9 Dicembre
L'Italia allo specchio. Della piazza
In pochi giorni abbiamo avuto a Torino la piazza dei Si Tav e quella dei No Tav, gli industriali in fabbrica, la piazzata plaudente del teatro alla Scala, la piazza del popolo di Salvini. La piazza italiana è il luogo che diventa simbolo di tutto, è la prova dell'esistenza. L'invasione e conquista dello spazio fisico e soprattutto politico
Uno storico del 2150 che vorrà studiare l'Europa e l'Italia del 2018 dovrà guardare non solo agli archivi del vecchio Internet, ma a una cosa antica, remota, imprevista in quell'epoca, la piazza. Oggi nel dibattito pubblico si abusa della parola virtuale, si è costruito uno spazio mitologico sulla Rete, si è totemizzata la tecnologia, ma alla fine quando si devono misurare fatti, persone, cose e movimenti, la piazza è il luogo che diventa simbolo di tutto, è la prova dell'esistenza. L'invasione e conquista dello spazio fisico. L'arena in cui si esercita la massa magistralmente descritta da Elias Canetti nel suo capolavoro, Massa e potere.
L'Italia che i presunti colti in fondo detestano - perché la considerano ignorante, sensibile solo alle armonie dei pifferai magici, facile da persuadere - alla fine emerge in piazza (e lo intediamo in senso largo, come vedremo), si mostra, si identifica, a sua volta si piazza in uno spazio metafisico, simbolico, di sostanza che si materalizza nella piazza. In pochi giorni abbiamo avuto numerosi esempi: la piazza dei Sì Tav a Torino, la piazza dei No Tav sempre a Torino, gli industriali in fabbrica ancora a Torino, la piazza e la piazzata plaudente del teatro alla Scala a Milano, la piazza del popolo di Salvini. E in Europa, la piazza infuocata di Parigi. Ognuna di queste piazze ha giocato il suo effetto spiazzante. E ciascuna ha un suo significato, una sua originale lettura. La singolarità, il collegamento e la somma di queste piazze ci danno una mappa precisa della contemporaneità. Scopriamola insieme.
01
La piazza di Roma
L'ultima piazza di partito che abbiamo visto, quella di Salvini a Roma, rappresenta quel popolo moderato che in Italia è sempre stato maggioritario, anche quando votava Pci, cioè il partito più conservatore dello scenario politico della Prima Repubblica. La rappresentazione...
Uno storico del 2150 che vorrà studiare l'Europa e l'Italia del 2018 dovrà guardare non solo agli archivi del vecchio Internet, ma a una cosa antica, remota, imprevista in quell'epoca, la piazza. Oggi nel dibattito pubblico si abusa della parola virtuale, si è costruito uno spazio mitologico sulla Rete, si è totemizzata la tecnologia, ma alla fine quando si devono misurare fatti, persone, cose e movimenti, la piazza è il luogo che diventa simbolo di tutto, è la prova dell'esistenza. L'invasione e conquista dello spazio fisico. L'arena in cui si esercita la massa magistralmente descritta da Elias Canetti nel suo capolavoro, Massa e potere.
L'Italia che i presunti colti in fondo detestano - perché la considerano ignorante, sensibile solo alle armonie dei pifferai magici, facile da persuadere - alla fine emerge in piazza (e lo intediamo in senso largo, come vedremo), si mostra, si identifica, a sua volta si piazza in uno spazio metafisico, simbolico, di sostanza che si materalizza nella piazza. In pochi giorni abbiamo avuto numerosi esempi: la piazza dei Sì Tav a Torino, la piazza dei No Tav sempre a Torino, gli industriali in fabbrica ancora a Torino, la piazza e la piazzata plaudente del teatro alla Scala a Milano, la piazza del popolo di Salvini. E in Europa, la piazza infuocata di Parigi. Ognuna di queste piazze ha giocato il suo effetto spiazzante. E ciascuna ha un suo significato, una sua originale lettura. La singolarità, il collegamento e la somma di queste piazze ci danno una mappa precisa della contemporaneità. Scopriamola insieme.
01
La piazza di Roma
L'ultima piazza di partito che abbiamo visto, quella di Salvini a Roma, rappresenta quel popolo moderato che in Italia è sempre stato maggioritario, anche quando votava Pci, cioè il partito più conservatore dello scenario politico della Prima Repubblica. La rappresentazione di ieri è più quella di questa massa che del suo leader. Un'entità che cerca una guida, la trova e la scopre in fondo per caso, dopo il voto, quando Salvini trasforma in azione di governo alcune delle cose promesse nella sua campagna elettorale. Prima del voto Salvini non era ancora Salvini, ma poco più di una promessa, sembra un gioco, ma è esattamente così: la funzione di ministro dell'Interno (la carica che in Italia, in Francia, in Germania, in Spagna, conta di più nel governo dopo quella del primo ministro, sempre) gli ha dato il potere, lo scettro, l'essere parte di una coalizione di governo dove appare di gran lunga il migliore della compagnia ha fatto il resto. Salvini prima era un segretario di partito che indossava sempre la felpa, dal linguaggio diretto, ruvido e i modi spicci, fidanzato con una soubrette e in polemica permanente con Laura Boldrini. Salvini nasce dopo, non prima. È l'Excalibur del governo a fare di lui il leader del partito più vecchio (la Lega fu fondata nel 1989) che diventa il più nuovo. Il suo 15 per cento di ieri, oggi vale il doppio nei sondaggi e questo fenomeno di moltiplicazione del consenso non è frutto di uno scherzo del destino, ma della carica simbolica che egli oggi ricopre e interpreta: uomo d'ordine, concreto, la sicurezza. Salvini è la metafora della protezione, il bene numero uno che oggi cercano gli elettori. E questo spiega il suo primato nell'asse del governo, nessuno può cercare ragionevolmente protezione nella figura di Luigi Di Maio. Il leader dei Cinque Stelle non ha il physique du rôle per interpretare quella parte. Il simbolismo in politica è tutto.
02
Salvini prima e dopo
Anche la piazza di Salvini nasce dopo. Esisteva anche prima, è chiaro, ma non era consapevole del suo Essere nel mondo, finché il quadro politico italiano il 4 marzo scorso non ha messo in moto un altro processo. La piazza di Salvini non è un post, è un ante, la vera partita comincia ora, siamo in piena fase di transizione e trasformazione, ci vorrà un altro turno elettorale per avere una mappa politica più stabile e coerente con quella piazza che abbiamo visto. La piazza di ieri era plasticamente una forza tranquilla, desiderante qualcosa che non è del tutto espresso, compiuto, certo. Lo slogan meno visto ma più significativo usato nella comunicazione di Salvini è "sei mesi di buonsenso", che in fondo è un richiamo a una rivoluzione borghese (senza l'alta borghesia) ma priva della ghigliottina francese, dei casseurs, delle cariche della polizia (di cui Salvini è il capo), del rovescio à la parisienne che da quattro settimane ha sconvolto la presidenza di Macron. Il richiamo al "numero di culle", cioè a una visione rassicurante della famiglia, la retorica sui "dimenticati" (un arruffato ma comunque presente abbozzo del Forgotten Man di Franklin Delano Roosevelt), il riconoscere con realismo che "tutto e subito non sono in grado di farlo", la scansione di parole come "rispetto", "regole", "ordine", il passaggio sull'economia dell'uomo omogeneizzato che trasforma tutti in "schiavi" e "precari", ricordare il "rosario in tasca" e partire citando un discorso di Giovanni Paolo II, sono il tentativo di Salvini di dare a quella piazza un'identità ancora incerta. Il risultato di questa operazione lo si vede meglio - pregi e difetti - se lo mettiamo in relazione con quello che sta accadendo in Francia, con la piazza di Parigi.
03
Parigi e Roma. Storia di due piazze
La protesta dei gilet gialli e i disordini nella capitale francese. Piazza del Popolo e l'Italia del leghismo nazionale. Le parabole intrecciate di Macron e Salvini, due opposti figli entrambi del populismo contemporaneo. Una promessa in declino, una in ascesa, un futuro ancora da scrivere
Parigi e Roma ieri sono state l'incrocio di due storie politiche. Una di declino, l'altra di ascesa. Una di rivoluzione contro il monarca (nella tradizione storica della Francia), l'altra (forse) di evoluzione del quadro politico di un paese-laboratorio. Le storie di Emmanuel Macron e Matteo Salvini sono da tempo incrociate. Il francese e l'italiano si sono scelti a vicenda mesi fa, come "nemici". Le President non perde occasione per illuminare la figura di Salvini come pianeta opposto al suo; il Capitano evoca la sagoma di Macron per criticare le tecnocrazie europee. È un gioco politico consapevole, entrambi sanno che la posta in palio è pesante: il controllo del Parlamento di Strasburgo e della Commissione europea a Bruxelles. Continua a leggere l'articolo su List.
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Che facciamo? Stiamo in piazza, ma cambiamo città, andiamo a Torino.
04
Le due piazze di Torino
Le piazze dell'Alta Velocità sono un'altra tappa del nostro viaggio. Qui si entra nello scenario del grillismo e dell'anti-grillismo, la zona è quella non di Di Maio come pensano gli ingenui, ma di Beppe Grillo. La politica ha bisogno di guru, Di Maio non ha il physique du rôle neppure per questo ruolo. La parte è chiaramente di Grillo - ieri in coabitazione con Gianroberto Casaleggio, oggi da solo - che infatti ha sostenuto la folla di piazza Castello (sopra, nella foto Ansa, la manifestazione di ieri) nella sua battaglia contro la Torino-Lione. Il centro di tutto è non a caso Torino, città industriale con sempre meno industria, ma pur sempre simbolo di una storia di capitalismo e di lotta operaia. La storia non si cancella con un colpo di spugna, resta, si sedimenta e fa sentire le sue ondate. I No Tav benedetti da Grillo cosa sono? Una conseguenza inattesa dell'overdose di modernità, il sogno bucolico di una civiltà tutta della macchina che si sogna senza la macchina, l'alimentazione ad alta tensione dell'utopia politica. Tutto legittimo, le famiglie politiche si nutrono di sogni irrealizzabili, il comunismo si fondò su questo desiderio di paradiso in terra, ne venne fuori un inferno, perché totalitario, un sogno non a tappe ma a lavori forzati. In ogni caso, c'è un corto-circuito aperto che va ben al di là della discussione sull'alta velocità, qui i binari fungono solo da metafora: la partita è quella tra innovazione e conservazione, dove a fasi alterne albergano il bene e il male.
La manifestazione pro Tav di qualche giorno fa che aveva preceduto quella di ieri, in fondo, aveva un sotto-testo anch'esso totalitario e ostracizzante: noi siamo l'Italia migliore contro l'Italia dei bifolchi, noi siamo la parte avanzata contro quella arretrata, noi siamo il Progresso voi siete il Regresso, dovremmo decidere noi che sappiamo e non voi ignoranti. Pur avendo ragione sul fatto specifico - la Tav serve, è un punto di connessione, ha unito l'Italia - questo sottinteso della manifestazione di Torino organizzata da un battagliero gruppo di donne - passate alla cronaca come "le madamine", tanto che uno degli slogan ieri in piazza era "meglio montagnine che madamine" - fa emergere il problema dello scollamento tra quel che si presenta come o si crede di essere classe dirigente e élite (in via di sostituzione) e il resto del paese (quello in piazza ieri a Roma con Salvini), quello che conta, pesa, vota e si fa maggioranza. Le élite sono necessarie, ma devono saper guidare, stare sopra naturalmente per autorevolezza riconosciuta non per autorità imposta, non per immutabile status da rentier, il censo si può ereditare, la linea di potere, almeno quella, no. L'élite che non è riconosciuta come tale, semplicemente non lo è. Può essere ricca, esteriormente cortese (e spesso interiormente avida), aver letto perfino qualche libro, ma questo non sposta di un centimetro il macigno che ha davanti, un fastidioso inconveniente chiamato democrazia. Tutta la retorica suicida sui competenti nei sistemi democratici si infrange sul voto del nobile che vale esattamente come quello del suo maggiordomo. Fuori da questo sistema ci sono altri metodi di governo, ma non quello democratico. La realtà, che sfrontata.
05
Piazze ricche, piazze colte. E piazzisti
Tutto questo può apparire brutale, ma indica come questa stagione abbia spezzato le linee del potere ereditario consolidate in Italia. Se la piazza dei no Tav ha torto, quella dei sì Tav e degli industriali riuniti a Torino non riesce ad avere ragione (pur avendola) per il semplice e inesorabile fatto che non ha l'umiltà per costruire il consenso intorno alle sue idee, anche quando sono giuste. Grande è la confusione sotto il cielo, ma la situazione per il ceto degli industriali en haute non è eccellente. E tra loro non si vede certo il Comandante Mao. Tutto questo accade perché ieri imponevano la loro linea sic et simpliciter, oggi non possono farlo perché tutti i loro link politici sono saltati per aria. Alcuni con scaltrezza li stanno ricostruendo, ma ci vuole tempo e poi ci sono in campo come non mai le ragioni del corpo elettorale. Qualcosa di nuovo e... immediato. Questo aspetto - la rottura dei collegamenti diretti, la non consuetudine con le nuove forze politiche - dovrebbe far riflettere l'alta borghesia produttrice sul ruolo che ha svolto negli ultimi 26 anni (1992-2018), sul suo disimpegno dalla cosa pubblica e grande impegno invece a riservarsi quote di bilancio pubblico.
Spezzato il collaudato trading con Berlusconi e gli anti-berlusconiani di svariato colore - un vai e vieni consolidato nelle stanze dei ministeri dove comandano i mandarini della burocrazia, non i ministri - cosa è rimasto della loro presenza nelle istituzioni pubbliche? Niente, sono a ground zero, perché hanno preferito sempre starne fuori per starci meglio dentro, un passo indietro (oggi letale) per farne due invisibili avanti. Ecco perché improvvisamente vengono fuori idee come quella del "partito del Pil" e teorie come quella del "voto economico", si cerca un pavimento mentre si cade nel vuoto. Tra qualche tempo questa élite di produttori senza volto politico scoprirà che la "discesa in campo" di Berlusconi (e il suo conflitto di interessi) sono stati un'eccellente scusa per lasciar fare e soprattutto non fare quello che andava fatto: impegnarsi nella vita politica, restituire alla collettività un po' di conoscenza, benessere, disinteressato servizio pubblico.
Il capitalismo italiano, questa strana borghesia senza qualità, si specchia perfettamente negli avversari di oggi che reclamano il reddito di cittadinanza, sono due Italie fotografate perfettamente da una tagliente riflessione di Alberto Mingardi:
Che la nostra borghesia si autoidentifichi con le “grandi opere” contro reddito di cittadinanza e quota 100 dice tutto. La politica è una gara ad accaparrarsi i soldi degli altri.
Che quella borghesia poi faccia notizia sui giornali perché applaude Mattarella (la notizia sarebbe stata il contrario) al teatro alla Scala e tutto questo venga contrapposto al popolo dei bifolchi (titolo surreale di Repubblica ieri: "Trionfo di Verdi e Mattarella, la Scala contro i barbari") dice tutto sulla distanza siderale tra élite e popolo. Con questi tic tipografici prodotti dal generatore automatico di titoli antropologicamente superiori non si va lontano, è tutto carburante per i populisti. Come si vede, non è più una storia solo di piazze, ma anche di piazzisti.
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In fondo, siamo in immanente assenza di culturale liberale. Definizione sulla quale c'è ampio e profondo disaccordo. Anche tra noi. Forse è meglio archiviare la faccenda e riscrivere tutto alla luce di un mondo profondamente cambiato. Ne parliamo nella Biblioteca della Cittadella, un appuntamento settimanale di List dove Marco Gervasoni segnala, promuove, stronca idee e libri. Il prof ha preso penna e spada.
06
Liberali, politicamente (s)corretti, delusi e in cerca di dimora
Biblioteca della Cittadella. Marco Gervasoni legge, raccomanda, promuove, stronca libri e idee. Il liberalismo ideale e la delusione di quello internazionale. Il pensiero politico medievale e una fuga dal nichilismo della gauche kérosène macroniana
di Marco Gervasoni
«Com’era bella la libertà sotto l’Impero», ripetevano i repubblicani francesi dopo che, dal 1871, avevano instaurato una Repubblica assai più sgraziata nelle fattezze di quella sognata durante il regno di Napoleone III. E noi potremmo dire «com’era bello il liberalismo sotto il comunismo». Con la Guerra Fredda, e prima contro le dittature totalitarie degli anni Trenta (bolscevismo e nazional socialismo tedesco), il pensiero liberale era stato forte e creativo. Poi, dopo il 1989, la vittoria planetaria l’ha imbolsito, come quegli atleti che, finiti i tempi dell'agonismo, mettono su adipe in men che non si dica. Vittoria peraltro apparente, come si vede in questi ultimi anni: ma nei media, no, tutti sono (o almeno, si definiscono) liberali. Questo termine, per me, vuol ormai dire poco. Ma anche la dottrina, o meglio le dottrine, liberali hanno dimostrato la loro fragilità originaria. Continua a leggere l'articolo su List.
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Come chiudiamo questo numero di List? Dopo questo giro di piazze terrestri, il titolare ha bisogno di un'extra evasione, andiamo ad ascoltare il vento su Marte.
07
Il vento di Marte e le dune blu
Eccolo qui, direttamente dai microfoni della sonda Insight, mettete le cuffie e il volume a palla:
Ok, tira vento. Ma niente windsurf. Qualcosa si potrà fare lo stesso, quando l'uomo sbarcherà sul pianeta rosso. Che tutto rosso poi non è, guardate queste dune blu:
E poi che si farà? Da Marte si andrà verso altri mondi, la solita vecchia storia del viaggio e dell'esplorazione. Come? E dove? Bisogna leggere quel genere chiamato fantascienza hard. Pagine dove il dettaglio scientifico è totale. Autore da non perdere, Stephen Baxter e tutta la sua serie dedicata a Proxima:
Quando è stato scoperto un esopianeta su Alpha Centauri, tutti quelli che ne conoscono l'opera hanno pensato ai libri di Baxter, un pioniere dell'immaginazione. Ancora una volta, la fantascienza anticipa perché spesso fanta- non è.
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prescelto; (ii) mantenere aggiornate le informazioni di pagamento in vista dei successivi rinnovi (per
esempio,
aggiornando i dati della propria carta di pagamento scaduta in vista del pagamento dei successivi rinnovi
contrattuali).
Qualora per qualsiasi motivo il pagamento non andasse a buon fine, il Fornitore si riserva di sospendere
immediatamente
l'Abbonamento fino al buon fine dell'operazione di pagamento; trascorsi inutilmente 3 giorni senza che il
pagamento
abbia avuto esito positivo, è facoltà del Fornitore recedere dal contratto con effetti immediati.
Pagamenti all'interno dell'applicazione IOS
5.7 In caso di acquisto dell'Abbonamento mediante l'Applicazione per dispositivi IOS, il pagamento è gestito
interamente
attraverso la piattaforma App Store fornita dal gruppo Apple. Il pagamento del corrispettivo è
automaticamente
addebitato sull'Apple ID account dell'Utente al momento della conferma dell'acquisto. Gli abbonamenti
proposti sono
soggetti al rinnovo automatico e all'addebito periodico del corrispettivo. L'Utente può disattivare
l'abbonamento fino a
24h prima della scadenza del periodo di abbonamento in corso. In caso di mancata disattivazione,
l'abbonamento si
rinnova per un eguale periodo e all'Utente viene addebitato lo stesso importo sul suo account Apple.
L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.