8 Novembre
Capolinea a Termini
Lo sgombero è un flop istituzionale. Corto-circuito alla stazione. Raggi accusa il Viminale, nessuno risponde. Dov'è Minniti? Giordano Bruno Guerri: "Tutto approda a Termini". Ciao, sono Harvey. Passaggio in India,
Che cosa è successo a Termini? Abbiamo visto le immagini: fiamme e idranti, poliziotti e migranti. E poi? Centinaia di rifugiati lasciati per strada nel centro della Capitale, mutanti che in un giorno sono passati dalla condizione di rifugiati con la protezione internazionale a vagabondi senza nessuno status, se non quello di zombie, il prodotto di una giornata in cui lo Stato non è riuscito a fare rispettare le sue leggi e ha dimenticato quelle che ha sottoscritto con la comunità internazionale.
Siamo al surreale che si impossessa del presente e lo catapulta in una dimensione nella quale senso e contro-senso si fondono fino a formare una materia che impiastra tutto e alimenta la paura, lo smarrimento. È Blob, una macchina narrativa impazzita che mette insieme il rumore, il grottesco, l’anarchia, lo spezzatino dei social network, il tramonto della ragione e il trionfo del nulla.
Lo sgombero del palazzo di via Curtatone - occupato non da ieri, ma dal 2013, nella totale amnesia della sinistra che allora governava Roma - è la metafora dell’incapacità dello Stato di applicare le regole prima di tutto su se stesso. Il palazzo andava restituito ai privati, i rifugiati sistemati (perché sono rifugiati e non clandestini, questo è il punto legale al quale non può sfuggire lo Stato, se vuole essere tale) e la zona della Stazione Termini restituita alla legalità. Hanno sgomberato il palazzo con quattro anni di ritardo, con un blitz che poteva tranquillamente essere evitato e nessuna delle altre condizioni - minime, niente di fantascientifico - è stata realizzata. Davvero un bel risultato. Anzi, no, il risultato c’è: si cerca il capro espiatorio (e l’hanno trovato come sempre tra gli ultimi, quelli che fanno il proprio dovere, i poliziotti), la politica si è eclissata e il Viminale ha dovuto fare...
Che cosa è successo a Termini? Abbiamo visto le immagini: fiamme e idranti, poliziotti e migranti. E poi? Centinaia di rifugiati lasciati per strada nel centro della Capitale, mutanti che in un giorno sono passati dalla condizione di rifugiati con la protezione internazionale a vagabondi senza nessuno status, se non quello di zombie, il prodotto di una giornata in cui lo Stato non è riuscito a fare rispettare le sue leggi e ha dimenticato quelle che ha sottoscritto con la comunità internazionale.
Siamo al surreale che si impossessa del presente e lo catapulta in una dimensione nella quale senso e contro-senso si fondono fino a formare una materia che impiastra tutto e alimenta la paura, lo smarrimento. È Blob, una macchina narrativa impazzita che mette insieme il rumore, il grottesco, l’anarchia, lo spezzatino dei social network, il tramonto della ragione e il trionfo del nulla.
Lo sgombero del palazzo di via Curtatone - occupato non da ieri, ma dal 2013, nella totale amnesia della sinistra che allora governava Roma - è la metafora dell’incapacità dello Stato di applicare le regole prima di tutto su se stesso. Il palazzo andava restituito ai privati, i rifugiati sistemati (perché sono rifugiati e non clandestini, questo è il punto legale al quale non può sfuggire lo Stato, se vuole essere tale) e la zona della Stazione Termini restituita alla legalità. Hanno sgomberato il palazzo con quattro anni di ritardo, con un blitz che poteva tranquillamente essere evitato e nessuna delle altre condizioni - minime, niente di fantascientifico - è stata realizzata. Davvero un bel risultato. Anzi, no, il risultato c’è: si cerca il capro espiatorio (e l’hanno trovato come sempre tra gli ultimi, quelli che fanno il proprio dovere, i poliziotti), la politica si è eclissata e il Viminale ha dovuto fare dietrofront di fronte ai propri colossali errori. Applausi.
Sarebbe questa la politica sull’immigrazione del governo? Sarebbe questa la linea di legge e ordine. Non c’è né legge né ordine, ma disordine e improvvisazione, una a dir poco carente gestione del fatto che si è tramutata in misfatto, una resa incondizionata dello Stato (non sgomberiamo più), una palese violazione del diritto internazionale, una totale assenza di coordinamento tra le istituzioni che è giunta al culmine con le dichiarazioni del sindaco di Roma Virginia Raggi che accusa direttamente il Viminale.
Il risultato è talmente da sottosopra che sui giornali diventa un caterpillar rombante contro il governo, da destra e da sinistra. Libero fa questo titolo d’apertura: “Vincono i ladri di case”; la Stampa intervista il sindaco di Roma che fa a fette la gestione del ministro degli Interni: “Sbagliano loro”. Qualcuno risponde? Silenzio. Stamattina altro capitolo che mette in luce il patatrac cerebrale: "Il Viminale studio uso dei beni confiscati alla mafia per dare un alloggio alle persone sgomberate". Dunque c'era e c'è il problema. Sì, siamo nella fase "Houston, abbiamo un problema". E infatti domani al Viminale ci sarà una riunione, si studia una nuova direttiva. Ragazzi, non potevate pensarci prima? Santi numi, che improvvisazione.
Le accuse alla polizia sono grottesche e finiscono per travolgere quelli che hanno meno colpe di tutti: gli agenti di polizia. Eseguivano o no degli ordini che venivano dalla politica? Il silenzio domina la scena. Improvvisamente, il ministro degli Interni, Marco Minniti, la superstar di questa estate da romanzo distopico, è sparito. Ci ha spiegato di dritto e di rovescio la sua politica da Walker Texas Ranger, ma ora con puntuale improvvisazione dal Viminale parlano solo fonti non identificate - il classico passaggio di veline - senza che il ministro abbia dato una spiegazione pubblica sull’accaduto in piazza Indipendenza a Roma e sulla decisione di fermare gli sgomberi. Siamo al testacoda. Ha parlato con coraggio e chiarezza solo il capo della Polizia, Franco Gabrielli, il ministro è missing. Sarebbe utile una sua ricostruzione dei fatti, una dettagliata informativa al Parlamento (c’è ancora?), ma è chiaro che siamo nel pieno di una bolla elettorale che scoppierà facendo male a qualcuno. Chi? Tutti quelli che oggi urlano, partecipano al giochino di quello che la spara grossa, ma senza avere in mano una soluzione vera, organica, sulla politica migratoria. Abbiamo preso schiaffi in tutta Europa (già dimenticato il mitico vertice di Tallin a cui partecipò Minniti?) e non riusciamo a gestire lo sgombero di un palazzo in centro a Roma e la sistemazione di qualche centinaio di rifugiati. Clap. Clap. Clap.
Alla fine, risolverà tutto Angela Merkel, l’unico statista presente in Europa. La Germania vota il 24 settembre, la cancelliera insegue il quarto mandato, chiusa la partita elettorale la macchina tedesca si rimetterà in moto a pieno regime. Oggi in un’intervista al Welt am Sonntag ha pronunciato parole che fanno ben sperare: “Non è possibile che la Grecia o l'Italia da sole debbano sopportare tutti gli oneri solo perché la loro posizione geografica è quella che è”, ha detto la cancelliera. Riaprirebbe le porte ai rifugiati siriani? Merkel ha detto che lo farebbe ”nuovamente”, ha spiegato che quell’anno ci fu una situazione di emergenza, "che non dovremo mai più vedere”. E infine un passaggio che è rimasto sul taccuino del titolare, sarà il tema di uno dei prossimi numeri di List: "Non possiamo permettere l'attività dei trafficanti, la guardia costiera libica va dotata delle attrezzature necessarie a fare il proprio lavoro, ma è molto importante che quella guardia costiera osservi le norme internazionali, sia per quel che riguarda i migranti sia nei rapporti con le Ong". Le parole della Merkel sono importanti, segnano una ulteriore distanza tra quello che dice uno statista e quello che fa chi improvvisa una campagna elettorale sulle coste libiche e sui migranti. Ha ragione Emma Bonino, "ci sono gli imprenditori della paura", ma non sono soltanto Salvini e Di Maio, la compagnia di giro è folta.
Che si fa? Siamo sul treno della storia, ci fermiamo a Termini in compagnia di un ospite eccezionale di List, Giordano Bruno Guerri.
01
Termini. Dove tutto approda
Nelle stazioni è dove più somigliamo alle formiche. Ci si muove in diagonale, senza un senso comprensibile, urtandosi, scansandosi e quasi sormontandosi, frenetici e senza guardare intorno, portando briciole pesanti, ma su ruote, e questa è la prima differenza. La seconda è che noi, come loro, una meta e uno scopo l’abbiamo, però individuale, non collettivo, ognuno verso il suo sedile: finalmente soli, appena lo si è raggiunto. Le mostruose, sferraglianti, vindici locomotrici di Carducci Marinetti Guccini non ci sono più, le stazioni sono attracchi di treni sempre più veloci e belli, uno shopping del superfluo: per quanto lussuose finiscono sempre per sembrare un concentrato d’affanno e di miseria da cui fuggire. Anche perché, dentro e tutto intorno, si raccolgono quelli che non vogliono o non possono partire, come gli zombie di Romero all’ingresso di un centro commerciale. Il piazzale che sempre le fronteggia – bivacco, luogo di ritrovo, di caccia e di prede, dormitorio – è il benvenuto di chi s’arrangia a chi viaggia, un bubbone che infetta le strade e i quartieri circostanti cui dovrebbe dare la vita. Una contraddizione.
Termini, più di tutte, è così, e non solo perché è il formicaio più grande con i suoi 480.000 viaggiatori al giorno, 150 milioni l’anno. La sua anima doppia in questi giorni ci si è mostrata con i nodi in evidenza, dare o avere, essere o sembrare, in un frullato di realtà dove è difficile – a essere seri – scindere i buoni dai cattivi. Lì sono accadute cose perfette per le diatribe sui social fra pro e contro, pro e contro questo, pro e contro tutto.
Prendete quell’immagine tanto vista e lodata, il poliziotto in tenuta antisommossa, casco lucido e pesante, che accarezza una donna etiope o somala in lacrime, “Un gesto di umanità e di dolcezza in mezzo al dolore e alla violenza”, è la didascalia standard e consolatoria, ovvero “li dobbiamo cacciare, per l’ordine e il diritto, però siamo buoni”. Sì, ma quella faccetta nera, quarant’anni che le rughe di stenti rendono vecchia, ha perso il suo unico rifugio e il suo unico bene, le coperte dove si rinvoltolava per terra la notte insieme ai parenti, il fornelletto dove preparava i cibi, e non ha più niente, gliene frega assai della carezza. Infatti il fotografo che ha colto l’immagine dice di avere visto anche altro, prima e dopo, e ce lo mostra. La donna che inveisce, disperata, prima. La donna che urla contro i poliziotti dopo, per niente placata dalla carezza. Se Pasolini fosse stato lì, io credo ci avrebbe detto che lo studente ricco di Valle Giulia oggi è il poliziotto che spunta pasciuto e sicuro dal casco.
Povera donna, sì, povera gente, sì. Ma la loro occupazione di un palazzo nel centro di una Roma sonnacchiosa e indifferente infrange almeno una dozzina di leggi, prima fra tutte quella fondamentale su cui si regge la nostra convivenza civile, la tutela della proprietà privata. Nessun cittadino può - e non deve, a meno che non lo decida - sopperire alle carenze di uno Stato che prima lascia entrare, poi abbandona. La domanda vera è se uno Stato che prima lascia entrare e poi abbandona, abbia diritto - davvero – di usare la forza senza aiuto contro quelle che, a questo punto, sono le sue vittime. E come può, uno Stato che funziona poco e male, in una capitale che funziona peggio, affrontare problemi più grandi di lui?
Ecco dunque le dichiarazioni - guelfe o ghibelline - becere come in confessionale, ma che internet permette senza finzione di pentimento. Restino a casa loro, no li dobbiamo accogliere, una scacchiera di bianco e di nero dove nessuna sfumatura di grigio è ammessa. Non è più - attenzione - l’antico dissidio nostrano fra Bartali e Coppi, colpevolisti e innocentisti: lì c’erano ragione o gioco, il gusto del dibattito, la possibilità di convincere. Qui, siamo passati agli organi interni, il cuore dei buonisti e lo stomaco dei cattivisti (ma sì), e non sempre il cuore è meno imbarazzante dello stomaco, con i suoi rumori
È perfetta, a dimostrarlo, la scena del funzionario di polizia che incita a spezzare un braccio a chi resiste. Sdegno, sdegno, sdegno, inchieste, provvedimenti, si scavi nel passato del poliziotto per scoprire precedenti e poter sostenere “ecco, che volete, la solita mela marcia”. Ma cosa credete si dicano, le forze dell’ordine, nelle inaccessibili riunioni in caserma prima di iniziare un’azione? Forse non spezzategli un braccio, ma rompetegli il culo di sicuro, come le polizie di tutto il mondo. Poi, sul campo di battaglia, il risultato è lo stesso. Il funzionario di polizia – che non è simpatico, certo – è stato vittima di un incidente audio, come i fuori onda che tanto ci sollazzano in televisione, se si tratta di un politico.
Tutto ciò approda alla stazione Termini – in ognuno dei 36 binari – venendo da lontanissimo: dall’Africa subsahariana e dalla globalizzazione, dalla colonizzazione e dalla decolonizzazione, dalla siccità e dalle religioni, dalle guerre e dalle paci. Approda qui, dal Mediterraneo che era nostrum, nella capitale che era caput mundi, in una stazione che nel suo nome richiama le terme di Diocleziano, e invece sembra indicare una fine senza ritorno, i problemi del mondo concentrati in una capocchia di spillo. Come non bastasse, si cerca di liofilizzarli ancora di più – manichei che siamo – nel buono del poliziotto, nel cattivo del funzionario.
Troppo semplice per essere vero, troppo complesso per poter suggerire una soluzione. Ricette non ne ho, gli Stati devono risolvere, poveri loro e poveri noi. E voi smettetela di cercare risposte e verità sui giornali, anche se i giornali continueranno a darvi le une e le altre. Il nostro lavoro pensante e scrivente dovrebbe essere seminare dubbi, non spacciare certezze: nella speranza di trovare una direzione comune, che renda giustizia a chi viene e a chi già c’era, alla donna che piange e al poliziotto che urla, a noi che ci troviamo nel mezzo, impotenti. Del resto, una risposta è già stata scritta da un poeta inglese, quattro secoli fa.
Nessun uomo è un'Isola,
intero in se stesso.
Ogni uomo è un pezzo del Continente,
una parte della Terra.
Se una Zolla viene portata via dall'onda del Mare,
la Terra ne è diminuita,
come se un Promontorio fosse stato al suo posto,
o una Magione amica o la tua stessa Casa.
Ogni morte d'uomo mi diminuisce,
perché io partecipo all'Umanità.
E così non mandare mai a chiedere per chi suona la Campana:
Essa suona per te.
***
Citare John Donne, viaggiare tra le pagine della storia, catapultarci nel presente, la penna di Guerri è questo pendolo, un passaggio tra noi, loro, gli altri, quello che siamo stati e domani saremo. Lo sferragliare del treno sul binario della storia. Termini, che viaggio. Dove andiamo ora? In Texas, sentiamo cosa ha da raccontarci l'uragano Harvey.
02
Sono Harvey, ho combinato un disastro
Ciao, mi chiamo Harvey, sono un uragano e naturalmente ho combinato un disastro. Mi sto esaurendo, sto per finire il mio compito, sono stato un bravo uragano, ho fatto quello per cui sono nato, mi dispiace un po' dissolvermi, proprio ora che cominciavo a capire qualcosa di voi umani. Questi del Texas sono stati molto bravi, io ho fatto del mio meglio, ora quelli del centro uragani mi hanno già degradato a una semplice tempesta tropicale, mi sto indebolendo, ma porto ancora tanta pioggia e siete tutti avvisati. Oh, quel signore sulla foto Ansa qua sopra pare non averla presa malissimo, ne sono contento.
Come vedete, il mio occhio è quasi sparito, ho perso potenza, ma non mi rassegno a sparire così in fretta. So che sono morte due persone, sono tanto dispiaciuto, io vi avevo avvisato, mi chiamo Harvey e faccio l'uragano. Lo sapete che non è ancora finita, vero? Ora dovete stare attenti alla pioggia che porto e alle inondazioni previste sul Texas, mi spiace, ma devo scaricare anche tutta quest'acqua a terra, non posso proprio farne a meno, è la mia vita da uragano, mi hanno insegnato a fare questo.
Mi hanno detto che la Cnn ha cambiato il suo titolo principale, si dedica al pugilato, davvero una cosa che non mi va giù, eppure avevano parlato di "Natural Disaster Test" per il presidente Trump, che strani, voi umani.
Non capisco questa scelta, dovrei essere io il protagonista. Ah, sarebbe colpa mia? Dite che non ho causato alcun problema al presidente Trump come invece fece mia sorella Katrina a New Orleans e dunque per la Cnn l'interesse non c'è più e ora si danno alla boxe? Io non capisco niente di politica, mi chiamo Harvey, faccio l'uragano. Mi sto preparando a tirare ancora secchiate di acqua sul Texas, così mi hanno insegnato a fare. So che gli umani del National Hurricane Center hanno avvisato tutti, molto bene, io non ho nessuna intenzione di minacciare la vita di nessuno, faccio l'uragano e noi siamo sulla terra prima di voi umani.
Siamo forze che voi non potete controllare, mettetevelo in testa, potete solo vederci arrivare e saggiamente andare da un'altra parte, mettervi al riparo. Questi del Texas sono in gamba, mi hanno detto che si occupano di petrolio e sono anche un po' cow-boys, hanno una bellissima bandiera con una stella e per questo lo chiamano Lone Star State.
Bello, il Texas, proprio non lo vorrei lasciare. Ora devo andare, ho tanta pioggia da scaricare. Ricordatevi di me, mi chiamavo Harvey, e facevo l'uragano.
***
Ha un certo savoir faire, Harvey. Siamo nel cuore dell'America, restiamo qui? No, facciamo un salto dall'altra parte del mondo, nel sud-est dell'Asia, nel gigantesco continente indiano, Michele Magno ha fatto per noi un passaggio in India (sì, c'è dentro il romanzo di E.M. Forster), andiamo nel cuore di un'altra cultura. Il remoto, il lontano, l'altro.
03
Passaggio in India
È un dalit ("persona spezzata") il nuovo presidente dell'India. Eletto il 20 luglio scorso, Ram Nath Kovind, candidato del Partito nazionalista indù (Bjp) del premier Narendra Modri, ha surclassato la rivale Meira Kumar, prima donna presidente del Parlamento e sostenuta dal Partito del Congresso. Anche lei è una dalit o intoccabile, come anche viene chiamato chi è fuoricasta. Del resto, da almeno un decennio il Bjp cerca di fare breccia in questo decisivo bacino elettorale (circa duecento milioni di voti potenziali). Tuttavia, da quando nel 2014 i nazionalisti indù hanno assunto la guida del paese, le violenze nei confronti dei dalit -e dei musulmani- dilagano senza freni.
La scelta di Kovind per la più alta carica dello Stato (che ha solo funzioni protocollari), dopo quella del dalit K.R. Narayan (1997-2002), risponde quindi al bisogno di migliorare l'immagine del partito e di difenderlo dall'accusa di non tutelare le minoranze sociali e religiose. Ma di Kovind non si può dire che sia uno stinco di santo. Ex governatore del Bihar, è membro di un gruppo oltranzista e paramilitare indù (Rss) che ha forti legami ideologici con il Bjp, per ben tre volte bandito dalla vita pubblica. Una figura sideralmente distante dal più insigne intoccabile della storia indiana novecentesca, Bhimrao Ramji Ambedkar, inflessibile critico del sistema castale. E proprio Contro le caste si intitola il suo pamphlet più celebre (1936), pubblicato per la prima volta in italiano da Castelvecchi con un saggio introduttivo di Arundhati Roy (a cura di S.Anand).
Ha senso leggere oggi un discorso concepito ottant'anni fa, prima che l'India diventasse la più grande democrazia parlamentare del mondo? Ha senso se il suo autore è uno dei padri di quella Costituzione che, emanata nel 1949, pur istituendo il suffragio universale e uguali diritti per tutti i cittadini, non è riuscita o non ha voluto modificare la realtà delle caste. Le quasi quattromila caste e sottocaste endogamiche, ciascuna con la propria specifica occupazione ereditaria, sono raggruppate in quattro "varna": bramini (sacerdoti), kshatriya (guerrieri), vayśya (mercanti) e śūdra (servi). Al di fuori dei varna si trovano gli avarna, gli ati-śūdra,una specie di mezzi-uomini anch'essi ordinati secondo una scala gerarchica: intoccabili, inguardabili e inavvicinabili. La loro presenza, la loro stessa ombra è considerata una causa di contaminazione dagli indù delle caste superiori. I Mahar, ai quali apparteneva Ambedkar, erano costretti a tenere una scopa legata alla vita per spazzare via le loro orme impure; altri dovevano dovevano appendersi delle sputacchiere intorno al collo per raccogliere la loro saliva infetta. Gli uomini delle caste privilegiate, inoltre, erano signori assoluti dei corpi delle donne dalit. Se l'amore li insudiciava, lo stupro li purificava. In molte regioni dell'India di queste efferatezze è piena la cronaca nera.
Sono trascorsi settant'anni dalla fine del dominio britannico (agosto 1947), ma il sistema castale sembra tutt'altro che un relitto del passato. Beninteso, dalla seconda metà del ventesimo secolo molto è cambiato. L'economia indiana si è modernizzata, aprendosi ai capitali stranieri. Ma gli spettacolari tassi di crescita del Pil si sono tradotti in una gigantesca concentazione della ricchezza. Soprattutto i vaiśya sono a capo di importanti società con interessi in tutto il pianeta. I bramini, invece, sono proprietari di gran parte dei media e controllano il ceto burocratico e giudiziario. Dopo l'indipendenza, con l'intento di raddrizzare un torto storico, ai dalit e agli adivasi (le tribù aborigene) sono state concesse quote riservate nelle università e negli impieghi statali. Hanno avuto così la possibilità di diventare medici, ingegneri, giudici, poliziotti e funzionari pubblici. Ma il loro numero nei ranghi del potere è tuttora molto esiguo, e non ha alterato i vecchi equilibri sociali. La maggioranza dei dalit e degli adivasi rimane formata dai senza terra, braccianti agricoli pagati una miseria e manovali attivi nell'edilizia. Le promesse della Costituzione del 1949, insomma, non sono state mantenute. La democrazia non ha sradicato il sistema castale. Al contrario, lo ha protetto e aggiornato.
Ma chi era Ambedkar? Il leader dei dalit nasce nel 1891 nella città-guarnigione di Mhow, nell'India centrale. Figlio di un soldato dell'esercito imperiale, a sei anni si trasferisce con la famiglia a Bombay. Grazie alla nuova legislazione inglese, nel 1907 entra -unico studente intoccabile- nella prestigiosa Elphinstone High School. Un docente lo presenta a S.R. Gaekwad, il progressista mahārāja di Baroda che gli assegna una borsa di studio mensile fino alla laurea. Con i buoni uffici del suo nobile mentore, nel 1913 viene ammesso alla Columbia University di New York. E là, spronato da John Dewey, scrive un pioneristico studio, in cui dimostrava che la casta non poteva essere assimilata né alla razza né alla classe, poiché si trattava di una categoria sociale del tutto peculiare. È in quegli anni che emerge il suo forte dissenso con il verbo del Mahatma. Gandhi riteneva che le caste rappresentassero il genio della nazione indiana, un "magnifico potere regolativo" delle sue contraddizioni e differenze sociali, oltre che un baluardo nei confronti della penetrazione dei costumi occidentali. Credeva che tutte le caste dovessero essere uguali, incluse quelle emarginate, ma non intendeva affatto abolirle. L'intoccabilità era per lui una pratica culturale e religiosa sbagliata che andava corretta, ma non doveva mettere in discussione i principi fondativi dell'induismo.
Se la critica di Gandhi alla rivoluzione industriale nasceva dall'evocazione nostalgica di una semplicità pastorale dalle radici integralmente autoctone, la critica di Ambedkar al braminismo nasce dall'adesione al liberalesimo americano, con le sue concezioni del progresso e della felicità. Gandhi definiva le città moderne "escescenze [che] svolgono il compito malefico di succhiare il sangue ai villaggi". Per Ambedkar il villaggio ideale del Mahatma era "un covo di ignoranza, grettezza mentale e municipalismo". Un dissidio radicale, che contribuirà a spostare sempre più il suo sguardo verso i fenomeni dell'urbanesimo e dell'industrialismo: grandi metropoli, grandi impianti tessili e meccanici, grandi dighe, grandi progetti di irrigazione. Come gli altri indù riformatori, anche Gandhi era però allarmato dall'abiura del più autorevole e amato capo dei dalit. La loro conversione ad altre fedi costituiva una minaccia da sventare con ogni mezzo. Durante la dominazione musulmana, milioni di appartenenti alle caste inferiori che svolgevano lavori degradanti si erano rifugiati nell'islam. In seguito, altri milioni avevano abbracciato sikhismo e cristianesimo. Un esodo massiccio degli intoccabili dal "gregge indù" avrebbe avuto effetti catastrofici per i pastori che lo sorvegliavano. Gandhi allora gioca nuovamente d'astuzia. Con una mossa a sorpresa, reclama con fermezza l'accesso ai templi per gli intoccabili, cavalcando abilmente una delle loro rivendicazioni più sentite.
Messo in un angolo dal Mahatma, Ambedkar cerca una nuova casa spirituale e politica per le sue idee. Aderisce così al buddismo e nel 1938 fonda l'Independent Labour Party. Il manifesto del partito proponeva la proprietà e la direzione statale dell'industria "nell'interesse del popolo", la separazione tra potere giudiziario ed esecutivo e la creazione di banche di credito cooperativo per i produttori agricoli. Divenuto ministro della Giustizia nel governo provvisorio (agosto 1946), nel marzo 1947 dà alle stampe un documento intitolato Stati e minoranze. Alcune delle tutele per gli intoccabili lì delineate sarannno incluse nella Costituzione dell'India indipendente, mentre verranno scartate le proposte più radicali, come la nazionalizzazione dell'agricoltura e delle industrie strategiche.
Deluso dall'induismo, dai suoi sacerdoti, dai suoi santi, dai suoi politici, Ambedkar negli ultimi anni della sua vita si dedica all'esegesi degli insegnamenti di Buddah. Il 14 ottobre 1956, pochi mesi prima della sua scomparsa, insieme a mezzo milione di seguaci giura di essere fedele ai Tre Gioielli (virtù, meditazione e saggezza) e ai Cinque Precetti (non uccidere; non rubare; non avere comportamenti sessuali scorretti; non mentire e non bere bevande alcoliche) dettati dal "Risvegliato".I buddisti però non hanno fatto breccia nell'Hindustan. Nella repubblica federale di Modri restano ben saldi al loro posto i bramini, che controllano largamente il sapere; e i vaiśya, che spadroneggiano negli affari. Gli kshatriya hanno visto giorni migliori, ma sono ancora in gran parte proprietari terrieri. Gli śūdra stazionano nel sottosuolo dei palazzi del potere e tengono alla larga gli intrusi. Gli adivasi continuano a lottare per la loro stessa sopravvivenza. Quanto ai dalit, abbiamo visto. Le caste in India sono eterne?
Michele Magno
***
Il mondo è decisamente più complesso dei 140 caratteri di un tweet. Il nostro dibattito ridotto al social è un nemico della comprensione dell'Altro, un luogo, una cultura, una persona. Questo viaggio di Michele Magno in questo "remoto" accorcia la distanza, aiuta a capire un mondo accelerato dove la reale distanza è quella della comprensione. Uhm, ok, il titolare di List torna in modalità Gordon Gekko. Come diceva? "È tutta una questione di soldi, il resto è conversazione". Bene, c'è una borsa da 300 milioni sul ring. Dove? Che domande, in America. Seguite il titolare di List.
04
Ring! Gong! Cash.
Cinquanta vittorie in cinquanta incontri. E una borsa da 300 milioni. Floyd Mayweather ha battuto Conor McGregor (uno che di solito ai pugni aggiunge i calci) e anche il record che fu di Rocky Marciano. Il titolare di List non è un esperto di pugilato, chi conosce i segreti del ring dice che Mayweather è uno dei più grandi talenti mai visti nell'arte della boxe. Diamo tutto per buono, nell'album dei ricordi del tempo che fu, il titolare ha questo incontro tra Sugar Ray Leonard e Marvin Hagler, due sagome che danzavano sul ring e picchiavano duro come arieti. Caesars Palace, Las Vegas, 6 aprile 1987:
05
27 agosto. Krakatoa
Nel 1883 il vulcano Krakatoa (nello stretto della Sonda fra le isole di Sumatra e Giava) esplode: potenza da 200 megatoni, espulsione di 21 chilometri cubi di roccia, cenere e pietra pomice: È una delle eruzioni vulcaniche più grandi registrate dall'uomo.
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I dati personali degli Utenti saranno trattati dal personale incaricato di List. Inoltre, i loro dati personali potranno essere trattati da terzi, fornitori di servizi esterni, che agiscano per conto o a nome di List, debitamente nominati quali Responsabili del trattamento, e che tratteranno i dati in conformità allo scopo per cui i dati sono stati in origine raccolti.
- Diffusione dei dati
I dati personali non sono soggetti a diffusione.
- Diritti dell’interessato
Il Codice privacy e il Regolamento privacy conferiscono agli Utenti l’esercizio di specifici diritti.
Gli Utenti in qualsiasi momento potranno esercitare i diritti di cui all’art. 7 del Codice privacy e s.m.i. e di cui agli art. 15, 16, 17, 18, 20 e 21 del Regolamento privacy, inviando una comunicazione scritta ai recapiti del Titolare di cui al precedente paragrafo 1 e, per l’effetto, ottenere:
- la conferma dell'esistenza o meno dei dati personali degli Utenti con indicazione della relativa origine, verificarne l’esattezza o richiederne l'aggiornamento, la rettifica, l'integrazione;
- l’accesso, la rettifica, la cancellazione dei dati personali o la limitazione del trattamento;
- la cancellazione, trasformazione in forma anonima o il blocco dei dati personali trattati in violazione di legge.
Gli Utenti, inoltre, potranno opporsi al trattamento dei dati personali che li riguardano.
- Aggiornamenti
La Privacy policy del Sito potrà essere soggetta a periodici aggiornamenti.
Termini e condizioni di vendita dei servizi di abbonamento
I presenti termini d'uso disciplinano la fornitura digitale del servizio in abbonamento (di seguito,
il"Servizio" o
l'"Abbonamento") a List nelle diverse formule di volta in volta disponibili. Il Servizio è fornito da List
S.r.l., con
sede in Via Ferdinando di Savoia, 3 - 00196 Roma P. IVA 14403801005, iscritta al registro delle imprese di
Roma, numero
di iscrizione RM/1518421 (di seguito, il "Fornitore").
Il Servizio è rivolto esclusivamente a utenti maggiorenni. (di seguito, l'"Utente" o gli "Utenti").
List è il servizio digitale che fornisce agli Utenti contenuti editoriali, giornalistici e informativi di
qualità;
maggiori informazioni su List sono disponibili navigando sul sito internet https://newslist.it/ (di seguito,
il "Sito").
Il Servizio è disponibile in abbonamento via web a partire dal Sito, nonché attraverso l'applicazione List
(di seguito,
l'"Applicazione") per dispositivi mobili con sistema operativo IOS 11.0 o successivi e Android 6.0 o
successivi.
Il costo dei dispositivi, delle apparecchiature e della connessione internet necessari per la fruizione del
Servizio non
è ricompreso nel Servizio e si intende a carico dell'Utente.
1. Caratteristiche del Servizio
1.1 Il Servizio ha ad oggetto la fruizione in abbonamento dei contenuti editoriali della testata List.
L'Abbonamento è
disponibile esclusivamente in formato digitale; resta quindi espressamente esclusa dal Servizio la fornitura
dei
contenuti in formato cartaceo.
1.2 Il Servizio è a pagamento e comporta il pagamento di un corrispettivo a carico dell'Utente (con le
modalità previste
nel successivo articolo 5).
1.3 L'Utente può scegliere tra diverse formule a pagamento per la fruizione del Servizio; il costo, la
durata, le
modalità di erogazione e gli specifici contenuti di ciascun pacchetto sono specificati nella pagina di
offerta
pubblicata su https://newslist.it/fe/#!/register ovvero all'interno dell'Applicazione. Il contenuto
dell'offerta deve
intendersi parte integrante dei presenti termini d'uso e del connesso contratto tra il Fornitore e l'Utente.
2. Acquisto dell'abbonamento
2.1 Ai fini dell'acquisto di un Abbonamento è necessario (i) aprire un account List; (ii) selezionare un
pacchetto tra
quelli disponibili; (iii) seguire la procedura di acquisto all'interno del Sito o dell'Applicazione,
confermando la
volontà di acquistare l'Abbonamento mediante l'apposito tasto virtuale. L'Abbonamento si intende acquistato
al momento
della conferma della volontà di acquisto da parte dell'Utente; a tal fine, l'Utente accetta che faranno fede
le
risultanze dei sistemi informatici del Fornitore. La conferma vale come espressa accettazione dei presenti
termini
d'uso.
2.2 L'Utente riceverà per email la conferma dell'attivazione del Servizio, con il riepilogo delle condizioni
essenziali
applicabili e il link ai termini d'uso e alla privacy policy del Fornitore; è onere dell'Utente scaricare e
conservare
su supporto durevole il testo dei termini d'uso e della privacy policy.
2.3 Una volta confermato l'acquisto, l'intero costo dell'Abbonamento, così come specificato nel pacchetto
acquistato,
sarà addebitato anticipatamente sullo strumento di pagamento indicato dall'Utente.
2.4 Effettuando la richiesta di acquisto dell'Abbonamento, l'Utente acconsente a che quest'ultimo venga
attivato
immediatamente senza aspettare il decorso del periodo di recesso previsto al successivo articolo 4.
2.5 Per effetto dell'acquisto, l'Utente avrà diritto a fruire del Servizio per l'intera durata
dell'abbonamento;
l'Utente, tuttavia, non può sospendere per alcun motivo la fruizione del Servizio durante il periodo di
validità
dell'Abbonamento.
3. DURATA, DISDETTA E RINNOVO DELL'ABBONAMENTO
3.1 L'Abbonamento avrà la durata di volta in volta indicata nel pacchetto scelto dall'Utente (per esempio,
mensile o
annuale).
3.2 L'Abbonamento si rinnoverà ciclicamente e in modo automatico per una durata eguale a quella
originariamente scelta
dall'Utente, sino a quando una delle Parti non comunichi all'altra la disdetta dell'Abbonamento almeno 24
ore prima del
momento della scadenza. In mancanza di disdetta nel termine indicato, l'Abbonamento è automaticamente
rinnovato.
3.3 L'Utente potrà esercitare la disdetta in ogni momento e senza costi attraverso una delle seguenti
modalità:
seguendo la procedura per la gestione dell'Abbonamento all'interno del proprio profilo utente sia sul Sito
che
nell'Applicazione;
inviando una mail al seguente indirizzo: help@newslist.it.
3.4 Gli effetti della disdetta si verificano automaticamente alla scadenza del periodo di abbonamento in
corso; fino a
quel momento, l'Utente ha diritto a continuare a fruire del proprio Abbonamento. La disdetta non dà invece
diritto ad
alcun rimborso per eventuali periodi non goduti per scelta dell'Utente.
3.5 In caso di mancato esercizio della disdetta, il rinnovo avverrà al medesimo costo della transazione
iniziale, salvo
che il Fornitore non comunichi all'Utente la variazione del prezzo dell'Abbonamento con un preavviso di
almeno 30 giorni
rispetto alla data di scadenza. Se, dopo aver ricevuto la comunicazione della variazione del prezzo,
l'Utente non
esercita la disdetta entro 24 ore dalla scadenza, l'Abbonamento si rinnova al nuovo prezzo comunicato dal
Fornitore.
3.6 Il Fornitore addebiterà anticipatamente l'intero prezzo dell'Abbonamento subito dopo ogni rinnovo sullo
stesso
strumento di pagamento in precedenza utilizzato dall'Utente ovvero sul diverso strumento indicato
dall'Utente attraverso
l'area riservata del proprio account personale.
4. Recesso DEL CONSUMATORE
4.1 L'Utente, ove qualificabile come consumatore – per consumatore si intende una persona fisica che agisce
per scopi
estranei all'attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta, ha
diritto di
recedere dal contratto, senza costi e senza l'onere di indicarne i motivi, entro 14 giorni dalla data di
attivazione
dell'Abbonamento acquistato.
4.2 L'Utente può comunicare la propria volontà di recedere, inviando al Fornitore una comunicazione
esplicita in questo
senso mediante una delle seguenti modalità:
mediante raccomandata a.r. indirizzata alla sede del Fornitore;
per email al seguente indirizzo help@newslist.it;
4.3 Ai fini dell'esercizio del recesso l'Utente può, a sua scelta, utilizzare questo modulo
4.4 Il termine per l'esercizio del recesso si intende rispettato se la comunicazione relativa all'esercizio
del diritto
di recesso è inviata dall'Utente prima della scadenza del periodo di recesso.
4.5 In caso di valido esercizio del recesso, il Fornitore rimborserà all'Utente il pagamento ricevuto in
relazione
all'Abbonamento cui il recesso si riferisce, al netto di un importo proporzionale a quanto è stato fornito
dal Fornitore
fino al momento in cui il consumatore lo ha informato dell'esercizio del diritto di recesso; per il calcolo
di tale
importo, si terrà conto dei numeri o comunque dei contenuti fruiti e/o fruibili dal consumatore fino
all'esercizio del
diritto di recesso. Il rimborso avverrà entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione di recesso sullo
stesso
mezzo di pagamento utilizzato per la transazione iniziale.
4.6 Eventuali eccezioni al diritto di recesso, ove previste da Codice del consumo – decreto legislativo 6
settembre
2005, n. 206, saranno comunicate al consumatore in sede di offerta prima dell'acquisto.
5. Modalità di pagamento
5.1 L'Abbonamento comporta l'obbligo per l'Utente di corrispondere al Fornitore il corrispettivo nella
misura
specificata nell'offerta in relazione al pacchetto scelto dall'Utente.
5.2 Tutti i prezzi indicati nell'offerta si intendono comprensivi di IVA.
5.3 Il pagamento dei corrispettivi può essere effettuato mediante carte di credito o debito abilitate ad
effettuare gli
acquisti online. Le carte accettate sono le seguenti: Visa, Mastercard, American Express.
5.4 L'Utente autorizza il Fornitore ad effettuare l'addebito dei corrispettivi dovuti al momento
dell'acquisto
dell'Abbonamento e dei successivi rinnovi sulla carta di pagamento indicata dallo stesso Utente.
5.5 Il Fornitore non entra in possesso dei dati della carta di pagamento utilizzata dall'Utente. Tali dati
sono
conservati in modo sicuro dal provider dei servizi di pagamento utilizzato dal Fornitore (Stripe o il
diverso provider
che in futuro potrà essere indicato all'Utente). Inoltre, a garanzia dell'Utente, tutte le informazioni
sensibili della
transazione vengono criptate mediante la tecnologia SSL – Secure Sockets Layer.
5.6 È onere dell'Utente: (i) inserire tutti i dati necessari per il corretto funzionamento dello strumento
di pagamento
prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.