15 Novembre
Come sarebbe un governo della Lega. Senza Cinque Stelle
A tavola con un americano, arriva la domanda: "Perché la Lega non governa con il centrodestra? Dovrebbe farlo". Lorenzo Castellani risponde immaginando il programma di un esecutivo a guida leghista. Ecco cosa accadrebbe
di Lorenzo Castellani
Mentre ordina una carbonara in una osteria di un antico quartiere romano circondato da alberi e palazzi umbertini Michael, giovane storico americano, chiede notizie del governo italiano. Tra una forchettata e l'altra illustro come posso, ed evitando sofisticazioni incomprensibili agli stranieri, forze e debolezze politiche del governo. Nella semplicità pragmatica degli anglosassoni il mio collega pone una domanda a bruciapelo: "Perché la Lega, se è così in crescita, non licenzia il Movimento 5 Stelle e prova a governare da sola? Magari ricomponendo un centrodestra che fa una modesta opposizione?"
Spiazzato, decido che è necessario un escamotage. Propongo un gioco di fantasia: la macchina del tempo. Michael accetta divertito mentre tracanna vino rosso.
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Mettiamo le lancette avanti di un anno: è un bel giorno autunnale del 2019. L'Italia ha appena affrontato le elezioni e la coalizione di centrodestra, guidata dalla Lega, ha vinto. Dopo le Europee di maggio 2019, in cui i partiti populisti hanno nuovamente occupato gran parte della scena elettorale, i due partner di governo hanno scelto di separarsi. Il guadagno di consensi di Matteo Salvini è stata la chiave di volta per chiudere l'esperienza giallo-verde: la Lega ha capito che i tempi erano maturi per riunire la coalizione di centrodestra e prendersi l'esecutivo; mentre il Movimento 5 Stelle, che ha subito una flessione elettorale di quasi dieci punti percentuali, ha compreso che il partner leghista rischiava di oscurare eccessivamente il suo contributo all'azione di governo drenando consensi e che l'opposizione di sinistra si stava riorganizzando mettendo il partito al centro di una pericolosa strettoia. Meglio tornare al voto, rischiando di perdere l'esecutivo, ma mettendosi al riparo da un calo elettorale prolungato che poteva rivelarsi fatale. Il Movimento è tornato ad essere la prima forza d'opposizione al nuovo governo di destra-centro, a guida leghista. Le altre...
di Lorenzo Castellani
Mentre ordina una carbonara in una osteria di un antico quartiere romano circondato da alberi e palazzi umbertini Michael, giovane storico americano, chiede notizie del governo italiano. Tra una forchettata e l'altra illustro come posso, ed evitando sofisticazioni incomprensibili agli stranieri, forze e debolezze politiche del governo. Nella semplicità pragmatica degli anglosassoni il mio collega pone una domanda a bruciapelo: "Perché la Lega, se è così in crescita, non licenzia il Movimento 5 Stelle e prova a governare da sola? Magari ricomponendo un centrodestra che fa una modesta opposizione?"
Spiazzato, decido che è necessario un escamotage. Propongo un gioco di fantasia: la macchina del tempo. Michael accetta divertito mentre tracanna vino rosso.
***
Mettiamo le lancette avanti di un anno: è un bel giorno autunnale del 2019. L'Italia ha appena affrontato le elezioni e la coalizione di centrodestra, guidata dalla Lega, ha vinto. Dopo le Europee di maggio 2019, in cui i partiti populisti hanno nuovamente occupato gran parte della scena elettorale, i due partner di governo hanno scelto di separarsi. Il guadagno di consensi di Matteo Salvini è stata la chiave di volta per chiudere l'esperienza giallo-verde: la Lega ha capito che i tempi erano maturi per riunire la coalizione di centrodestra e prendersi l'esecutivo; mentre il Movimento 5 Stelle, che ha subito una flessione elettorale di quasi dieci punti percentuali, ha compreso che il partner leghista rischiava di oscurare eccessivamente il suo contributo all'azione di governo drenando consensi e che l'opposizione di sinistra si stava riorganizzando mettendo il partito al centro di una pericolosa strettoia. Meglio tornare al voto, rischiando di perdere l'esecutivo, ma mettendosi al riparo da un calo elettorale prolungato che poteva rivelarsi fatale. Il Movimento è tornato ad essere la prima forza d'opposizione al nuovo governo di destra-centro, a guida leghista. Le altre opposizioni affannano anche perché tra i cinque stelle si è fatta strada la "linea sociale" interpretata da Alessandro Di Battista. Quella che era la sinistra è oramai appaltata ai grillini.
L'Italia, dunque, ha un governo di centrodestra. E per la prima volta Silvio Berlusconi vi recita una parte minoritaria. Cosa succederà alle politiche varate con la legge di bilancio dell'anno precedente? Il reddito di cittadinanza viene immediatamente ridotto ad una platea molto meno vasta di quella precedente. I miliardi da 10 passano a 3, destinati solamente ai veri indigenti. Le altre riforme di matrice pentastellata vengono fermate: la riforma della prescrizione viene arrestata così come una riforma della giustizia volta a dare maggiori poteri alla magistratura. Ciò che resta, seppure con dei correttivi a ribasso, è l'abbassamento dell'età pensionabile, unica politica su cui maggioranza e opposizioni sembrano essere d'accordo. Sull'immigrazione continua la linea della fermezza: i porti restano chiusi. Le risorse che dovevano essere impiegate per il reddito di cittadinanza vanno in parte per l'implementazione del decreto sicurezza, in parte sull'accelerazione dei rimpatri, in parte sulla riduzione del carico fiscale delle imprese. La legge di bilancio 2020 ha una linea chiara, scevra dai pesi e contrappesi di quelli di quest'anno stabiliti dalla strana alleanza del 2019. I margini sul bilancio restano ristretti ma il governo leghista ha priorità ben chiare: abbassare le tasse e rilanciare gli investimenti pubblici. Tutte le risorse vengono concentrate in queste due direzioni con piccole-medie imprese al centro della manovra, semplificazione radicale della normativa sugli appalti, rilancio delle grandi opere. La gara per la realizzazione della TAV viene bandito e nuovi progetti infrastrutturali varati. I rapporti con le banche migliorano rispetto all'esecutivo precedente: non ci sono più le uscite dure di Di Maio contro l'operato dei grandi istituti finanziari, si è avviata una nuova stagione di fusioni tra grandi e piccole banche, la finanza settentrionale guarda con media benevolenza al nuovo esecutivo grazie al lavoro dei leghisti di lungo corso. Lo stesso vale per la Confindustria che torna a vedere politiche non ostative verso le imprese. D'altronde uno dei primi atti del governo leghista è stata la cancellazione del Decreto Dignità e il ripristino di maggiore flessibilità contrattuale. Alitalia verrà ceduta ad altre compagnie aree private: non è una svendita ma un atto necessario perché i contribuenti non intendono pagare ancora per una società in perenne perdita. I vaccini restano obbligatori, il sistema di detrazioni rivisto a favore delle famiglie con figli, una politica industriale protezionista nei confronti delle medie e grandi imprese italiane viene avviata per rispondere agli "assalti" dei francesi. Sul fronte della politica estera continuano le ambivalenze, animate dallo spirito di Pratica di Mare, con buoni rapporti tanto con la Russia di Putin che con gli Stati Uniti di Trump. Le spese militari, tagliate per l'accordo con il Movimento 5 Stelle, vengono ripristinate ed incrementate. Sono necessarie per controbilanciare presenza ed iniziative della Francia in Libia.
Con l'Unione Europea i rapporti continuano ad essere a corrente alternata, ma lo spostamento a destra del Partito Popolare Europeo ha stemperato le tensioni su questioni come l'immigrazione e lo sfruttamento pieno della regola al del 3 per cento sul deficit per finanziare investimenti pubblici. La linea della disciplina fiscale continua, il debito pubblico resta un grave problema ma il governo ha organizzato una operazione di maquillage: un taglio di 10 miliardi di sprechi dell'amministrazione pubblica, l'apertura di alcune delle nuove importanti gare d'appalto alle aziende di tutta Europa, piani per l'acquisto di BTP da parte dei cittadini. L'ala anti-euro della Lega è stata silenziata, i suoi fautori remunerati con posti di responsabilità in cambio di una linea più accomodante. Lo spread è ancora oscillante tra i 230 e i 300 punti e l'andamento futuro dipenderà dal funzionamento delle riforme leghiste che non sono poi molto diverse da quelle delle destre che governano in quasi tutta Europa.
***
Stop. Le lancette tornano al presente. Di Maio è ancora vicepremier, a Palazzo Chigi Conte e Casalino lavorano spalla a spalla, Salvini batte il territorio e guida la ruspa. Non sappiamo se lo scenario fantapolitico sopra descritto si realizzerà mai poiché le variabili istituzionali, elettorali, casuali sono davvero troppe. Così come non è affatto certo che le politiche di un nuovo governo di centrodestra possano essere quelle indicate. È uno scenario possibile, ma oggi non probabile. Certamente non è vero, come scrivono alcuni osservatori, che i due alleati di governo sono uguali soltanto perché un accordo li unisce. Una parte di esso, quella leghista, sembra avere più chiara la carta delle priorità del Paese ed avere una maggiore misura della realtà. Imprese, lavoro, fisco, finanza e opere pubbliche sono le faglie su cui potrebbe consumarsi la rottura: reale o fittizia che sia, perché gli arcana imperii della politica lasciano sempre spazio alla dissimulazione. Affrontare una crisi di governo, anche dopo aver incassato consensi importanti come alle Europee 2019 e nelle varie elezioni locali, è sempre complicato ma, in queste condizioni, potrebbe valerne la pena. Per la Lega quanto, seppure in misura minore, per il Movimento 5 Stelle. Ciò che è lampante oggi è l'impossibilità di portare avanti per troppo tempo un programma politico che non consente né manovre ampie né la possibilità di stilare delle priorità. L'esecutivo è costretto a fare troppo e, quindi, riesce a fare troppo poco. I due partiti devono acquisire la consapevolezza che siamo in un regime transitorio, emergenziale, ma che è necessario a breve tornare in un nuovo scenario di bipolarismo imperfetto. Un rischio, ma anche una necessità per chi ambisce a governare davvero il paese.
Michael assume una espressione determinata, con gli occhi semichiusi ed un sorriso appena accennato. "That's an interesting scenario!" chiosa, mentre ordina con un cenno un tremendo cappuccino post pasto. Andrebbe più o meno così, con il governo leghista, escluse sorprese dello scenario globale che dipendono più dal tuo paese che dal mio. Sorride, vedremo, per ora c'è Trump saldo alla Casa Bianca e l'Italia è nella lista dei partner privilegiati. Ci alziamo, saluti, ultime battute scherzose. "Ah Lorenzo, Lega you should do it. As soon as possibile. Ciao my friend!".
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di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.