9 Novembre
Il brutto risveglio del Giappone
Suona la sirena: "La Corea del Nord ha lanciato un missile". Ha sorvolato l'isola di Hokkaido. Nessuno l'ha fermato. E se avesse puntato su Los Angeles? Kim sta giocando una partita che potrebbe scatenare la guerra
Suona la sirena. Sono le sei del mattino a Horoo, Hokkaido.
Suona la sirena: "La Corea del Nord ha lanciato un missile".
È il brutto risveglio del Giappone.
Hokkaido è la più settentrionale delle isole dell'arcipelago giapponese, è fredda, ospita 60 vulcani, è amata da chi fa sport invernali. Hiroo è un paese di poco più di settemila anime, i suoi abitanti sono uno sguardo sul Pacifico.
Suona la sirena. Tutti cercano riparo. Dove? Nessuno sa dove andare. Un missile passa sulla tua testa. Ti chiudi in casa. Preghi. Speri che non bussi alla tua porta. La morte. Suona la sirena, ecco il suo rumore, il sinistro avviso:
Clicca per sentire l'allarme lanciato nel nord del Giappone.
È il brutto risveglio del Giappone. E del mondo. La minaccia della Corea del Nord non è un videogame come immaginano i benpensanti, quelli che il cattivo è lontano e forse non esiste. Kim Jong-un ha messo il mondo davanti a un fatto inesorabile: un suo missile ha sorvolato l’isola di Hokkaido, le settemila anime di Hiroo, poi è precipitato sul Mar del Giappone spezzandosi in tre parti.
Ora non siamo più a Hiroo, siamo a Los Angeles, California, Stati Uniti d'America. Quattro milioni di abitanti. Avviciniamoci a questa fantastica metropoli nella maniera più simile a quella di un missile, in volo. Osserviamo la metropoli del cinema, la notte, magnetica e fosforescente, dalla cabina di pilotaggio di un aereo.
Clicca sull'immagine per vedere l'atterraggio su Los Angeles.
Suona la sirena. "La Corea del Nord ha lanciato un missile". Una metropoli di 4 milioni in preda al panico. La gente in fuga. Dove? Il caos. Le grida. Il missile caricato con una testata atomica che sorvola la città e... l'esplosione, il fungo, la Bomba.
Lo abbiamo solo immaginato, ma andrebbe...
Suona la sirena. Sono le sei del mattino a Horoo, Hokkaido.
Suona la sirena: "La Corea del Nord ha lanciato un missile".
È il brutto risveglio del Giappone.
Hokkaido è la più settentrionale delle isole dell'arcipelago giapponese, è fredda, ospita 60 vulcani, è amata da chi fa sport invernali. Hiroo è un paese di poco più di settemila anime, i suoi abitanti sono uno sguardo sul Pacifico.
Suona la sirena. Tutti cercano riparo. Dove? Nessuno sa dove andare. Un missile passa sulla tua testa. Ti chiudi in casa. Preghi. Speri che non bussi alla tua porta. La morte. Suona la sirena, ecco il suo rumore, il sinistro avviso:
Clicca per sentire l'allarme lanciato nel nord del Giappone.
È il brutto risveglio del Giappone. E del mondo. La minaccia della Corea del Nord non è un videogame come immaginano i benpensanti, quelli che il cattivo è lontano e forse non esiste. Kim Jong-un ha messo il mondo davanti a un fatto inesorabile: un suo missile ha sorvolato l’isola di Hokkaido, le settemila anime di Hiroo, poi è precipitato sul Mar del Giappone spezzandosi in tre parti.
Ora non siamo più a Hiroo, siamo a Los Angeles, California, Stati Uniti d'America. Quattro milioni di abitanti. Avviciniamoci a questa fantastica metropoli nella maniera più simile a quella di un missile, in volo. Osserviamo la metropoli del cinema, la notte, magnetica e fosforescente, dalla cabina di pilotaggio di un aereo.
Clicca sull'immagine per vedere l'atterraggio su Los Angeles.
Suona la sirena. "La Corea del Nord ha lanciato un missile". Una metropoli di 4 milioni in preda al panico. La gente in fuga. Dove? Il caos. Le grida. Il missile caricato con una testata atomica che sorvola la città e... l'esplosione, il fungo, la Bomba.
Lo abbiamo solo immaginato, ma andrebbe ben oltre quello che abbiamo visto chiudendo gli occhi e lasciando correre il pensiero. Questa è la minaccia concreta della Corea del Nord sull'Occidente e sull'Oriente. Ci sono tre paesi nel mirino delle testate nucleari di Kim jong-un: Corea del Sud, Giappone e Stati Uniti. Ma la presenza di questo dittatore, un pazzo che lancia missili sul territorio del Giappone - di questo si tratta - è una minaccia per l'intero continente asiatico.
Qualche settimana fa - nel numero di List del 12 agosto - il titolare di List aveva segnalato un intervento di Henry Kissinger sul Wall Street Journal, vale la pena di riprenderlo nuovamente oggi nel suo passaggio chiave:
- Quattro sono i paesi coinvolti direttamente dalla crisi dei missili: gli Stati Uniti, la Cina, la Corea del Nord, il Giappone e la Corea del Sud.
- Il 5 agosto scorso - grazie al superbo lavoro di Nikki Haley, ambasciatrice degli Stati Uniti all'Onu - c'è stata una svolta con le sanzioni contro la Corea del Nord approvate dalla Cina e dal Giappone.
- Il regime di Kim è diventato una minaccia di instabilità anche per Pechino. Kissinger ricorda che di fronte a una Corea del Nord capace di miniaturizzare e produrre in serie testate nucleari, la tentazione di Corea del Sud, Giappone, Vietnam e altri di costruire il proprio arsenale atomico cresce a dismisura.
Come si ferma? In teoria il missile nordcoreano doveva essere intercettato da un sistema anti-missile. Ma nessuno lo ha fermato. Perché? quattro ipotesi:
- Non c'era nessun sistema di difesa schierato;
- Hanno pensato che fosse un'azione dimostrativa (tesi davvero ardua)
- C'era il sistema anti-missile ma non ha funzionato.
- Esiste un sistema di difesa, ma è "corto" e tutti sono stati colti di sorpresa
L'ipotesi che per il titolare di List si avvicina di più alla realtà è l'ultima: il Giappone non ha un ombrello anti-missile sufficiente, tutti sono stati colti di sorpresa e Kim ha fatto il suo gioco pirotecnico indisturbato. Spaventoso. Erano tutti concentrati sulla minaccia verso Guam e lo svitato dell'Asia invece di puntare a Sud, ha sparato il suo razzo a Nord. Matto certamente, ma con un estro strategico notevole. È il leader di un paese totalmente militarizzato, con un arsenale nucleare e una tra le più grandi flotte di sottomarini. Kim non sa niente di guerra, non l'ha mai fatta, ma si muove come un predatore che a sua volta sa di essere una preda.
Torniamo al "buco" nella difesa anti-missile, tutti erano concentrati su Guam e infatti il CSIS di Washington aveva pubblicato qualche giorno fa un video che mostrava come difendere proprio la base americana nell'isola del Pacifico, l'obiettivo dichiarato di Kim:
Clicca per vedere il video sulla difesa anti-missile dell'isola di Guam.
Guam era un diversivo. Mentre il Pentagono si concentrava sulla difesa della base aerea di Andersen - base dei bombardieri B1 - Kim disegnava il suo piano alternativo. Perfettamente riuscito. E ora?
Oggi si riunirà il Consiglio di Sicurezza dell'Onu, tutto passa da Pechino. L'amministrazione Trump aveva giustamente nei giorni scorsi messo sotto pressione la Cina - e sta continuando, vedremo tra qualche riga in che modo - affinché mettesse Kim nelle condizioni di non nuocere e sedersi al tavolo della trattativa. Per ora tutto questo è lontano, la Cina ha fatto una mossa importante dando il via libera alle nuove sanzioni - capolavoro di Nikki Haley, ambasciatrice americana alle Nazioni Unite - ma siamo fermi a quel punto, la dissuasione militare non c'è, mentre lo show of force di Kim è un fatto compiuto e sempre più pericoloso.
E Trump che fa? È nella situazione di un presidente che ha in mano la più grande macchina da guerra del mondo, ma deve stare attentissimo a usarla perché i suoi predecessori gli hanno lasciato l'eredità di uno stato canaglia con la bomba atomica, la Corea del Nord. Trent'anni di errori, tre presidenti: Clinton, Bush e Obama. Applausi. Andiamo a vedere cosa c'è sulla scrivania della Casa Bianca.
01
La strategia dell'acciaio
La guerra di nervi nucleari con la Corea del Nord passa per quella dei bigliettoni verdi con la Cina. Trump sta esercitando la pressione su Pechino con tutti i mezzi che ha a disposizione e la guerra commerciale è certamente quella più potente. Xi Jinping ha fatto un passo dando il via libera alle sanzioni con la Corea del Nord, ma questo come si è visto non impedisce al regime di Kim jong-un di continuare nei suoi esperimenti balistici. Xi deve fare altri passi per evitare che il Pentagono abbia la tentazione di premere il grilletto per primo. Siamo nel campo ad alto voltaggio del Nuclear First Strike. Che strategia è quella di Trump? D'acciaio, è su questo settore che gli americani stanno studiando i dazi. Il Financial Times stamattina racconta del rifiuto da parte di Trump di una soluzione preparata dal suo team di esperti che prevedeva il taglio della produzione, il presidente ha rigettato la proposta e chiesto di andare avanti con lo studio di un sistema di dazi sull'importazione.
Quella in corso tra Stati Uniti e Cina è una partita complicatissima: la soluzione della crisi dei missili in Corea del Nord in cambio di una pax commerciale da siglare. La distensione nel Pacifico e un accordo sull'acciaio e sull'altro tema in agenda: la proprietà intellettuale. In assenza di un impegno di Pechino, Trump andrà avanti con il falco Wilbur Ross, segretario del Dipartimento del Commercio, per mettere la Cina di fronte alla realtà dei dazi.
Viviamo tempi davvero interessanti. Forse troppo. Lasciamo il Pacifico e l'Atlantico e continuiamo la nostra regata nel presente (e nel futuro) facendo una strambata nel Mediterraneo. Mare Nostrum, da tempo Monstrum.
02
Parigi e la Libia. Domande sul deserto
Il vertice di Parigi sulla Libia è servito a chiarire tre cose che erano ormai emerse dopo l'iniziativa del ministro degli Interni Marco Minniti:
- L'Italia continuerà a salvare i migranti in mare;
- Il controllo della nostra frontiera - e di quella europea - è stato affidato agli squadroni libici composti da figuri con i quali nessuno di noi vorrebbe avere a che fare in un vicolo cieco;
- Il modello a cui Francia, Germania e Italia fanno riferimento è quello dell'accordo con la Turchia, cioè denaro in cambio di "sparizione" (il termine è appropriato) del problema dei migranti;
- Il presidente francese Emmanuel Macron punta al controllo a terra della Libia attraverso una presenza militare ancora tutta da definire.
Tutti sono d'accordo, si fa così. C'è l'appoggio di Angela Merkel, ma attendiamo che la cancelliera passi il voto del 24 settembre per vedere una Germania con un altro spessore. Nel Bundestag c'è già chi ha detto che si tratta di una decisione "cinica". Fa parte della politica, senza dubbi, e non è facile trovare soluzioni. Tuttavia, i governi non possono dimenticare che chiudere un problema in patria ne apre un altro nel deserto. Spostare il fuoco non significa spegnerlo. E le migrazioni non termineranno finché non viene stabilizzata la Libia e fermata la violenza delle bande criminali che oggi de facto la controllano.
L'Italia con l'accordo bilaterale con la Libia ha spostato il problema dell'immigrazione dal mare al deserto, ma il risultato è che nessuno sa quale sia la sorte di migliaia di migranti. Il 21 agosto scorso l'agenzia Reuters ha pubblicato un servizio sullo squadrone armato di Sabratha che dovrebbe accendere l'interesse del governo guidato dal pio Paolo Gentiloni. Cosa scrive Reuters? Questo:
Molto interessante. Ancora più istruttivo è il report firmato il 1° giugno di quest'anno dal gruppo delle Nazioni Unite che sta verificando la transizione in Libia. Sono 299 pagine d'immersione nell'orrore. Pagina 21:
Sarebbe questo il soccorso umanitario che stiamo finanziando? Sono dubbi che bisogna porsi. Andiamo avanti, pagina 41 del report delle Nazioni Unite:
La famosa Guardia Costiera libica, brava gente a quanto pare. Chi li controlla? Chi li recluta? Chi sono? Non ci interessa? Pagina 63:
Il report in ogni pagina presenta questa Woodstock della violazione dei diritti umani, della tortura, del rapimento, dello stupro e dell'assassinio. È per queste ragioni che il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, ha chiesto ieri il rilascio immediato dei migranti detenuti nei centri di "accoglienza" in Libia. Che cosa dice il governo italiano? E l'Unione europea? L'inviato speciale dell'Onu per la Libia, Ghassan Salamé, ieri ha informato il Consiglio di Sicurezza dell'Onu sulle precarissime condizioni della governance libica - leggere alla voce governo - e ribadito quanto già ormai sappiamo:
"Abuso e detenzione in condizioni inumane". È un tema che non porta voti, si capisce, e bisogna tenere lontano dagli occhi - e dal sistema dei media - per non disturbare la coscienza. Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ieri con voce contrita ha detto: "Non rinunceremo alla nostra tradizione di accoglienza e continueremo a salvare vite umane".
Molto bene. Gli esseri umani che stanno marcendo nei campi libici chi li salva? È questo il "lavoro perfetto" di cui si è parlato ieri a Parigi? La realtà, certamente, la legge e l'ordine, sicuramente. Il titolare di List non ha dubbi su difesa dei confini, permessi di soggiorno, espulsioni e controllo dei flussi migratori. Il buonismo, il terzomondismo senza soluzioni, sono da respingere. Solo che in Libia nel 2011 è successo qualcosa: è stato fatto cadere il regime di Muammar Gheddafi - e ci sta, lo dice la storia, i dittatori devono cadere - senza sapere che cosa fare dopo. E noi, l'Italia, abbiamo partecipato a questo disastro militare e politico. Con riluttanza, certo - documentata dall'inchiesta sui Libia Files pubblicata proprio qui su List - ma alla fine abbiamo detto sì. Non eravamo neutrali, eravamo dentro la partita del regime change. E abbiamo aperto il caos nel deserto. C'era il piano A, non c'era il piano B. È storia? Sì, ma è tutta catapultata nel presente. Eccolo, in questo grafico pubblicato dal Tesoro per certificare il conto dell'emergenza:
Primavere arabe. In realtà lunghi inverni senza quella cosa chiamata Nation Building. Il problema dei migranti sarebbe arrivato lo stesso - c'è una forza che insieme alla guerra e alla fame è un motore della storia, la demografia, l'età media della popolazione in Africa è di meno di vent'anni - ma siamo stati noi ad accelerarlo. E ora per risolverlo occorre un impegno pieno, non solo nel controllo dei confini, ma nel far rispettare i diritti umani. Legge e ordine, giusto. Ma dove sarebbe il diritto, il rispetto delle carte fondamentali che noi abbiamo sottoscritto, se non ci preoccupiamo di cosa sta accadendo nel deserto? Sono interrogativi scomodi, ma vanno messi sul tavolo. Altrimenti le democrazie stanno solo mettendo la testa nella sabbia.
Che si fa? Harvey non ha ancora lasciato il Texas. Andiamo.
03
Perché Harvey è così potente?
Non è esattamente la domanda che avevate in mente stamattina, ma ha un suo fascino. Harvey su List si è presentato così: "Sono Harvey, faccio l'uragano". Che uragano? Scientific American ha un paio di domande e risposte. La Nasa sta seguendo l'uragano con attenzione, il problema non è più rappresentato dai venti, ma dalle ondate di pioggia, ecco un'immagine satellitare che spiega tutto:
L'effetto? Andiamo in volo con un drone grazie al Boston Globe:
Il bilancio finora è dieci morti, ma il Texas e la Casa Bianca hanno dato una risposta davvero eccezionale. E i media hanno scoperto dopo mesi - ancora una volta - che esiste un'Altra America.
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6.2 Salvo che non sia diversamente specificato nella pagina di offerta della promozione, l'adesione a una
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comporta, alla sua scadenza, l'attivazione automatica del Servizio a pagamento con addebito periodico del
corrispettivo
in base al contenuto del pacchetto di volta in volta selezionato dall'Utente.
6.3 L'Utente ha la facoltà di disattivare il Servizio in qualunque momento prima della scadenza del periodo
di prova
attraverso una delle modalità indicate nel precedente articolo 3).
7. Obblighi e garanzie dell'Utente
7.1 L'Utente dichiara e garantisce:
- di essere maggiorenne;
- di sottoscrivere l'Abbonamento per scopi estranei ad attività professionali, imprenditoriali, artigianali
o commerciali
eventualmente svolte;
- che tutti i dati forniti per l'attivazione dell'Abbonamento sono corretti e veritieri;
- che i dati forniti saranno mantenuti aggiornati per l'intera durata dell'Abbonamento.
7.2 L'Utente si impegna al pagamento del corrispettivo in favore del Fornitore nella misura e con le
modalità definite
nei precedenti articoli.
7.3 L'Utente si impegna ad utilizzare l'Abbonamento e i suoi contenuti a titolo esclusivamente personale, in
forma non
collettiva e senza scopo di lucro; l'Utente è inoltre responsabile per qualsiasi uso non autorizzato
dell'Abbonamento e
dei suoi contenuti, ove riconducibile all'account dell'Utente medesimo; per questo motivo l'Utente si
impegna ad
assumere tutte le precauzioni necessarie per mantenere riservato l'accesso all'Abbonamento attraverso il
proprio account
(per esempio, mantenendo riservate le credenziali di accesso ovvero segnalando senza ritardo al Fornitore
che la
riservatezza di tali credenziali risulta compromessa per qualsiasi motivo).
7.4 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
8. Tutela della proprietà intellettuale e industriale
8.1 L'Utente riconosce e accetta che i contenuti dell'Abbonamento, sotto forma di testi, immagini,
fotografie, grafiche,
disegni, contenuti audio e video, animazioni, marchi, loghi e altri segni distintivi, sono coperti da
copyright e dagli
altri diritti di proprietà intellettuale e industriale di volta in volta facenti capo al Fornitore e ai suoi
danti causa
e per questo si impegna a rispettare tali diritti.
8.2 Tutti i diritti sono riservati in capo ai titolari; l'Utente accetta che l'unico diritto acquisito con
il contratto
è quello di fruire dei contenuti dell'Abbonamento con le modalità e i limiti propri del Servizio. Fatte
salve le
operazioni di archiviazione e condivisione consentite dalle apposite funzionalità del Servizio, qualsiasi
attività di
riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione a terzi, messa a disposizione, diffusione, modifica ed
elaborazione dei
contenuti è espressamente vietata.
8.3 La violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo conferisce al Fornitore il diritto di
risolvere
immediatamente il contratto ai sensi dell'articolo 1456 del codice civile, fatto salvo il risarcimento dei
danni.
9. Manleva
9.1 L'Utente si impegna a manlevare e tenere indenne il Fornitore contro qualsiasi costo – inclusi gli
onorari degli
avvocati, spesa o danno addebitato al Fornitore o in cui il Fornitore dovesse comunque incorrere in
conseguenza di usi
impropri del Servizio da parte dell'Utente o per la violazione da parte di quest'ultimo di obblighi
derivanti dalla
legge ovvero dai presenti termini d'uso.
10. Limitazione di responsabilità
10.1 Il Fornitore è impegnato a fornire un Servizio con contenuti professionali e di alta qualità; tuttavia,
il
Fornitore non garantisce all'Utente che i contenuti siano sempre privi di errori o imprecisioni; per tale
motivo,
l'Utente è l'unico responsabile dell'uso dei contenuti e delle informazioni veicolate attraverso di
essi.
10.2 L'Utente riconosce e accetta che, data la natura del Servizio e come da prassi nel settore dei servizi
della
società dell'informazione, il Fornitore potrà effettuare interventi periodici sui propri sistemi per
garantire o
migliorare l'efficienza e la sicurezza del Servizio; tali interventi potrebbero comportare il rallentamento
o
l'interruzione del Servizio. Il Fornitore si impegna a contenere i periodi di interruzione o rallentamento
nel minore
tempo possibile e nelle fasce orarie in cui generalmente vi è minore disagio per gli Utenti. Ove
l'interruzione del
Servizio si protragga per oltre 24 ore, l'Utente avrà diritto a un'estensione dell'Abbonamento per un numero
di giorni
pari a quello dell'interruzione; in tali casi, l'Utente riconosce che l'estensione dell'Abbonamento è
l'unico rimedio in
suo favore, con la conseguente rinunzia a far valere qualsivoglia altra pretesa nei confronti del
Fornitore.
10.3 L'Utente riconosce e accetta che nessuna responsabilità è imputabile al Fornitore:
- per disservizi dell'Abbonamento derivanti da malfunzionamenti di reti elettriche e telefoniche ovvero di
ulteriori
servizi gestiti da terze parti che esulano del tutto dalla sfera di controllo e responsabilità del Fornitore
(per
esempio, disservizi della banca dell'Utente, etc...);
- per la mancata pubblicazione di contenuti editoriali che derivi da cause di forza maggiore.
10.4 In tutti gli altri casi, l'Utente riconosce che la responsabilità del Fornitore in forza del contratto
è limitata
alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
10.5 Ai fini dell'accertamento di eventuali disservizi, l'Utente accetta che faranno fede le risultanze dei
sistemi
informatici del Fornitore.
11. Modifica dei termini d'uso
11.1 L'Abbonamento è disciplinato dai termini d'uso approvati al momento dell'acquisto.
11.2 Durante il periodo di validità del contratto, il Fornitore si riserva di modificare i termini della
fornitura per
giustificati motivi connessi alla necessità di adeguarsi a modifiche normative o obblighi di legge, alle
mutate
condizioni del mercato di riferimento ovvero all'attuazione di piani aziendali con ricadute sull'offerta dei
contenuti.
11.3 I nuovi termini d'uso saranno comunicati all'Utente con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla
scadenza del
periodo di fatturazione in corso ed entreranno in vigore a partire dall'inizio del periodo di fatturazione
successivo.
Se l'Utente non è d'accordo con i nuovi termini d'uso, può esercitare la disdetta secondo quanto previsto al
precedente
articolo 3.
11.4 Ove la modifica dei termini d'uso sia connessa alla necessità di adeguarsi a un obbligo di legge, i
nuovi termini
d'uso potranno entrare in vigore immediatamente al momento della comunicazione; resta inteso che, solo in
tale ipotesi,
l'Utente potrà recedere dal contratto entro i successivi 30 giorni, con il conseguente diritto ad ottenere
un rimborso
proporzionale al periodo di abbonamento non goduto.
12. Trattamento dei dati personali
12.1 In conformità a quanto previsto dal Regolamento 2016/679 UE e dal Codice della privacy (decreto
legislativo 30
giugno 2003, n. 196), i dati personali degli Utenti saranno trattati per le finalità e in forza delle basi
giuridiche
indicate nella privacy policy messa a disposizione dell'Utente in sede di registrazione e acquisto.
12.2 Accettando i presenti termini di utilizzo, l'Utente conferma di aver preso visione della privacy policy
messa a
disposizione dal Fornitore e di averne conservato copia su supporto durevole.
12.3 Il Fornitore si riserva di modificare in qualsiasi momento la propria privacy policy nel rispetto dei
diritti degli
Utenti, dandone notizia a questi ultimi con mezzi adeguati e proporzionati allo scopo.
13. Servizio clienti
13.1 Per informazioni sul Servizio e per qualsiasi problematica connessa con la fruizione dello stesso,
l'Utente può
contattare il Fornitore attraverso i seguenti recapiti: help@newslist.it
14. Legge applicabile e foro competente
14.1 Il contratto tra il Fornitore e l'Utente è regolato dal diritto italiano.
14.2 Ove l'Utente sia qualificabile come consumatore, per le controversie comunque connesse con la
formazione,
esecuzione, interpretazione e cessazione del contratto, sarà competente il giudice del luogo di residenza o
domicilio
del consumatore, se ubicato in Italia.