25 Settembre
Instagram exit. Potere dei social e primato della politica
I fondatori di Instagram lasciano Facebook. Cosa sta succedendo nell'impresa di Mark Zuckerberg? Perché è importante osservare le strategie dei titani di Internet per capire lo scenario politico. Un'indagine su un panorama di conseguenze inattese
Sul monitor brilla una notizia: i due fondatori di Instagram, Kevin Systrom e Mike Krieger, hanno lasciato Facebook (vanno a casa ricchi, con 1 miliardo di dollari derivanti dalla cessione). Non è la solita porta girevole di una grande azienda dove le persone entrano ed escono e le carriere vanno e vengono. In questo caso c'è un fatto importante - il bye bye dei fondatori di Instagram - che innesca una serie di considerazioni sullo scenario digitale e la sua influenza sulla nostra vita. La digitalizzazione ha conseguenze. Molte sono spiacevoli. Le abbiamo davanti al naso e non le vediamo perché non le facciamo diventare un mosaico coerente di eventi, fatti, dimensioni che poi riconduno a un unico tema: la politica contemporanea. Non ci credete? Seguite il titolare di List.
01
Via dalla fabbrica di Menlo Park
La partenza dei fondatori di Instagram, Kevin Systrom e Mike Krieger, segue quella dei fondatori di WhatsApp, Jan Koum e Brian Acton, mesi fa se ne andò il co-fondatore di Oculus VR. Tre grandi acquisizioni, nessun fondatore è rimasto alla corte di Mark Zuckerberg. Cosa sta succedendo dentro Facebook? Il circo dell'immaginario e della solitudine nella moltitudine (leggere Alone Together, di Sherry Turkle) è entrato in una fase critica, accelerata: sta invecchiando.
A fine luglio il social network ha incontrato il suo primo cigno nero: proiezioni di bilancio non più con ricavi stellari, una situazione in Europa tutta da scoprire, polemiche sulle deviazioni politiche, una seduta di borsa a Wall Street con 120 miliardi di capitalizzazione svaniti in un paio d'0re.
Sta accadendo che Zucky prova a cambiare la rotta perché il suo social network pur restando una eccezionale macchina da soldi sta rallentando la sua pazza corsa. Facebook è un social network per anziani (ecco perché Zucky ha comprato Instagram), non ha risolto neanche uno dei suoi problemi...
Sul monitor brilla una notizia: i due fondatori di Instagram, Kevin Systrom e Mike Krieger, hanno lasciato Facebook (vanno a casa ricchi, con 1 miliardo di dollari derivanti dalla cessione). Non è la solita porta girevole di una grande azienda dove le persone entrano ed escono e le carriere vanno e vengono. In questo caso c'è un fatto importante - il bye bye dei fondatori di Instagram - che innesca una serie di considerazioni sullo scenario digitale e la sua influenza sulla nostra vita. La digitalizzazione ha conseguenze. Molte sono spiacevoli. Le abbiamo davanti al naso e non le vediamo perché non le facciamo diventare un mosaico coerente di eventi, fatti, dimensioni che poi riconduno a un unico tema: la politica contemporanea. Non ci credete? Seguite il titolare di List.
01
Via dalla fabbrica di Menlo Park
La partenza dei fondatori di Instagram, Kevin Systrom e Mike Krieger, segue quella dei fondatori di WhatsApp, Jan Koum e Brian Acton, mesi fa se ne andò il co-fondatore di Oculus VR. Tre grandi acquisizioni, nessun fondatore è rimasto alla corte di Mark Zuckerberg. Cosa sta succedendo dentro Facebook? Il circo dell'immaginario e della solitudine nella moltitudine (leggere Alone Together, di Sherry Turkle) è entrato in una fase critica, accelerata: sta invecchiando.
A fine luglio il social network ha incontrato il suo primo cigno nero: proiezioni di bilancio non più con ricavi stellari, una situazione in Europa tutta da scoprire, polemiche sulle deviazioni politiche, una seduta di borsa a Wall Street con 120 miliardi di capitalizzazione svaniti in un paio d'0re.
Sta accadendo che Zucky prova a cambiare la rotta perché il suo social network pur restando una eccezionale macchina da soldi sta rallentando la sua pazza corsa. Facebook è un social network per anziani (ecco perché Zucky ha comprato Instagram), non ha risolto neanche uno dei suoi problemi (fake news e privacy sono i più evidenti, ma ce ne sono altri di spessore ben più grande) e l'Unione europea qualche giorno fa ha minacciato pesanti sanzioni perché a Menlo Park non hanno fatto un passo avanti nella direzione chiesta dall'Europa per la tutela degli utenti. Il suo valore è il dato di ogni singolo utente, la sua capillare dissezione della personalità e del comportamento di ognuno di noi. Il privato più privato. Vendono noi, ma se questo "noi" deve essere trattato e rispettato come una persona che ha una privacy, allora per Facebook le cose diventano difficili. Siamo di fronte, l'abbiamo detto e scritto tante volte, a un business distopico, dispotico, pericoloso per le libertà individuali.
Le uscite di figure così importanti da Facebook dicono che ci sono divergenze, difficoltà, linee di azione che non si conciliano. E a Wall Street quando le cose vanno storte, meglio uscire con la borsa piena. Lo scenario è quello che abbiamo pubblicato il 27 luglio scorso.
02
Leadership e reputazione
Leadership e reputazione sono il problema di Facebook, il soggetto più interessante da guardare in questo momento a Wall Street, il social dei social, quello che macina miliardi di utili di pubblicità e "possiede" le vite di 1.47 miliardi di utenti attivi. Ieri ha presentato i numeri trimestrali, dunque prima i numeri. Vediamo gli utenti attivi giornalieri:
Oh oh, molto interessante: gli utenti giornalieri attivi in Europa sono diminuiti (è la prima volta) e quelli in America sono fermi. Crescono in Asia e nel resto del mondo. Che cosa è questo? Houston, abbiamo un problema. Di reputazione. E di leadership. I "buchi" nella politica sulla privacy che emergono periodicamente stanno rovinando la reputazione di Facebook che fino a qualche tempo fa poteva godere del disinteresse generale sul tema. Oggi no. La leadership di Mark Zuckerberg ne esce male perché il leader dell'azienda si era profuso in scuse e faremo e cambieremo e la filosofia e la protezione dei dati. Fuffa facebucchista, la bacheca è fatta per essere "guardata", i dati personali dell'utente sono raccolti per farne un bersaglio pubblicitario, Facebook non è un circo gratis, il pasto siamo noi e il suo fondatore sa benissimo che la natura del suo business è il voyeurismo. Non a caso ha lanciato di un sito di appuntamenti per calorosi scambi di opinioni sulle collezioni di francobolli e farfalle. Facebook non è la privacy, Facebook è la porta spalancata dell'intimo. In tutti i sensi. Fino a ieri questo passava come un gioco innocente, poi qualcosa è cambiato: una parte degli utenti ha cominciato a guardare alla bacheca come a un omino che spia nella tua anima.
03
Zucky ha un problema: le nuove regole sulla privacy
Zucky è un venditore nato, nella conference call di ieri ha usato il solito eloquio dei Ceo della Silicon Valley. Tutto "meraviglioso", tutto "stupefacente", tutto bello e benvenuti a Portobello. Stessa solfa dalla signora Sheryl Sandberg, come riporta con sulfurea ironia il Wall Street Journal. Poi... din don! la sorpresa, Dave Wehner, quello che tiene i conti della cassa, comincia a snocciolare una serie di dati che non si erano mai sentiti prima tra le mura della casa di Menlo Park: le nuove regole sulla privacy in Europa hanno determinato un calo della pubblicità (notare bene, le regole entrate in vigore solo in maggio); i ricavi caleranno anche nei trimestri successivi; Instagram Stories non va bene (dalle parti di Zucky vuol dire che non incassa abbastanza pubblicità); il margine operativo passerà nei prossimi mesi dal 44 per cento al 30 per cento. Dettaglio delle parole esatte di Wehner:
Il nostro tasso di crescita dei ricavi totali è rallentato di circa 7 punti percentuali nel secondo trimestre rispetto al primo. I nostri tassi di crescita del fatturato totale continueranno a rallentare nella seconda metà del 2018, e prevediamo che i tassi di crescita delle entrate dovrebbero diminuire di un'elevata percentuale a una cifra rispetto ai trimestri precedenti in modo sequenziale nel terzo e quarto trimestre.
Wow, ora immaginate le facce degli analisti abituati a comunicazioni fanstastilionarie con Zucky con i canini che sudano dollari. Mentre la conference call andava avanti, il Wall Street Journal racconta cosa succedeva in sala trading: ondata di vendite, il titolo cola a picco del 16 per cento in pochi minuti, poi -24 per cento e poi un recupero. Ecco il quadro finanziario generale:
È un titano che comincia a mostrare segni di indebolimento. Ha un'ascesa dei ricavi anno su anno mostruosa (+42 per cento), ma se andate a vedere alla voce costi si vedono i primi effetti dell'implementazione delle misure di sicurezza e privacy (+50 per cento), il profitto lordo da operazioni è a +33 per cento e quello netto è pari a 5.1 miliardi di dollari. Hanno accumulato una straordinaria ricchezza, forse in futuro non sarà così, ma hanno la leva finanziaria per fare qualsiasi cosa e agiscono in regime di oligopolio. Abbattere un simile spara tutto non è semplice.
04
La distruzione del dibattito pubblico
I social network hanno (quasi) distrutto l'informazione di qualità. I giornali (quasi tutti) che hanno abbracciato il loro modello stanno morendo sotto i colpi dei clic compulsivi di cui hanno disperato bisogno per sostenere le vendite della pubblicità. È un modello non sostenibile, visto che Facebook e Google da soli succhiano come idrovore gran parte delle risorse. Basta farsi un giro per i siti dei principali quotidiani per vedere articoli su gattini, video trash, soft porn, in una sola parola: spazzatura. Chi insegue questo modello è destinato a soccombere. Tanti auguri.
La cosiddetta "rivoluzione dei social" è in gran parte una pattumiera maleodorante che ha rovinato il dibattito pubblico, lo ha trascinato verso il basso. Le conseguenze sono inquietanti e la cronaca ogni giorno ci offre la possibilità di sapere, capire e fermare tutto questo. Sul mondo degli adolescenti gli effetti sono una psico-dittatura del like. I ragazzini con l'account di Instagram e Snapchat si svegliano "misurando" il proprio grado di popolarità e le reazioni in rete. Pochi like spesso equivalgono a depressione, ansia, emarginazione. Molti like diventano esaltazione del nulla, il nichilismo digitale. È più che mai urgente un intervento nel settore della scuola, dell'educazione, bisogna insegnare ai giovanissimi a difendersi, a capire che "quello che succede dentro il tuo smartphone" non è importante perché non è la tua vita, non è quello che scorre nelle tue vene, non è la tua conoscenza nonostante questo sia indubbiamente un fattore della tua esperienza. Il caos di questo vissuto smaterializzato, di questa incomprensione, dovrebbe essere una delle prime preoccupazioni sull'educazione, ma queste sono scelte politiche e i ministeriali sono lontani anni luce da questo mondo. Non lo conoscono, non lo capiscono. Leggono di suicidi di ragazzini, di gente che per farsi un selfie perde la vita, di bullismo online, di giochi di ruolo dove le vittime sacrificali virtuali poi diventano reali, ma siamo di fronte alla separazione dei mondi, c'è un mondo online completamente devastato nell'inconscio e un mondo offline che cinicamente pensa alla pensione e che il mondo vada pure in malora. Quel mondo nel frattempo si sta polverizzando e degradando mentre un pugno di miliardari studia nuovi strumenti di controllo sociale e ormai agisce come un ente transnazionale dove il potere degli Stati non conta quasi più niente. Ci sono ovviamente spazi preziosi di conoscenza, sapere, relazioni umane positive, la Rete era nata con questo scopo. Ma la gran parte del rumore oggi è il ruggito di un animale che vuole sbranare tutto quello che incontra. In questo gioco al massacro perfino gli esponenti delle presunte classi colte hanno abbracciato il modello dell'odio: militano senza mai aprirsi al dubbio e all'introspezione, spalmano certezze come olio bollente sugli avversari, diffamano credendo che tutto questo si svolga in un territorio d'impunità, ingaggiano lotte belluine, e così finiscono per essere un bit di fiele in questo Regno del Rancore. Un ragno che sviluppa senza sosta una tela corrosiva del carattere e del sapere, una prigione invisibile che s'appiccica sulla vita delle persone, gran parte delle quali non sa di essere il pasto nel menù della Silicon Valley.
05
Inevitabile?
Kevin Kelly nel suo ultimo libro definisce lo sviluppo tecnologico "inevitabile". Ha ragione su un piano ideale, ma siamo certi che le conseguenze siano quelle attese e desiderabili per noi e per i nostri figli? Quando Kelly scrive in The Inevitable che:
Bits want to move.
Bits want to be linked to other bits.
Bits want to be reckoned in real time.
Bits want to be duplicated, replicated, copied.
Bits want to be meta.
Ecco, quando leggiamo questo e Kelly ci parla di "antropomorfizzazione" e afferma che certo, i bit non hanno una "volontà" ma esprimono delle "tendenze", in realtà sta descrivendo un "sistema" in grado di auto-generarsi, moltiplicarsi fino a diventare il totalitarismo del dato, il dominio del flusso di bit sul flusso di coscienza, la tendenza del dato che si sostituisce alla volontà dell'umano. Lo strumento che diventa il fine, la tecnica che governa la politica. Il visionario della Silicon Valley quando immagina le conseguenze inattese, le spiacevoli reazioni alle sue azioni, le rimuove. Nell'ormai lontano 2010, durante un programma di studio a Singularity University, il titolare di List sollevò un tema di fronte a un guru dell'intelligenza artificiale che magnificava l'automazione: "In Europa tutto questo ucciderà il lavoro e condurrà al disordine sociale". La risposta fu lapidaria: "Non è un problema nostro, nel mondo c'è ricchezza per tutti". L'utopia quando si serve della tecnologia e dimentica l'uomo ha come esito l'irresponsabilità.
06
Politics in command
Non potendo tornare indietro, si guarda avanti. E il punto chiave di tutta questa storia - l'interazione tra l'abbondanza digitale e la scarsità di risorse del mondo fisico, reale - è il ruolo della politica. In Four Futures, libro delizioso di Peter Frase, ci si imbatte in un paragrafo intitolato Politics in command che spiega senza tanti giri qual è il punto che non vedono - si tratta in realtà di un'omissione - i visionari della Rete, gli ottimisti a contratto. Frase rimette al centro la politica e... la lotta di classe. Perché poi di questo si tratta, dello scontro tra ricchi e poveri, dove i primi sono pochi e influenti, i secondi troppi e con mezzi limitati a disposizione. Ah, certo, i contemporanei dicono che la lotta di classe sia finita, eppure basterebbe farsi un giretto fuori dai locali alla moda del centro per scoprire un gigantesco universo di reietti, poveri, dimenticati. Sono cose spiacevoli, certo, ma vanno dette a futura memoria. È infatti chiaro che se alla rivoluzione del voto non seguirà un cambiamento sostanziale di produzione e distribuzione della ricchezza, presto l'Occidente vivrà una fase non più pacifica e istituzionalizzata. Frase ricorda una cosa semplice che viene regolarmente accantonata: "Chi beneficia dell'automazione, chi perde, è in via definitiva non una conseguenza dei robot, ma di chi li possiede". Il possesso in uno scenario di piena crisi del capitalismo, "dedita alla massimizzazione del profitto e della crescita, nel quale soldi e potere sono nelle mani di una piccola élite". Suona comunista? Allora siamo comunisti. Nel 2008 su Panorama il non ancora titolare citò uno studio del Royal United Services Institute che metteva in guardia le classi dirigenti sul vertiginoso aumento della diseguaglianza e sulle conseguenze (in)attese che questo avrebbe prodotto nelle democrazie occidentali, in particolare nel globalizzato Regno Unito e nella iper-finanziarizzata Londra: rinascita di ideologie estreme, opposizione campagna/metropoli, fino guerriglia urbana e alla guerra civile). Dieci anni dopo, abbiamo sotto gli occhi alcune di quelle conseguenze. E siamo solo all'inizio. Che cosa è successo? Come scrive Marco Gervasoni... l'inverno sta arrivando.
07
Una rivoluzione populista, sovranista, conservatrice
Ciò che lega i partiti è il bisogno di riprendere il controllo sulla politica e sulle decisioni. Nuove élite sostituiscono le vecchie élite, quelle che hanno costruito l’Europa nella Guerra fredda e nell’età della globalizzazione. La seconda puntata dell'indagine di Marco Gervasoni sul sottosopra politico in corso
di Marco Gervasoni
"Di Maio ti sembra un Robespierre, o Dibba un Marat, o Salvini un Danton?", qualcuno mi ha, un po’ sprezzantemente, chiesto quando ha letto la prima parte di questo testo, di cui ora esce la seconda. No, ho replicato, ma molti all’epoca descrivevano Robespierre, Marat e Danton proprio come oggi i giornaloni e i competenti parlano di Di Maio, Dibba o Salvini: truci incapaci rozzi. Erano infatti, come mostrò anni dopo Hyppolite Taine nella sua monumentale storia della Francia rivoluzionaria, i rappresentanti di nuovi francesi che stavano per spodestare i vecchi - avrebbe potuto anche scrivere élite, tanto Taine fu un precursore della teoria di Mosca e di Pareto. Siamo nel pieno quindi di una rivoluzione populista, un processo in qualche sorta impersonale che sceglie, seleziona e poi scarta i leader a seconda del suo sviluppo: quindi non si faccia tanto gli schizzinosi sulla qualità di chi di questa rivoluzione si fa interprete.
Scrivevo nella prima puntata che l’ondata populista contiene al suo interno almeno due tipi di rivoluzione che, per il momento, sembrano sovrapponibili ma che in un futuro neppure tanto lontano potrebbero divergere tra loro e collocarsi addirittura su fronti opposti. L’insorgenza populista possiede infatti due volti: uno sovranista e l’altro conservatore. I sovranisti non sono, in quanto tali, né di destra né di sinistra, né progressisti né conservatori. Ciò che li lega è il bisogno di riprendere il controllo sulla politica e sulle decisioni, da quelle ravvicinate alla propria vita a quelle più lontane: tutte però devono essere riportate nella sfera della quotidianità. Qui la sovranità agognata è meno quella dello Stato e della nazione quanto quella dell’individuo, del proprio gruppo, della propria comunità locale. Per questo i sovranisti non possono essere definiti nazionalisti, per loro il primato o la tutela dell'interesse nazionale è solo uno strumento per il controllo sulle proprie vite. Continua a leggere l'articolo su List (trovi anche il link alla prima puntata).
***
Come chiudiamo questo numero di List-tech? Con un video. Siete Social? Forse anche Unsocial. Buona visione.
07
Essere Social e diventare Unsocial
Siete connessi? Là fuori c'è un mondo disconnesso che attende connessioni. Umane.
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dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.