1 Dicembre
Il terzo atto di Parigi è una battaglia
Gilet gialli. Oltre 70 mila in strada. La protesta è ancora più violenta: alle 19 si contano 255 fermati e 95 feriti. La situazione nella capitale è quella di una guerriglia a macchia di leopardo. Il piano di contenimento del governo non funziona
Il "terzo atto" della protesta dei gilet gialli in Francia è ancora più duro dei primi due: scontri tra polizia e manifestanti in più zone di Parigi, alle 19.00 si contano 95 feriti e 255 fermati. La linea di Macron non è riuscita a placare la protesta, in discussione c'è ormai non solo la tassa sui carburanti ma l'intera politica economica del governo di Edouard Philippe. I Republicains chiedono un referendum sulla transizione ecologica, le pressioni sull'Eliseo si moltiplicano, ma anche questa richiesta appare in realtà insufficiente di fronte a quello che sta accadendo. La Francia sta rivelando la sua distopia, la sua profondissima crisi, la "nevrosi" che il talento visionario di Michel Houellebecq aveva chiaramente descritto prima dell'elezione di Macron alla Presidenza.
Secondo i dati delle autorità francesi a Parigi oggi alle 15 hanno manifestato 75 mila persone. La situazione nella capitale francese è di caos totale, la strategia di contenimento del ministro dell'Interno, Christophe Castaner, è fallita. I grandi magazzini Printemps e Galeries Lafayette sono stati evacuati, alcuni esercizi commerciali sono stati saccheggiati, incendi sono segnalati in molte zone del centro di Parigi. Mentre scriviamo la scena di Parigi è un campo di guerriglia, una ventina di stazioni della metropolitana sono ferme.
01
L'opposizione attacca Macron
Marine Le Pen ha chiesto al governo di ricevere l'opposizione e critica duramente "il Presidente della Repubblica che ha lasciato degenerare la situazione in maniera incredibile". Il leader dei Republicains, Laurent Wauquiez, ha ripetuto che è necessario un referendum sul piano di transizione ecologica. Nicolas Dupont-Aignan, presidente di Debout la France solleva dubbi sull'operato delle forze dell'ordine: "Hanno lasciato fare i casseurs per gettare discredito sul movimento". Jean-Luc Mélenchon tira dritto e dice che si cerca l'incidente per "giocare la carta della paura". A Parigi vivono tempi interessanti. Forse troppo.
02
Le mappe della malattia francese
Questa è la mappa degli incidenti...
Il "terzo atto" della protesta dei gilet gialli in Francia è ancora più duro dei primi due: scontri tra polizia e manifestanti in più zone di Parigi, alle 19.00 si contano 95 feriti e 255 fermati. La linea di Macron non è riuscita a placare la protesta, in discussione c'è ormai non solo la tassa sui carburanti ma l'intera politica economica del governo di Edouard Philippe. I Republicains chiedono un referendum sulla transizione ecologica, le pressioni sull'Eliseo si moltiplicano, ma anche questa richiesta appare in realtà insufficiente di fronte a quello che sta accadendo. La Francia sta rivelando la sua distopia, la sua profondissima crisi, la "nevrosi" che il talento visionario di Michel Houellebecq aveva chiaramente descritto prima dell'elezione di Macron alla Presidenza.
Secondo i dati delle autorità francesi a Parigi oggi alle 15 hanno manifestato 75 mila persone. La situazione nella capitale francese è di caos totale, la strategia di contenimento del ministro dell'Interno, Christophe Castaner, è fallita. I grandi magazzini Printemps e Galeries Lafayette sono stati evacuati, alcuni esercizi commerciali sono stati saccheggiati, incendi sono segnalati in molte zone del centro di Parigi. Mentre scriviamo la scena di Parigi è un campo di guerriglia, una ventina di stazioni della metropolitana sono ferme.
01
L'opposizione attacca Macron
Marine Le Pen ha chiesto al governo di ricevere l'opposizione e critica duramente "il Presidente della Repubblica che ha lasciato degenerare la situazione in maniera incredibile". Il leader dei Republicains, Laurent Wauquiez, ha ripetuto che è necessario un referendum sul piano di transizione ecologica. Nicolas Dupont-Aignan, presidente di Debout la France solleva dubbi sull'operato delle forze dell'ordine: "Hanno lasciato fare i casseurs per gettare discredito sul movimento". Jean-Luc Mélenchon tira dritto e dice che si cerca l'incidente per "giocare la carta della paura". A Parigi vivono tempi interessanti. Forse troppo.
02
Le mappe della malattia francese
Questa è la mappa degli incidenti segnalati a Parigi:
Cosa sta succedendo, perché la rivolta non si placa? Bisogna andare in profondità, provare a leggere cosa si sta agitando nel ventre di Parigi (titolo di un grande libro scritto da Émile Zola nel 1873) e nelle zone rurali. È nel ventre di Parigi che Zola vede la cangiante natura umana, la lotta tra il ricco e il povero, la scena che si svolge nei mercati di Les Halles, "un gigantesco ventre di metallo, inchiavardato, saldato, fatto di legno, vetro e ferro".
Bisogna ricordare prima di tutto la mappa politica della Francia, quella uscita dal voto delle presidenziali del 2017. Questa è la mappa del candidato vincente per Comune:
Le zone in giallo sono i centri dove ha vinto Macron. La Francia è un paese con un'anima di destra, governato da un Presidente che non è neanche di sinistra. Questa è esattamente la nevrosi di cui parlava Houellebecq. Tuttavia questo quadro non è sufficiente a spiegare quello che sta accadendo perché la protesta dei gilet gialli ha scavalcato ampiamente il perimetro dei partiti tradizionali. Ricordiamo che è nata sulla Rete, innescata dal caro carburanti deciso dal governo, senza alcun patronage aziendale o sindacale, né presenza di leader politici. È qualcosa che sfugge alla tradizionale protesta corporativa e proprio per questa sua origine è anche inafferrabile. Un movimento disorganizzato che manifesta per tre volte consecutive in maniera massiccia non è un problema che si cura con la polizia, è un fatto politico nuovo che dice alla politica francese che rischia di essere travolta.
03
Il filosofo Michéa e la campagna
Le Figaro qualche giorno fa ha intervistato (meglio dire incontrato, cosa a quanto pare difficile) il filosofo Jean-Claude Michéa, da molti considerato come uno degli ideologi dei gilet gialli. In realtà Michéa è tutto fuorché un ideologo che organizza rivolte, ma egli è una sorta di sismografo che ha visto in anticipo alcuni elementi della risorta lotta di classe in Francia (e non solo), piace alla destra e alla sinistra radicale per la sua capacità di fissare in un flash la condizione del paese.
È suo il geniale conio della "gauche kérosène" che abbiamo fatto nostro su List, l'idea del propellente per la classe cosmopolita che si muove da un aeroporto all'altro, contrapposto al diesel dei bifolchi, i gilet gialli. Il suo non conformismo non è un anti- ma è semplicemente se stesso fin dal luogo dove consumare la sua vita: non nella metropoli come ogni filosofo del banalistan farebbe, un Bernard Henry Levi qualsiasi, ma lontano dalla metropoli tentacolare, tra la gente comune e più umile, a Mont-de-Marsan, nella prefettura di Landes, dove frequenta tutti e tutti si conoscono, una sorta di recupero del "villaggio". "Non posso pretendere di difendere le classi popolari se non ne condivido le condizioni di vita", dice Michéa. Per questo ha venduto il suo appartamento a Montepellier e acquistato due ettari di terra. Fa la vita della campagna, lavora la terra con le sue mani. "I miei vicini agricoltori conoscono l'Europa meglio dei giornalisti parigini. Conoscono perfettamente la legislazione europea perché ne sono le prime vittime. L'idea che sarebbero aperti alle idee populiste perché l'Europa non è stata sufficientemente spiegata loro è assurda". Tagliente Michéa.
Nella protesta dei gilet gialli entra un po' di tutto, come dicevamo, ma non è l'Europa il bersaglio grosso, è il monarca, Macron, nella tradizione delle rivolte della Francia. Al diesel si è unita la banlieu, i casseurs, ogni malumore della Francia indossa il gilet giallo e questa eruzione di lava, ceneri e lapilli dice tutto sulla condizione psicologica del paese. Macron raccoglie i cocci, sia chiaro, ma ci ha messo anche del suo, con un'idea aristocratica della politica, senza ascolto. Il disagio, così lo chiamerebbero i sociologi, viene da lontano, come sempre.
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Per sapere, per capire, per cercare di dare una prospettiva e profondità a quello che sta accadendo, ascoltate il titolare e il professor Marco Gervasoni su RadioList.
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Macron, i gilet gialli e la gauche kérosène
Chi sono i gilet jaunes? Un'indagine del titolare di List e Marco Gervasoni sulle metafore della rivolta. Dall'auto diesel dei "miserables" al jet a kérosène dei cosmopoliti. La collisione dei due mondi di una Francia in piena nevrosi istituzionale
La rivolta della Francia, gli scontri di Parigi, un movimento uscito dal nulla che aumenta i problemi del Presidente Emmanuel Macron. Il titolare di List e Marco Gervasoni esplorano la giungla della politica francese. I gilet gialli con l'auto diesel per andare al lavoro e la classe cosmopolita della gauche kérosène (sublime definizione del filosofo Jean-Claude Michéa) che viaggia da un aeroporto all'altro. La collisione di due mondi, il corto circuito della Francia, la nevrosi del mondo contemporaneo. Un'indagine di RadioList, ascolta.
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Su questo tema, inoltre, ci sono altri due approfondimenti di List da leggere, un articolo sempre di Marco Gervasoni sulla "new class" dominante e un pezzo del titolare sulla genesi del movimento dei gilet gialli. Cominciamo da quest'ultimo.
05
Macron, i miserabili e la rivolta del gilet giallo
La protesta contro il caro carburanti dilaga. Il ministero dell'Interno: oltre 280 mila manifestanti, migliaia di posti di blocco. Tensione e scontri: un morto e 227 feriti. Secondo i sondaggi la manifestazione ha il consenso di oltre il 70 per cento dei francesi. Si è svegliata la nazione della campagna e delle periferie. Come nasce il movimento dei "gilet gialli". Per il Presidente è un avversario politico sconosciuto nato sulla Rete
I miserabili in gilet giallo. Eric Zemmour sul Figaro coglie perfettamente la situazione e rovescia la frase simbolo della Rivoluzione francese, quando Luigi XVI chiede: "È una rivolta?". E come risposta ottiene da François Alexandre Frédéric de La Rochefoucauld: "No, sire, è la rivoluzione". Zemmour si diverte a rovesciare la situazione: "È la rivoluzione? No, sire, è una rivolta". Non cadrà l'Imperatore, Macron resterà all'Eliseo, ma quello che sta accadendo in Francia è un passaggio da tenere a mente, segnare sul taccuino. Zemmour arriva a conclusioni che da tempo sosteniamo su List: "È tornata la lotta di classe". I poveri, la classe media che diventa bassa, sono in rivolta. Sta accadendo in tutto l'Occidente, in varie forme. In Francia sono scesi in strada, hanno fatto i blocchi, hanno usato questa forma estrema - e pericolosa - perché si sentono stritolati dall'ingranaggio di una politica - e un capitalismo, ci torneremo presto su questo punto - che non ha freni e travolge il futuro dei più deboli. È una protesta su cui molti hanno messo il cappello (Mélenchon, Le Pen, altri) ma è essenzialmente No Brand, qui vediamo un solo marchio stampato a fuoco: quello di una crescente inquietudine e disperazione che sta frantumando la fiducia nella democrazia e nella società liberale. Continua a leggere l'articolo su List.
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L'articolo seguente è una mirabile analisi di Gervasoni sulla "new class" che si contrappone alla "country class".
06
Radiografia della "new class" dominante
È ricominciata la lotta di classe, ma le parti non sono più quelle di un tempo. Marco Gervasoni esplora la "nuova classe" del 10 per cento. Ricca, cosmopolita, sempre in jet, si contrappone alla "classe nazionale" o "periferica". La collisione tra la "gauche kérosène" e i gilet gialli in diesel. Storia, libri, immaginario e conflitto.
di Marco Gervasoni
La lotta di classe è ricominciata e non so come abbigliarmi. Anche perché le parti in commedia non sono le più le stesse di un tempo. A rappresentare gli operai è infatti ormai più la destra nazional-populista che la sinistra, il cui cuore batte ora per i «padroni», soprattutto finanzieri e grandi banchieri. Però non è così semplice. Padroni, operai e via dicendo non rimandano più da tempo a quello che tali parole significavano nel Novecento. Il declino o (per i più pessimisti) il crollo delle classe media, cominciato dopo il 1989 e acceleratosi dopo il 2008, ha infatti lasciato sul terreno due campi.
Il primo è quello che chiameremo, con Angelo Codevilla (The ruling class, Beaufort Books, 2010) la country class (classe nazionale) o, con Christophe Guilluy (La France périphérique, Flammarion, 2014) la classe periferica, cioè operai, impiegati, precari, piccoli imprenditori: periferica rispetto ai circuiti della globalizzazione, di cui subisce solo gli svantaggi, ai centri decisionali urbani e alla ideologia mainstream.
L’altro campo è quello della classe dominante nel senso di ruling class, mentre Guilluy la definisce d’en haute. (Cfr. il suo Le crépuscule de la France d’en haute, Flammarion, 2016). Quantitativamente è costituita da un 10 per cento della popolazione ma la sua collocazione centrale, nel mondo della globalizzazione, della finanza, dell’industria hi tech, della grande impresa, della comunicazione, dei media ne fa un blocco molto solido, assai più omogeneo in termini ideologici rispetto alla classe periferica. Continua a leggere l'articolo su List.
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Come chiudiamo questo numero à la parisienne di List? Con un frammento illuminante di un film, corre l'anno 1992 e la regista Coline Serreau vede il futuro, oggi.
07
La lezione di Michou
La realtà supera sempre la fantasia. Ma la fantasia la anticipa. Buona serata.
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collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
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che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.