11 Novembre

La piazza di Torino e la separazione nel governo

Le visioni del mondo di Lega e Cinque Stelle sono in rotta di collisione. A Torino ieri si è consumato un fatto che ricorda la marcia dei quarantamila della Fiat. Innovazione, industria, grandi opere dividono le due forze della maggioranza. Salvini può trarne vantaggio a breve, ma nel lungo periodo corre il rischio di subire i contraccolpi di una politica incerta sulle leve del futuro. Dopo il voto europeo, dovrà decidere che fare dell'alleanza

 

Il laboratorio politico italiano è di straordinaria importanza, stiamo assistendo a un passaggio di storia accelerata e compressa dove la cronaca si manifesta con bagliori improvvisi.  Ieri ne abbiamo visti due molto significativi: l'assoluzione della Raggi a Roma e la piazza colma a Torino contro l'amministrazione Appendino. 

Il primo bagliore, il verdetto di innocenza per Virginia Raggi, ha messo la parola fine su una vicenda kafkiana, un caso politico e non giudiziario. L'assoluzione del sindaco Raggi è giusta sul piano del diritto (non c'è falso ideologico, resta la promozione del fratello di Marra) e leva ogni alibi all'amministrazione grillina, impone anche la fine del suo immobilismo. 

Il fatto che le precedenti amministrazioni fossero rasoterra, non significa avere l'autorizzazione a scavare, a pensare che a Roma sia "normale" assistere al festival dei sorci sui cassonetti della spazzatura colmi da giorni, ai bus che bruciano e ormai non fa più notizia, all'anarchia nelle municipalizzate, al festival dell'ingorgo sulle strade, a un'assenza di decoro urbano indegna per la Capitale della terza economia d'Europa. Qui non c'è alcuna assoluzione. E non vale dire "e ma gli altri...". Gli altri erano pessimi, i Cinque Stelle sono stati votati per essere migliori. E per ora non lo sono. 

Le reazioni di Di Maio e Di Battista, le parole volgari ("sciacalli", "pennivendoli", "puttane") e le minacce ai giornalisti e agli editori sono la conferma di un problema che avanza nel Movimento Cinque Stelle, la sua dimensione illiberale e totalitaria. Il fatto che ci siano giornali e cronisti che applicano il pregiudizio morale nei confronti dei Cinque Stelle,  non giustifica affatto la loro reazione: usare un linguaggio scurrile e minacciare un intervento legislativo sul settore dell'editoria è grave perché si usa il potere politico come una clava. Funzionano così i regimi tirannici, non quelli liberali. 

Roma è città...


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