9 Ottobre

Essere liberi nell'era della distorsione intellettuale

"Conoscere il potere equivale a essere riusciti a sfuggirgli; dargli un nome è distruggerlo; descriverlo nel dettaglio, con la stessa obiettività con cui gli entomologi descrivono un insetto, è persino peggio di distruggerlo”. Riccardo Ruggeri ricorda la drammatica lezione di Armand Robin

di Riccardo Ruggeri

Ci sono individui che nascono in un momento storico sbagliato della storia, o meglio sono stati di certo utili per la loro epoca (seppur spesso non apprezzati) ma sarebbero stati più utili in altre, successive. È il caso di Armand Robin, nato in Bretagna nel 1912 e morto a Parigi nel 1961. I suoi genitori erano contadini bretoni assolutamente ignari della lingua francese, lui è un alunno brillante, frequenta il liceo, poi si getta, a corpo morto, nello studio delle lingue. A vent’anni vince una borsa di studio che lo porterà in Polonia e in Unione Sovietica. Vivendo per alcuni mesi in un kolchoz si rende conto di cosa sia il comunismo (reale) per i contadini russi, creando in lui una profonda, definitiva, disillusione verso la sua ideologia giovanile che, inorridito dalla sua execution, rifiuterà per sempre, diventando un intellettuale in odore di anarchia. Mal gliene incolse. Come succede a quelli che oggi rifiutano il politicamente corretto delle classi dominanti occidentali.

Nel dopoguerra i suoi loschi colleghi intellettuali francesi, due su tutti, Louis Aragon e Paul Éluard, lo accusarono di un triplice infamante reato “collaborazionismo, individualismo, anticomunismo”, iscrivendolo nella lista nera degli indesiderabili. Essendo costoro dei tipici fascisti mascherati da antifascisti, impregnati fino alle midolla del pensiero unico di sinistra non potevano far altro (Il mondo attuale con il pensiero digitale al potere non mi pare molto diverso, infatti le felpe di Silicon Valley e i gerarchi cinesi sono sulla stessa linea di pensiero, unico e monopolista). Nel 1941 Robin scriveva: “La pietra di paragone del vero scrittore è sentirsi libero comunque, cosa che può facilmente ottenere se evita di far dipendere il suo ruolo di uomo da un ruolo politico”. Parole impronunciabili allora, e pure ora, nell’orrendo mondo del politicamente corretto che dobbiamo subire.

Dopo...


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