27 Settembre
Il Csm dichiara guerra al governo
David Ermini, un esponente del Pd, renziano, eletto vicepresidente. Una sfida aperta alla maggioranza. Durissimi commenti di Di Maio e del ministro della Giustizia, Bonafede. Il magistrato Davigo: "Dà la sensazione che il Csm sia un contrappeso del governo e che la magistratura sia legata ad una parte"
Sarà una lunga giornata e alla fine avremo un chiarimento dello scenario perché il 4 marzo non è il passaggio definitivo del cambiamento in corso nel sistema politico italiano, ma il Big Bang che ha innescato un processo che sta andando avanti con una serie di strappi improvvisi.
L'unico governo (im)possibile, il Governo Frankenstein, nasce da una crisi di sistema e da una scelta dell'elettore di dare a quel sistema una spallata. I regimi politici - di qualsiasi segno - quando cadono non hanno come esito immediato la sostituzione di tutti i meccanismi di governo, le vecchie strutture esistono e in molti casi resistono, lo sviluppo del nuovo procede per stop and go, salti e rotture, passi indietro e balsi in avanti. Il voto del 4 marzo è l'avvio di un movimento di lungo periodo.
La genesi del governo giallo-verde è una naturale forzatura. Naturale perché era logico e ineludibile che le due forze vincitrici delle elezioni provassero a formare l'esecutivo, una forzatura perché il processo di sostituzione non è completo, mancano moltissimi tasselli.
La dimostrazione più evidente - clamorosa - è l'elezione del vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Davide Ermini, esponente del Partito democratico, renziano, anzi renzianissimo. Si tratta di un fatto politicamente più che rilevante, una sfida aperta del Csm alla maggioranza al governo. Sia chiaro, la magistratura è autonoma, ma non indipendente dalla realtà e pretendere di accogliere un simile fatto come un evento asettico sarebbe da marziani. Scegliere Ermini significa piazzare nella casella dei poteri un uomo di parte che ha idee di parte che ha militato con una parte. Il vicepresidente del Csm è il collegamento diretto tra il Presidente della Repubblica (che presiede il Csm) e l'organo di autogoverno della magistratura. Al democratico Legnini succede il democratico Ermini. La continuità è totale, mentre là...
Sarà una lunga giornata e alla fine avremo un chiarimento dello scenario perché il 4 marzo non è il passaggio definitivo del cambiamento in corso nel sistema politico italiano, ma il Big Bang che ha innescato un processo che sta andando avanti con una serie di strappi improvvisi.
L'unico governo (im)possibile, il Governo Frankenstein, nasce da una crisi di sistema e da una scelta dell'elettore di dare a quel sistema una spallata. I regimi politici - di qualsiasi segno - quando cadono non hanno come esito immediato la sostituzione di tutti i meccanismi di governo, le vecchie strutture esistono e in molti casi resistono, lo sviluppo del nuovo procede per stop and go, salti e rotture, passi indietro e balsi in avanti. Il voto del 4 marzo è l'avvio di un movimento di lungo periodo.
La genesi del governo giallo-verde è una naturale forzatura. Naturale perché era logico e ineludibile che le due forze vincitrici delle elezioni provassero a formare l'esecutivo, una forzatura perché il processo di sostituzione non è completo, mancano moltissimi tasselli.
La dimostrazione più evidente - clamorosa - è l'elezione del vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Davide Ermini, esponente del Partito democratico, renziano, anzi renzianissimo. Si tratta di un fatto politicamente più che rilevante, una sfida aperta del Csm alla maggioranza al governo. Sia chiaro, la magistratura è autonoma, ma non indipendente dalla realtà e pretendere di accogliere un simile fatto come un evento asettico sarebbe da marziani. Scegliere Ermini significa piazzare nella casella dei poteri un uomo di parte che ha idee di parte che ha militato con una parte. Il vicepresidente del Csm è il collegamento diretto tra il Presidente della Repubblica (che presiede il Csm) e l'organo di autogoverno della magistratura. Al democratico Legnini succede il democratico Ermini. La continuità è totale, mentre là fuori il Paese è cambiato.
Lo spirito di fazione ha prevalso ancora una volta. Sono totalmente condivisibili in questo senso le parole usate da Piercamillo Davigo e Sebastiano Ardita, togati di Autonomia & Indipendenza, per commentare l'elezione di Ermini:
Auguriamo al nuovo vicepresidente buon lavoro, ma abbiamo dichiarato sin dal primo momento che avremmo fatto una scelta diversa, puntando su una figura che fosse distante dalla politica. Prendiamo invece atto di una nomina che avviene a maggioranza risicata, dando l'immagine di una magistratura spaccata. Una scelta, che si orienta su una personalità proveniente direttamente da politica attiva di partito, pur essendovi la possibilità di scegliere figure provenienti dal mondo dell'accademia e dall'avvocatura che dà la sensazione che il Csm sia un contrappeso del governo e che la magistratura sia legata ad una parte, in aperta contraddizione con quanto affermato dal Capo dello Stato nel suo intervento e che risulterà incomprensibile per la gran parte dei magistrati, e che non sarà compresa neppure all'esterno.
Le considerazioni di Davigo e Ardita centrano il punto. La scelta del Csm è grave perché il testo e il sotto testo della nomina di Ermini vengono lette come una sfida diretta alla maggioranza, il Deep State che visibilmente si schiera contro il voto, questa è la lettura "esterna" che giustamente viene richiamata come una serie conseguenza da parte degli esponenti di Autonomia & Indipendenza.
Suonano come un tamburo di latta le parole usate dal Presidente della Repubblica per commentare l'elezione di David Ermini: "Auguri per il suo lavoro. Inizia la nuova pagina del Csm che è un organo collegiale, che porta insieme la responsabilità dei compiti che gli sono assegnati dalla Costituzione". La nuova pagina? L'organo collegiale?Sia detto con il massimo rispetto per la Presidenza della Repubblica, questo Csm parte con il piede sbagliato, ha mostrato di essere intriso di spirito di fazione, s'è spaccato sull'elezione di Ermini e presta il fianco a critiche solide come il granito. Non è una nuova pagina, è una pagina triste. Non a caso Luigi Di Maio e perfino il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede hanno avuto gioco facile nel far decollare le loro aspre critiche. Mossa di parte e smaccata, troppo.
Ecco il commento di Luigi Di Maio:
È incredibile! Avete letto? Questo renzianissimo deputato fiorentino del Pd è appena stato eletto presidente di fatto del Consiglio Superiore della Magistratura. Lo hanno votato magistrati di ruolo e membri espressi dal Parlamento. Ma dov'è l'indipendenza? E avevano pure il coraggio di accusare noi per Foa che non ha mai militato in nessun partito. È incredibile. Ermini è stato eletto a marzo, si è fatto 5 anni in parlamento con il Pd lottando contro le intercettazioni: la riforma che abbiamo bloccato era proprio la sua. Ora lo fanno pure presidente. Il Sistema è vivo e lotta contro di noi.
Il Guardasigilli, Alfondo Bonafede, commenta caustico:
Prendo atto che all'interno del Csm, c'è una parte maggioritaria di magistrati che ha deciso di fare politica! Non posso non prendere atto che i magistrati del Csm hanno deciso di affidare la vice presidenza del loro organo di autonomia ad un esponente di primo piano del Pd, unico politico eletto in questa legislatura tra i laici del Csm. In questi anni, da deputato mi sono sempre battuto affinché, a prescindere dallo schieramento politico il Parlamento individuasse membri laici non esposti politicamente. Una battaglia essenziale, a mio avviso, per salvaguardare l'autonomia della magistratura dalla politica. Evidentemente sta più a cuore al ministro della Giustizia che alla maggioranza dei magistrati. Nulla di personale nei confronti del neo eletto vice presidente del Csm, David Ermini, a cui faccio i migliori auguri di buon lavoro. Continuo a credere che il rapporto tra il ministero e il Csm sia fondamentale per il buon funzionamento della giustizia e mi impegnero' sinceramente e serenamente in questa direzione. Ma ci sono atti che hanno un significato politico che non può essere ignorato.
L'elezione di Ermini al Csm si inserisce nella pre-crisi di governo che si è aperta in queste ore. Il Movimento Cinque Stelle la cavalca puntando il dito contro le burocrazie invisibili - in realtà sono visibilissime, e alla vigilia di un vertice di maggioranza sui conti anche questo caso contribuisce ad alimentare il sospetto da parte dei pentastellati che sia in corso una manovra a tenaglia per tentare di imbrigliare, contenere, commissariare il governo.
Una parte del piccolo establishment italiano ha scommesso sul sottosopra dei mercati. Ma quella crisi, necessaria per innescare quella politica, per ora non c'è. Nonostante le turbolenze politiche siano forti, le dimissioni di Tria probabili e una crisi di governo tutt'altro che impossibile, il mercato è rimasto a guardare perché non ha intenzione di avviare una crisi sull'Italia. Il mercato aveva due opzioni: le regole di Maastricht e la stabilità politica. Ha scelto la seconda. Guardate lo spread tra Btp e Bund:
E guardate l'andamento della curva del differenziale nella giornata di oggi:
Il mercato è in cerca di stabilità, non di un paese che sta dentro i parametri ma nel caos politico. Lo spread è salito quando i media mainstream - e lo stesso Quirinale - hanno alimentato i timori di un'uscita dell'Italia dall'Euro. Quando la Presidenza della Repubblica ha prima respinto la candidatura di Savona al ministero dell'Economia e poi ha avviato le procedure per il varo di un governo tecnico (Cottarelli) il mercato ha reagito male perché l'esito implicito in quella scelta era una crisi istituzionale senza precedenti e il voto anticipato. I mercati si sono convinti che il problema dell'Italia non è l'uscita dall'Euro ma una potenziale instabilità politica dell’Italia perché oggi una crisi a Roma avrebbe - questo sì - riflessi negativi sulla solvibilità del nostro debito e sulla stabilità dell’Europa intera. Quanto al tema delle regole di Maastricht, c'è un punto che non viene mai citato sui giornali, ma è invece sulla scrivania degli analisti esteri: lo sforamento dei parametri è giustificato dall’eccesso di risparmio accompagnato da una bassa crescita. Questo è il quadro nel quale il ministro dell'Economia Giovanni Tria non si è calato per scarsa conoscenza dei meccanismi della politica. Non è un tecnico in un governo tecnico che decide asetticamente cosa fare. È un ministro che ha accettato di condividere il percorso politico di un governo politico. Se non lo condivide più, può dimettersi. Se resta, deve attuare il programma. C'è sempre una logica stringente nella vita dei partiti, del governo, della politica.
È cominciato il vertice del governo sui conti pubblici e la manovra. Sarà una lunga giornata. Prepariamoci. L'inverno sta arrivando. List lo segue.
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di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.