15 Ottobre
Il contribuente alla tedesca e il condono all'italiana
In Germania piovono critiche sull'Unione europea e la linea dura di Juncker sulla Brexit. Ci sono i miliardi di surplus commerciale tedesco da tutelare. Vertice del governo sulla "pace fiscale", c'è l'accordo tra Di Maio e Salvini. Sanatoria con tetto fino a 100 mila euro
Questo numero di List è dedicato a due contribuenti. Il contribuente tedesco e il contribuente italiano. Buon viaggio fiscale a tutti.
01
Il contribuente tedesco
Il contribuente tedesco è un attore silenzioso della politica europea. Non compare sulla scena, non se ne conoscono le sembianze, l'indirizzo, ma la sua presenza è massiccia e di volta in volta ricorda all'Unione che la sua sopravvivenza dipende anche e soprattutto da lui. Il contribuente tedesco pensa al suo futuro e lo Stato deve provvedervi nella maniera migliore possibile. Il contribuente tedesco ha un'idea dell'Europa molto chiara: serve al benessere della Germania e non alla condivisione delle opportunità e dei rischi. Quando la Bce di Mario Draghi varò il programma del quantitative easing, il contribuente-risparmiatore tedesco ricordò a tutti che i suoi depositi a interessi zero avrebbero perso soldi; quando qualcuno propose l'Unione bancaria e la mutualizzazione dei rischi, il contribuente-risparmiatore tedesco disse che no, non avrebbe mai pagato per salvare le banche degli altri; si fece eccezione per quelle della Grecia, ma la Germania in quel di Atene aveva combinato un po' di tutto (perfino la vendita di sommergibili da guerra). Quando si parla di immigrazione e asilo, il contribuente tedesco diventa un totalizzatore, controlla quanto costa l'accoglienza, poi cerca la sua convenienza, dunque se l'immigrato serve all'industria è benvenuto, altrimenti deve tornare al paese di primo sbarco, spesso quel luogo è l'Italia. Il contribuente tedesco ha uno scudo sulle gabelle forgiato da una sentenza della Corte di Karlsruhe (la Corte costituzionale) che impone un limite alla pressione fiscale. Oltre non si va. Il dispotismo delle tasse sull'individuo è bandito. Il contribuente tedesco è potente.
02
Brexit e surplus della Germania
Ora il contribuente tedesco ha scoperto che la trattativa sulla Brexit così come viene condotta dall'Unione europea rischia di essere un boomerang per...
Questo numero di List è dedicato a due contribuenti. Il contribuente tedesco e il contribuente italiano. Buon viaggio fiscale a tutti.
01
Il contribuente tedesco
Il contribuente tedesco è un attore silenzioso della politica europea. Non compare sulla scena, non se ne conoscono le sembianze, l'indirizzo, ma la sua presenza è massiccia e di volta in volta ricorda all'Unione che la sua sopravvivenza dipende anche e soprattutto da lui. Il contribuente tedesco pensa al suo futuro e lo Stato deve provvedervi nella maniera migliore possibile. Il contribuente tedesco ha un'idea dell'Europa molto chiara: serve al benessere della Germania e non alla condivisione delle opportunità e dei rischi. Quando la Bce di Mario Draghi varò il programma del quantitative easing, il contribuente-risparmiatore tedesco ricordò a tutti che i suoi depositi a interessi zero avrebbero perso soldi; quando qualcuno propose l'Unione bancaria e la mutualizzazione dei rischi, il contribuente-risparmiatore tedesco disse che no, non avrebbe mai pagato per salvare le banche degli altri; si fece eccezione per quelle della Grecia, ma la Germania in quel di Atene aveva combinato un po' di tutto (perfino la vendita di sommergibili da guerra). Quando si parla di immigrazione e asilo, il contribuente tedesco diventa un totalizzatore, controlla quanto costa l'accoglienza, poi cerca la sua convenienza, dunque se l'immigrato serve all'industria è benvenuto, altrimenti deve tornare al paese di primo sbarco, spesso quel luogo è l'Italia. Il contribuente tedesco ha uno scudo sulle gabelle forgiato da una sentenza della Corte di Karlsruhe (la Corte costituzionale) che impone un limite alla pressione fiscale. Oltre non si va. Il dispotismo delle tasse sull'individuo è bandito. Il contribuente tedesco è potente.
02
Brexit e surplus della Germania
Ora il contribuente tedesco ha scoperto che la trattativa sulla Brexit così come viene condotta dall'Unione europea rischia di essere un boomerang per il suo commercio, Juncker sta esagerando. Achtung, Jean-Claude.
Quanto vale l'export della grande Germania nel Regno Unito? Ta-dà, ecco la tabellina di Destatis per l'anno 2017 che svela tutto:
Lo scambio commerciale tra Germania e Regno Unito genera per Berlino un surplus di 47 miliardi di euro, una cifra mostruosa, seconda solo al surplus che i tedeschi realizzano con gli Stati Uniti (50 miliardi di euro).
Tutto corre sulla rotta delle merci tra Londra e Berlino. Così oggi sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung (FAZ) compare un editoriale che dice la seguente morbida cosa: "Nei negoziati sulla Brexit, l'Unione europea chiede concessioni al Regno Unito, ma non si muove di un centimetro. Il danno di un'uscita disordinata sarebbe enorme anche per l'Unione europea". Sostituite la voce "Unione europea" con "Germania" e avrete trovato la chiave dell'articolo. Muoviti, Jean-Claude.
03
Il futuro della GroKo dopo la Baviera
La Germania è un grande paese che viene banalizzato dai suoi critici a senso unico e dai suoi altrettanto nefasti ammiratori senza spirito critico. Quello che accade a Berlino è fondamentale per tutti noi, ecco perché anche il voto regionale in Baviera - e quello del 28 ottobre prossimo in Assia - ha una grande importanza. Non si tratta della giostra medievale di un land, ma del cuore pulsante dell'Europa e dei suoi meccanismi politici.
Il problema della Grosse Koalition è l'isola desolata che è emersa dopo le colate di lava e le esplosioni di ceneri e lapilli del voto bavarese. Angela Merkel ha detto che bisogna "riconquistare la fiducia degli elettori", cosa non facile perché la GroKo viene bocciata nonostante gli ottimi risultati dell'economia, segno che qualcosa di ben più profondo si è spezzato nell'immaginario dell'elettore tedesco.
I guai in realtà per il governo della Cancelliera sono appena cominciati. Il numero due della SPD, Ralf Stegner, oggi su Die Welt ha detto che nella GroKo "deve cambiare qualcosa". Ma che cosa esattamente non si sa, quello che è certo è che la SPD è in una situazione di crisi gravissima e non sarà facile uscirne.
***
Visto il contribuente tedesco, è il turno di quello italiano. L'agenda è piena di scadenze. Non solo fiscali.
04
Il contribuente italiano e la giungla delle tasse
Il contribuente italiano è un attore rumoroso dello scenario politico interno, ma non conta niente a livello europeo. A dire il vero conta pochissimo anche in casa. Per le sue esigenze e il rispetto della sua persona fu varato uno statuto del contribuente, regolarmente disatteso. Il contribuente italiano fa file ciclopiche all'agenzia delle Entrate, accetta lettere che intimano, raccomandano, sanciscono, multano, eccepiscono, controllano, verbalizzano, convocano, sanzionano, interdicono, condonano, rateizzano, ipotizzano, impartiscono, eccepiscono, invitano a comparire e a integrare. Cosa? Qui entriamo in zona Kafka. Quando l'immateriale Signor Fisco chiama, ci sono due possibilità: la prima è la fuga, la seconda è piegarsi automaticamente al procedimento burocratico che chiama, dispone e fa partire il girone infernale delle tasse.
Il contribuente italiano ha un solo vero amico: il commercialista. Egli è sostanzialmente il depositario di tutti i segreti del singolo, della famiglia, della dinastia. Ci sono commercialisti che hanno costruito fortune sbrigando gli affari di una sola famiglia. Ricca. O fintamente povera. Il contribuente italiano e il commercialista sono indissolubili in virtù delle norme e delle pubblicazioni nate dal Big Bang delle riforme fiscali: circolari, interpretazioni, determinazioni, decreti di ogni ordine e grado. Il commercialista a sua volta è coniugato con entità quali Fisco Risponde, Norme e Tributi, Guida Tributaria, la mitica e mai più senza Guida Pratica Fiscale di Frizzera. Intere generazioni di dottori commercialisti e preziosissimi ragionieri si sono chiesti come fosse fatto il dottor Frizzera. Una figura da pantheon economico, tra Marx e Adam Smith c'era lui, il Frizzera. Con queste premesse, con un'evasione fiscale da 100 miliardi, accertamenti che sono imprese titaniche, una pressione fiscale che schiaccerebbe anche l'incredibile Hulk (l'omone verde, non a caso), il contribuente italiano, questo essere mitologico che incuriosisce i naturalisti darwiniani per la sua capacità di adattamento e sopravvivenza nei climi estremi, si prepara ad affrontare l'ultima sfida. Quale? La riforma fiscale del governo giallo-verde, il compromesso carioca (ma tutto tricolore) tra Salvini e Di Maio. Cosa sta succedendo? Seguite il titolare di List.
05
Accordo nel governo sulla pax fiscale
Dopo tensioni, non vengo (Di Maio) e non vengo io (Salvini), alla fine la riunione del governo per preparare il decreto fiscale è iniziata alle 16 o giù di lì. Tutti a Palazzo Chigi dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Presenti i vicepremier-litiganti Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Cinque Stelle e Lega hanno deciso di complicarsi la vita su questioni nominalistiche e come spesso capita al di là della sostanza. Con un condono tombale avrebbero risolto la questione e avviato una nuova stagione (previa riforma fiscale). Invece gli adepti di Di Maio non digeriscono la parola "condono" e la Lega non vuole provvedimenti che diventino punitivi nei confronti dei ceti produttivi del Nord che rappresenta.
L'accordo è arrivato come da copione - chi credeva il contrario non ha compreso la natura del Governo Frankenstein - e Salvini in una nota ha detto che "dopo averlo dimostrato sull'immigrazione e la sicurezza, anche su temi economici continuiamo a mantenere le promesse con gradualità e coraggio. Fornero, flat tax, Equitalia: anche su questi temi siamo il cambiamento". Attendiamo come sempre di vedere i provvedimenti nel dettaglio. Sembra confermata a questo punto la quota 100 per la pensione, mentre sulla pace fiscale fonti pentastellate fanno sapere che sarà possibile integrare la base imponibile fino ad un massimo del 30 per cento in più rispetto alle somme già dichiarate, con un tetto massimo di 100 mila euro. Vi sarebbe il via libera anche alla norma sull'arresto degli evasori che, messa così, sembra un provvedimento da stato di polizia e andrà spiegata di dritto e di rovescio. Tutte queste norme presentate così sono acqua gassata e non proprio di grande qualità per molti aspetti, vanno visti provvedimenti scritti.
Il rischio del cocktail è quello che ha sintetizzato Renato Brunetta: "Comunque vada, quella sulla cosiddetta pace fiscale sarà una sconfitta della Lega prima ancora che dei 5 Stelle. I 5 Stelle perdono se la pace fiscale passa nella forma condonatoria per cui la Lega spinge e che sarebbe anche giusta se fosse accompagnata da una vera rivoluzione delle regole fiscali per il futuro. La Lega però perde in entrambi i casi: se il condono non passa, perché sarà sempre più evidente come su tutto ciò che riguarda l’economia è succube dei 5 Stelle; se il condono passa, perché il gettito verrà usato per coprire gli aumenti di spesa previdenziale e assistenziale, rendendo definitivamente impossibile abbassare la pressione fiscale nel prossimo triennio”. La questione esiste, ma nelle considerazioni di Brunetta manca un dettaglio: il Movimento Cinque Stelle deve restituire alla Lega il via libera a parecchi provvedimenti, primo fra tutti quello dei vitalizi e poi proprio il reddito di cittadinanza. Ancora una volta, il giallo e il verde devono trovare il modo di marciare uniti. Verso dove? Le elezioni europee di maggio 2019.
***
Come chiudiamo questo numero di List? Abbiamo parlato di economia, commercio e tasse. Restiamo sul pezzo, c'è un triangolo da tenere d'occhio sul radar. Come quello della Bermude. Sparisce tutto.
06
Il TRIAngolo
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il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.