19 Ottobre
Differenze e diffidenze. Francia e Italia in Europa
L'Aspen Forum Italia/Francia. L'intervento del Commissario europeo all'Economia Pierre Moscovici, le lezioni della crisi economica che è diventata una crisi politica dell'Unione. L'intervento del titolare di List sullo spazio geopolitico di Roma e Parigi: Nord, Mediterraneo, Atlantico. Il "passo indietro" necessario per non far deragliare l'Ue, la battaglia tra Europeisti e Sovranisti
Stamattina all'Aspen Institute Italia, a Roma, si è svolto il primo Aspen Forum Italia/Francia. Giulio Tremonti e Jean-Luc Allavena hanno presieduto le due sessioni sui temi rispettivamente della geopolitica e dei dossier bilaterali tra Roma e Parigi; Marta Dassù ha guidato la sessione finale con l'intervento del sottosegretario allo Sviluppo economico, Michele Geraci, e del Commissario Ue per l'economia, Pierre Moscovici.
La collaborazione italo-francese durante il forum è stata definita necessaria per dare una risposta alle "varie spinte disgregatrici oggi presenti in Europa" che "richiedono una stretta collaborazione italo-francese, con il coinvolgimento della Germania, per rilanciare le riforme necessarie a rendere più efficaci le strutture della Ue". Francia e Italia "hanno naturalmente priorità nazionali, ma anche responsabilità e interessi comuni sia in ambito europeo che transatlantico che vanno dai necessari progressi su aspetti decisivi della riforma dell'euro-zona, a una maggiore cooperazione industriale anche in tema di difesa e sicurezza", sottolinea una nota dell'Aspen. "Si è in presenza di una sorta di shock geopolitico che sta colpendo l'Europa con nuovi equilibri globali dai contorni incerti (con rischi per la coesione stessa della Ue) e di una rivoluzione tecnologica in atto: diventa allora indispensabile ragionare in chiave sistemica e la collaborazione italo-francese è un tassello necessario per farlo".
Moscovici nel suo intervento ha aperto una riflessione sulle "lezioni" che sono giunte dalla crisi economica e le risposte date dall'Unione europea. Ecco un passaggio del suo intervento (qui potete scaricare il testo integrale):
La crisi economica ha fatto sprofondare questo meraviglioso Paese, l'Italia, in un periodo buio, dal quale non è ancora del tutto uscito. L'economia italiana sta andando meglio ma è allo stesso tempo segnata da un'esplosione di ineguaglianze sociali tra regioni, tra categorie sociali, tra generazioni. Lo scarto tra ricchi e poveri si allarga e raggiunge il triste record di primo paese europeo...
Stamattina all'Aspen Institute Italia, a Roma, si è svolto il primo Aspen Forum Italia/Francia. Giulio Tremonti e Jean-Luc Allavena hanno presieduto le due sessioni sui temi rispettivamente della geopolitica e dei dossier bilaterali tra Roma e Parigi; Marta Dassù ha guidato la sessione finale con l'intervento del sottosegretario allo Sviluppo economico, Michele Geraci, e del Commissario Ue per l'economia, Pierre Moscovici.
La collaborazione italo-francese durante il forum è stata definita necessaria per dare una risposta alle "varie spinte disgregatrici oggi presenti in Europa" che "richiedono una stretta collaborazione italo-francese, con il coinvolgimento della Germania, per rilanciare le riforme necessarie a rendere più efficaci le strutture della Ue". Francia e Italia "hanno naturalmente priorità nazionali, ma anche responsabilità e interessi comuni sia in ambito europeo che transatlantico che vanno dai necessari progressi su aspetti decisivi della riforma dell'euro-zona, a una maggiore cooperazione industriale anche in tema di difesa e sicurezza", sottolinea una nota dell'Aspen. "Si è in presenza di una sorta di shock geopolitico che sta colpendo l'Europa con nuovi equilibri globali dai contorni incerti (con rischi per la coesione stessa della Ue) e di una rivoluzione tecnologica in atto: diventa allora indispensabile ragionare in chiave sistemica e la collaborazione italo-francese è un tassello necessario per farlo".
Moscovici nel suo intervento ha aperto una riflessione sulle "lezioni" che sono giunte dalla crisi economica e le risposte date dall'Unione europea. Ecco un passaggio del suo intervento (qui potete scaricare il testo integrale):
La crisi economica ha fatto sprofondare questo meraviglioso Paese, l'Italia, in un periodo buio, dal quale non è ancora del tutto uscito. L'economia italiana sta andando meglio ma è allo stesso tempo segnata da un'esplosione di ineguaglianze sociali tra regioni, tra categorie sociali, tra generazioni. Lo scarto tra ricchi e poveri si allarga e raggiunge il triste record di primo paese europeo per numero di poveri con 10 milioni di persone che non riescono a far fronte a spese impreviste a pagare l'affitto o addirittura a curarsi. È imperativo rompere la spirale di ineguaglianze e affrontare al più presto queste divergenze crescenti in seno ai paesi e tra gli stati.
Nella prima sessione, intitolata "Italia e Francia tra Europa e Atlantico: priorità nazionali e responsabilità comuni", il discorso introduttivo è stato affidato al titolare di List. Quello che segue è un testo espanso dell'intervento. Buona lettura.
Differenze e diffidenze
Siamo in una situazione paradossale, segno che il sottosopra della storia è compiuto.
La Francia che è sempre stata sovranista è diventata europeista. Nessuno ci crede. Tutti pensano che il suo europeismo sia la sovranità della Francia sull’Europa.
L’Italia che è sempre stata europeista si scopre sovranista. Nessuno ci crede. E questo può diventare un problema grave - lo è già - con l’attuale maggioranza che è al governo.
Mai come oggi le fondamenta dell'Unione europea sono pericolanti. La sabbia scorre nella clessidra, il voto di maggio 2019 per il rinnovo del Parlamento di Strasburgo si avvicina e lo scenario della battaglia è il seguente:
1. Europeisti chiusi in trincea che difendono l'Unione hic et nunc come una cosa buona in sè, senza analisi di scenario, come se la storia fosse in stato di quiete e non una potente forza trasformatrice in rapidissimo movimento;
2. Sovranisti con la baionetta inastata che gridano alla rivoluzione - come non evocare qui la presa della Bastiglia e dopo vedremo anche perché è quanto mai opportuno farlo - e trascinano la piazza contro la burocrazia di Bruxelles.
Entrambe le fazioni sono affette dal virus della negazione.
Gli Europeisti negano che l'Unione abbia bisogno di una profonda riforma (e dopo vedremo come, abbiamo una proposta) e procedono con la teoria di un'espansione della sovrastruttura (la cosiddetta governance, termine mutuato dall'organizzazione aziendale che già ne indica i limiti) e contrazione della struttura (gli stati nazionali) senza porre in discussione questo schema;
I Sovranisti negano l'importanza dell'istituzione europea, immaginano di poter abbattere i forum di cooperazione, agitano la bandiera nazionale, non propongono un'alternativa (per ora non c'è) e si muovono su un terreno se volete elementare (ma efficace sul piano della comunicazione) di First my country e not in my backyard.
La realtà è che è finita un'era e le ragioni in fondo qui le conoscete tutti. È tornata la storia. Non era finita con la profezia di Fukuyama. Si è conclusa anche un'era della globalizzazione.
Guardate questo grafico sulle misure che hanno innalzato barriere al commercio mondiale. Questa storia non è cominciata con Trump (di cui parleremo a breve).
Viviamo in una società accelerata e compressa, con un rate d'intensità sconosciuto nella storia. Nel suo ciclo dell'eterno ritorno questa accelerazione parte dalla cavalleria napoleonica e arriva fino ai flash crash di Wall Street. La rivoluzione galoppa.
Le barriere innalzate sul commercio sono culminate con la politica di Trump nella cosiddetta guerra dei dazi. Non c’è niente di nuovo, è dalla prima seduta del Congresso del 1789 che l’America discute e usa come strumento politico le tariffe. Quello che è nuovo nella politica del container è che non ha containment. Trump ha firmato un accordo per un nuovo Nafta con il Messico e il Canada, ma va avanti nella battaglia con la Cina (che guarda caso oggi fa segnare la crescita più bassa dal 2009: + 6.5 per cento) e la partita dell’Europa - come sempre - è tutta basata sull’interesse della Germania. Questo movimento di placche sta spostando l’Europa verso l’Eurasia. L’esito di questo processo di sbilanciamento verso Est sarà una frammentazione dell’Unione, ne abbiamo già i segnali evidenti, vedere alla voce Ungheria e Polonia, e soprattutto cercare sulla mappa dove passano gli oleodotti e gasdotti di oggi e di domani.
Siamo in uno scenario fatto di accelerazione tecnologica, spersonalizzazione dell’individuo e riemersione dell’identità nazionale.
George Steiner nel suo libro Nel castello di Barbablù ricorda lo smarrimento, la rottura del pastorale silenzio dell'Europa tra il 1789 e il 1815 quando ovunque si vedevano passare le baionette della fanteria francese e quando Hegel scriveva la sua Fenomenologia sentiva la notte il rumore sordo degli stivali della scorta di Napoleone che passava per andare alla battaglia di Jena. La storia accelerava.
Hartmut Rosa nel suo libro Social Acceleration ci ricorda che viviamo nel tempo del flash crash, di una distribuzione asimmetrica dell'accelerazione che diventa disparità, disfunzionalità e de-sincronizzazione. Il qui e ora, diventa ovunque e ieri per la velocità e intensità delle interconnessioni. Il passaggio dall'amore per il movimento alla legge dell'accelerazione.
Filosofia, storia e tecnologia. Non cito l’economia al primo posto perché - pur essendo importante - da sola non ci aiuta a capire l'accelerazione degli eventi a cui abbiamo assistito negli ultimi due anni.
- La Brexit arriva nell'isola d'Inghilterra con il governo conservatore di David Cameron che aveva dato un segno positivo alla crescita;
- Donald Trump arriva in un'America che aveva superato la crisi economica con Barack Obama;
- Alternative für Deutschland arriva in Germania nonostante la locomotiva tedesca viaggi al massimo, con il minimo di disoccupazione dai tempi della riunificazione. Il voto della ricca Baviera è là, dice tutto. E tra poco si voterà in Assia;
- Macron arriva come una risposta dell'élite francese all'ascesa di una destra che ha trovato un elemento narrativo non nell'economia ma nell'immigrazione;
- Il nazionalismo dell'Europa orientale nasce in paesi che hanno beneficiato dei contributi dell'Unione alla crescita e ha profonde ragioni storiche e culturali;
- La crisi costituzionale della Spagna - dove Sanchez è già in difficoltà e sta nascendo un partito sovranista - è un problema dell'autonomia iberica e non dell'economia, la Catalogna è la regione più ricca della Spagna;
- La crisi della Svezia non è il crac di un sistema economico, ma di un modello di inclusione dello straniero che alla fine ha rivelato i limiti dell'utopia senza radici.
Che cosa è tutto questo? Il contrappasso di quello che Roberto Calasso nel suo libro L'innominabile attuale chiama l'uomo cosmopolita: senza confini, senza patria, universale, spersonalizzato, omogeneizzato.
Questo processo di sradicamento finisce per alimentare la reazione contraria: ri-territorializzazione, bisogno della patria, riscoperta della nazione.
Italia e Francia in questo scenario giocano sulla scacchiera geopolitica in più dimensioni: quella Europea continentale (proiettata verso Nord), quella Mediterranea (proiettata verso Sud), quella dell'Atlantico che guarda all'America. In ognuna di queste sfide in questo momento siamo in una condizione lose lose, sempre perdente, perché ogni mossa è condizionata dall'idea che l'architettura dell'Europa sia intoccabile, immutabile e - come dice Mario Draghi, presidente della Bce, riferendosi all’Euro - "irreversibile". Non è vero. Non si può pensare di ignorare la storia: sono caduti imperi che sembravano destinati all'eternità. Carlo V d'Asburgo diceva che sul suo impero non tramontava il sole. È tramontato tutto il suo impero. A pochi passi da noi c'è il Colosseo, quello è rimasto, il grandioso impero romano no. Arrivarono quelli che - ieri come oggi - si chiamavano barbari.
L'Europa rischia seriamente di finire in una situazione caotica e noi qui abbiamo il dovere di dirlo in tutta franchezza.
Le dimensioni di cui parlavo poco fa sono spazi, intesi nel senso schmittiano del termine. Carl Schmitt vide chiaramente la crisi che oggi è (quasi) arrivata al suo compimento: "Non puo esserci Ordnung (ordinamento) mondiale senza Ortung (localizzazione), cioè senza un'adeguata, differenziata suddivisione dello spazio terrestre". Questo spazio primario per noi è l'Unione europea? No, quello è l'ordinamento (Ordnung), per farlo funzionare serve la localizzazione (Ortung), la nazione. Sono elementi fondamentali che ci aiuteranno nelle conclusioni.
Lo spazio europeo oggi vede la ricostruzione di una Lega dei paesi del Nord sul piano commerciale, economico, ma il fattore che ha maggior impatto è - ancora una volta - ideale, c’è una contrapposizione da Nord a Sud, verso lo spazio Mediterraneo. Lo riassumo con l’immagine di Lutero contro il Papato. Quando Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, cita il Faust di Goethe in un suo discorso sulla politica monetaria, evocando Mefistofele e la creazione del denaro, traccia un netto confine culturale. La storia si diverte a giocare a dadi e spesso ama ricomparire con nuove vesti e antiche lezioni.
Francia e Italia fanno parte dell'uno e dell'altro spazio, sentono la forza magnetica del Nord ma non possono che tuffarsi nel Mediterraneo, siamo di fronte a una complessità che ha bisogno di analisi e nuovi modelli di scenario. La realtà è che insieme alla storia è tornata la geografia. La Germania e gli altri paesi del Nord non hanno uno sbocco nel Mare Nostrum.
Il banco di prova della geografia e della storia noi lo abbiamo sull'immigrazione e sulla Libia. Sette anni dopo le primavere arabe e la caduta del colonnello Gheddafi, siamo punto e a capo.
Il dibattito sull'immigrazione lo conosciamo: dato per scontato l'elemento di un Mediterraneo che è confine del Sud Europa, dovrebbe discenderne un impegno comune nel contrasto all'immigrazione clandestina. Siamo lontanissimi da tutto questo. E poi sarebbe sufficiente? O l'Europa dovrebbe sollevare lo sguardo dalla carta nautica e guardare all'Africa? Noi pensiamo che la Libia non sia un problema di voto oggi o domani - viste le condizioni materiali, meglio domani e qui c'è un disaccordo tra Italia e Francia - né che si possa pensare di fare nation building (di questo stiamo parlando) solo con la leva del petrolio e della moneta della Banca centrale libica. Distribuire denaro non basta a costruire la pace in un paese tribale dove l’entità statuale è una finzione.
L'Africa ha bisogno di un intervento europeo coordinato, robusto sul piano finanziario e della progettazione, non post-colonialista, ma fortemente antagonista rispetto a quello che ha messo in campo la Cina, vera minaccia per i nostri interessi nel Mediterraneo. Sono diminuiti gli sbarchi, bene, ma cosa abbiamo fatto per l'Africa? Qualcuno di voi ricorda come sono andate le cose tra Italia e Francia quando il governo Gentiloni decise la missione in Niger? Non c'è stata cooperazione, ma competizione tra le parti e non sempre corretta. Il problema dell'Africa è di fronte a noi. Parigi rivendica la sua influenza, il suo passato. Anche l'Italia e la Libia fanno parte di questo capitolo. Ancora una volta, è la storia a imprimere una direzione.
Qualcuno dirà che su questo si sono già espressi in molti, che è tutto work in progress. Vero, ma basta dare un'occhiata ai dati dell'Onu per capire che finora è stato fatto poco e che la Libia è un problema di cui non si conosce l'esito: nel 2011 c'era il piano A (far cadere Gheddafi) ma non c'era il piano B (come sostituirlo). Certo, il sogno della democrazia, le primavere arabe, tutto bellissimo. Ma chi tra noi può affermare qui che la Libia di oggi è migliore di quella di ieri? Nessuno. E siamo certi che la Libia debba restare unita? O forse è il caso di pensarla in termini diversi, con più coraggio e realismo? Qual è la risposta corale di Roma e Parigi? Siamo divisi, non è un bello spettacolo. Ritroviamoci.
Il Mediterraneo fa emergere un soggetto ieri vicino e oggi mai così lontano: gli Stati Uniti d'America. Cari amici, si è chiuso un ciclo. E anche qui assistiamo alla competizione tra Francia e Italia per il primato del rapporto con la Casa Bianca, nella speranza di trarne un dividendo nelle relazioni transatlantiche e naturalmente nello spazio Mediterraneo che è stato abbandonato dall’America. Macron manda i suoi cacciabombardieri in Siria con il Pentagono. L’Italia ottiene dalla Casa Bianca un “primato sul Nord Africa”. So What?
L’America di Trump è un altro mondo. E non è vero che è completamente nuovo. Affonda le sue radici nel fiume carsico del jacksonismo. Qui va fatto un passaggio chiave sulla transizione energetica, il primo fattore di cambiamento dello scenario economico contemporaneo. La politica americana e le relazioni con Washington non hanno svoltato con l'amministrazione Trump, ma ben prima. E la prima ragione di questa svolta è da ricercare nella rivoluzione dello shale oil e shale gas che ha dato agli americani un'autonomia energetica che prima non avevano. Gli Stati Uniti diventeranno leader nella produzione di petrolio e gas in pochi anni, questi sono i numeri dell'Agenzia internazionale per l’Energia:
Questa transizione energetica dice che oggi gli attori in campo in grado di cambiare la curvatura dello spazio geopolitico sono quelli che hanno la mano posata sul rubinetto del gas:
Questo è il nuovo ordine mondiale del futuro: Stati Uniti, Russia, Africa (leggere alla voce Cina), Australia, Medio Oriente (leggere alla voce Arabia Saudita e Iran). L'Europa non c'è. C'è la Germania che manda avanti il progetto North Stream 2 con la Russia. La Casa Bianca è contraria. Parigi e Roma che cosa hanno da dire in proposito?
L'Europa non è più il centro strategico del gioco americano per motivi che sono evidenti a tutti, ma nessuno vuole accettare. Neppure il fatto che i rapporti tra Stati Uniti e Russia siano al livello più basso dal crollo del Muro ci salverà dal declino di questa relazione: First America non è uno slogan, è una realtà. Si potrebbe obiettare che la Nato è il "lucchetto" che tiene insieme la catena Atlantica, mi pare utopistico immaginare un deal basato sull'assunto che l'Alleanza è per sempre. Non ci crede più neppure il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg. Mi pare che i fatti vadano in direzione contraria, basta vedere come e dove si muove il mercato della Difesa.
All'Europa - e alla stessa America - serve un nuovo Atlantic Deal, un patto non rifondativo, ma completamente nuovo. Se dobbiamo fare da soli, come ha detto Trump, allora siamo noi che dobbiamo prendere l'iniziativa e mettere Washington prima di tutto di fronte alla sua realtà. Le mani libere della Casa Bianca, devono essere anche quelle dell'Europa. C'è una sproporzione di forza? Sul piano militare certamente, ma sull'economia l'Eurozona ha la sua forza. Non riesce a farsi valere perché - e siamo al paradosso - gli europeisti in realtà fanno tutti un gioco nazionale. Parliamo di commercio, alziamo anche noi la bandiera dei dazi alla dogana, ma non c'è nessuna politica industriale e sull'innovazione si va in rigoroso disordine sparso.
Brexit, come dimenticarla? Qualche giorno fa sulla FAZ è stato pubblicato un commento durissimo contro la Commissione europea accusata di chiedere tanto a Londra, ma di non concedere niente. Immagino che sappiate a quanto ammonta il surplus commerciale della Germania con il Regno Unito: 47 miliardi di euro nel 2017. Il secondo dopo quello di Berlino con l’America. Con la Francia sono 41 miliardi. E con l’Italia sono 9.6 miliardi.
Difesa, politica industriale comune nei settori strategici, immigrazione, energia. Piano piano, come vedete, stiamo anche elencando una serie di cose che deve fare l'Europa. Per questo è necessaria, per questo va ripensata.
Le differenze e diffidenze nazionali sono davanti a noi tutti. Io non sono francese, voi non siete italiani, voi avete Voltaire e noi abbiamo Machiavelli, voi vi immergete nelle pagine del grandioso Victor Hugo noi abbiamo il sublime Dante. Siamo tutti europei e tuttavia questo non è più sufficiente a fare di noi una famiglia che lotta per un ideale comune. Ci sono differenze e diffidenze.
Il ritorno dell'idea di nazione, della politica dell'identità, quel fattore materiale immanente che un grande sardo, un uomo della mia terra, Emilio Lussu, chiamava "la terra sotto i piedi", sono un fatto che non evapora negandolo. I partiti populisti non spariranno perché le presunte classi colte si sentono migliori. Tutte le rivoluzioni - e quella che abbiamo in Italia lo è tanto da rappresentare il laboratorio per il resto d'Europa, dove i fatti stanno emergendo come isole vulcaniche - sono un'incognita, ma pensare di addomesticare la rivoluzione in corso agitando la clava e ricordando che esiste lo spread è un esercizio che funziona sulle pagine dei giornali, non nella realtà. Se si va allo scontro, vinceranno loro.
Il vecchio compagno Lenin si sarebbe chiesto: che fare?
Bisogna "tornare indietro" per andare avanti. Tornare indietro significa salvare l'Europa dall'ideologia élitaria dell'Europeismo, mantenere viva l'Unione e sintonizzarla con la storia, evitarne il letale deragliamento ad opera di classi dirigenti che - suppongo in buona fede - hanno un serio problema di lettura della contemporaneità.
I populisti non spariranno. Siamo di fronte a un processo di sostituzione di un'élite con un'altra élite. Qualcuno pensa che Salvini e Di Maio non possano mai esserlo. Si sbaglia. I vuoti si riempiono. Nuove classi dirigenti emergono. Qualcuno pensa che una crisi di governo oggi in Italia sarebbe perfetta per salvare i vecchi Volkspartei, i partiti popolari, e riprendere il cammino. Si sbaglia. Qualcun altro immagina una camicia di forza per questi movimenti, c'è perfino chi pensa che lo spread possa far sparire il fantasma populista. Si sbaglia.
Come dicevo all'inizio, siamo di fronte a un deficit di lettura della contemporaneità. Nessuno di noi qui pensa che l'Europa sia da abbattere, ma la realtà ci impone uno sguardo franco, severo, perfino brutale: l'Unione è a rischio e la soluzione è quella di "tornare indietro”, accettare realisticamente la prospettiva di un federalismo virtuoso dell’Unione dove non esistono cessioni a tappe forzate di sovranità nazionale, ma si costruiscono forum di cooperazione rafforzata sui temi chiave e luoghi di espressione democratica - guardate i dati di Eurobarometro alla domanda su come funziona la democrazia in Europa - che facciano riprendere all’Unione il cammino per cui era stata immaginata. L’Europa dei popoli che nega il popolo è destinata a soccombere. Qui desideriamo tutti che viva bene e a lungo.
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quel momento, l'Utente ha diritto a continuare a fruire del proprio Abbonamento. La disdetta non dà invece
diritto ad
alcun rimborso per eventuali periodi non goduti per scelta dell'Utente.
3.5 In caso di mancato esercizio della disdetta, il rinnovo avverrà al medesimo costo della transazione
iniziale, salvo
che il Fornitore non comunichi all'Utente la variazione del prezzo dell'Abbonamento con un preavviso di
almeno 30 giorni
rispetto alla data di scadenza. Se, dopo aver ricevuto la comunicazione della variazione del prezzo,
l'Utente non
esercita la disdetta entro 24 ore dalla scadenza, l'Abbonamento si rinnova al nuovo prezzo comunicato dal
Fornitore.
3.6 Il Fornitore addebiterà anticipatamente l'intero prezzo dell'Abbonamento subito dopo ogni rinnovo sullo
stesso
strumento di pagamento in precedenza utilizzato dall'Utente ovvero sul diverso strumento indicato
dall'Utente attraverso
l'area riservata del proprio account personale.
4. Recesso DEL CONSUMATORE
4.1 L'Utente, ove qualificabile come consumatore – per consumatore si intende una persona fisica che agisce
per scopi
estranei all'attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta, ha
diritto di
recedere dal contratto, senza costi e senza l'onere di indicarne i motivi, entro 14 giorni dalla data di
attivazione
dell'Abbonamento acquistato.
4.2 L'Utente può comunicare la propria volontà di recedere, inviando al Fornitore una comunicazione
esplicita in questo
senso mediante una delle seguenti modalità:
mediante raccomandata a.r. indirizzata alla sede del Fornitore;
per email al seguente indirizzo help@newslist.it;
4.3 Ai fini dell'esercizio del recesso l'Utente può, a sua scelta, utilizzare questo modulo
4.4 Il termine per l'esercizio del recesso si intende rispettato se la comunicazione relativa all'esercizio
del diritto
di recesso è inviata dall'Utente prima della scadenza del periodo di recesso.
4.5 In caso di valido esercizio del recesso, il Fornitore rimborserà all'Utente il pagamento ricevuto in
relazione
all'Abbonamento cui il recesso si riferisce, al netto di un importo proporzionale a quanto è stato fornito
dal Fornitore
fino al momento in cui il consumatore lo ha informato dell'esercizio del diritto di recesso; per il calcolo
di tale
importo, si terrà conto dei numeri o comunque dei contenuti fruiti e/o fruibili dal consumatore fino
all'esercizio del
diritto di recesso. Il rimborso avverrà entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione di recesso sullo
stesso
mezzo di pagamento utilizzato per la transazione iniziale.
4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.