7 Novembre
Il crollo della ragione
A Ischia una scossa del quarto grado fa due morti e 2600 sfollati. Tutto a posto? No, è il paese del permesso edilizio che si sbriciola. Segue polemificio. Trump aumenta le truppe in Afghanistan. Noi, l'America e la guerra in casa. La Grande Muraglia dell'auto in Cina
Due morti e 2600 sfollati. A Ischia, in pochi minuti di sussulto. Morire e perdere la casa per una scossa del quarto grado. Questa è la fragilità (materiale e morale ) del nostro paese. È la realtà che, ancora una volta - inutilmente ieri oggi e anche domani - ci richiama a una cosa sconosciuta ai più: la responsabilità. Due fratellini sono stati estratti vivi dalle macerie (nella foto Ansa, sopra, il salvataggio di un bambino), i vigili del fuoco hanno fatto il loro solito eroico lavoro. E poi? C'è la sentenza dei geologi: "Crolli, evacuazioni e vittime potrebbero essere attribuite alle costruzioni abusive". Dichiarazione del ministro di turno, oggi è Graziano Delrio, e anche questa già sentita: "Italia fragile da mettere in sicurezza. E presto". Che assordante novità, quale rivelazione. Altro dal chiacchierificio post-disastro? Ma certo, i sindaci dell'isola: "Falso collegare i danni all'abusivismo". Todos caballeros nel Belpaese. Oh, naturalmente non finisce qui, cribbio, c'è anche la polemica tra geologi, quelli che non era 3.6, quelli che è stata sottostimata, quelli che era 4, quelli che era uno sciame e forse no. Solo un dettaglio: era già crollato tutto, con o senza il sismografo. E le case crollano con una scossa di quella magnitudo perché sono costruite male. Non importa, domani è un altro giorno ed è sempre zuffa-Italia.
E poi c'è questo strano governo, sospeso in una bolla d'irrealtà, intermittente, una macchina che rallenta ogni decisione, tentenna, strepita, s'appisola, tranne quando bisogna fare qualcosa che si suppone porti voti. E naturalmente c'è l'opposizione che fa l'ariete e cerca di sfondare quello che non è più sfondabile perché ridotto a ectoplasma, lo Stato. Guardate le immagini di Amatrice, degli altri centri colpiti, sono ancora giganteschi cumuli di macerie, montagne di materiale che non ha mai visto una ruspa...
Due morti e 2600 sfollati. A Ischia, in pochi minuti di sussulto. Morire e perdere la casa per una scossa del quarto grado. Questa è la fragilità (materiale e morale ) del nostro paese. È la realtà che, ancora una volta - inutilmente ieri oggi e anche domani - ci richiama a una cosa sconosciuta ai più: la responsabilità. Due fratellini sono stati estratti vivi dalle macerie (nella foto Ansa, sopra, il salvataggio di un bambino), i vigili del fuoco hanno fatto il loro solito eroico lavoro. E poi? C'è la sentenza dei geologi: "Crolli, evacuazioni e vittime potrebbero essere attribuite alle costruzioni abusive". Dichiarazione del ministro di turno, oggi è Graziano Delrio, e anche questa già sentita: "Italia fragile da mettere in sicurezza. E presto". Che assordante novità, quale rivelazione. Altro dal chiacchierificio post-disastro? Ma certo, i sindaci dell'isola: "Falso collegare i danni all'abusivismo". Todos caballeros nel Belpaese. Oh, naturalmente non finisce qui, cribbio, c'è anche la polemica tra geologi, quelli che non era 3.6, quelli che è stata sottostimata, quelli che era 4, quelli che era uno sciame e forse no. Solo un dettaglio: era già crollato tutto, con o senza il sismografo. E le case crollano con una scossa di quella magnitudo perché sono costruite male. Non importa, domani è un altro giorno ed è sempre zuffa-Italia.
E poi c'è questo strano governo, sospeso in una bolla d'irrealtà, intermittente, una macchina che rallenta ogni decisione, tentenna, strepita, s'appisola, tranne quando bisogna fare qualcosa che si suppone porti voti. E naturalmente c'è l'opposizione che fa l'ariete e cerca di sfondare quello che non è più sfondabile perché ridotto a ectoplasma, lo Stato. Guardate le immagini di Amatrice, degli altri centri colpiti, sono ancora giganteschi cumuli di macerie, montagne di materiale che non ha mai visto una ruspa fin dalla notte di quella scossa terribile nel centro Italia. E oggi c'è Ischia. E c'è una frase del presidente del Consiglio nazionale dei Geologi, Francesco Pedulo, che non consente vie d'uscita: "Si è parlato di tante cose dall'informativa alle popolazioni alle lezioni nelle scuole, dal fascicolo del fabbricato alle assicurazioni sui fabbricati, dal rifinanziamento della carta geologica a quello per la micro-zonazione sismica fino alla necessità di abbattere le case abusive, come ribadito ieri anche dal ministro Delrio. Tante chiacchiere, ma un anno dopo non è stato fatto quasi nulla". Ouch.
Che si fa, cari partitanti? Si continua con questa storia che passano i governi e restano i calcinacci, i funerali e le dichiarazioni di buona volontà contraddette dai fatti? E voi, cari italiani, continuate a mettere mattoni dove non si può e ottenere permessi per costruire dove la terra fa i suoi millenari respiri? Un paese dove tutti sono colpevoli è un luogo che trasforma tutto in non colpevole vostro onore. Il disonore istituzionale elevato a sistema di vita. Fino alla prossima disgrazia. Il terremoto non si può prevedere, ma l'incoscienza invece si vede benissimo. Il titolare di List si ferma qui, meglio chiudere il taccuino, è inutile mettere altro inchiostro dove c'è solo polvere.
01
Noi, l'America (e la guerra)
Donald Trump ieri in Virginia ha annunciato una nuova strategia per l’Asia e un aumento delle truppe in Afghanistan. Parlando di fronte ai soldati della base di Fort Myer, a Arlington, il presidente americano ha di fatto smantellato la dottrina Obama (c’era una dottrina?) e cambiato radicalmente anche quello che aveva dichiarato durante la campagna presidenziale: gli Stati Uniti non solo resteranno in Afghanistan, ma aumenteranno la loro pressione militare sui talebani e sul Pakistan, il buco nero della regione. Trump prova a cambiare spartito. Ce la farà?
Gli Stati Uniti tornano all’uso dell’hard power e abbandonano il soft power? E’ un problema di bilanciamento degli strumenti. Il Pentagono e la Cia con Obama hanno dispiegato una guerra con i droni e blitz di forze speciali che non ha cambiato di un millimetro lo scenario sul terreno: i talebani continuano a controllare intere zone dell’Afghanistan e la situazione è andata via via peggiorando. In poche parole: gli Stati Uniti dopo 15 anni di campagna militare rischiano di perdere la guerra a causa dell’inconsistenza della strategia militare di Obama. Il Commander in Chief è rimasto seduto ad aspettare Godot, mentre i talebani guadagnavano di nuovo terreno.
Anthony Cordesman, uno dei più stimati esperti di strategia del Center for Strategic and International Studies di Washington, il 2 agosto scorso ha ammonito l’amministrazione Trump sull’urgenza di una decisione con un memo impressionante, eccone una sintesi fatta dal titolare di List:
- Nei primi sei mesi del 2017 gli strike mensili dell’Air Force sono stati 86, contro i 51 al mese del 2016, un lieve aumento, ma niente rispetto al passato;
- Gli obiettivi nemici colpiti sono passati da 340 nel 2012 a 197 nel 2014, fino a soli 79 nel 2015, per poi risalire a 111 nel 2016 e a 272 nel 2017;
- Le sortite della Coalizione nel 2012 erano pari a 165 al mese, nel 2014 erano scese a 95;
- Le operazioni di sorveglianza e riconoscimento erano 2.911 nel 2012, 2.750 nel 2014, 1.640 nel 2016 e 1.482 nel 2017.
Se c’è un modo per perdere una guerra è questo: lasciare che le cose vadano così, in una sorta di limbo dove i talebani hanno (ri)guadagnato terreno. E’ la verità sulla dottrina militare dell’amministrazione Obama.
L’annuncio di Trump a Arlington dovrà essere verificato sul campo di battaglia, ma è chiaro che di questo passo gli americani perderanno il controllo di una situazione già in bilico. A Obama era stato sconsigliato vivamente dagli analisti il disimpegno sul campo in Afghanistan, ma l’allora presidente non aveva alcuna strategia, se non quella di espandere la guerra con i droni, arma letale, ma di scarsa efficacia quando devi trovare un talebano in una grotta. E’ andata com’era prevedibile e Trump di fatto si ritrova a ricominciare la guerra. Le ragioni sono sempre nei numeri piantati come chiodi da Cordesman, eccoli:
- Gli Stati Uniti oggi hanno sul terreno circa 8.400 soldati, piazzati a controllare (si fa per dire) Kabul, Kandahar, Bagram e Jalalabad. L’esercito afghano non è addestrato a sufficienza e fin dal primo taglio di truppe da parte di Obama fu chiaro ai militari sul campo che sarebbe stato impossibile non solo guadagnare terreno, ma mantenere quello conquistato al prezzo di molte vite umane;
Cordesman cita il report dell’autorità americana che vigila il nation building in Afghanistan, la lettura è sconvolgente e sul taccuino del titolare di List sono rimasti impressi alcuni numeri che gettano una luce sinistra sul futuro della guerra e sull’operato dell’amministrazione Obama, una cecità di cui il popolo afghano sta pagando le conseguenze.
Il documento comincia con una frase lapidaria: la ricostruzione in Afghanistan non è libera da rischi, l’Afghanistan resta un paese pericoloso. Quanto? Il report ricorda che il 31 maggio di quest’anno un attentato vicino al Palazzo presidenziale ha ucciso 150 persone, ferendone centinaia. Il palazzo presidenziale, non un sobborgo della capitale, centrato in pieno da un camion imbottito di esplosivo dai terroristi talebani. Cosa controllano le forze di Kabul? Nonostante tutto la ricostruzione del paese continua e i contributi al fondo internazionale di assistenza e ricostruzione sono importanti. Chi paga? Ecco un quadro nel grafico qui sotto:
Ma il problema della sicurezza è gigantesco. Ecco lo scenario drammatico riassunto in due grafici. Il primo è quello sugli attacchi terroristici:
Hanno superato di gran lunga il livello di quattro anni fa. Il secondo grafico è sul territorio effettivamente controllato. Ben tre milioni di afghani vivono in aree controllate completamente dai terroristi delle varie fazioni talebane.
Sono queste le ragioni che hanno indotto - seppur in ritardo rispetto alle raccomandazioni fatte dagli analisti - l’amministrazione Trump ha rimettere boots on the ground in Afghanistan. E’ un fatto di grande importanza che non sembra scalfire l’Europa. Siamo sempre nello scenario di Marte e Venere raccontato da Robert Kagan nel suo libro "Of Paradise and Power":
E siamo sempre nella condizione descritta da una frase attribuita a Henry Kissinger: “L’Europa? Un gigante economico, un nano politico, un verme militare”. L’Afghanistan in mano ai talebani è una minaccia per tutti noi. "Noi", questa parola un tempo definiva l’Occidente, oggi è la rappresentazione di due mondi in crisi e in rotta di collisione. È la storia degli imperi, nascono e muoiono. La fine delle potenze coloniali europee fu sostituita dal ruolo dell’America, da Clinton in poi - nonostante la parentesi delle campagne militari di Bush - questo ruolo si è andato affievolendo, fino a lasciare il campo libero ai terroristi islamici in gran parte del Medio Oriente e del Sud Est Asiatico. Trump cambierà il corso di questa storia? Non lo sappiamo. Abbiamo di fronte a noi una reazione dell’Anglosfera, il suo distacco dall’Europa continentale, la lacerazione della relazione Transatlantica, plasticamente rappresentata dalla crisi di identità - e dunque di missione - della Nato. L’Afghanistan è il banco di prova di Trump come Commander in Chief e - come sappiamo - non sarà l’unico, perché il Pacifico ribolle e la minaccia nucleare della Corea del Nord mette gli Stati Uniti di fronte al tragico dilemma del First Nuclear Strike. Una condizione sfiorata solo una volta, nel 1963, durante la crisi dei missili di Cuba.
Viviamo tempi interessanti. Forse troppo. Tutto questo è figlio della storia, quella che non si insegna più a scuola e men che meno quella che ci riguarda da vicino. Il titolare di List ha chiesto a Daniela Coli di fare una galoppata nell’ascesa e nel declino degli imperi. Salite in sella, è una corsa incredibile.
02
Nascita, declino (e rinascita) degli Imperi
Siamo al tramonto dell’Occidente, per dirla con Spengler? Intanto, non è la prima volta che l’Occidente declina e crolla, basta pensare all’impero romano, la prima versione dell’Occidente. Dalle sue rovine nacquero nuove nazioni e imperi. L’Occidente britannico ha dominato il mondo per 500 anni, insieme agli imperi europei. Per 500 anni è esistita l’anglo-globalizzazione e un ordine mondiale relativamente stabile fino al 1914. Adesso stiamo vivendo la crisi dell’Occidente americano. Non solo per le tante guerre perse degli Stati Uniti dal Vietnam a quelle di Afghanistan e Iraq, e poi con le arab spring di Obama che hanno balcanizzato Africa e Medio Oriente, ma perché in Europa e in America è in crisi il melting pot, il modello su cui si fonda la repubblica americana. In Europa, dove si è tentato di gestire il caos prodotto dall’esplosione demografica africana con l’immigrazione, seguendo il modello del melting pot, le città europee sono continuo oggetto di attentati da parte di immigrati di origine africana o araba, mentre in America si assiste a una guerra civile fredda razziale. Gli europei chiudono i confini. Dopo Brexit, Macron, la chiusura del Brennero e dei confini francesi, le posizioni del gruppo di Visegrad, l’Ue sta evaporando e si delineano alleanze bilaterali tra nazioni, basti pensare al nuovo importante rapporto tra il Regno Unito e la Spagna di Felipe VI.
La Gran Bretagna proietta il futuro sul Commonwealth, rafforza le alleanze con alcune nazioni europee che hanno avuto imperi importanti. In America ci si divide tra chi vorrebbe più lavoro per gli americani invece che per cinesi e nuovi migranti, e chi invece ritiene questa politica razzista, mentre la Nord Corea, alleato della Cina, minaccia gli Stati Uniti di attacco nucleare. Gli americani sono pragmatici, sanno con Roosevelt che power is right e di dovere molto alla fortuna di essere difesi da due oceani, ma l’ideologia americana è fondata sul mito dell’exceptionalism e la vittoria nella Seconda guerra mondiale, la rivincita sul Vecchio Continente, da cui i coloni americani erano fuggiti, ha rafforzato il mito dell’eccezionalità. Dopo il Vietnam gli studenti afroamericani iniziarono la rivolta contro la cultura europea razzista, colonialista e imperialista e chiesero corsi e dipartimenti di African Studies. Dopo le guerre perse in Afghanistan e in Iraq , Obama mentre abbracciava i musulmani e africani, con le arab springs ha tentato la dissoluzione del Sykes-Picot, la fine degli stati nazionali arabi e africani, un tentativo neocoloniale che ha destrutturato Africa e Medio Oriente.
Come ha più volte ripetuto Niall Ferguson, autore nel 2003, di Empire: How Britain Made the Modern World, gli inglesi avevano letto abbastanza storia romana per sapere che non basta abbattere la statua di Saddam per iniziare il nation building. Occorre inviare personale civile amministrativo, avere medici, ingegneri, scienziati, disposti a vivere per decenni lontano da casa. Avere giovani laureati pronti a vivere per anni del deserto o in India per imparare i dialetti arabi e indiani: giovani con una passione straordinaria per l’Oriente. I giovani americani non vogliono vivere lontano da casa, vogliono gestire hedge fund o diventare amministratori delegati. Gli Stati Uniti spendono dieci volte più della Russia per il budget militare, ma perdono le guerre. Sono Colossus, dice Ferguson nel 2004, convinti di scoprire sempre nuove Apple da fare assembleare ai cinesi, ma la locomotiva americana è lanciata contro un muro.
Per molti storici britannici gli americani non vennero a combattere in Europa per salvare l’impero britannico e gli imperi europei, ma per rimpiazzarli. Agli americani interessava l’Africa del Nord, l’Africa araba, in genere riferita all’area Medio Oriente. Nel 1957 Nixon fece un viaggio in Africa e informò Eisenhower del pericolo che l’Egitto di Nasser, rafforzato dalla crisi di Suez, si espandesse in Nord Africa. La crisi di Suez segnò la fine del colonialismo anglo-francese. Agli americani non interessava l’Africa sub-sahariana: Nixon e Kissinger consideravano strategica l’Africa australe per la posizione cruciale tra Oceano Atlantico e Indiano, e non misero mai in discussione i regimi di apartheid. John Kennedy inaugurò una politica fortemente ostile al colonialismo europeo, come Truman, rilanciando l’opposizione tra mondo libero e mondo dell’oppressione. Kennedy protettore dei neri nacque quando nel 1957 attaccò in Senato Eisenhower per non avere appoggiato la rivolta algerina contro i francesi. Kennedy era un sedicente terzomondista, interessato solo al contenimento della Russia sovietica, e nella tragedia del Congo contò solo che le miniere di uranio del Katanga non finissero in mano ai russi. In Africa Kennedy e gli altri presidenti americani chiesero basi missilistiche in cambio di aiuti economici, senza curarsi troppo dei leader che mettevano al potere. Lo stesso Obama, il primo presidente americano di padre kenyota, non discendente da schiavi, è stato una delusione per l’Africa per la guerra contro Gheddafi, su cui i leader africani contavano per la realizzazione di una valuta africana legata al dinaro libico.
Il rapporto tra l’America e britannici, francesi, olandesi, belgi, portoghesi, spagnoli, non fu idilliaco durante la decolonizzazione. Nel 1961 la Francia garantì l’indipendenza a tutte le colonie sub-sahariane e 5 anni dopo il Regno Unito lasciò tutte le colonie sub-sahariane. Nel 1947 la Gran Bretagna aveva lasciato l’India e nel 1948 la Palestina. Tra il 1960 e il 1963 i britannici lasciarono 17 colonie, oltre a Sudan, Gold Coast e Malesia lasciate tra il ’48 e il 59. Nel 1948 il Regno Unito varò il British Nationality Act, la legge con cui accordava la cittadinanza britannica a ogni cittadino di un paese indipendente del Commonwealth. Il ritiro dall’impero dei britannici non ebbe guerre devastanti come quella di Algeria e d’Indocina per i francesi, o dei belgi per il Congo, ma non fu neppure così tranquillo come viene descritto dagli storici inglesi. Dopo Empire di Ferguson, sono usciti in Gran Bretagna due libri importanti sul ruolo fondamentale dell’intelligence durante la decolonizzazione: Empire of Secrets di Calder Walton del 2012 e The Defense of the Realm di Christopher Andrew del 2009. La Gran Bretagna uscì in bancarotta dalla guerra, ma con un’intelligence moderna. Churchill aveva vinto la guerra e perso la pace. L’intelligence fu in grado di fornire informazioni sui leader nazionalisti, la maggior parte dei quali studiava a Londra, in genere alla LSE.
Gli inglesi erano diventati esperti a intercettare e decodificare segnali, distribuire e individuare spie, diffondere informazioni false e a depistare gli agenti nemici. Si allearono spesso con i rivali di un tempo: francesi, belgi, olandesi. Per Calder Walton la maggiore minaccia per il Regno Unito e l’impero britannico in Africa non venne dalla Russia sovietica, ma dal sionismo. Israele entrò velocemente nel gioco africano. Dalla fine degli anni ’50 agli anni ’70 Israele organizzò una grande campagna diplomatica in Africa e inviò migliaia di esperti negli stati indipendenti per dare assistenza tecnologica. Intellettuali ebrei e africani, come ha rilevato Dan V. Segre nel 1980 subivano simile fascino e frustrazione per la cultura occidentale. Tipico il rapporto tra Franzt Fanon, sostenitore della rivolta algerina, autore dei Dannati della terra, pubblicato per primo in Italia nel 1961 da Einaudi, e l’ebreo tunisino francese Albert Memmi. Per gli inglesi la perdita della Palestina fu lo scacco peggiore. L’Italia che aveva perso tutte le colonie con la sconfitta del ’45, fu terzomondista antibritannica e antifrancese. Appoggiò la rivolta algerina e, come ha rivelato Giuseppe Parlato, uomini della Decima Mas aiutarono le navi che portavano i sionisti in Israele, molti fascisti lavorarono per decenni per lo Stato di Israele e per l’attentato sionista all’ambasciata britannica a Roma del 31 ottobre 1946, l’esplosivo fu fornito dai fascisti. Mentre negli anni ’60 e ’70 la politica italiana dei governi di centrosinistra si concentrò a sostenere i palestinesi, fino alla crisi di Sigonella nel 1985 con gli Stati Uniti, una crisi che ebbe ripercussioni anche sulla fine della prima repubblica.
L'evento che ha cambiato la storia del Medio Oriente e anche dell’Africa fu la rivoluzione iraniana di Khomeini del 1979. In questa rivoluzione un ruolo importante fu giocato dalla Bbc persiana. Come rivela Baqer Moin, iraniano esperto di Islam, immigrato a Londra e giornalista della Bbc, autore nel 1999 di una delle più documentate biografie su Khomeini, la Bbc persiana trasmise sempre tutti i discorsi di Khomeini sia quando era esiliato in Iraq, sia a Parigi, durante la presidenza Giscard d’Estaing. Come capì Foucault, inviato a Teheran dal Corriere della Sera, si trattava di una rivoluzione religiosa, che si opponeva all’America e alla Russia sovietica. Lo Scià era convinto che Khomeini fosse un agente britannico e telefonò più volte alla Bbc per chiedere di sospendere la trasmissione dei discorsi dell’Ayatollah, che registrati in cassette, riprodotti dagli altoparlanti, produssero la mobilitazione delle folle iraniane, la fuga dello Scià, e l’accoglienza trionfale al ritorno a Teheran su un aereo francese.
Quale sia il giudizio sulla rivoluzione islamica di Khomeini, essa cambiò la mentalità di arabi e africani musulmani. In generale, fu alla base della sconfitta dell’Urss in Afghanistan, della fine dell’impero sovietico, di Bin Laden e delle sconfitte in Afghanistan e in Iraq degli americani. La crisi finanziaria del 2007 e la globalizzazione hanno aggravato la crisi dell’Occidente americano, perché hanno provocato la povertà dei lavoratori e delle classe medie americane ed europee per creare e arricchire la middle class cinese e dei paesi dove hanno delocalizzato le imprese americane e d europee.
La vittoria di Trump in America è nata proprio dalla risposta ai dimenticati della globalizzazione, ma anche da fattori culturali, la paura dell’uomo bianco americano di perdere l’America. Sono stati fattori culturali, oltre che politici, anche quelli che hanno prodotto la Brexit e la vittoria di Macron. Soprattutto va tenuto conto che l’Occidente americano uscito dalla Seconda guerra mondiale non è più funzionale agli interessi americani, perché l’America non è più in grado di fare il gendarme del mondo, né è più adeguato a quelle di nazioni come la Gran Bretagna e la Francia, ex potenze coloniali con legami importanti con l’Africa, il Medio Oriente, senza contare il Commonwealth britannico. Al G20 di Amburgo (qui potete scaricare il file pdf della dichiarazione finale, annotato dal titolare di List, ndr) Macron ha sottolineato la necessità di pianificazione familiare e di controllo delle nascite per l’Africa e l’iniziativa di aprire hotspot per le domande di asilo in Francia in Libia “con o senza l’Unione europea”. A Londra la Spagna di Felipe VI ha affrontato la questione Gibilterra con i britannici, anche in questo caso, rapporto bilaterale, senza la mediazione Ue.
Dovremo quindi abituarci a ripensare l’Occidente e a capire che stiamo entrando in una nuova fase di alleanze fra nazioni, e per l’Italia non sarà facile, come si è visto già nella questione libica. Continuare però a ignorare la crisi dell’Occidente americano, che è anche una crisi dell’Ue, non ci aiuterà molto.
Che splendida galoppata! Il titolare di List vi aveva avvisato, si corre sul dorso della Storia. Un viaggio intenso, denso, immenso. Daniela Coli ha questo passo da amazzone che comprime i decenni e li mostra come visioni improvvise. Chi di voi non ha udito il tempo sferragliare, tuonare con i colpi di cannone, farsi e disfarsi, guerra e pace? Un pezzo di bravura e analisi storica, un graffio sublime. Questa è l'essenza di List. Che si fa ora? Scendiamo dal cavallo e saliamo in automobile, c'è uno spazio di futuro che ci attende. Seguite il titolare di List. Vrooom!
03
La Grande Muraglia dell'automobile
Quale sarà il futuro del gruppo Fiat-Chrysler? La domanda ci riguarda da vicino - tutto quello che leggete su List ha un impatto sulle nostre vite, anche gli eventi che vi sembrano lontanissimi - e l'interesse dei cinesi di Great Wall per il marchio Jeep (e non solo) apre la porta dell'Oriente, là dove si sta forgiando il futuro con il ferro, il fuoco, la tecnologia e un fiume di denaro. Davvero FCA ha un domani a Pechino? Certamente, tutti si stanno proiettando dove un miliardo di persone sta diventando classe media e scende dalla bicicletta per prendere l'auto. La Cina è nel pieno della sua rivoluzione industriale, ma è fatta di salti tecnologici: il governo cinese sta spingendo l'auto elettrica e tutte le compagnie automobilistiche stanno progettando la (ri)conversione della loro produzione. In pochi anni questa rivoluzione avrà un'intensità e una rapidità colossale. Sono i numeri, lo sviluppo economico, la diffusione degli asset di ricchezza e la demografia a comandare. Sulla scacchiera i pezzi si muovono con un'energia incontrastabile: un continente vecchio, l'Europa; un titano sempre più ricco e iper-popolato, la Cina; una potenza tecnologica in cerca di nuovi spazi nel Pacifico, gli Stati Uniti; un continente perduto con un tasso di natalità stellare e un'età media di meno di vent'anni, l'Africa; il sub-continente indiano che marcia a passo di carica verso il suo futuro produttivo e hi-tech. Questo è il mondo che ci circonda, connesso e disconnesso, in bilico tra prosperità e fame.
È in questo paesaggio che la mobilità si sta trasformando e presto ne avremo un assaggio concreto, elettrizzante. Tutti stanno correndo sulla strada aperta da Elon Musk con Tesla. Sergio Marchionne è di fronte a un passaggio delicato: trovare un alleato, espandere il mercato, lanciarsi nello sviluppo dell'auto elettrica. Ecco perché la Cina è un passaggio obbligato: il salto tecnologico è là, dannatamente concreto e inesorabile. Automotive News sostiene che il gruppo Fiat-Chrysler non ha una visione del futuro. E' una forzatura, ma è vero che la scelta s'avvicina, che la sabbia nella clessidra si sta esaurendo e Marchionne ha un appuntamento con la sua biografia: lascerà il gruppo FCA nel 2018. Questo è il passaggio delicato. E la porta cigola per la famiglia Agnelli. Trovarne uno come lui, mission impossible. Marchionne ci stupirà come fece quando arrivò alla Fiat, la salvò dal fallimento e con una spettacolare operazione finanziaria la condusse all'acquisto di un mito della manifattura americana, Chrysler? L'uomo è di una tenacia senza pari, la sua biografia è un concerto classico d'archi, fiati e rulli di tamburi. Non la conoscete? Allora leggete un capitolo estratto da un libro del titolare di List, "Tutte le volte che ce l'abbiamo fatta" (Mondadori), scoprirete la figura unica di Marchionne: il manager "Imported from Chieti". Scaricate qui il pdf e buona lettura.
04
22 agosto. L'auto di Roosevelt
Nel 1902 Theodore Roosevelt è il primo Presidente degli Stati Uniti a viaggiare in automobile.
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Gli Utenti, inoltre, potranno opporsi al trattamento dei dati personali che li riguardano.
- Aggiornamenti
La Privacy policy del Sito potrà essere soggetta a periodici aggiornamenti.
Termini e condizioni di vendita dei servizi di abbonamento
I presenti termini d'uso disciplinano la fornitura digitale del servizio in abbonamento (di seguito,
il"Servizio" o
l'"Abbonamento") a List nelle diverse formule di volta in volta disponibili. Il Servizio è fornito da List
S.r.l., con
sede in Via Ferdinando di Savoia, 3 - 00196 Roma P. IVA 14403801005, iscritta al registro delle imprese di
Roma, numero
di iscrizione RM/1518421 (di seguito, il "Fornitore").
Il Servizio è rivolto esclusivamente a utenti maggiorenni. (di seguito, l'"Utente" o gli "Utenti").
List è il servizio digitale che fornisce agli Utenti contenuti editoriali, giornalistici e informativi di
qualità;
maggiori informazioni su List sono disponibili navigando sul sito internet https://newslist.it/ (di seguito,
il "Sito").
Il Servizio è disponibile in abbonamento via web a partire dal Sito, nonché attraverso l'applicazione List
(di seguito,
l'"Applicazione") per dispositivi mobili con sistema operativo IOS 11.0 o successivi e Android 6.0 o
successivi.
Il costo dei dispositivi, delle apparecchiature e della connessione internet necessari per la fruizione del
Servizio non
è ricompreso nel Servizio e si intende a carico dell'Utente.
1. Caratteristiche del Servizio
1.1 Il Servizio ha ad oggetto la fruizione in abbonamento dei contenuti editoriali della testata List.
L'Abbonamento è
disponibile esclusivamente in formato digitale; resta quindi espressamente esclusa dal Servizio la fornitura
dei
contenuti in formato cartaceo.
1.2 Il Servizio è a pagamento e comporta il pagamento di un corrispettivo a carico dell'Utente (con le
modalità previste
nel successivo articolo 5).
1.3 L'Utente può scegliere tra diverse formule a pagamento per la fruizione del Servizio; il costo, la
durata, le
modalità di erogazione e gli specifici contenuti di ciascun pacchetto sono specificati nella pagina di
offerta
pubblicata su https://newslist.it/fe/#!/register ovvero all'interno dell'Applicazione. Il contenuto
dell'offerta deve
intendersi parte integrante dei presenti termini d'uso e del connesso contratto tra il Fornitore e l'Utente.
2. Acquisto dell'abbonamento
2.1 Ai fini dell'acquisto di un Abbonamento è necessario (i) aprire un account List; (ii) selezionare un
pacchetto tra
quelli disponibili; (iii) seguire la procedura di acquisto all'interno del Sito o dell'Applicazione,
confermando la
volontà di acquistare l'Abbonamento mediante l'apposito tasto virtuale. L'Abbonamento si intende acquistato
al momento
della conferma della volontà di acquisto da parte dell'Utente; a tal fine, l'Utente accetta che faranno fede
le
risultanze dei sistemi informatici del Fornitore. La conferma vale come espressa accettazione dei presenti
termini
d'uso.
2.2 L'Utente riceverà per email la conferma dell'attivazione del Servizio, con il riepilogo delle condizioni
essenziali
applicabili e il link ai termini d'uso e alla privacy policy del Fornitore; è onere dell'Utente scaricare e
conservare
su supporto durevole il testo dei termini d'uso e della privacy policy.
2.3 Una volta confermato l'acquisto, l'intero costo dell'Abbonamento, così come specificato nel pacchetto
acquistato,
sarà addebitato anticipatamente sullo strumento di pagamento indicato dall'Utente.
2.4 Effettuando la richiesta di acquisto dell'Abbonamento, l'Utente acconsente a che quest'ultimo venga
attivato
immediatamente senza aspettare il decorso del periodo di recesso previsto al successivo articolo 4.
2.5 Per effetto dell'acquisto, l'Utente avrà diritto a fruire del Servizio per l'intera durata
dell'abbonamento;
l'Utente, tuttavia, non può sospendere per alcun motivo la fruizione del Servizio durante il periodo di
validità
dell'Abbonamento.
3. DURATA, DISDETTA E RINNOVO DELL'ABBONAMENTO
3.1 L'Abbonamento avrà la durata di volta in volta indicata nel pacchetto scelto dall'Utente (per esempio,
mensile o
annuale).
3.2 L'Abbonamento si rinnoverà ciclicamente e in modo automatico per una durata eguale a quella
originariamente scelta
dall'Utente, sino a quando una delle Parti non comunichi all'altra la disdetta dell'Abbonamento almeno 24
ore prima del
momento della scadenza. In mancanza di disdetta nel termine indicato, l'Abbonamento è automaticamente
rinnovato.
3.3 L'Utente potrà esercitare la disdetta in ogni momento e senza costi attraverso una delle seguenti
modalità:
seguendo la procedura per la gestione dell'Abbonamento all'interno del proprio profilo utente sia sul Sito
che
nell'Applicazione;
inviando una mail al seguente indirizzo: help@newslist.it.
3.4 Gli effetti della disdetta si verificano automaticamente alla scadenza del periodo di abbonamento in
corso; fino a
quel momento, l'Utente ha diritto a continuare a fruire del proprio Abbonamento. La disdetta non dà invece
diritto ad
alcun rimborso per eventuali periodi non goduti per scelta dell'Utente.
3.5 In caso di mancato esercizio della disdetta, il rinnovo avverrà al medesimo costo della transazione
iniziale, salvo
che il Fornitore non comunichi all'Utente la variazione del prezzo dell'Abbonamento con un preavviso di
almeno 30 giorni
rispetto alla data di scadenza. Se, dopo aver ricevuto la comunicazione della variazione del prezzo,
l'Utente non
esercita la disdetta entro 24 ore dalla scadenza, l'Abbonamento si rinnova al nuovo prezzo comunicato dal
Fornitore.
3.6 Il Fornitore addebiterà anticipatamente l'intero prezzo dell'Abbonamento subito dopo ogni rinnovo sullo
stesso
strumento di pagamento in precedenza utilizzato dall'Utente ovvero sul diverso strumento indicato
dall'Utente attraverso
l'area riservata del proprio account personale.
4. Recesso DEL CONSUMATORE
4.1 L'Utente, ove qualificabile come consumatore – per consumatore si intende una persona fisica che agisce
per scopi
estranei all'attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta, ha
diritto di
recedere dal contratto, senza costi e senza l'onere di indicarne i motivi, entro 14 giorni dalla data di
attivazione
dell'Abbonamento acquistato.
4.2 L'Utente può comunicare la propria volontà di recedere, inviando al Fornitore una comunicazione
esplicita in questo
senso mediante una delle seguenti modalità:
mediante raccomandata a.r. indirizzata alla sede del Fornitore;
per email al seguente indirizzo help@newslist.it;
4.3 Ai fini dell'esercizio del recesso l'Utente può, a sua scelta, utilizzare questo modulo
4.4 Il termine per l'esercizio del recesso si intende rispettato se la comunicazione relativa all'esercizio
del diritto
di recesso è inviata dall'Utente prima della scadenza del periodo di recesso.
4.5 In caso di valido esercizio del recesso, il Fornitore rimborserà all'Utente il pagamento ricevuto in
relazione
all'Abbonamento cui il recesso si riferisce, al netto di un importo proporzionale a quanto è stato fornito
dal Fornitore
fino al momento in cui il consumatore lo ha informato dell'esercizio del diritto di recesso; per il calcolo
di tale
importo, si terrà conto dei numeri o comunque dei contenuti fruiti e/o fruibili dal consumatore fino
all'esercizio del
diritto di recesso. Il rimborso avverrà entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione di recesso sullo
stesso
mezzo di pagamento utilizzato per la transazione iniziale.
4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.