26 Dicembre
Salvini è il politico del 2018. Ecco i rischi che corre nel 2019
Il leader della Lega ha vinto facile per merito proprio e anche demerito altrui. Ma l'anno in arrivo cela molti ostacoli. La prova del governo e quella del consenso. Un'indagine di Marco Gervasoni sul fenomeno politico, il costume nazionale, il rischio della sovra esposizione, la comunicazione social, il populismo di governo
di Marco Gervasoni
Per quanto abbia trovato sempre un po’ infantile l’usanza di decretare, a fine dicembre, l’uomo dell’anno, faccio un’eccezione e pure io mi sottometto al rito. E nomino il politico del 2018 certamente in Matteo Salvini, un premio che si aggiudica, un po’ perché i concorrenti erano cavalli sfiatati o sonnecchiosi ronzini, un po’ perché quesi meriti sono reali.
Il capo leghista ha portato un partito moribondo a vincere de facto (assieme ai Cinque stelle) le elezioni. È riuscito a convincere la sua alleanza, il centrodestra, con i cui voti sono stati eletti anche numerosi deputati leghisti, a non opporsi alla ardita operazione del governo Frankenstein. Senza perdere consensi all’interno dell’alleanza, anzi prosciugando il bacino elettorale di Forza Italia, e a diventare il dominus assoluto nel centrodestra, quello che ha sostituito Berlusconi, senza congiure di palazzo, anche nel cuore dell’elettore del centro destra.
Nel governo Conte, nonostante il suo partito sia in teoria un junior partner, si è mosso come se avesse maggior aggio di Di Maio, e in alcuni dossier decisamente di più. La questione dell’immigrazione e della sicurezza per il momento è stata gestita con maestria, e con una politica giustamente severa e severamente giusta. Una parte non piccola della crescita registrata dai sondaggi viene da lì: molti italiani si fidano di Salvini su quel piano.
Dal punto di vista comunicativo egli occupa la scena ininterrottamente da mesi, ben prima della campagna del 4 marzo. Detiene la centralità mediatica e detta l’agenda politica, quando in passato era riuscito solo a Renzi per un breve periodo e a Berlusconi invece per uno lunghissimo, dal 1994 al 2011. Spesso le uscite, come erano quelle del Berlusconi d’antan, sono semplicemente provocazioni (in linguaggio social oggi diremmo «trollaggi») per tenere in caldo l’atmosfera quando la competizione si raffredda; vedi...
di Marco Gervasoni
Per quanto abbia trovato sempre un po’ infantile l’usanza di decretare, a fine dicembre, l’uomo dell’anno, faccio un’eccezione e pure io mi sottometto al rito. E nomino il politico del 2018 certamente in Matteo Salvini, un premio che si aggiudica, un po’ perché i concorrenti erano cavalli sfiatati o sonnecchiosi ronzini, un po’ perché quesi meriti sono reali.
Il capo leghista ha portato un partito moribondo a vincere de facto (assieme ai Cinque stelle) le elezioni. È riuscito a convincere la sua alleanza, il centrodestra, con i cui voti sono stati eletti anche numerosi deputati leghisti, a non opporsi alla ardita operazione del governo Frankenstein. Senza perdere consensi all’interno dell’alleanza, anzi prosciugando il bacino elettorale di Forza Italia, e a diventare il dominus assoluto nel centrodestra, quello che ha sostituito Berlusconi, senza congiure di palazzo, anche nel cuore dell’elettore del centro destra.
Nel governo Conte, nonostante il suo partito sia in teoria un junior partner, si è mosso come se avesse maggior aggio di Di Maio, e in alcuni dossier decisamente di più. La questione dell’immigrazione e della sicurezza per il momento è stata gestita con maestria, e con una politica giustamente severa e severamente giusta. Una parte non piccola della crescita registrata dai sondaggi viene da lì: molti italiani si fidano di Salvini su quel piano.
Dal punto di vista comunicativo egli occupa la scena ininterrottamente da mesi, ben prima della campagna del 4 marzo. Detiene la centralità mediatica e detta l’agenda politica, quando in passato era riuscito solo a Renzi per un breve periodo e a Berlusconi invece per uno lunghissimo, dal 1994 al 2011. Spesso le uscite, come erano quelle del Berlusconi d’antan, sono semplicemente provocazioni (in linguaggio social oggi diremmo «trollaggi») per tenere in caldo l’atmosfera quando la competizione si raffredda; vedi le dichiarazioni del giorno di Natale in divisa della polizia, una trappola in cui come sempre sono caduti i suoi avversari, che non hanno parlato d’altro, tirando così il traino a Salvini e la solita proverbiale zappa sui loro piedi.
I sondaggi vanno sempre presi cum grano salis: ma se alle Europee la Lega arrivasse anche solo al 28 per cento, cioè diversi punti al di sotto delle più recenti previsioni demoscopiche, sarebbe pur sempre un balzo in avanti di dieci punti rispetto al 4 marzo. E, cosa notabile, parliamo di una forza di governo, quando oggi non v’è più rapido e più facile modo di perdere voti che stare nella centrale del Palazzo. Infine, Salvini pare in grado di cambiare passo e persino di mutare toni e forme: il Salvini della manifestazione romana dell’8 dicembre è già molto diverso da quello dei primi mesi di governo, che a sua volta è già cambiato rispetto al Salvini della campagna elettorale.
Non si parli di istituzionalizzazione o di normalizzazione: quella non si avrà mai, né si può chiedere alle forze e ai leader che si intestano la nuova politica dello stile «populista». Ma dovremmo parlare di stile populista di opposizione e di stile populista di governo.
L’unico, anche se enorme, scivolone Salvini l’ha imboccato sulla manovra: non tanto per i contenuti (da junior partner della coalizione era quello destinato a cedere di più ai Cinque Stelle, quando si sarebbe parlato di ciccia) ma per la sottovalutazione del braccio di ferro con la Ue. Considerato un ventre molle che però tanto molle non era. Ad oggi tuttavia, i primissimi sondaggi (a parte quelli segreti, e forse un po’ farlocchi, di cui parla il giornale un tempo voce della borghesia milanese) non paiono tuttavia avere punito troppo Salvini. In tutto questo c’è da considerare che, ancor più che Di Maio, dacché si è formato il governo egli ha avuto contro, nell’ordine; quasi tutti i giornali, quasi tutte le reti pubbliche e private, gran parte dell’establishment economico, la grande burocrazia di Stato, l’intellighenzia (per quel che conta). Il premio perciò se lo merita tutto.
Matteo Salvini in piazza del Popolo a Roma l'8 dicembre del 2018 (Foto Ansa).Per non aggiudicarsi tra un anno un altro, meno gradito, riconoscimento, quello di flop del 2019, Salvini dovrebbe tuttavia guardarsi da alcune trappole, alcune enormi e molto difficili da evitare. Non mi convince però il chiacchiericcio delle redazioni romane di tv e giornali mainstream, secondo cui Salvini sarebbe già bruciato o quasi. I giornalisti oggi non sono esattamente i più acuti osservatori della vita, visto che si frequentano e si parlano quasi esclusivamente tra loro. Se poi aggiungiamo che il wishful thinking in questo caso è pure interessato, e che i nostri sono maestri nel confondere, in buona o mala fede, i giudizi di valore con quelli di fatto, la conclusione è questa: la popolarità di un leader politico, per di più così esposto, è naturalmente sottoposta a alti e bassi, a momenti cliclici di ripresa e momenti di caduta. Che in ogni caso, per ora, non sono registrati dai normali strumenti di rilevazione, chiamati sondaggi. Diverso e più serio è il tema del logoramento; in quel caso, si supera una soglia di impopolarità da cui poi è quasi impossibile risalire. Come è l’esempio di Renzi.
Cinque differenze tra Salvini e Renzi
Non mi persuade neppure però il frequente confronto tra l’ex premier e segretario del Pd e il ministro dell’Interno. Tra la parabola di Renzi e quella eventuale di Salvini ci sono almeno cinque differenze.
1) Renzi è stato indebolito dalla sua constituency, la sinistra e il suo partito, mentre per ora Salvini sta allargando, non restringendo, la sua, quella degli elettori moderati e conservatori.
2) Renzi era il capo assoluto del governo, e tendeva a rappresentarsi cosi anche quando le decisioni non passavano da lui. Onore ma anche onere; ovvio che fosse destinato a diventare il solo parafulmine quando le cose cominciarono ad andare male. Salvini potrà invece sempre dire, come del resto fa, che molte decisioni le ha dovute subire; da Di Maio, da Conte, da Mattarella, dalla Ue. Una strategia retorica che, per esempio, a Berlusconi ha funzionato sempre.
3) Dal punto di vista comunicativo e quindi della percezione degli italiani, Renzi da «uno come noi», come voleva apparire all’inizio, si trasformò in pochi mesi in «io sono io e voi non siete…», mentre la strategia comunicativa di Salvini non sembra su questo aver mutato molto. Non ricordo che alla fine del 2014, dopo sei mesi di governo, Renzi si dedicasse ai bagni di folla a cui ancora si immerge, senza apparentemente essere contestato, Salvini.
4) Renzi per diversi mesi fu incensato da quelli che avversano Salvini, nell’ordine: quasi tutti i giornali, quasi tutte le reti pubbliche e private, la gran parte dell’establishment economico, la grande burocrazia di Stato, l’intellighenzia (per quel che conta). Renzi non era cosi divisivo come lo è Salvini. Ma quando spacchi il paese, hai una parte che ti odia, ma un‘altra che, anche per quella ragione, ti ama o almeno ti difende; mentre quando hai con te quasi tutto il paese o almeno l’opinione pubblica, al momento della disgrazia pochi verranno in tuo aiuto. Vedi in grande il caso Macron. O vedi, caso contrario, per la capacità di resilienza, Berlusconi, per tanti anni odiato da un parte del paese ma terribilmente amato da un‘altra - quando ha smesso di essere odiato, è finito in un cono d’ombra e, francamente, il Cav “buono” non si può vedere.
5) Infine, la vera ragione della disfatta di Renzi; aver indetto un referendum per legittimarsi, così da non essere più un premier da putsch di palazzo. Grave errore. Oggi chiunque e ovunque, anche se i sondaggi di popolarità lo collocassero all’80 per cento, al momento di un referendum simile rischierebbe di perderlo. Salvini non sarà così sprovveduto da ripetere una follia del genere.
Cinque buche in cui Salvini rischia di inciampare
Se Salvini precipiterà sarà quindi solo per errori e per ragioni sue, che discendono dalla sua politica, dal suo stile di comunicazione e dalla sua proposta, E allora vediamo quali sono queste buche in cui rischia di inciampare.
a) La scarsità di contenuti. Al governo lo stile deve rimanere populista, ma deve offrire contenuti maggiori o maggiormente complessi di quando si sta all’opposizione. In genere, la rivoluzione conservatrice che la Lega sembra aver intercettato, dopo la pars destruens, deve ora passare ad una fase più matura, se non proprio construens, che richiede soluzioni specifiche. O almeno l’indicazione di una direzione. Ad esempio, è bene lavorare per un ritorno al potere della nazione. Ma questo implica pure un ritorno dello Stato nella economia? E su una delle grandi sfide del futuro, la possibilità che la sovranità delle nazioni torni a controllare (come avvenuto, ad esempio, tra il 1945 e gli anni Settanta) i mercati internazionali? E sullo scenario geopolitico, evitare che l’Europa finisca nell’orbita egemonica cinese (altro che Russia)? Le dirette Facebook qui servono a poco, occorre studio e magari una comunicazione che non può limitarsi a Instagram e Twitter. Salvini dovrà modularsi. Il politico deve sempre essere un Proteo. Oggi più che nel passato.
b) La questione economica. Le folle in tumulto vogliono identità (cioè protezione culturale), Ma non sono disposte a barattarla con la miseria. Immigrazione e criminalità resteranno i dossier principali per i prossimi anni, non si illudano le sinistre e i liberali con i loro vaniloqui sulle «percezioni della plebe ignorante» (termini usati davvero da molti di loro). Si tratta di difendere un modello culturale: quello europeo e occidentale, davvero mai nella sua storia plurimillenaria così in pericolo. E Salvini sembra disposto a volerlo fare, o almeno è uno dei pochi che pare aver colto il pericolo. Ma quel modello comporta anche il benessere, a cui nessuno vuole rinunciare. L’esempio per ora positivo qui è Trump: identità più crescita. Mai separare i due corni del dilemma. Da questo punto di vista, il dossier di proposte di Salvini e soprattutto la sua forza propositiva, almeno finché sta al governo con i Cinque Stelle, è più debole. E rischia di essere ulteriormente indebolita dalla recessione che potrebbe arrivare.
c) Va bene presentare le elezioni europee come un’ultima sfida all’Ok Corral per infiammare le truppe e portare le persone alle urne (oggi vince quello che provoca meno astensioni sulla sua proposta). Ma in cuor suo Salvini deve rendersi conto che, a meno di una crisi migratoria simile a quella del 2015 a ridosso di maggio, il gruppo di cui Salvini e Le Pen sono i principali referenti avrà un buon risultato, ma difficilmente in grado di sconquassare gli equilibri dei corpi interiori della Ue.
d) E qui bisogna capire che cosa sia l’Ue che, a nostro avviso, è entrata ormai in modalità Praga 1968. Cioè assomiglia all’Urss dopo lo schiacciamento della primavera cecoslovacca: teorizza e mette in pratica la “sovranità limitata” e si muove come un corpaccione, che si spinge avanti a fatica ma teme riforme fondamentali, chiudendosi a riccio nel proprio blocco di potere per sopravvivere. I dissidenti tipo Havel ritenevano l’Impero comunista già finito all’inizio degli anni Settanta; ma, come ben si accorsero Walesa e Solidarnosc dieci anni dopo, l’Impero era capace di colpire ancora. In più la Ue è una tecnostruttura burocratica a sistema complesso, in senso cibernetico. Cioè tende ad avvolgere, a smussare, e quando dall’ambiente ostile riceve segnali negativi, si dispone all’autopoiesi, cioè a micro aggiustamenti che le impediscono di infrangersi contro l’iceberg. Una brutta bestia. Sottovalutarla, come è successo a Theresa May, o a Salvini e a Di Maio dopo l’estate, può essere fatale, Per questo bisogna combattere la Ue (cosa diversa dall’Europa) ma evitare di promettere sfracelli che non si possono mantenere.
e) Sul piano della comunicazione, è evidente che non si potrà continuare per mesi ad occupare la scena in questo modo. E neppure si può giocare tutto sul “sono uno come voi”. La ripetizione del messaggio diventerebbe stucchevole e si entrerebbe in una sorta di loop, che finirebbe per produrre gli effetti opposti: segnali di questo genere già se ne vedono. La potenza della presenza si esercita anche attraverso un accorto equilibrio dell’assenza. E il capo - anche quello populista - deve essere «come uno di voi» ma al tempo stesso «diverso da voi»: altrimenti dove starebbe la sua prerogativa di capo? Vale anche qui l’esempio di un Trump, alla vigilia di Natale «solo» alla Casa Bianca a «combattere» - mentre l’americano medio festeggia - per la sicurezza dei suoi cittadini.
Ma il rischio più grosso che Salvini corre sta nell’eventuale suo successo. Se alle Europee dovessero essere confermati i sondaggi, e se poi gli scrutini delle regioni dovessero premiare il nuovo centrodestra a dominio leghista, a questo punto Salvini dovrà cambiare per forza. Essere a capo della principale forza politica del paese e provenire da quelli che la gente che piace chiama « opulisti» era occorso in passato (e forse lo sarà ancora dopo maggio) solo a Marine Le Pen. Che però stava e presumibilmente starà ancora all’opposizione. Al governo, mai nessuno c’era riuscito, a parte il caso Fpo nel governo Kurz (ma non sopravvalutiamo la piccola Austria...) Si entra in un terreno che Roger Eatwell e Matthew Goodwin, nel libro National-populism. The revolt against liberal-democracy discusso su List (qui i contributi di Gervasoni e Castellani, ndr) e qui, chiamano «post populismo». E che io chiamerei rivoluzione conservatrice.
Ecco, lo sforzo di Salvini starà tutto nel trasformare la sua alleanza in una forza capace di interpretare la voglia di rivoluzione conservatrice, senza però cadere nella illusione monopartitica, (il partito unico dei Conservatori) che è stata fatale a Berlusconi e, sul versante dei progressisti, a Veltroni, Bersani e Renzi, rispettivamente con il Pdl e con il Pd. Le trappole sono innumerevoli, ci vorrà saggezza, prudenza e virtù. Nessuna delle tre, ahimè, molto diffuse nel nostro tempo.
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L'Utente può
gestire e disattivare il proprio abbonamento direttamente dal proprio profilo su App Store. Per maggiori
informazioni al
riguardo: https://www.apple.com/it/legal/terms/site.html. Il Fornitore non è responsabile per eventuali
disservizi della
piattaforma App Store.
6. Promozioni
6.1 Il Fornitore può a sua discrezione offrire agli Utenti delle promozioni sotto forma di sconti o periodi
gratuiti di
fruizione del Servizio.
6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
promozione
comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.