi dopo. Renzi è un caterpillar leninista
Renzi a Palazzo Chigi costruisce la sua fortuna e la sua fine. Da un lato prosegue la rottamazione nel partito (nessun incarico post tutto a Letta e tanto meno a D'Alema), continua a mostrare il suo dinamismo, apre un cantiere sulla legge elettorale e le riforme, punta 10 miliardi (era chiaramente una scommessa elettorale) nella politica economica degli 80 euro. Al primo giro di giostra conquista il 40 per cento alle elezioni europee. Bingo. Era un grande abbaglio, andò alle urne solo il 57 per cento degli aventi diritto, quel risultato doveva essere "corretto" da una dose massiccia di realismo. Ma come spesso capita nella storia (2008, Berlusconi), quando un leader politico tocca il suo apice, quello diventa anche il momento in cui può cominciare la sua rapida caduta. Il consenso comincia a diminuire, il partito anti-Renzi si materializza in Rete, lui comincia a fare discorsi politico-ornitologici, parla di "gufi", il suo festival di slide diventa ripetitivo e nel suo linguaggio emerge la sbruffoneria del fiorentino che fa a bottigliate in osteria. Perde le elezioni regionali, si fa fotografare la notte mentre gioca alla PlayStation con Matteo Orfini (oggi Presidente del Pd di cui ha chiesto lo scioglimento l'altro ieri).
Il giorno in cui di solito si fa l'analisi del voto, parte in Afghanistan mandando il messaggio: me ne infischio, io sto al governo come meglio credo. E fa male, perché quello è il gong che lui non vede e i suoi dirigenti nascondono sotto il tappeto. Il risultato viene parzialmente salvato dalle vittorie di Emiliano in Puglia e De Luca in Campania, due nemici di Renzi. È la fine di maggio del 2015. Dal 1° giugno lampeggia una spia rossa sul cruscotto del Pd. Renzi fa Renzi e la ignora.Va avanti come un bulldozer.
Renzi conquista il 40 per cento alle elezioni europee. Bingo. Ma come spesso capita nella storia (2008, Berlusconi), quando un leader politico tocca il suo apice, quello diventa anche il momento in cui comincia la sua rapida caduta
Quando Napolitano decide che è giunto il momento di lasciare il Quirinale, Renzi con una mossa da gambler gioca a fare la Stangata a Berlusconi. E ci riesce. Con una mossa da prestigiatore fa credere al Cavaliere che l'accordo sul nuovo Presidente si può fare, poi tira fuori dal mazzo Sergio Mattarella e lo impone a tutti. Tranne a Berlusconi. I due rompono la collaborazione sulle riforme, il sottogoverno continua, ma Renzi con quella mossa depotenzia se stesso. Un altro crac. La sua avventura a Palazzo Chigi va avanti con provvedimenti spot, slide, gufi, voliere piene di uccelli riformisti, viaggi in America, spacconate dalla Silicon Valley, obamate e clintonate. Il 4 dicembre del 2016 il suo sogno sbatte contro la realtà e fa crash nel referendum costituzionale. Renzi cade e si dimette dalla Presidenza del Consiglio. Arriva Paolo Gentiloni, altro stile, altra caratura di governo, ma nell'immaginario del Paese si è sedimentata l'immagine di una famiglia litigiosa, intrisa di rancore e un gruppo dirigente lontano dal cittadino comune, salottiero, fighetto, legato a doppio filo all'establishment. Gentiloni chiude con onore la legislatura, il suo avversario più grande è stato Renzi. Il 4 marzo 2018 il Pd realizza il suo peggior risultato elettorale di sempre, ma la discesa non è finita, nel sondaggio SWG di ieri per La7 il partito è sceso sotto il 17 per cento (16.9) e il resto è impaginato in cronaca.
Nel voto del 4 marzo si riannodano tutti gli errori sparsi qua e là come sassolini della storia del Pd: leadership senza l'orologio della storia al polso, i buchi nelle bandiere del comunismo riempiti di retorica, terze vie che erano vicoli ciechi, un vocabolario privo delle parole "legge", "ordine", "sicurezza", "protezione", "popolo", un'assenza di osservazione e spirito critico sulla globalizzazione, il signorsì detto all'establishment finanziario (in cui ancora oggi, con il partito dello spread, si spera per un rovescio a Palazzo Chigi), l'idea di naturale superiorità antropologica, l'appartenenza a un'élite che in fondo disprezza la democrazia quando il risultato del voto non è quello desiderato, la confusione sui processi di delocalizzazione del capitale e del lavoro, l'applauso all'Homo Davos sempre, la retorica sull'accoglienza dello straniero ma senza mai farsi un giro in periferia.
Matteo Renzi dai banchi di Palazzo Madama fa ancora il segretario del partito, Martina appare come un capitano su un canotto dentro una vasca da bagno, Gentiloni punta al Congresso per disarcionare Renzi, Calenda fa le calendate, ma il problema è che i gruppi parlamentari alla fine obbediscono a Renzi. Ci sono più correnti che partito. In questa dimensione fratricida, la cena annunciata e poi cancellata da Calenda potrebbe sembrare un episodio minimo, invece è la metafora del Pd: un tavolo pieno di assenti.
***
Nel frattempo, mentre il Pd si contorce e la maggioranza cerca di far quadrare l'impossibile (alimentare la spesa corrente e tenere il bilancio in ordine), là fuori la realtà avanza. Alt, dobbiamo fare un aggiornamento della novela Pd. Seguite il titolare di List.
08
Niente cena, comincia lo sciopero della fame
La cena della Grande Svolta è saltata? Bene, la novela politico-alimentare non si ferma, lo sceneggiatore Democratico ha grande fantasia: Roberto Giachetti ha deciso di fare lo sciopero della fame per chiedere la data del Congresso del partito. Da vecchio radicale, usa l'arma pannelliana. Ecco l'annuncio di Giachetti via Twitter:
Che dire? Noi teniamo alla salute di Bob Giachetti, compagni del Pd fissate 'sto Congresso. Ok, la fase radicale è finita. Andiamo in Vaticano, facendo scalo in America.
09
Papa Francesco ha un problema in America
Gli scandali sulla pedofilia che hanno colpito la Chiesa Cattolica in America impattano anche sull'immagine del Papa. Un sondaggio di Gallup mostra che le opinioni degli americani favorevoli al Pontefice sono crollate dal 66 per cento di agosto al 53 per cento di oggi (la ricerca è stata svolta dal 4 al 12 settembre). La percentuale di favorevoli (78 per cento) tra i credenti americani è invariata. Anche in Vaticano vivono tempi interessanti. Forse troppo.
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Il Codice privacy e il Regolamento privacy conferiscono agli Utenti l’esercizio di specifici diritti.
Gli Utenti in qualsiasi momento potranno esercitare i diritti di cui all’art. 7 del Codice privacy e s.m.i. e di cui agli art. 15, 16, 17, 18, 20 e 21 del Regolamento privacy, inviando una comunicazione scritta ai recapiti del Titolare di cui al precedente paragrafo 1 e, per l’effetto, ottenere:
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- Aggiornamenti
La Privacy policy del Sito potrà essere soggetta a periodici aggiornamenti.
Termini e condizioni di vendita dei servizi di abbonamento
I presenti termini d'uso disciplinano la fornitura digitale del servizio in abbonamento (di seguito,
il"Servizio" o
l'"Abbonamento") a List nelle diverse formule di volta in volta disponibili. Il Servizio è fornito da List
S.r.l., con
sede in Via Ferdinando di Savoia, 3 - 00196 Roma P. IVA 14403801005, iscritta al registro delle imprese di
Roma, numero
di iscrizione RM/1518421 (di seguito, il "Fornitore").
Il Servizio è rivolto esclusivamente a utenti maggiorenni. (di seguito, l'"Utente" o gli "Utenti").
List è il servizio digitale che fornisce agli Utenti contenuti editoriali, giornalistici e informativi di
qualità;
maggiori informazioni su List sono disponibili navigando sul sito internet https://newslist.it/ (di seguito,
il "Sito").
Il Servizio è disponibile in abbonamento via web a partire dal Sito, nonché attraverso l'applicazione List
(di seguito,
l'"Applicazione") per dispositivi mobili con sistema operativo IOS 11.0 o successivi e Android 6.0 o
successivi.
Il costo dei dispositivi, delle apparecchiature e della connessione internet necessari per la fruizione del
Servizio non
è ricompreso nel Servizio e si intende a carico dell'Utente.
1. Caratteristiche del Servizio
1.1 Il Servizio ha ad oggetto la fruizione in abbonamento dei contenuti editoriali della testata List.
L'Abbonamento è
disponibile esclusivamente in formato digitale; resta quindi espressamente esclusa dal Servizio la fornitura
dei
contenuti in formato cartaceo.
1.2 Il Servizio è a pagamento e comporta il pagamento di un corrispettivo a carico dell'Utente (con le
modalità previste
nel successivo articolo 5).
1.3 L'Utente può scegliere tra diverse formule a pagamento per la fruizione del Servizio; il costo, la
durata, le
modalità di erogazione e gli specifici contenuti di ciascun pacchetto sono specificati nella pagina di
offerta
pubblicata su https://newslist.it/fe/#!/register ovvero all'interno dell'Applicazione. Il contenuto
dell'offerta deve
intendersi parte integrante dei presenti termini d'uso e del connesso contratto tra il Fornitore e l'Utente.
2. Acquisto dell'abbonamento
2.1 Ai fini dell'acquisto di un Abbonamento è necessario (i) aprire un account List; (ii) selezionare un
pacchetto tra
quelli disponibili; (iii) seguire la procedura di acquisto all'interno del Sito o dell'Applicazione,
confermando la
volontà di acquistare l'Abbonamento mediante l'apposito tasto virtuale. L'Abbonamento si intende acquistato
al momento
della conferma della volontà di acquisto da parte dell'Utente; a tal fine, l'Utente accetta che faranno fede
le
risultanze dei sistemi informatici del Fornitore. La conferma vale come espressa accettazione dei presenti
termini
d'uso.
2.2 L'Utente riceverà per email la conferma dell'attivazione del Servizio, con il riepilogo delle condizioni
essenziali
applicabili e il link ai termini d'uso e alla privacy policy del Fornitore; è onere dell'Utente scaricare e
conservare
su supporto durevole il testo dei termini d'uso e della privacy policy.
2.3 Una volta confermato l'acquisto, l'intero costo dell'Abbonamento, così come specificato nel pacchetto
acquistato,
sarà addebitato anticipatamente sullo strumento di pagamento indicato dall'Utente.
2.4 Effettuando la richiesta di acquisto dell'Abbonamento, l'Utente acconsente a che quest'ultimo venga
attivato
immediatamente senza aspettare il decorso del periodo di recesso previsto al successivo articolo 4.
2.5 Per effetto dell'acquisto, l'Utente avrà diritto a fruire del Servizio per l'intera durata
dell'abbonamento;
l'Utente, tuttavia, non può sospendere per alcun motivo la fruizione del Servizio durante il periodo di
validità
dell'Abbonamento.
3. DURATA, DISDETTA E RINNOVO DELL'ABBONAMENTO
3.1 L'Abbonamento avrà la durata di volta in volta indicata nel pacchetto scelto dall'Utente (per esempio,
mensile o
annuale).
3.2 L'Abbonamento si rinnoverà ciclicamente e in modo automatico per una durata eguale a quella
originariamente scelta
dall'Utente, sino a quando una delle Parti non comunichi all'altra la disdetta dell'Abbonamento almeno 24
ore prima del
momento della scadenza. In mancanza di disdetta nel termine indicato, l'Abbonamento è automaticamente
rinnovato.
3.3 L'Utente potrà esercitare la disdetta in ogni momento e senza costi attraverso una delle seguenti
modalità:
seguendo la procedura per la gestione dell'Abbonamento all'interno del proprio profilo utente sia sul Sito
che
nell'Applicazione;
inviando una mail al seguente indirizzo: help@newslist.it.
3.4 Gli effetti della disdetta si verificano automaticamente alla scadenza del periodo di abbonamento in
corso; fino a
quel momento, l'Utente ha diritto a continuare a fruire del proprio Abbonamento. La disdetta non dà invece
diritto ad
alcun rimborso per eventuali periodi non goduti per scelta dell'Utente.
3.5 In caso di mancato esercizio della disdetta, il rinnovo avverrà al medesimo costo della transazione
iniziale, salvo
che il Fornitore non comunichi all'Utente la variazione del prezzo dell'Abbonamento con un preavviso di
almeno 30 giorni
rispetto alla data di scadenza. Se, dopo aver ricevuto la comunicazione della variazione del prezzo,
l'Utente non
esercita la disdetta entro 24 ore dalla scadenza, l'Abbonamento si rinnova al nuovo prezzo comunicato dal
Fornitore.
3.6 Il Fornitore addebiterà anticipatamente l'intero prezzo dell'Abbonamento subito dopo ogni rinnovo sullo
stesso
strumento di pagamento in precedenza utilizzato dall'Utente ovvero sul diverso strumento indicato
dall'Utente attraverso
l'area riservata del proprio account personale.
4. Recesso DEL CONSUMATORE
4.1 L'Utente, ove qualificabile come consumatore – per consumatore si intende una persona fisica che agisce
per scopi
estranei all'attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta, ha
diritto di
recedere dal contratto, senza costi e senza l'onere di indicarne i motivi, entro 14 giorni dalla data di
attivazione
dell'Abbonamento acquistato.
4.2 L'Utente può comunicare la propria volontà di recedere, inviando al Fornitore una comunicazione
esplicita in questo
senso mediante una delle seguenti modalità:
mediante raccomandata a.r. indirizzata alla sede del Fornitore;
per email al seguente indirizzo help@newslist.it;
4.3 Ai fini dell'esercizio del recesso l'Utente può, a sua scelta, utilizzare questo modulo
4.4 Il termine per l'esercizio del recesso si intende rispettato se la comunicazione relativa all'esercizio
del diritto
di recesso è inviata dall'Utente prima della scadenza del periodo di recesso.
4.5 In caso di valido esercizio del recesso, il Fornitore rimborserà all'Utente il pagamento ricevuto in
relazione
all'Abbonamento cui il recesso si riferisce, al netto di un importo proporzionale a quanto è stato fornito
dal Fornitore
fino al momento in cui il consumatore lo ha informato dell'esercizio del diritto di recesso; per il calcolo
di tale
importo, si terrà conto dei numeri o comunque dei contenuti fruiti e/o fruibili dal consumatore fino
all'esercizio del
diritto di recesso. Il rimborso avverrà entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione di recesso sullo
stesso
mezzo di pagamento utilizzato per la transazione iniziale.
4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.