27 Dicembre
Nominare senza conoscere
La nuova procedura seguita dai Presidenti di Camera e Senato per la nomina del vertice dell'Antitrust è figlia di una cultura della "non scelta". Perché valutare solo i curricula, non conoscere i candidati e affermare che questo metodo è più efficace e trasparente è un errore. Un'indagine di Parlamentarius nell'impero della burocrazia istituzionale
di Parlamentarius
Nelle agitatissime giornate prenatalizie, condite da ordinarie paralisi della Città (forse) più bella del mondo a causa delle fondamentali e prevalenti ragioni di NCC, taxi, bus turistici e dintorni (ci mancherebbe!) nonché dalla manovra di bilancio notturna, un evento istituzionale è passato un po’ in sordina. Mi riferisco alla nomina del nuovo Presidente dell’Agenzia antitrust italiana, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato. Non interessa qui e non discuteremo del profilo del nominato, il Dott. Roberto Rustichelli. Si tratta di un magistrato che ha operato in questo settore, con molti titoli, ed auspichiamo possa essere un buon Presidente per una Istituzione importante per l’Italia ed anche per il ruolo dell’Italia in Europa.
Ci interessa altro. Ci interessa il metodo di nomina e il suo significato politico e, perché no, anche culturale. I Presidenti di Camera e Senato hanno scelto questa volta di modificare la prassi istituzionale che andava avanti dal 1990, anno di nascita dell’AGCM. Hanno lanciato una partecipazione pubblica invitando gli interessati alla nomina a presentare una candidatura, con tanto di curriculum allegato. Sono arrivate, hanno annunciato i Presidenti, 112 candidature e la scelta è stata fatta, ci hanno detto, con un metodo nuovo: quello della trasparenza. Un fatto eccezionale, secondo il Presidente della Camera.
Al di là del fatto che dire che questo metodo è trasparente significa forse accusare di scarsa trasparenza i predecessori, c’è un altro punto che va sottolineato: i due Presidenti, dopo aver detto che la scelta è stata fatta tenendo conto di indipendenza e competenza del candidato, hanno candidamente dichiarato di non conoscere personalmente il prescelto, il quale, raggiunto dalla loro telefonata sarebbe rimasto sorpreso da questa inattesa nomina.
Soffermiamoci su un dato: i Presidenti hanno detto di non conoscere affatto il nuovo Presidente Antitrust e di aver scelto solo sulla...
di Parlamentarius
Nelle agitatissime giornate prenatalizie, condite da ordinarie paralisi della Città (forse) più bella del mondo a causa delle fondamentali e prevalenti ragioni di NCC, taxi, bus turistici e dintorni (ci mancherebbe!) nonché dalla manovra di bilancio notturna, un evento istituzionale è passato un po’ in sordina. Mi riferisco alla nomina del nuovo Presidente dell’Agenzia antitrust italiana, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato. Non interessa qui e non discuteremo del profilo del nominato, il Dott. Roberto Rustichelli. Si tratta di un magistrato che ha operato in questo settore, con molti titoli, ed auspichiamo possa essere un buon Presidente per una Istituzione importante per l’Italia ed anche per il ruolo dell’Italia in Europa.
Ci interessa altro. Ci interessa il metodo di nomina e il suo significato politico e, perché no, anche culturale. I Presidenti di Camera e Senato hanno scelto questa volta di modificare la prassi istituzionale che andava avanti dal 1990, anno di nascita dell’AGCM. Hanno lanciato una partecipazione pubblica invitando gli interessati alla nomina a presentare una candidatura, con tanto di curriculum allegato. Sono arrivate, hanno annunciato i Presidenti, 112 candidature e la scelta è stata fatta, ci hanno detto, con un metodo nuovo: quello della trasparenza. Un fatto eccezionale, secondo il Presidente della Camera.
Al di là del fatto che dire che questo metodo è trasparente significa forse accusare di scarsa trasparenza i predecessori, c’è un altro punto che va sottolineato: i due Presidenti, dopo aver detto che la scelta è stata fatta tenendo conto di indipendenza e competenza del candidato, hanno candidamente dichiarato di non conoscere personalmente il prescelto, il quale, raggiunto dalla loro telefonata sarebbe rimasto sorpreso da questa inattesa nomina.
Soffermiamoci su un dato: i Presidenti hanno detto di non conoscere affatto il nuovo Presidente Antitrust e di aver scelto solo sulla base del curriculum e del confronto con gli altri candidati. E lo hanno detto volendone trarre, visibilmente, un plauso dai cittadini e dai (più o meno) addetti ai lavori. In altre parole, scegliere senza nemmeno conoscere è un “merito istituzionale” ed è un modo per assicurare la trasparenza. Così spontanea e sincera è stata questa dichiarazione, che è stata orgogliosamente esplicitata in modo da ricevere una naturale e scontata approvazione da parte di tutti. Bene! Hanno scelto senza conoscere il candidato, hanno solo guardato i curricula, senza spingersi oltre.
D’altra parte, dobbiamo dire subito che in effetti l’approvazione (pur se tacita) vi è stata, perché nessuno ci sembra abbia sollevato alcuna obiezione. Eppure in passato le nomine all’agenzia Antitrust dell’uno o dell’altro (pur eccellentissimo che fosse) Presidente avevano spesso generato un vespaio di polemiche, inevitabilmente alimentate da carburante politico puro.
A questo punto dobbiamo chiederci perché sia bene scegliere senza conoscere personalmente. La legge che stabilisce come si nomina e chi si nomina dice che il Presidente di AGCM è scelto tra persone di notoria indipendenza che abbiano ricoperto incarichi istituzionali di grande responsabilità e rilievo. I giuristi dicono che atti di questo tipo non sono come dei normali provvedimenti amministrativi, di quelli ordinariamente e quotidianamente contestati davanti ai TAR italiani, bensì degli atti di livello politico, perché esprimono una vastissima discrezionalità e una valutazione istituzionale affidata alla sensibilità di chi la compie. Sono scelte che presuppongono responsabilità politico-istituzionale di chi le fa ed (almeno) una qualche fiducia su colui che viene chiamato. Per non dire dell’importanza della linea culturale che una istituzione come l’Antitrust interpreta: c’è di mezzo il mercato, i consumatori e le imprese, l’Europa. Che ne pensano in proposito i Presidenti di Camera e Senato?
In verità, quanto più importante è la nomina, tanto più alta dovrebbe essere la sensibilità e la valutazione istituzionale richiesta. La legge allora non ci spiega perché è bene scegliere senza conoscere personalmente. Anzi sembra che voglia l’opposto: una scelta piena, consapevolissima, manifestazione di discrezionalità di tipo politico. Del resto, non sarebbe stato altrimenti necessario attribuirla alla seconda e terza carica della Repubblica. Essi sono i garanti istituzionali della qualità della scelta.
La spiegazione di questa nuova prassi istituzionale e del costume culturale che la accompagna vanno cercati altrove, allora. L’idea nasce da lontano; nasce da un certo modo di concepire l’attività della pubblica amministrazione, in Italia e (temiamo) anche in Europa. Si diffonde l’idea che è preferibile che l’amministrazione non decida in modo diretto e che eviti possibilmente anche le responsabilità. Le scelte pubbliche, si tratti di affidare un appalto (grande o piccolo che sia) o di dare un’autorizzazione ad aprire un impianto industriale non devono essere fatte direttamente. Devono essere invece sempre ben schermate e impersonali. Ci vuole un bel procedimento (una gara, possibilmente) che con tutte le formalità e regole del caso guidi il funzionario pubblico verso la sua scelta. Poi, magari, affidiamo tutto al TAR per qualche anno, sino alla sentenza finale (avviso ai naviganti del Governo del cambiamento: pensiamo di andare molto lontano sul capitolo investimenti ragionando così?).
Bene, ma se è diventato un valore avere una sfera pubblica che non decide e che è guidata verso la sua scelta dalla comparazione formale degli aspiranti (e perché no, con qualche formula matematica), dobbiamo andare ancora più a fondo e interrogarci sul perché è così. La trasparenza mi pare c’entri poco. Perché invece è proprio la scelta diretta e spiegata al pubblico che è forse il massimo della trasparenza. Ed anche il massimo dell’assunzione di responsabilità amministrativa, politica e istituzionale di chi sceglie. Nel nostro caso, poi, la trasparenza è rimasta comunque sulla soglia del numero dei candidati, la cui identità è rimasta invece segreta. Quindi non sappiamo con chi il nuovo Presidente è stato comparato.
Purtroppo la risposta alla domanda è un’altra. È meglio che l’amministrazione non scelga e che non ci si assuma la responsabilità della scelta perché si “sospetta” che non si scelga bene e non si scelga (solo) sulla base dei criteri previsti dalla legge. Talmente forte è questo sospetto che esso viene ormai fatto proprio da chi è chiamato a scegliere. Il “sospettato” non sceglie più, non vuole conoscere il candidato, lo vuole solo burocraticamente valutare tramite un curriculum, beninteso confrontato con quello degli altri aspiranti. E tutto questo è motivo di vanto istituzionale e di plauso collettivo.
La contaminazione di questa cultura della “non scelta” dal livello amministrativo a quello istituzionale-politico, però, non può passare inosservata. È venuto il tempo di chiederci se così vada bene e se la dequalificazione “a prescindere” di tutto ciò che è politica e istituzioni non sia giunta ormai a un punto di non ritorno. Le origini di questa tendenza, purtroppo ormai penetrata nel blob del politically correct, sono varie: cultura dei diritti, volontà sessantottina destabilizzante delle istituzioni, vecchia “questione morale”, tangentopolizzazione della vita e della cultura nazionale dal ’92 in poi, enfasi sulle politiche anticorruzione come soluzione di tutti i mali, etc. Non saprei, c'è molto altro di sicuro. Ma nel momento in cui questo vento passa addirittura dal mondo dei funzionari amministrativi alle più alte cariche dello Stato, viene il momento di fermarsi un momento: a guardare e riflettere e almeno con un po’ di pragmatismo trovare il coraggio di dire che così non va tanto bene e che la spinta irresistibile di questa “cultura” va fermata.
Se non altro per evitare di trovarsi nel prossimo futuro con le nomine dei giudici costituzionali del Capo dello stato e del Parlamento decise dai TAR. L’ideale sarebbe raggiunto: la nomina fatta in un processo. Più trasparente di così si muore.
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9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
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10. Limitazione di responsabilità
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della
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garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.